Materie: | Scheda libro |
Categoria: | Generale |
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Data: | 27.09.2001 |
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Testo
Prof. Ferri Ivo
Anno scolastico 00/01
L’AUTORE
Vita e opere
Antonio Fogazzaro in un ritratto giovanile
Antonio Fogazzaro nasce il 25 marzo del 1842 a Vicenza dove vi morrà il 7 marzo del 1911. Fu un allievo di G: Zanella, poi frequentò la facoltà di legge nelle università Padova e Torino, conseguendo la laurea nel1864. Durante le vacanze è spesso a Oria in Valsolda, sul versante orientale del lago di Lugano, nella casa dei nonni materni. Inizia a studiare legge a Padova ma termina a Torino, dove la famiglia si trasferisce in attesa della liberazione del Veneto. Nel (1866) si sposa con la contessa Margherita Lampertico di Valmarana, dalla quale avrà tre figli. Nel (1869) si ristabilisce definitivamente a Vicenza e si dedica con continuità all’attività letteraria. Ricevette un’educazione profondamente religiosa, ma il suo temperamento irrequieto lo allontanò dalla fede, alla quale tornò dopo la lettura (1873) della Philosophie du Crèdo di Auguste-Alphonse Gratry. Esordì con la novella in versi Miranda (1874), cui seguì la raccolta di liriche Valsolda (1876): in entrambi i testi è evidente l’intenzione di reagire al verismo, delineando immagini vaporose e inafferrabili, sullo sfondo di una natura animata da mistiche presenze. E’ così la strada aperta a Malombra (1881), il romanzo più “decadente” e tipico di Fogazzaro, imperniato sul conflitto tra spirito e sensi che assume nell’allucinante vicenda di una reincarnazione il tono morboso e nevrotico di tanta narrativa scapigliata. Il romanzo successivo; Daniele Cortis (1885) , che racconta l’improbabile di un adulterio spirituale, mostra la spiccata preferenza di Fogazzaro per i drammi intimi di personaggi eccezionali appartenenti alle alte classi sociali: si spiega così il loro successo, particolarmente presso il pubblico femminile di estrazione piccolo-borghese, alla ricerca di evasioni dalla modesta realtà quotidiana. Dopo la raccolta Fedele e altri racconti (1887), a mezzo tra influenze romantiche e suggestioni veristiche , apparve Il misero del poeta (1888), in cui l’ispirazione tardo-romantica trabocca in un lirismo languido, sullo sfondo di una natura nordica, tenebrosa ed enigmatica. Il recupero del realismo si verifica in Piccolo mondo antico (1895), i cui personaggi minori si salvano dal baratro dell’inquietudine rifugiandosi in una vita calma e sonnolenta, scandita da occupazioni semplici, celebrate ritualmente, dal gioco dei tarocchi alla pesca con l’amo, dalla preghiera alla conversazione, mentre i protagonisti, nel contatto con la gente umile, acquistano credibilità umana e il loro stesso conflitto ideale si colloca armoniosamente sullo sfondo stilizzato e solenne del Risorgimento. Questo felice equilibrio viene meno con Piccolo mondo moderno ( 1901), dove l’interesse “decadente” per i personaggi di eccezione torna a distinguersi come in Malombra da quello veristico per il piccolo mondo provinciale, mentre la fede del protagonista vacilla, incrinata per la prima volta dal dubbio. Da tempo, in realtà Fogazzaro cercava di risolvere il problema della conciliazione tra scienza e fede e, in tale prospettiva aveva accettato la teoria dell’evoluzione, risolvendo in essa il conflitto tra senso e spirito, reinterpretato come conflitto tra l’uomo inferiore e l’uomo dotato dii una sensibilità raffinata e aristocratica (Ascensioni umane, 1899). Frutto di un equivoco fu, in gran parte la sua adesione al modernissimo che,nelle sue implicazioni politico-sociali, non poteva essere integralmente accettato da Fogazzaro, troppo fervente sostenitore delle istituzioni della morale borghese e troppo diffidente nei confronti dello sviluppo democratico delle masse popolari. Anacronistico appare dunque il tentativo compiuto da Fogazzaro nei suoi ultimi romanzi (Il santo, 1906; Leila, 1910) di applicare l’ideologia cattolico-liberale nel primo Ottocento riverniciata con l’etichetta modernista a una realtà profondamente diversa: e fallimento di tale tentativo(riconosciuto dallo stesso Fogazzro, che si sottomise pubblicamente alla Chiesa dopo la condanna all’Indice del Santo) spiega a sufficienza il declino che l’opera di Fogazzaro ha registrato nel favore del pubblico e della critica, a eccezione del suo romanzo maggiore.
Movimento letterario d’appartenenza
Il movimento letterario di appartenenza è il Decadentismo, una corrente artistica che nacque in Francia attorno al 1885 e si diffuse in Europa all’incirca tra il 1870 e il 1920. Il termine decadente fu adottato in principio in senso negativo rivolto polemicamente dai critici contro alcuni poeti che esprimevano lo smarrimento delle coscienze e la crisi di valori dell’ultimo Ottocento. Gli autori di questa corrente letteraria sentono il fascino delle epoche storiche in cui la civiltà è in decadenza, in declino, sono interessati a capire e ad esprimere le esperienze individuali di malessere fisico e psicologico; sono attratti dal mistero della morte e vedono nella bellezza una ragione di vita. I protagonisti delle loro opere non si occupano dei problemi sociali né di quelli storici: la loro attenzione è tutta volta all’analisi soggettiva di ciò che essi stessi pensano, sentono o fanno. Gli anni del Decadentismo sono gli anni della seconda rivoluzione industriale durante i quali le nuove scoperte scientifiche e tecnologiche e i cambiamenti nell’organizzazione del lavoro industriale trasformano la società in modo radicale. La crescita industriale e la ricerca di nuovi mercati spingono molti paesi europei alla conquista di colonie e in altri continenti; il bisogno di manodopera richiama nelle nazioni più industrializzate d’Europa e d’America una forte emigrazione dalle aree più arretrate tra cui l’Italia. E’ il periodo in cui l’idea di nazione e l’amor di patria degenerano nel nazionalismo e si diffonde il mito nella razza, cioè la convenzione che certe razze umane siano superiori ad altre. La borghesia nella prima metà dell’Ottocento ha lottato per gli ideali di libertà, fratellanza e uguaglianza nati con la rivoluzione francese, ora in difesa del potere che ha acquisito e del profitto delle sue imprese, calpesta la libertà dei popoli, sostiene una politica conservatrice e spesso reazionaria. La classe operaia attraverso le manifestazioni di piazza e la lotta politica e sindacale, riesce ad ottenere importanti riforme sociali. A partire dal 1870 l’Europa vive un lungo periodo di pace ma nel 1914 scoppia la Grande Guerra, la prima guerra mondiale. Gli autori di questa corrente letteraria hanno tutti degli stessi caratteri comuni:
i decadenti non hanno fiducia nella ragione che giudicano uno strumento di ricerca inadeguato; sentono infatti che le verità più profonde si colgono con i sensi e che i misteri si svelano con l’intuizione;
i decadenti si isolano dalla società perché non possono riconoscersi in un modo così cambiato; rifiutano perciò la letteratura come impegno sociale;
i decadenti sono dominati dall’ansia di evadere dalla realtà, hanno nostalgia della vita primitiva guidata dagli istinti, sognano il ritorno all’infanzia vista come l’età magica, assumono come ragione di vita la bellezza e ad essa adeguano comportamenti e scelte artistiche; esaltano le esperienze che sentono come uniche e inimitabili;
i decadenti sono individualisti e perciò i personaggi delle loro opere sono tutti volti ad esaltare il proprio io e a dare ascolto alle voci segrete dell’inconscio; sono eroi negativi della noia e dell’angoscia oppure super uomini che si credono ben diversi dalla massa degli uomini;
i decadenti adottano un nuovo linguaggio: i poeti si servono di simboli, di analogie, di suoni suggestivi e di ritmi musicali per riprodurre le sensazioni e suggerire, non spiegare le verità cui sono pervenuti; rifiutano molte regole della metrica perché sentono che i loro messaggi carichi di mistero richiedono forme espressive nuove. Anche il romanzo cambia. Più che una narrazione di vicende diventa un opera di riflessione ed analisi di sé che il protagonista fa in prima persona i fatti, in genere, non vengono raccontati secondo la loro successione logica o cronologica, ma nell’ordine in cui dal passato affiorano alla conoscenza del narratore-protagonista; spesso per esprimere la complessità dei pensieri e delle sensazioni e il contrasto che avviene nell’intimo del personaggio, lo scrittore ricorre alla tecnica del monologo.
L’OPERA
Genere e filone narrativo
Il genere di questo libro è un romanzo con molti ricordi autobiografici, dal personaggio di Ombretta, allo zio Piero e così per tutti i personaggi principali anche possono risultare con qualche cambiamento. Il narratore corrisponde probabilmente all’autore, Antonio Fogazzaro. Egli è un narratore esterno alle vicende ed è a conoscenza di tutti i fatti, può essere dunque definito un narratore onnisciente con focalizzazione zero. Il narratore cede alle volte la parola ai personaggi quando sono questi a raccontare alcuni fatti focalizzazione interna oppure quando ci sono i dialoghi.
Tematica
In Piccolo mondo antico la “piccola storia” di due giovani sposi, Franco e Luisa, che si intreccia con la “storia maggiore” , e le loro vicende(sono due giovani sposati per amore, nonostante le diversità del carattere e le difficoltà economiche; divisi poi spiritualmente alla morte della figlia, la piccola Ombretta alla cui perdita ognuno dei due reagisce in modo diverso; riuniti infine dalla partenza di Franco per la campagna del ‘59) intersecandosi con altre umili storie. Così i “drammi dell’anima” dei protagonisti sono pur sempre “cantati”, ma avvicinati agli altri personaggi, fusi con essi in una sola nostalgia affettuosa di un piccolo mondo lontano collocato in un angolo remoto della Valsolda. Questo romanzo intreccia così in sé temi culturali e problemi attuali a una sensualità morbosa e pure spiritualizzata facendo balenare prospettive di rinnovamento su un fondo sostanzialmente conservatore, soddisfacendo così il lettore dell’alta e della media borghesia. Infatti incontriamo la diversità fra due religioni, Franco uno spirito generoso ma puramente contemplativo, pronto ad accettare le ingiustizie e le sventure in nome di Dio; e Luisa uno spirito attivo e assetato di giustizia il cui divario esplode nella scoperta del testamento del nonno di Franco e prosegue nella morte di Ombretta.
Ambienti
La vicenda si svolge in Valsolda, a nord del ramo orientale del Lago di Lugano, nei piccoli paesi nei dintorni, come Oria, Albogasio Superiore, Casarico, Looch, Cressogno e altri ancora; poi ci spostiamo a Torino e ancora a Brescia. Determinanti nel racconto sono poi le numerose descrizioni del paesaggio: dal trascolorare delle acque sotto le nuvole, al pigro fremito delle piante agli aliti del lago, dai greppi battuti dal vento, alle casette disseminate sulla riva, tra ciuffi d’oleandri. I tratti del paesaggio, come la nebbia, la luce, il vento, sono in stretta relazione con i personaggi, come nel caso dello zio Piero: la vittoria del sole sulla nebbia, sembravano dargli un caloroso saluto d’addio, fu davvero così.
Tempi
La vicenda si svolge fra il 1852 e il 1859, cioè nella lunga vigilia della guerra d’indipendenza.
Personaggi principali, secondari,comparse: caratteristiche e ruoli
I personaggi principali sono:
Franco Maironi
Franco Maironi, appartiene a una famiglia nobile e ricca della Valsolda, vive con la nonna in una villa sulle sponde del lago di Lugano. E’ l’unico erede della sua famiglia, nato dall’unione col figlio della marchesa, morto a ventotto anni e con una nobile scomparsa dandolo alla luce. E’ alto, smilzo, portava una zazzera i capelli fulvi, irti, che l’avevano fatto soprannominare “el scovin d’i nivol”, (lo scopanuvoli). Aveva occhi parlanti, d’un ceruleo chiarissimo, una scarna faccia simpatica, mobile, pronta a colorarsi e a scolorarsi. Franco mal si adatta ai doveri della sua classe, tanto che sposa di nascosto una ragazza né nobile né tantomeno ricca, contro la volontà della nonna. Franco è un cattolico convinto, vive seguendo le regole della sua religione, spesso però si adagia sulla convinzione di essere un credente, praticante finendo con non operare. Tuttavia la fede è così radicata nell’animo di Franco, da fargli superare i momenti terribili della sua vita: riesce a superare la morte della piccola Maria grazie alla fede: il saperla nelle mani protettrici di Dio gli rendeva il dolore meno pungente, la certezza che la sua dolce Ombretta fosse in paradiso lo rassicurava. Don Franco Maironi ha un carattere impetuoso, orgoglioso e facile all’ira, se qualcuno solo dubita dei i suoi forti valori morali scatta con l’atteggiamento di chi è stato gravemente offeso, tuttavia è incapace di risentirsi a lungo contro qualcuno. Infatti, malgrado la consapevolezza dei gravi torti subiti dalla nonna, ha per lei sempre una parola di riguardo, a costo di discutere con la moglie a causa sua. Franco, seppure mal sopportava i comportamenti delle persone del suo rango e malvolentieri sottostava ad essi, ne ha racchiusi in sé tutti i “vizi”: infatti, malgrado le ristrettezze economiche in cui la sua famiglia era costretta a vivere, trascorse molti anni dedicandosi alla poesia, alla musica, alla letteratura e al giardinaggio, ben lontano dal cercarsi un impiego serio e smettere di gravare sulle finanze dello zio Piero, ormai settantenne. Cerca un lavoro a Torino solamente quando la situazione è insostenibile. Un altro motivo di rottura con la Marchesa Maironi sono le sue idee politiche: Franco è un liberale convinto, pronto a combattere e morire per l’Italia, che non accetterebbe un impiego per lo stato a costo di doversi allontanare dalla moglie e dalla figlia di soli tre anni, la nonna sostiene il governo austriaco.
Luisa Rigey (moglie di Franco Maironi)
Luisa Rigey è di famiglia borghese, benestante fin che il padre fu in vita, poi dovette sopravvivere con lo stipendio di Piero Ribera. Di questo personaggio non è data una descrizione fisica dettagliata, si sa soltanto che è di bell’aspetto e che ha i capelli neri. Al di là della descrizione fisica ciò che conta di questa donna sono le sue idee, il suo senso della giustizia e la sua forza. Il padre di Luisa era ateo, la madre Teresa invece era una fervente cattolica, da parte sua Luisa aveva una sua idea della religiosità che ben poco coincideva con quella del cattolicesimo, tuttavia aveva sempre praticato la religione cattolica, seppure controvoglia. Nei momenti difficili però emerge la sua reale credenza:
«[...] Tu hai le idee religiose di mia madre. Ma mia madre intendeva e tu intendi la religione come un insieme di credenze, di culto e di precetti, ispirato e dominato dall’amor di Dio. Io ho sempre avuto ripugnanza a concepirla così, non ho mai potuto veramente sentire, per quanto mi sforzassi, questo amore di un Essere invisibile e incomprensibile, non mai potuto capire il frutto di costringere la mia ragione ad accettare cose che non intende. Però mi sentivo un desiderio ardente di dirigere la mia vita a qualche cosa di bene secondo un’idea superiore al mio interesse. [...] Perché religiosa mi sentivo anch’io moltissimo. Il concetto religioso che mi si veniva formando sempre più chiaro nella mente era questo [...] : Dio esiste, è anche potente, è anche sapiente [...] ma che noi lo adoriamo e gli parliamo non gliene importa nulla. [...] Vuole che amiamo tutto il bene, che detestiamo tutto il male, e che operiamo con tutte le nostre forze secondo quest’amore e quest’odio. [...] ».
A differenza del marito Luisa non ha saputo affrontare la morte della figlia: se Franco poteva aggrapparsi alla fede e reagire in questo modo, Luisa non sa a cosa aggrapparsi, il senso di giustizia che era la sua forza si era dissolto. Luisa si chiude in se stessa, tanto da sfiorare la pazzia. Dopo la morte di Maria, Luisa divenne di sasso, incapace di provare sentimenti. Il romanzo si conclude con una nuova vita che nasce nel grembo di Luisa, quasi a rilegare i pezzi di un’esistenza che si erano già perduti. Luisa è di carattere forte, o almeno lo era stata prima della morte della piccola Ombretta, determinata, con un fortissimo senso della giustizia e della realtà. Un aspetto in comune col marito sono le sue idee politiche, anche Luisa era di idee liberali, ma concepiva gli ideali politici in modo più dinamico e attivo di Franco.
Piero Ribera (zio di Luisa)
Piero Ribera è un uomo anziano, lavora come ingegnere delle Pubbliche Relazioni, divide il suo stipendio con la sorella Teresa, la madre di Luisa. Di lui non si può certo dire che sia un uomo devoto, credente, tuttavia pratica la religione con una certa abitualità, senza un sentimento religioso vivo. Lo zio Piero è un uomo serio, poco dedito a slanci gratuiti d’affetto, è un uomo che lascia fare, che da la sua opinione solo se richiesta. È un uomo buono, generoso: che ha ospitato la nipote e il marito senza chiedere nulla in cambio, ha sopportato tutti i loro movimenti che disturbavano la sua quotidianità. Si comporta con la piccola Ombretta Pipì (nomignolo con cui si rivolgeva alla piccola Maria) come un nonno affettuoso, solo in compagnia della bambina lo si trova a sorridere di gusto. Malgrado servisse il governo austriaco, Piero Ribera aveva idee liberali, seppure in modo più calmo e razionale di Franco. Muore seduto su una panchina dell’Isola Bella, tranquillo come chi, certo di aver portato a termine il suo incarico, e non ha più nulla da fare.
Teresa Ribera (madre di Luisa)
Teresa Ribera è la madre di Luisa. È una donna amata da tutti per la sua bontà, tuttavia aveva avuto delle difficoltà a causa del marito che era ateo. Dopo la morte del consorte aveva avuto difficoltà economiche che il fratello Piero aveva risolto con molta generosità. Teresa è una donna di forte sentimento religioso. È spesso definita una santa, perché la sua vita è colma di generosità, bontà e fede. È purtroppo costretta a una morte prematura a causa di una ipertrofia di cuore, che la strappa all’amore devoto della figlia, del genero e del fratello.
Maria Maironi (figlia di Franco e Luisa)
Maria è spesso chiamata Ombretta a causa del suo amore verso una filastrocca raccontatale dallo zio Piero:
Ombretta sdegnosa Del Missipipì, Non far la ritrosa E baciami qui
è un personaggio che compare per poco tempo ma che raccoglie su di sé un’enorme importanza. Rappresenta l’unica ragione di vita di Luisa, soprattutto dopo la partenza di Franco, è l’unica gioia dello zio Piero, ma soprattutto è l’unica che sia riuscita a penetrare il duro cuore della marchesa Maironi durante la sua apparizione in sogno. Maria ha un carattere allegro e vivace: spesso è citata la sua curiosità nei confronti degli affari degli adulti. La sua giovane vita è conclusa a causa dalla distrazione di una domestica: Ombretta affoga nelle acque del lago alla tenerissima età di tre anni e un mese.
Marchesa Maironi ( nonna di Franco)
La Marchesa è una donna nobile, assai ricca, che vive in una villa sulla riva del lago di Lugano. A differenza del nipote, ella ama vivere in mezzo alla gente del suo rango, anzi, fugge dall’imparentarsi con una famiglia di rango inferiore al suo, tanto che ostacola il matrimonio di Franco, minacciando di diseredarlo se avesse sposato Luisa. La marchesa è una donna che si ritiene credente, tuttavia ha una visione della fede che non corrisponde alla realtà: vede il credere in Dio come un lasciapassare per la vita futura, considera il partecipare alle funzioni religiose come un libero accesso al paradiso. La Marchesa è una donna fredda, dura (è più volte descritta l’inespressività del suo volto) e vendicativa. Nessun sentimento di bontà, nessun calore riempie il suo cuore, neppure la morte della nipotina riesce a farla pentire delle sue azioni. Solo da morta Maria riesce a penetrare il cuore della donna, ma non vi mette bontà, ma solo paura della morte e del giudizio di Dio, che non la spingono a ricredersi dei suoi errori, ma ad assicurarsi il paradiso perdonando il nipote, che in realtà non aveva nulla da farsi perdonare.Un altro punto di distacco da Franco sono le sue idee politiche: la Marchesa parteggia per il governo austriaco.
Questi sono i personaggi più importanti, tuttavia c’è tutta una folla di macchiette che empiono il “piccolo mondo antico” di Fogazzaro: il controllore Pasotti, sua moglie la signora Barborini, l’impiegato di dogana il signor Bianconi e sua moglie Peppina, la donna pettegola di paese la signora Cecca, da Giacomo Puttini la maggio autorità comunale, dal professor Beniamino Gilardoni, don Giuseppe e altri preti e anche altre piccole comparse meno importanti, in più per distinguerli dai principali Fogazzzaro li fa parlare in un dialetto.
Trama
Franco Maironi è un cattolico fervente. Cresciuto a Cressogno in Valsolda nella villa della nonna, la marchesa Orsola, ama i fiori, la musica e la poesia. Contro la volontà della vecchia marchesa che lo vorrebbe sposato con a una nobile a lei gradita si unisce segretamente in matrimonio con Luisa Rigey, figlia di borghesi che vive a Oria insieme alla madre Teresa. Luisa ama Franco, ma la sua natura è sostanzialmente diversa da quella del marito: essa non crede nella religione ma nella giustizio. Il romanzo si svolge intorno al contrasto tra la natura contemplativa di Franco e quella attiva, fiera e appassionata di Luisa. Dopo le nozze la marchesa disereda il nipote che va a vivere nella casa dello zio della moglie. Teresa Rigey, la madre esemplare di Luisa, muore e i due sposi trovano aiuto economico e sostengono il morale dello zio Piero Ribera che la marchesa odia profondamente. Dall’unione di franco e di Luisa nasce la piccola Maria, chiamata dallo zio Ombretta. Tra la bambina e il vecchio si stabilisce un rapporto di profonda simpatia. Ma la felicita della famigliola non dura a lungo: la marchesa autoritaria e crudele riesce, con l’appoggio del governo austriaco, a far destituire l’ingegner Ribera dal suo impiego. Franco per poter sostenere la famiglia privata dell’aiuto economico dello zio è costretto a partire. Il dissidio fra i due coniugi si acuisce. Ambedue sono a conoscenza che il professor Gilardoni, loro amico, ha una copia del testamento sottratto dalla marchesa a proprio vantaggio, che nomina Franco unico erede dei bei paterni. Mentre il marito non vuole servirsene, per non disonorare la famiglia, Luisa cui non importa la ricchezza ma la giustizia si ribella a Franco che, amareggiato sentendola sempre più lontana da sé parte alla volta di Torino. Qui si guadagna la vita come redattore, frequenta i patrioti che attendono con ansia la liberazione del Lombardo-Veneto dall’ oppressione austriaca. Per sostenere la famiglia lontana soffre persino la fame. A Oria, Luisa che nutre propositi di vendetta verso la marchesa, un giorno decide di andare ad affrontarla; in sua assenza la piccola Ombretta cade nel lago giocando con una barca regalatale dal Gilardoni il giorno stesso e annega. In seguito alla tragedia Luisa, spirito forte e combattivo, perde ogni desideri di vita e trova rifugio in pratiche spiritistiche che la illudono di comunicare con la figlia morta. Franco invece, rientrando momentaneamente in Valsolda trova nella fede l’aiuto necessario a sopportare il dolore. Trascorrono tre anni: siamo alla vigilia della campagna de 1859. Anche Franco si arruola. Prima di partire vorrebbe salutare la moglie. Luisa non desidera abbandonare, sia pur per breve tempo, la tomba della sua bambina, teme l’incontro con il marito, esita a decidersi. Lo zio Piero interviene. Con parole di buon senso la conduce alla realtà e la convince a incontrare l’uomo che ha amato. All’isola Bella, Franco Luisa e lo zio si riabbracciano. Essi avvertono che potrebbe essere il loro ultimo incontro. Anche Luisa è vinta dalla commozione. Al mattino Franco parte, lo zio Piero da tempo ammalato muore su una panchina pubblica. Luisa è sola, ma sente che nel suo grembo “spunta un germe vitale preparato alle future battaglie dell’era nascente”. a
Divisione in sequenze contrassegnate da titoli
Il romanzo è diviso in tre parti a loro volta suddivise in capitoli:
Parte prima:
I RISOTTI E TARTUFI
- La partenza per casa Maironi
- L’arrivo di Franco
- Il pranzo
II SULLA SOGLIA DI UN’ALTRA VITA
- Le passioni di Franco
- La discussione con la Orsola di Luisa
III IL GRAN PASSO
- L’ingegner Puttini e il sigor Giacomo vanno in chiesa
- A casa di Luisa
- Il matrimonio
- Il testamento
IV LA LETTERA DEL CARLIN
- Franco dal professor Gilardoni
- La confessione del professore
V IL ALL’OPERA
- Pasotti in cerca di notizie su Franco
- La visita a don Giuseppe
- Pasotti dal Gilardoni
- La visita dalla signora Cecca
- La partita con il signor Puttini
VI LA VECCHIA SIGNORA DI MARMO
- La morte di Teresa
- La lettera a Orsola
Parte seconda:
I PESCATORI
- La famiglia Maironi è controllata
II LA SONATA DEL CHIARO DI LUNA E DELLE NUVOLE
- La casa a Oria
- Lo zio e Ombretta
- Discussione sulla religione
- Discussione sulla filosofia
- Il gioco
- Luisa calma la lite fra due coniugi
- La musica di franco
- Franco e Luisa al chiaro di luna
- L’arrivo di Varenna e Pedroglio
- I coniugi Bianconi
- Le notizie sul Piemonte
III CON I GUANTI
- Il biglietto
- La confessione del commisssario
IV CON GLI ARTIGLI
- La polizia a casa di Franco
- La sciabola
- Il falso arresto
- La marchesa complotta contro Piero
- Franco e Luisa a Looch
V IL SEGRETO DEL VENTO E DEI NOCI
- Il cambiamento di Luisa
- La destituzione dello zio
VI L’ASSO DI DANARI SPUNTAprofessore decise di portare il testamento a Orsolai Orsola luisa ntaneamente in Valsolda trova nella fede l'che spiritistiche c
- Alla messa di mezzanotte
- Franco decide di partire per Torino
- Luisa viene a sapere del testamento
- Il professore decise di portare il testamento a Orsola
professore decise di portare il testamento a Orsolai Orsola luisa ntaneamente in Valsolda trova nella fede l'che spiritistiche cprofessore decise di portare il testamento a Orsolai Orsola luisa ntaneamente in Valsolda trova nella fede l'che spiritistiche cVII E’ GIOCATO il gfdskbjjlkjkljjljljljjrkpok
- Il Gilardoni a Bresciak
- La marchese respinge il professore
- La polizia scaccia il professore da Lodi
VIII ORE AMARE
- Luisa con Maria dal Professore
- Maria fa capire a Franco della loro visita al Gilardoni
- Il diverbio fra Lucia e Franco
- Il dialogo fra Franco e Piero
- Franco dal Casotti
- La verità fra Franco e Luisa
- Luisa e Franco si stanno allontanando
- La partenza di Franco
IX PER IL PANE, PER L’ITALIA, PER DIO
- Franco a Torino
- Le lettere di Luisa e Franco
- Le lettere di franco a Luisa
X ESUMARIA, SCIORA LUISA!
- Luisa torna da Porlezza
- La notizia del pranzo a casa Casotti con la marchesa
- Luisa pensa al pranzo
- L’accordo con il Gilardoni
- Luisa attende la Gondola
- Luisa cerca di parlare con Orsola
- La notizia di Maria caduta nel Lago
- A casa di Luisa
- La ricostruzione dei fatti
- Luisa non vuole lasciare la bambina
- Il telegramma per Franco
XI OMBRA E AURORA
- Franco riceve il telegramma
- Il viaggio
- L’incontro con le guardie
- Franco a casa
- L’incontro con Luisa
- Il dolore di Franco
- Luisa dubita sempre più su Dio
XII FANTASMI
- La discussione su Friend
- Il pensiero della Maironi su Maria
- La partita
- L’apparizione nel sonno di Maria alla marchesa
XIII IN FUGA
- Il prefetto a casa di Franco
- Il racconto dell’apparizione
- La fuga
- Franco dalla nonna
Terza parte
I IL SAVIO PARLA
- Le sedute spiritiche
- La lettera di Franco
- La domanda a Maria
- Il diverbio con lo zio Piero
II SOLENNE RULLO
- La partenza di Luisa e dello zio
- L’incontro con Franco
- La cena al Delfino
- Il dialogo fra Lucia e Franco
Tipo di sequenze prevalenti, durata, ritmo narrativo
Questo libro è diviso in ventuno capitoli e la maggior parte delle sequenze sono descrittive, dando così un andamento lento al racconto anche quando ci si aspetterebbe un ritmo molto veloce.
Il narratore: voce narrante e punti di vista
Il narratore è esterno alle vicende ed è a conoscenza di tutti i fatti, può essere dunque definito un narratore onnisciente con focalizzazione zero. Il narratore cede alle volte la parola ai personaggi quando sono questi a raccontare alcuni fatti, focalizzazione interna oppure quando ci sono dei dialoghi.
Messaggio
L’autore con questo libro vuol farci capire la diversità fra i due modi di vedere la religione: il primo, quello di Franco che intende la religione come un insieme di credenze, di culto e di precetti, inspirato e dominato dall’amore di Dio; e quello di Luisa che a sua volta vede la religione come mezzo per far rispettare la giustizia, facendo una credenza attiva al contrario di quella passiva di Franco. In più ci fa osservare come alla marchesa di fronte alla morte le si sia addolcito il cuore in un attimo volendo far persino testamento in valore di Franco. Tutto questo per insegnarci che non basta un semplice gesto di bontà in fondo alla propria vita per andare in Paradiso, ma che bisogna vivere secondo gli insegnamenti della fede.
LA VALUTAZIONE
Valutazione dei critici
Piccolo mondo antico nasce per qualche cosa di più universale che non sia lo stesso amor di patria. Piace perché dei romanzi fogazzariani è il più vero, e il più vario, il più nostro. Qui il solito idillio d’amore è sostituito da un amore effettivo che, se non ha la poesia di un primo insoddisfatto amore, ha un’assai maggiore intensità drammatica, un ‘assai più profonda contenenza umana. Qui non ci sono patemi di passioni represse e di megalomanie deluse; ma sofferenze comuni di uomini e di donne, che combattono giorno per giorno, per il pane e per la dignità. Qui non è la fittizia, vita mondata delle alte classi; ma la vita degli umili, ma la miseri decente delle classi medie. Piccolo mondo antico ha la forza placida di suggestione dei pochi libri veramente grandi: cioè dei libri profondamente buoni. Perciò parve il romanzo più sano apparso in Italia dopo i Promessi Sposi: e, dopo e in tanto imperversare di letteratura fucata , insincera, cattiva e patologica, fu accolto con grande gioia. Piccolo mondo antico è un libro onesto: cosa non frequente; onesto anche artisticamente. Non trovi in esso momenti di stanchezza e di arresti, che ti dicono che l’autore vuole scrivere ed arrivare ad ogni costo. La rappresentazione rapida i capitoli si snodano più agili, più brevi del consueto. Si sente un autore che ha molto da dire, molto di interessante, e quindi non si indugia a svolgere più del necessario un motivo, una scena, una descrizione. Questa rapidità, questa vivacità si portano via il lettore e non gli lasciano scorgere i difetti di insieme del libro. Così l’azione è interrotta da troppe lacune; e la prima parte di essa è un antefatto, che un romanziere più sobrio avrebbe costretto in breve, o riassunto nel corpo del racconto. Così, anche qui ci ha da essere il solito idillio d’amore, sia pur tendente al grottesco, nell’episodio degli amori e del matrimonio del vecchio Gilardoni e della giovane Ester: episodio assolutamente soverchiante. Ma sono peccati di eccesso: di quelli che hanno molta apparenza e molta, anche, sostanza di virtù: di quelli che abbondano negli scritti più spontanei e più ricchi.
Giudizio e commento personale
Questo libro e stato molto interessante da leggere poiché ti coinvolge dentro di sé dandoti l’impressione di partecipare in prima persona alla storia narrata.Ci sono molte sequenze descrittive, ma anche se il ritmo narrativo è lento questo romanzo scorre molto bene; infatti è facile da leggere anche se ci sono molte parole in dialetto, ma non è un dialetto che stona come in altri libri, è un dialetto che dà una certa musicalità al romanzo e gli dona persino un certa comicità.
COLLLEGAMENTI ED ANALOGIE
Con l’opera parallela
Questo romanzo si può collegare a quello letto dal mio compagno, ovvero Natale 1833, riguardo la tematica religiosa: infatti come il Manzoni ritrovò la fede durante la malattia di sua madre e la perse nuovamente con la morte di questa, così Luisa in Piccolo mondo antico con la morte della piccola Maria perde quella poca fede di cui di era provvista non riconoscendo quasi più Dio. Si pongono le solite domande: perché c’è il male? Perché Dio non interviene? Perché ha scritto la nostra vita piena di dolore e sofferenze?
Collegamento con le opere esposte in precedenza
Questo romanzo ha un’affinità con “I promessi Sposi” di A. Manzoni: è il medesimo contrasto dello spirito di giustizia di ribellione con lo spirito del perdono. Il don Rodrigo del romanzo e la vecchia marchesa Maironi, come i conti Attili e gli Azzeccagarbugli sono i personaggi che prestano il loro braccio alla marchesa. E c’è padre Cristoforo solo che il suo fiero spirito di giustizia è migrato nel corpo di una donna, di Lisa, e il suo spirito do perdono si è ammorbidito, è diventato più cavalleresco ma meno morale, passando nel corpo di don Franco Maironi. Come nei Promessi Sposi la peste così qui la disgrazia nel lago viene a mutare le situazioni e gli animi: la peccatrice Marchesa ha persino un qui simile del sogno di don Rodrigo. E come nei Promessi Sposi l’intonazione è familiare e rende non duro e discordante il passaggo per tuttee le gradazioni della realtà, dalla sublimità e dal pianto al comico e al sorriso. Ma questo libro del Fogazzaro ripiglia le situazioni e continua genialmente l’idirizzo artistico di quel romanzo, e assai diverso nel sentimento che tutti lo compenetra.
Prof. Ferri Ivo
Anno scolastico 00/01
L’AUTORE
Vita e opere
Antonio Fogazzaro in un ritratto giovanile
Antonio Fogazzaro nasce il 25 marzo del 1842 a Vicenza dove vi morrà il 7 marzo del 1911. Fu un allievo di G: Zanella, poi frequentò la facoltà di legge nelle università Padova e Torino, conseguendo la laurea nel1864. Durante le vacanze è spesso a Oria in Valsolda, sul versante orientale del lago di Lugano, nella casa dei nonni materni. Inizia a studiare legge a Padova ma termina a Torino, dove la famiglia si trasferisce in attesa della liberazione del Veneto. Nel (1866) si sposa con la contessa Margherita Lampertico di Valmarana, dalla quale avrà tre figli. Nel (1869) si ristabilisce definitivamente a Vicenza e si dedica con continuità all’attività letteraria. Ricevette un’educazione profondamente religiosa, ma il suo temperamento irrequieto lo allontanò dalla fede, alla quale tornò dopo la lettura (1873) della Philosophie du Crèdo di Auguste-Alphonse Gratry. Esordì con la novella in versi Miranda (1874), cui seguì la raccolta di liriche Valsolda (1876): in entrambi i testi è evidente l’intenzione di reagire al verismo, delineando immagini vaporose e inafferrabili, sullo sfondo di una natura animata da mistiche presenze. E’ così la strada aperta a Malombra (1881), il romanzo più “decadente” e tipico di Fogazzaro, imperniato sul conflitto tra spirito e sensi che assume nell’allucinante vicenda di una reincarnazione il tono morboso e nevrotico di tanta narrativa scapigliata. Il romanzo successivo; Daniele Cortis (1885) , che racconta l’improbabile di un adulterio spirituale, mostra la spiccata preferenza di Fogazzaro per i drammi intimi di personaggi eccezionali appartenenti alle alte classi sociali: si spiega così il loro successo, particolarmente presso il pubblico femminile di estrazione piccolo-borghese, alla ricerca di evasioni dalla modesta realtà quotidiana. Dopo la raccolta Fedele e altri racconti (1887), a mezzo tra influenze romantiche e suggestioni veristiche , apparve Il misero del poeta (1888), in cui l’ispirazione tardo-romantica trabocca in un lirismo languido, sullo sfondo di una natura nordica, tenebrosa ed enigmatica. Il recupero del realismo si verifica in Piccolo mondo antico (1895), i cui personaggi minori si salvano dal baratro dell’inquietudine rifugiandosi in una vita calma e sonnolenta, scandita da occupazioni semplici, celebrate ritualmente, dal gioco dei tarocchi alla pesca con l’amo, dalla preghiera alla conversazione, mentre i protagonisti, nel contatto con la gente umile, acquistano credibilità umana e il loro stesso conflitto ideale si colloca armoniosamente sullo sfondo stilizzato e solenne del Risorgimento. Questo felice equilibrio viene meno con Piccolo mondo moderno ( 1901), dove l’interesse “decadente” per i personaggi di eccezione torna a distinguersi come in Malombra da quello veristico per il piccolo mondo provinciale, mentre la fede del protagonista vacilla, incrinata per la prima volta dal dubbio. Da tempo, in realtà Fogazzaro cercava di risolvere il problema della conciliazione tra scienza e fede e, in tale prospettiva aveva accettato la teoria dell’evoluzione, risolvendo in essa il conflitto tra senso e spirito, reinterpretato come conflitto tra l’uomo inferiore e l’uomo dotato dii una sensibilità raffinata e aristocratica (Ascensioni umane, 1899). Frutto di un equivoco fu, in gran parte la sua adesione al modernissimo che,nelle sue implicazioni politico-sociali, non poteva essere integralmente accettato da Fogazzaro, troppo fervente sostenitore delle istituzioni della morale borghese e troppo diffidente nei confronti dello sviluppo democratico delle masse popolari. Anacronistico appare dunque il tentativo compiuto da Fogazzaro nei suoi ultimi romanzi (Il santo, 1906; Leila, 1910) di applicare l’ideologia cattolico-liberale nel primo Ottocento riverniciata con l’etichetta modernista a una realtà profondamente diversa: e fallimento di tale tentativo(riconosciuto dallo stesso Fogazzro, che si sottomise pubblicamente alla Chiesa dopo la condanna all’Indice del Santo) spiega a sufficienza il declino che l’opera di Fogazzaro ha registrato nel favore del pubblico e della critica, a eccezione del suo romanzo maggiore.
Movimento letterario d’appartenenza
Il movimento letterario di appartenenza è il Decadentismo, una corrente artistica che nacque in Francia attorno al 1885 e si diffuse in Europa all’incirca tra il 1870 e il 1920. Il termine decadente fu adottato in principio in senso negativo rivolto polemicamente dai critici contro alcuni poeti che esprimevano lo smarrimento delle coscienze e la crisi di valori dell’ultimo Ottocento. Gli autori di questa corrente letteraria sentono il fascino delle epoche storiche in cui la civiltà è in decadenza, in declino, sono interessati a capire e ad esprimere le esperienze individuali di malessere fisico e psicologico; sono attratti dal mistero della morte e vedono nella bellezza una ragione di vita. I protagonisti delle loro opere non si occupano dei problemi sociali né di quelli storici: la loro attenzione è tutta volta all’analisi soggettiva di ciò che essi stessi pensano, sentono o fanno. Gli anni del Decadentismo sono gli anni della seconda rivoluzione industriale durante i quali le nuove scoperte scientifiche e tecnologiche e i cambiamenti nell’organizzazione del lavoro industriale trasformano la società in modo radicale. La crescita industriale e la ricerca di nuovi mercati spingono molti paesi europei alla conquista di colonie e in altri continenti; il bisogno di manodopera richiama nelle nazioni più industrializzate d’Europa e d’America una forte emigrazione dalle aree più arretrate tra cui l’Italia. E’ il periodo in cui l’idea di nazione e l’amor di patria degenerano nel nazionalismo e si diffonde il mito nella razza, cioè la convenzione che certe razze umane siano superiori ad altre. La borghesia nella prima metà dell’Ottocento ha lottato per gli ideali di libertà, fratellanza e uguaglianza nati con la rivoluzione francese, ora in difesa del potere che ha acquisito e del profitto delle sue imprese, calpesta la libertà dei popoli, sostiene una politica conservatrice e spesso reazionaria. La classe operaia attraverso le manifestazioni di piazza e la lotta politica e sindacale, riesce ad ottenere importanti riforme sociali. A partire dal 1870 l’Europa vive un lungo periodo di pace ma nel 1914 scoppia la Grande Guerra, la prima guerra mondiale. Gli autori di questa corrente letteraria hanno tutti degli stessi caratteri comuni:
i decadenti non hanno fiducia nella ragione che giudicano uno strumento di ricerca inadeguato; sentono infatti che le verità più profonde si colgono con i sensi e che i misteri si svelano con l’intuizione;
i decadenti si isolano dalla società perché non possono riconoscersi in un modo così cambiato; rifiutano perciò la letteratura come impegno sociale;
i decadenti sono dominati dall’ansia di evadere dalla realtà, hanno nostalgia della vita primitiva guidata dagli istinti, sognano il ritorno all’infanzia vista come l’età magica, assumono come ragione di vita la bellezza e ad essa adeguano comportamenti e scelte artistiche; esaltano le esperienze che sentono come uniche e inimitabili;
i decadenti sono individualisti e perciò i personaggi delle loro opere sono tutti volti ad esaltare il proprio io e a dare ascolto alle voci segrete dell’inconscio; sono eroi negativi della noia e dell’angoscia oppure super uomini che si credono ben diversi dalla massa degli uomini;
i decadenti adottano un nuovo linguaggio: i poeti si servono di simboli, di analogie, di suoni suggestivi e di ritmi musicali per riprodurre le sensazioni e suggerire, non spiegare le verità cui sono pervenuti; rifiutano molte regole della metrica perché sentono che i loro messaggi carichi di mistero richiedono forme espressive nuove. Anche il romanzo cambia. Più che una narrazione di vicende diventa un opera di riflessione ed analisi di sé che il protagonista fa in prima persona i fatti, in genere, non vengono raccontati secondo la loro successione logica o cronologica, ma nell’ordine in cui dal passato affiorano alla conoscenza del narratore-protagonista; spesso per esprimere la complessità dei pensieri e delle sensazioni e il contrasto che avviene nell’intimo del personaggio, lo scrittore ricorre alla tecnica del monologo.
L’OPERA
Genere e filone narrativo
Il genere di questo libro è un romanzo con molti ricordi autobiografici, dal personaggio di Ombretta, allo zio Piero e così per tutti i personaggi principali anche possono risultare con qualche cambiamento. Il narratore corrisponde probabilmente all’autore, Antonio Fogazzaro. Egli è un narratore esterno alle vicende ed è a conoscenza di tutti i fatti, può essere dunque definito un narratore onnisciente con focalizzazione zero. Il narratore cede alle volte la parola ai personaggi quando sono questi a raccontare alcuni fatti focalizzazione interna oppure quando ci sono i dialoghi.
Tematica
In Piccolo mondo antico la “piccola storia” di due giovani sposi, Franco e Luisa, che si intreccia con la “storia maggiore” , e le loro vicende(sono due giovani sposati per amore, nonostante le diversità del carattere e le difficoltà economiche; divisi poi spiritualmente alla morte della figlia, la piccola Ombretta alla cui perdita ognuno dei due reagisce in modo diverso; riuniti infine dalla partenza di Franco per la campagna del ‘59) intersecandosi con altre umili storie. Così i “drammi dell’anima” dei protagonisti sono pur sempre “cantati”, ma avvicinati agli altri personaggi, fusi con essi in una sola nostalgia affettuosa di un piccolo mondo lontano collocato in un angolo remoto della Valsolda. Questo romanzo intreccia così in sé temi culturali e problemi attuali a una sensualità morbosa e pure spiritualizzata facendo balenare prospettive di rinnovamento su un fondo sostanzialmente conservatore, soddisfacendo così il lettore dell’alta e della media borghesia. Infatti incontriamo la diversità fra due religioni, Franco uno spirito generoso ma puramente contemplativo, pronto ad accettare le ingiustizie e le sventure in nome di Dio; e Luisa uno spirito attivo e assetato di giustizia il cui divario esplode nella scoperta del testamento del nonno di Franco e prosegue nella morte di Ombretta.
Ambienti
La vicenda si svolge in Valsolda, a nord del ramo orientale del Lago di Lugano, nei piccoli paesi nei dintorni, come Oria, Albogasio Superiore, Casarico, Looch, Cressogno e altri ancora; poi ci spostiamo a Torino e ancora a Brescia. Determinanti nel racconto sono poi le numerose descrizioni del paesaggio: dal trascolorare delle acque sotto le nuvole, al pigro fremito delle piante agli aliti del lago, dai greppi battuti dal vento, alle casette disseminate sulla riva, tra ciuffi d’oleandri. I tratti del paesaggio, come la nebbia, la luce, il vento, sono in stretta relazione con i personaggi, come nel caso dello zio Piero: la vittoria del sole sulla nebbia, sembravano dargli un caloroso saluto d’addio, fu davvero così.
Tempi
La vicenda si svolge fra il 1852 e il 1859, cioè nella lunga vigilia della guerra d’indipendenza.
Personaggi principali, secondari,comparse: caratteristiche e ruoli
I personaggi principali sono:
Franco Maironi
Franco Maironi, appartiene a una famiglia nobile e ricca della Valsolda, vive con la nonna in una villa sulle sponde del lago di Lugano. E’ l’unico erede della sua famiglia, nato dall’unione col figlio della marchesa, morto a ventotto anni e con una nobile scomparsa dandolo alla luce. E’ alto, smilzo, portava una zazzera i capelli fulvi, irti, che l’avevano fatto soprannominare “el scovin d’i nivol”, (lo scopanuvoli). Aveva occhi parlanti, d’un ceruleo chiarissimo, una scarna faccia simpatica, mobile, pronta a colorarsi e a scolorarsi. Franco mal si adatta ai doveri della sua classe, tanto che sposa di nascosto una ragazza né nobile né tantomeno ricca, contro la volontà della nonna. Franco è un cattolico convinto, vive seguendo le regole della sua religione, spesso però si adagia sulla convinzione di essere un credente, praticante finendo con non operare. Tuttavia la fede è così radicata nell’animo di Franco, da fargli superare i momenti terribili della sua vita: riesce a superare la morte della piccola Maria grazie alla fede: il saperla nelle mani protettrici di Dio gli rendeva il dolore meno pungente, la certezza che la sua dolce Ombretta fosse in paradiso lo rassicurava. Don Franco Maironi ha un carattere impetuoso, orgoglioso e facile all’ira, se qualcuno solo dubita dei i suoi forti valori morali scatta con l’atteggiamento di chi è stato gravemente offeso, tuttavia è incapace di risentirsi a lungo contro qualcuno. Infatti, malgrado la consapevolezza dei gravi torti subiti dalla nonna, ha per lei sempre una parola di riguardo, a costo di discutere con la moglie a causa sua. Franco, seppure mal sopportava i comportamenti delle persone del suo rango e malvolentieri sottostava ad essi, ne ha racchiusi in sé tutti i “vizi”: infatti, malgrado le ristrettezze economiche in cui la sua famiglia era costretta a vivere, trascorse molti anni dedicandosi alla poesia, alla musica, alla letteratura e al giardinaggio, ben lontano dal cercarsi un impiego serio e smettere di gravare sulle finanze dello zio Piero, ormai settantenne. Cerca un lavoro a Torino solamente quando la situazione è insostenibile. Un altro motivo di rottura con la Marchesa Maironi sono le sue idee politiche: Franco è un liberale convinto, pronto a combattere e morire per l’Italia, che non accetterebbe un impiego per lo stato a costo di doversi allontanare dalla moglie e dalla figlia di soli tre anni, la nonna sostiene il governo austriaco.
Luisa Rigey (moglie di Franco Maironi)
Luisa Rigey è di famiglia borghese, benestante fin che il padre fu in vita, poi dovette sopravvivere con lo stipendio di Piero Ribera. Di questo personaggio non è data una descrizione fisica dettagliata, si sa soltanto che è di bell’aspetto e che ha i capelli neri. Al di là della descrizione fisica ciò che conta di questa donna sono le sue idee, il suo senso della giustizia e la sua forza. Il padre di Luisa era ateo, la madre Teresa invece era una fervente cattolica, da parte sua Luisa aveva una sua idea della religiosità che ben poco coincideva con quella del cattolicesimo, tuttavia aveva sempre praticato la religione cattolica, seppure controvoglia. Nei momenti difficili però emerge la sua reale credenza:
«[...] Tu hai le idee religiose di mia madre. Ma mia madre intendeva e tu intendi la religione come un insieme di credenze, di culto e di precetti, ispirato e dominato dall’amor di Dio. Io ho sempre avuto ripugnanza a concepirla così, non ho mai potuto veramente sentire, per quanto mi sforzassi, questo amore di un Essere invisibile e incomprensibile, non mai potuto capire il frutto di costringere la mia ragione ad accettare cose che non intende. Però mi sentivo un desiderio ardente di dirigere la mia vita a qualche cosa di bene secondo un’idea superiore al mio interesse. [...] Perché religiosa mi sentivo anch’io moltissimo. Il concetto religioso che mi si veniva formando sempre più chiaro nella mente era questo [...] : Dio esiste, è anche potente, è anche sapiente [...] ma che noi lo adoriamo e gli parliamo non gliene importa nulla. [...] Vuole che amiamo tutto il bene, che detestiamo tutto il male, e che operiamo con tutte le nostre forze secondo quest’amore e quest’odio. [...] ».
A differenza del marito Luisa non ha saputo affrontare la morte della figlia: se Franco poteva aggrapparsi alla fede e reagire in questo modo, Luisa non sa a cosa aggrapparsi, il senso di giustizia che era la sua forza si era dissolto. Luisa si chiude in se stessa, tanto da sfiorare la pazzia. Dopo la morte di Maria, Luisa divenne di sasso, incapace di provare sentimenti. Il romanzo si conclude con una nuova vita che nasce nel grembo di Luisa, quasi a rilegare i pezzi di un’esistenza che si erano già perduti. Luisa è di carattere forte, o almeno lo era stata prima della morte della piccola Ombretta, determinata, con un fortissimo senso della giustizia e della realtà. Un aspetto in comune col marito sono le sue idee politiche, anche Luisa era di idee liberali, ma concepiva gli ideali politici in modo più dinamico e attivo di Franco.
Piero Ribera (zio di Luisa)
Piero Ribera è un uomo anziano, lavora come ingegnere delle Pubbliche Relazioni, divide il suo stipendio con la sorella Teresa, la madre di Luisa. Di lui non si può certo dire che sia un uomo devoto, credente, tuttavia pratica la religione con una certa abitualità, senza un sentimento religioso vivo. Lo zio Piero è un uomo serio, poco dedito a slanci gratuiti d’affetto, è un uomo che lascia fare, che da la sua opinione solo se richiesta. È un uomo buono, generoso: che ha ospitato la nipote e il marito senza chiedere nulla in cambio, ha sopportato tutti i loro movimenti che disturbavano la sua quotidianità. Si comporta con la piccola Ombretta Pipì (nomignolo con cui si rivolgeva alla piccola Maria) come un nonno affettuoso, solo in compagnia della bambina lo si trova a sorridere di gusto. Malgrado servisse il governo austriaco, Piero Ribera aveva idee liberali, seppure in modo più calmo e razionale di Franco. Muore seduto su una panchina dell’Isola Bella, tranquillo come chi, certo di aver portato a termine il suo incarico, e non ha più nulla da fare.
Teresa Ribera (madre di Luisa)
Teresa Ribera è la madre di Luisa. È una donna amata da tutti per la sua bontà, tuttavia aveva avuto delle difficoltà a causa del marito che era ateo. Dopo la morte del consorte aveva avuto difficoltà economiche che il fratello Piero aveva risolto con molta generosità. Teresa è una donna di forte sentimento religioso. È spesso definita una santa, perché la sua vita è colma di generosità, bontà e fede. È purtroppo costretta a una morte prematura a causa di una ipertrofia di cuore, che la strappa all’amore devoto della figlia, del genero e del fratello.
Maria Maironi (figlia di Franco e Luisa)
Maria è spesso chiamata Ombretta a causa del suo amore verso una filastrocca raccontatale dallo zio Piero:
Ombretta sdegnosa Del Missipipì, Non far la ritrosa E baciami qui
è un personaggio che compare per poco tempo ma che raccoglie su di sé un’enorme importanza. Rappresenta l’unica ragione di vita di Luisa, soprattutto dopo la partenza di Franco, è l’unica gioia dello zio Piero, ma soprattutto è l’unica che sia riuscita a penetrare il duro cuore della marchesa Maironi durante la sua apparizione in sogno. Maria ha un carattere allegro e vivace: spesso è citata la sua curiosità nei confronti degli affari degli adulti. La sua giovane vita è conclusa a causa dalla distrazione di una domestica: Ombretta affoga nelle acque del lago alla tenerissima età di tre anni e un mese.
Marchesa Maironi ( nonna di Franco)
La Marchesa è una donna nobile, assai ricca, che vive in una villa sulla riva del lago di Lugano. A differenza del nipote, ella ama vivere in mezzo alla gente del suo rango, anzi, fugge dall’imparentarsi con una famiglia di rango inferiore al suo, tanto che ostacola il matrimonio di Franco, minacciando di diseredarlo se avesse sposato Luisa. La marchesa è una donna che si ritiene credente, tuttavia ha una visione della fede che non corrisponde alla realtà: vede il credere in Dio come un lasciapassare per la vita futura, considera il partecipare alle funzioni religiose come un libero accesso al paradiso. La Marchesa è una donna fredda, dura (è più volte descritta l’inespressività del suo volto) e vendicativa. Nessun sentimento di bontà, nessun calore riempie il suo cuore, neppure la morte della nipotina riesce a farla pentire delle sue azioni. Solo da morta Maria riesce a penetrare il cuore della donna, ma non vi mette bontà, ma solo paura della morte e del giudizio di Dio, che non la spingono a ricredersi dei suoi errori, ma ad assicurarsi il paradiso perdonando il nipote, che in realtà non aveva nulla da farsi perdonare.Un altro punto di distacco da Franco sono le sue idee politiche: la Marchesa parteggia per il governo austriaco.
Questi sono i personaggi più importanti, tuttavia c’è tutta una folla di macchiette che empiono il “piccolo mondo antico” di Fogazzaro: il controllore Pasotti, sua moglie la signora Barborini, l’impiegato di dogana il signor Bianconi e sua moglie Peppina, la donna pettegola di paese la signora Cecca, da Giacomo Puttini la maggio autorità comunale, dal professor Beniamino Gilardoni, don Giuseppe e altri preti e anche altre piccole comparse meno importanti, in più per distinguerli dai principali Fogazzzaro li fa parlare in un dialetto.
Trama
Franco Maironi è un cattolico fervente. Cresciuto a Cressogno in Valsolda nella villa della nonna, la marchesa Orsola, ama i fiori, la musica e la poesia. Contro la volontà della vecchia marchesa che lo vorrebbe sposato con a una nobile a lei gradita si unisce segretamente in matrimonio con Luisa Rigey, figlia di borghesi che vive a Oria insieme alla madre Teresa. Luisa ama Franco, ma la sua natura è sostanzialmente diversa da quella del marito: essa non crede nella religione ma nella giustizio. Il romanzo si svolge intorno al contrasto tra la natura contemplativa di Franco e quella attiva, fiera e appassionata di Luisa. Dopo le nozze la marchesa disereda il nipote che va a vivere nella casa dello zio della moglie. Teresa Rigey, la madre esemplare di Luisa, muore e i due sposi trovano aiuto economico e sostengono il morale dello zio Piero Ribera che la marchesa odia profondamente. Dall’unione di franco e di Luisa nasce la piccola Maria, chiamata dallo zio Ombretta. Tra la bambina e il vecchio si stabilisce un rapporto di profonda simpatia. Ma la felicita della famigliola non dura a lungo: la marchesa autoritaria e crudele riesce, con l’appoggio del governo austriaco, a far destituire l’ingegner Ribera dal suo impiego. Franco per poter sostenere la famiglia privata dell’aiuto economico dello zio è costretto a partire. Il dissidio fra i due coniugi si acuisce. Ambedue sono a conoscenza che il professor Gilardoni, loro amico, ha una copia del testamento sottratto dalla marchesa a proprio vantaggio, che nomina Franco unico erede dei bei paterni. Mentre il marito non vuole servirsene, per non disonorare la famiglia, Luisa cui non importa la ricchezza ma la giustizia si ribella a Franco che, amareggiato sentendola sempre più lontana da sé parte alla volta di Torino. Qui si guadagna la vita come redattore, frequenta i patrioti che attendono con ansia la liberazione del Lombardo-Veneto dall’ oppressione austriaca. Per sostenere la famiglia lontana soffre persino la fame. A Oria, Luisa che nutre propositi di vendetta verso la marchesa, un giorno decide di andare ad affrontarla; in sua assenza la piccola Ombretta cade nel lago giocando con una barca regalatale dal Gilardoni il giorno stesso e annega. In seguito alla tragedia Luisa, spirito forte e combattivo, perde ogni desideri di vita e trova rifugio in pratiche spiritistiche che la illudono di comunicare con la figlia morta. Franco invece, rientrando momentaneamente in Valsolda trova nella fede l’aiuto necessario a sopportare il dolore. Trascorrono tre anni: siamo alla vigilia della campagna de 1859. Anche Franco si arruola. Prima di partire vorrebbe salutare la moglie. Luisa non desidera abbandonare, sia pur per breve tempo, la tomba della sua bambina, teme l’incontro con il marito, esita a decidersi. Lo zio Piero interviene. Con parole di buon senso la conduce alla realtà e la convince a incontrare l’uomo che ha amato. All’isola Bella, Franco Luisa e lo zio si riabbracciano. Essi avvertono che potrebbe essere il loro ultimo incontro. Anche Luisa è vinta dalla commozione. Al mattino Franco parte, lo zio Piero da tempo ammalato muore su una panchina pubblica. Luisa è sola, ma sente che nel suo grembo “spunta un germe vitale preparato alle future battaglie dell’era nascente”. a
Divisione in sequenze contrassegnate da titoli
Il romanzo è diviso in tre parti a loro volta suddivise in capitoli:
Parte prima:
I RISOTTI E TARTUFI
- La partenza per casa Maironi
- L’arrivo di Franco
- Il pranzo
II SULLA SOGLIA DI UN’ALTRA VITA
- Le passioni di Franco
- La discussione con la Orsola di Luisa
III IL GRAN PASSO
- L’ingegner Puttini e il sigor Giacomo vanno in chiesa
- A casa di Luisa
- Il matrimonio
- Il testamento
IV LA LETTERA DEL CARLIN
- Franco dal professor Gilardoni
- La confessione del professore
V IL ALL’OPERA
- Pasotti in cerca di notizie su Franco
- La visita a don Giuseppe
- Pasotti dal Gilardoni
- La visita dalla signora Cecca
- La partita con il signor Puttini
VI LA VECCHIA SIGNORA DI MARMO
- La morte di Teresa
- La lettera a Orsola
Parte seconda:
I PESCATORI
- La famiglia Maironi è controllata
II LA SONATA DEL CHIARO DI LUNA E DELLE NUVOLE
- La casa a Oria
- Lo zio e Ombretta
- Discussione sulla religione
- Discussione sulla filosofia
- Il gioco
- Luisa calma la lite fra due coniugi
- La musica di franco
- Franco e Luisa al chiaro di luna
- L’arrivo di Varenna e Pedroglio
- I coniugi Bianconi
- Le notizie sul Piemonte
III CON I GUANTI
- Il biglietto
- La confessione del commisssario
IV CON GLI ARTIGLI
- La polizia a casa di Franco
- La sciabola
- Il falso arresto
- La marchesa complotta contro Piero
- Franco e Luisa a Looch
V IL SEGRETO DEL VENTO E DEI NOCI
- Il cambiamento di Luisa
- La destituzione dello zio
VI L’ASSO DI DANARI SPUNTAprofessore decise di portare il testamento a Orsolai Orsola luisa ntaneamente in Valsolda trova nella fede l'che spiritistiche c
- Alla messa di mezzanotte
- Franco decide di partire per Torino
- Luisa viene a sapere del testamento
- Il professore decise di portare il testamento a Orsola
professore decise di portare il testamento a Orsolai Orsola luisa ntaneamente in Valsolda trova nella fede l'che spiritistiche cprofessore decise di portare il testamento a Orsolai Orsola luisa ntaneamente in Valsolda trova nella fede l'che spiritistiche cVII E’ GIOCATO il gfdskbjjlkjkljjljljljjrkpok
- Il Gilardoni a Bresciak
- La marchese respinge il professore
- La polizia scaccia il professore da Lodi
VIII ORE AMARE
- Luisa con Maria dal Professore
- Maria fa capire a Franco della loro visita al Gilardoni
- Il diverbio fra Lucia e Franco
- Il dialogo fra Franco e Piero
- Franco dal Casotti
- La verità fra Franco e Luisa
- Luisa e Franco si stanno allontanando
- La partenza di Franco
IX PER IL PANE, PER L’ITALIA, PER DIO
- Franco a Torino
- Le lettere di Luisa e Franco
- Le lettere di franco a Luisa
X ESUMARIA, SCIORA LUISA!
- Luisa torna da Porlezza
- La notizia del pranzo a casa Casotti con la marchesa
- Luisa pensa al pranzo
- L’accordo con il Gilardoni
- Luisa attende la Gondola
- Luisa cerca di parlare con Orsola
- La notizia di Maria caduta nel Lago
- A casa di Luisa
- La ricostruzione dei fatti
- Luisa non vuole lasciare la bambina
- Il telegramma per Franco
XI OMBRA E AURORA
- Franco riceve il telegramma
- Il viaggio
- L’incontro con le guardie
- Franco a casa
- L’incontro con Luisa
- Il dolore di Franco
- Luisa dubita sempre più su Dio
XII FANTASMI
- La discussione su Friend
- Il pensiero della Maironi su Maria
- La partita
- L’apparizione nel sonno di Maria alla marchesa
XIII IN FUGA
- Il prefetto a casa di Franco
- Il racconto dell’apparizione
- La fuga
- Franco dalla nonna
Terza parte
I IL SAVIO PARLA
- Le sedute spiritiche
- La lettera di Franco
- La domanda a Maria
- Il diverbio con lo zio Piero
II SOLENNE RULLO
- La partenza di Luisa e dello zio
- L’incontro con Franco
- La cena al Delfino
- Il dialogo fra Lucia e Franco
Tipo di sequenze prevalenti, durata, ritmo narrativo
Questo libro è diviso in ventuno capitoli e la maggior parte delle sequenze sono descrittive, dando così un andamento lento al racconto anche quando ci si aspetterebbe un ritmo molto veloce.
Il narratore: voce narrante e punti di vista
Il narratore è esterno alle vicende ed è a conoscenza di tutti i fatti, può essere dunque definito un narratore onnisciente con focalizzazione zero. Il narratore cede alle volte la parola ai personaggi quando sono questi a raccontare alcuni fatti, focalizzazione interna oppure quando ci sono dei dialoghi.
Messaggio
L’autore con questo libro vuol farci capire la diversità fra i due modi di vedere la religione: il primo, quello di Franco che intende la religione come un insieme di credenze, di culto e di precetti, inspirato e dominato dall’amore di Dio; e quello di Luisa che a sua volta vede la religione come mezzo per far rispettare la giustizia, facendo una credenza attiva al contrario di quella passiva di Franco. In più ci fa osservare come alla marchesa di fronte alla morte le si sia addolcito il cuore in un attimo volendo far persino testamento in valore di Franco. Tutto questo per insegnarci che non basta un semplice gesto di bontà in fondo alla propria vita per andare in Paradiso, ma che bisogna vivere secondo gli insegnamenti della fede.
LA VALUTAZIONE
Valutazione dei critici
Piccolo mondo antico nasce per qualche cosa di più universale che non sia lo stesso amor di patria. Piace perché dei romanzi fogazzariani è il più vero, e il più vario, il più nostro. Qui il solito idillio d’amore è sostituito da un amore effettivo che, se non ha la poesia di un primo insoddisfatto amore, ha un’assai maggiore intensità drammatica, un ‘assai più profonda contenenza umana. Qui non ci sono patemi di passioni represse e di megalomanie deluse; ma sofferenze comuni di uomini e di donne, che combattono giorno per giorno, per il pane e per la dignità. Qui non è la fittizia, vita mondata delle alte classi; ma la vita degli umili, ma la miseri decente delle classi medie. Piccolo mondo antico ha la forza placida di suggestione dei pochi libri veramente grandi: cioè dei libri profondamente buoni. Perciò parve il romanzo più sano apparso in Italia dopo i Promessi Sposi: e, dopo e in tanto imperversare di letteratura fucata , insincera, cattiva e patologica, fu accolto con grande gioia. Piccolo mondo antico è un libro onesto: cosa non frequente; onesto anche artisticamente. Non trovi in esso momenti di stanchezza e di arresti, che ti dicono che l’autore vuole scrivere ed arrivare ad ogni costo. La rappresentazione rapida i capitoli si snodano più agili, più brevi del consueto. Si sente un autore che ha molto da dire, molto di interessante, e quindi non si indugia a svolgere più del necessario un motivo, una scena, una descrizione. Questa rapidità, questa vivacità si portano via il lettore e non gli lasciano scorgere i difetti di insieme del libro. Così l’azione è interrotta da troppe lacune; e la prima parte di essa è un antefatto, che un romanziere più sobrio avrebbe costretto in breve, o riassunto nel corpo del racconto. Così, anche qui ci ha da essere il solito idillio d’amore, sia pur tendente al grottesco, nell’episodio degli amori e del matrimonio del vecchio Gilardoni e della giovane Ester: episodio assolutamente soverchiante. Ma sono peccati di eccesso: di quelli che hanno molta apparenza e molta, anche, sostanza di virtù: di quelli che abbondano negli scritti più spontanei e più ricchi.
Giudizio e commento personale
Questo libro e stato molto interessante da leggere poiché ti coinvolge dentro di sé dandoti l’impressione di partecipare in prima persona alla storia narrata.Ci sono molte sequenze descrittive, ma anche se il ritmo narrativo è lento questo romanzo scorre molto bene; infatti è facile da leggere anche se ci sono molte parole in dialetto, ma non è un dialetto che stona come in altri libri, è un dialetto che dà una certa musicalità al romanzo e gli dona persino un certa comicità.
COLLLEGAMENTI ED ANALOGIE
Con l’opera parallela
Questo romanzo si può collegare a quello letto dal mio compagno, ovvero Natale 1833, riguardo la tematica religiosa: infatti come il Manzoni ritrovò la fede durante la malattia di sua madre e la perse nuovamente con la morte di questa, così Luisa in Piccolo mondo antico con la morte della piccola Maria perde quella poca fede di cui di era provvista non riconoscendo quasi più Dio. Si pongono le solite domande: perché c’è il male? Perché Dio non interviene? Perché ha scritto la nostra vita piena di dolore e sofferenze?
Collegamento con le opere esposte in precedenza
Questo romanzo ha un’affinità con “I promessi Sposi” di A. Manzoni: è il medesimo contrasto dello spirito di giustizia di ribellione con lo spirito del perdono. Il don Rodrigo del romanzo e la vecchia marchesa Maironi, come i conti Attili e gli Azzeccagarbugli sono i personaggi che prestano il loro braccio alla marchesa. E c’è padre Cristoforo solo che il suo fiero spirito di giustizia è migrato nel corpo di una donna, di Lisa, e il suo spirito do perdono si è ammorbidito, è diventato più cavalleresco ma meno morale, passando nel corpo di don Franco Maironi. Come nei Promessi Sposi la peste così qui la disgrazia nel lago viene a mutare le situazioni e gli animi: la peccatrice Marchesa ha persino un qui simile del sogno di don Rodrigo. E come nei Promessi Sposi l’intonazione è familiare e rende non duro e discordante il passaggo per tuttee le gradazioni della realtà, dalla sublimità e dal pianto al comico e al sorriso. Ma questo libro del Fogazzaro ripiglia le situazioni e continua genialmente l’idirizzo artistico di quel romanzo, e assai diverso nel sentimento che tutti lo compenetra.