Jacques Henri Lartigue

Materie:Appunti
Categoria:Fotografia
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Testo

JACQUES HENRI LARTIGUE

Lartigue è nato nel 1894 a Courbevoise, in Francia. Era ancora molto piccolo (aveva infatti sette anni) quando il padre, un ricco uomo d’affari, gli regalò la sua prima macchina fotografica. Cominciò, così, a giocarci, continuando in seguito a fotografare e tenendo una sorta di album di ricordi che diverrà, alla fine, una raccolta di ben 116 volumi. Questo ampio “album” di immagini e ridordi, di fatto è stato conosciuto e valorizzato pienamente solo molti anni pió tardi, attraverso una mostra retrospettiva tenuta a New York, al Museo Modern Art, nel 1963, quando l'autore aveva ormai 69 anni.
In quella occasione è stato riscoperto come un'autore estremamente interessante e significativo di questo nostro secolo.
LARTIGUE racconta che quando era bambino e voleva imprimersi nella memoria una scena, fissava la cosa che gli piaceva, che l'aveva colpito, e quindi strizzava gli occhi tre volte, cioè una sorta di gioco, come a voler ricordare ciò che aveva osservato.
Nell'album troviamo quello che possono essere le scene di una vita normale, per una famiglia del livello sociale elevato, con i giochi, i viaggi, i momenti dello svago, le vacanze, gli amici, i passatempi delle cugine etc...., con un gusto particolare per la dimensione “istantanea” dell’evento.
Anche l'uso della macchina fotografica é vissuto come una sorta di gioco.
Quando ancora gran parte della fotografia lavorava con apparecchi abbastanza voluminosi, col cavalletto e con tempi di preparazione molto lenti, LARTIGUE inizia, con questo sguardo da bambino, ad operare con pose relativamente veloci, spesso su soggetti in movimento, creando quasi una "sfida" (la cugina che sta saltando sulle scale bloccata a mezzaria, la tata che gioca con un pallone, i primi esperimenti di volo con aereoplani rudimentali o il Gran Premio di Francia con le sue automobili e ancora il gatto che salta, e altri avvenimenti sportivi).
Evidentemente si tratta di una trascrizione che implica già una modalità di rapporto con il mondo di chi appartiene ad una determinata classe sociale (nel suo caso borghese) e che coglie in questo “tempo”, inteso come un fluire inarrestabile, gli istanti, alcuni istanti particolari e li blocca.
E’ interessante leggere alcuni scritti di Henri Bergson (filosofo francese 1859-1941), che, a pochi anni di distanza, ha scritto molte riflessioni sul tempo e sull'intuizione. Bergson torna spesso a parlar del Tempo come di un fluire inarrestabile, di una modificazione continua. Egli prende di tanto in tanto delle vedute quasi istantanee sulla mobilità indivisa del reale ottenendo così delle sensazioni e delle idee. Con ciò egli sostituisce al continuo il discontinuo, alla mobilità la stabilità, alla tendenza in via di cambiamento i punti fissi che segnano la direzione del cambiamento e della tendenza, e descrive in questo qualcosa che è estremamente vicino alla fotografia..
Noi troviamo in LARTIGUE prima, e in Henri Cartier-Bresson poi, dei fotografi che sembrano cogliere, intuire, in una determinata situazione quello che è il senso ed il significato bloccandolo in un istante. Quindi c'è, in questi autori, una modalità di rapporto con il reale e di trascrizione di questo in fotografia, del tutto particolare. L’immagine sintetizza, per certi versi cattura l’avvenire del tempo, “comprende” in un attimo l’accadere trasformandolo in racconto e memoria di un reale, registrando quello che si è voluto ricordare, in un misto di estetica e di valore; sembra quasi , con le immagini di questi autori, un intero cerchio il cui inizio si trova nell’affresco di Pompei raffigurante il “tuffatore”.
Un'altra modalità di lettura delle immagini di Lartigue, però completamente diversa, si riscontra in un libro intitolato: “LETTURE FOTOGRAFICHE” di Aldo Beltrame1. In questo libro troviamo un’analisi delle scelte di Lartigue che si può forse riassumere come una modalità di lettura politica e sociale, nella quale si riscontra la rimozione (dal rimuovere inteso nel senso psicanalitico) di determinati problemi sociali esistenti nell’epoca e che non figurano mai nelle fotografie di Lartigue.

1 LETTURE FOTOGRAFICHE di Aldo Beltrame,TraccEdizioni, Piombino,1991
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JACQUES HENRI LARTIGUE

Lartigue è nato nel 1894 a Courbevoise, in Francia. Era ancora molto piccolo (aveva infatti sette anni) quando il padre, un ricco uomo d’affari, gli regalò la sua prima macchina fotografica. Cominciò, così, a giocarci, continuando in seguito a fotografare e tenendo una sorta di album di ricordi che diverrà, alla fine, una raccolta di ben 116 volumi. Questo ampio “album” di immagini e ridordi, di fatto è stato conosciuto e valorizzato pienamente solo molti anni pió tardi, attraverso una mostra retrospettiva tenuta a New York, al Museo Modern Art, nel 1963, quando l'autore aveva ormai 69 anni.
In quella occasione è stato riscoperto come un'autore estremamente interessante e significativo di questo nostro secolo.
LARTIGUE racconta che quando era bambino e voleva imprimersi nella memoria una scena, fissava la cosa che gli piaceva, che l'aveva colpito, e quindi strizzava gli occhi tre volte, cioè una sorta di gioco, come a voler ricordare ciò che aveva osservato.
Nell'album troviamo quello che possono essere le scene di una vita normale, per una famiglia del livello sociale elevato, con i giochi, i viaggi, i momenti dello svago, le vacanze, gli amici, i passatempi delle cugine etc...., con un gusto particolare per la dimensione “istantanea” dell’evento.
Anche l'uso della macchina fotografica é vissuto come una sorta di gioco.
Quando ancora gran parte della fotografia lavorava con apparecchi abbastanza voluminosi, col cavalletto e con tempi di preparazione molto lenti, LARTIGUE inizia, con questo sguardo da bambino, ad operare con pose relativamente veloci, spesso su soggetti in movimento, creando quasi una "sfida" (la cugina che sta saltando sulle scale bloccata a mezzaria, la tata che gioca con un pallone, i primi esperimenti di volo con aereoplani rudimentali o il Gran Premio di Francia con le sue automobili e ancora il gatto che salta, e altri avvenimenti sportivi).
Evidentemente si tratta di una trascrizione che implica già una modalità di rapporto con il mondo di chi appartiene ad una determinata classe sociale (nel suo caso borghese) e che coglie in questo “tempo”, inteso come un fluire inarrestabile, gli istanti, alcuni istanti particolari e li blocca.
E’ interessante leggere alcuni scritti di Henri Bergson (filosofo francese 1859-1941), che, a pochi anni di distanza, ha scritto molte riflessioni sul tempo e sull'intuizione. Bergson torna spesso a parlar del Tempo come di un fluire inarrestabile, di una modificazione continua. Egli prende di tanto in tanto delle vedute quasi istantanee sulla mobilità indivisa del reale ottenendo così delle sensazioni e delle idee. Con ciò egli sostituisce al continuo il discontinuo, alla mobilità la stabilità, alla tendenza in via di cambiamento i punti fissi che segnano la direzione del cambiamento e della tendenza, e descrive in questo qualcosa che è estremamente vicino alla fotografia..
Noi troviamo in LARTIGUE prima, e in Henri Cartier-Bresson poi, dei fotografi che sembrano cogliere, intuire, in una determinata situazione quello che è il senso ed il significato bloccandolo in un istante. Quindi c'è, in questi autori, una modalità di rapporto con il reale e di trascrizione di questo in fotografia, del tutto particolare. L’immagine sintetizza, per certi versi cattura l’avvenire del tempo, “comprende” in un attimo l’accadere trasformandolo in racconto e memoria di un reale, registrando quello che si è voluto ricordare, in un misto di estetica e di valore; sembra quasi , con le immagini di questi autori, un intero cerchio il cui inizio si trova nell’affresco di Pompei raffigurante il “tuffatore”.
Un'altra modalità di lettura delle immagini di Lartigue, però completamente diversa, si riscontra in un libro intitolato: “LETTURE FOTOGRAFICHE” di Aldo Beltrame1. In questo libro troviamo un’analisi delle scelte di Lartigue che si può forse riassumere come una modalità di lettura politica e sociale, nella quale si riscontra la rimozione (dal rimuovere inteso nel senso psicanalitico) di determinati problemi sociali esistenti nell’epoca e che non figurano mai nelle fotografie di Lartigue.

1 LETTURE FOTOGRAFICHE di Aldo Beltrame,TraccEdizioni, Piombino,1991
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