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Categoria: | Fisica |
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RELAZIONE DI FISICA-1
I)TEMA:
calcolo di densità.
II)SCOPO DELL’ESPERIENZA:
cercare di capire che cos’è la densità.
III)DESCRIZIONE E CONTROLLO DEGLI STRUMENTI USATI:
Si dispone dei seguenti materiali:
a)calibro(approssimazione 1/10 di mm);
b)bilancia tecnica(approssimazione 1/100 di g);
c)cilindro di plastica;
d)cilindro scuro;
e)cilindro bianco.
Ora è necessario se il calibro e la bilancia presentano irregolarità.
Eseguiti questi controlli si constata che la funzionalità degli strumenti è eccellente, sia per
leggibilità delle scale, sia perché non presentano anomalie che potrebbero compromettere
l’esito dell’esperienza. Dopodiché si è pronti per eseguire l’esperimento.
IV)RICHIAMI TEORICI:
Densità: In generale si definisce densità il rapporto tra una data grandezza e l’estensione su cui
essa si distribuisce. In particolare la densità di una sostanza è data dal rapporto tra la sua massa e
il volume da esso occupato.
Densità(d)=massa/volume
Dire che il mercurio ha una densità di 13,595 g/cm^3 significa che un cm^3 di mercurio possiede
una massa di 13,595 g.
Poiché la densità dipende dal volume e questo varia con la temperatura, e per i gas anche con la
pressione, ne consegue che la densità di una qualunque sostanza non è costante, ma varia al
variare della temperatura e della pressione.
Pertanto è necessario, quando si determina la densità di un corpo, specificare la temperatura e la
pressione.
Il concetto di densità è sempre associato a quello di peso specifico(ps). Tra le due grandezze c’è
la stessa relazione che intercorre tra massa e peso.
Pertanto il peso specifico di una sostanza è dato dal rapporto tra il suo peso e il volume occupato.
V)CONDOTTA DELL’ESPERIENZA:
1-Predisposizione o messa a punto dell’apparecchio:
Innanzitutto è necessario posizionare la bilancia tecnica vicino al bordo del tavolo di lavoro, al
fine di svolgere l’esperienza nella migliore maniera possibile. Quindi bisogna azzerare gli indici
della bilancia. Il calibro non necessita di questi controlli.
2-Esecuzione della prova:
Innanzitutto bisogna preparare delle tabelle nelle quali verranno raccolte tutte le misurazioni
eseguite con il calibro e con la bilancia. Il primo strumento che verrà utilizzato sarà il calibro.
La prima misurazione che verrà eseguita con quest’ultimo sarà quella dell’altezza di ogni singolo
cilindro. Naturalmente i risultati ottenuti(in cm) verranno inseriti nella tabella indicando o
ovviamente anche l’incertezza(dello 0,1). La seconda misurazione sarà quella del diametro dei tre
cilindri. Diametro che poi dovrà essere diviso per due, al fine di sapere la lunghezza del raggio,
necessario per calcolare il volume dei vari cilindri. La lunghezza dei tre raggi sarà riportata nella
tabella. Dopo aver eseguito queste due misurazioni(altezza e raggio) devo calcolare il volume dei
tre cilindri(V=A base x h), espresso in cm cubi.
In seguito, devo utilizzare la bilancia tecnica allo scopo di constatare la massa, espressa in
grammi(g).
Una volta pesata la massa di ogni cilindro, devo calcolarne la densità(massa/volume). I risultati
ottenuti, espressi in g/dm^3, sono da trasformare nel Sistema Internazionale la cui unità di misura
è espressa in Kg/m^3. L’incertezza è data dalla somma delle incertezze percentuali del volume e
della massa. Incertezza che poi dovrà essere convertita in incertezza assoluta attraverso la
formula(Inc. Ass. = Inc.% x valore/100).
VI)CALCOLI E RISULTATI:
Il volume sarà indicato con il simbolo V e si userà come unità di misura il cm^3; la massa sarà
indicata con il simbolo m e come unità di misura verrà utilizzato il kg.
La densità verrà infine indicata con il simbolo d e si userà come unità di misura il kg/m^3 come
previsto da Sistema Internazionale.
TABELLE:
VII)CONCLUSIONI:
Le densità che ho calcolato per il cilindro scuro ed il cilindro bianco sono più o meno
corrispondenti rispettivamente alla densità di alluminio e ottone. Del terzo cilindro, invece
eravamo già stati in precedenza informati che si trattava di un cilindro di plastica.
RELAZIONE DI FISICA-2
I)TEMA:
densità dei liquidi.
II)SCOPO DELL’ESPERIENZA:
determinare con il numero corretto di cifre significative e con l’incertezza assoluta, la densità di
tre sostanze in fase liquida.
III)DESCRIZIONE E CONTROLLO DEGLI STRUMENTI USATI:
Si dispone dei seguenti materiali:
a)beuta o matraccio(capacità 25,00 cm^3 – approssimazione 0,04 cm^3);
b)bilancia tecnica(portata 10 g - approssimazione 1/100 di g);
c)becker;
d)contagocce;
e)tre sostanze, delle quali due sono ignote(una è l’acqua).
Innanzitutto bisogna osservare la bilancia tecnica per capire quali siano i suoi eventuali difetti
(leggibilità di scale, deformazioni della scala. Eseguito ciò, è necessario constatare la
funzionalità del becker, della beuta e del contagocce. Terminati questi controlli, si è pronti per
eseguire l’esperimento.
IV)RICHIAMI TEORICI:
Densità: In generale si definisce densità il rapporto tra una data grandezza e l’estensione su cui
essa si distribuisce. In particolare la densità di una sostanza è data dal rapporto tra la sua massa e
il volume da esso occupato.
Densità(d)=massa/volume
Dire che il mercurio ha una densità di 13,595 g/cm^3 significa che un cm^3 di mercurio possiede
una massa di 13,595 g.
Poiché la densità dipende dal volume e questo varia con la temperatura, e per i gas anche con la
pressione, ne consegue che la densità di una qualunque sostanza non è costante, ma varia al
variare della temperatura e della pressione.
Pertanto è necessario, quando si determina la densità di un corpo, specificare la temperatura e la
pressione.
Il concetto di densità è sempre associato a quello di peso specifico(ps). Tra le due grandezze c’è
la stessa relazione che intercorre tra massa e peso.
Pertanto il peso specifico di una sostanza è dato dal rapporto tra il suo peso e il volume occupato.
V)CONDOTTA DELL’ESPERIENZA:
1-Predisposizione o messa a punto dell’apparecchio:
Innanzitutto è necessario posizionare la bilancia tecnica vicino al bordo del tavolo di lavoro, al
fine di svolgere l’esperienza nella migliore maniera possibile. Quindi bisogna azzerare gli indici
della bilancia. La beuta, il becker ed il contagocce non necessitano di queste predisposizioni.
2-Esecuzione della prova:
Innanzitutto bisogna preparare delle tabelle nelle quali verranno raccolte massa(grazie alle
misurazioni eseguite con la bilancia tecnica), volume(ricavato grazie alla capacità di 25,00 cm^3
delle beuta) e densità(ricavata grazie al rapporto fra massa e volume).
Ora bisogna utilizzare la bilancia tecnica allo scopo di constatare la massa delle beute contenenti
le sostanze, delle quali si dovrà calcolare la densità. Essa sarà espressa in grammi(g).
Però la massa da calcolare non sarà quella della beuta più la sostanza, ma solo quella di
quest’ultima, esclusa quindi la beuta. Perciò sarà necessario eseguire la differenza tra la massa
complessiva(sostanza più beuta), misurazione che è stata ricavata con la bilancia tecnica, e la
massa della beuta(conosciuta già in precedenza). Si avrà quindi la massa della sostanza(espressa
in g), indispensabile per calcolare la densità.
Una volta pesata la massa di ogni beuta, devo calcolarne la densità(massa/volume). I risultati
ottenuti, espressi in g/dm^3, sono da trasformare nel Sistema Internazionale la cui unità di misura
è espressa in Kg/m^3. L’incertezza è data dalla somma delle incertezze percentuali del volume e
della massa. Incertezza che poi dovrà essere convertita in incertezza assoluta attraverso la
formula(Inc. Ass. = Inc.% x valore/100).
VI)CALCOLI E RISULTATI:
Il volume sarà indicato con il simbolo V e si userà come unità di misura il cm^3; la massa sarà
indicata con il simbolo m e come unità di misura verrà utilizzato il Kg.
La densità verrà infine indicata con il simbolo d e si userà come unità di misura il Kg/m^3 come
previsto dal Sistema Internazionale.
TABELLE:
VII)CONCLUSIONI:
Le densità che sono state calcolate sia per la sostanza oleosa che per la sostanza viscosa
corrispondono, approssimativamente e rispettivamente, a olio d’oliva e glicerina. La prima
sostanza, della quale è stata calcolata la densità, era acqua.
RELAZIONE DI FISICA-
I)TEMA:
La legge di Archimede.
II)SCOPO DELL’ESPERIENZA:
Verificare la legge di Archimede.
III)DESCRIZIONE E CONTROLLO DEGLI STRUMENTI USATI:
Si dispone dei seguenti materiali:
a)asta;
b)3 cilindri di tre materiali diversi;
c)2 liquidi contenuti in due becker(acqua-alcool);
d)2 dinamometri.
Ora è necessario stabilire se i dinamometri presentano irregolarità che possano compromettere
l’esito dell’esperienza. Eseguiti questi controlli si è pronti per eseguire l’esperimento.
IV)RICHIAMI TEORICI:
Legge di Archimede: La formula (S = ps x V) dà il valore della forza, diretta verso l’alto,
di intensità pari al peso del contenitore e viene definita spinta idrostatica o anche spinta di
Archimede. Essa esprime: un corpo immerso in un liquido riceve una spinta al basso verso
l’alto pari al peso del volume di liquido spostato.
V)CONDOTTA DELL’ESPERIENZA:
1-Predisposizione e messa a punto dell’apparecchio:
Innanzitutto è necessario posizionare l’asta in maniera tale(al bordo del tavolo) da poter
leggere comodamente i dati che poi verranno raccolti durante l’esperienza.
2-Esecuzione della prova:
Abbiamo iniziato a eseguire l’esperienza determinando la massa dei pesetti(chiamati per
comodità giallo, chiaro e scuro)grazie al dinamometro.
Quindi li abbiamo immersi(sempre attaccati al gancio del dinamometro) nell’acqua, e ne
abbiamo determinato ancora la massa, al fine di rilevare poi la spinta di Archimede.
Lo stesso procedimento è stato messo in pratica con il becker contenente alcool: infatti
anche in questo caso abbiamo determinato la massa dei tre pesetti una volta immersi,
appunto, nel becker contenente alcool.
Ricavati tutti questi dati li abbiamo anzitutto trascritti in tabella, e quindi li abbiamo
utilizzati per calcolare la spinta di Archimede(massa iniziale – massa in liquido)dei due
liquidi.
VI)CALCOLI E RISULTATI:
La massa sarà indicata con il simbolo m e come unità di misura verrà utilizzato il N. La
spinta di Archimede sarà anch’essa espressa in N.
TABELLE:
VII)CONCLUSIONI:
Una volta eseguiti gli opportuni calcoli, si può affermare, in maniera più o meno esatta, la spinta
dell’acqua e dell’alcool(rispettivamente 0,20 N e 0,16 N).
RELAZIONE DI FISICA-
I)TEMA:
Gli attriti.
II)SCOPO DELL’ESPERIENZA:
Determinare il coefficiente d’attrito dinamico.
III)DESCRIZIONE E CONTROLLO DEGLI STRUMENTI USATI:
Si dispone dei seguenti materiali:
a)Tavolo di formica;
b)Pezzo di legno con tre diversi materiali d’appoggio;
c)dinamometro;
d)pesetti.
IV)RICHIAMI TEORICI:
Forza d’attrito: Su ogni corpo sottoposto a scivolamento, viene esercitata una forza opposta
a quella di trascinamento. Questa forza verrà chiamata forza d’attrito. Esso varia al variare
delle superfici di contatto(ad esempio metallo su legno e feltro su legno. È noto infine che
l’attrito di strisciamento, detto anche attrito radente, diminuisce quando le superfici sono
levigate o lubrificate.
L’intensità della forza d’attrito Fa si calcola attraverso:
Fa = u x Pn
Dove: u è il coefficiente i attrito radente, il cui valore dipende esclusivamente dalla natura e
dallo stato delle superfici a contatto, mentre Pn è la forza che preme il corpo sulla superficie
di strisciamento.
V)CONDOTTA DELL’ESPERIENZA:
1-Predisposizione e messa a punto dell’apparecchio:
Non è necessaria nessuna predisposizione.
2-Esecuzione della prova:
Dopo aver determinato il peso del corpo A, bisogna appoggiare con la superficie prescelta sul
piano B e leggere sul dinamometro:
1)il valore della forza per cui A inizia a muoversi su B;
2)” “ “ “ necessaria per mantenere in moto con velocità costante il corpo A.
Ripetere ciascuna misura almeno tre volte e trascrivere in tabella il valore medio ottenuto con
la rispettiva incertezza assoluta.
Aumentare il peso di A, fissano sulla sua superficie superiore uno o più pesetti tra quelli
disponibili. Ripetere quindi la prova precedente e trascrivere i suoi dati.
Eseguire quattro prove diverse con quattro diversi valori di A(forza premente).
Riempita la tabella(escluso coeff. Attr.)predisporne una nuova e ripetere l’esperienza
variando le superfici di contatto tra i due corpi. Complessivamente dovranno essere riempite
tre tabelle diverse, variando di volta in volta la natura delle superfici a contatto.
Per calcolare il coefficiente di attrito è necessario eseguire le seguenti operazioni: si
rappresentino graficamente i dati di ciascuna tabella, riportando opportunamente in ordinata
la variabile dipendente(forza letta sul dinamometro) ed in ascissa quella indipendente(forza
premente). Si vedrà che entro i limiti degli errori sperimentali i punti saranno allineati lungo
una retta passante per l’origine degli assi. Il coefficiente d’attrito è dato dalla pendenza di tale
retta. Una volta trovato il valore lo si riporti nella tabella corrispondente, cosicché si potrà
utilizzare una stessa coppia di assi per rappresentare più serie di dati oppure, si potrà eseguire
un grafico separato per ogni tabella.
VI)CALCOLI E RISULTATI:
Le varie forze e la massa dei pesetti saranno espresse con l’unità di misura N, come previsto
dal Sistema Internazionale.
TABELLE:
VII)CONCLUSIONI:
Grazie al metodo del grafico siamo riusciti a determinare i tre coefficienti d’attrito.
RELAZIONE DI FISICA-
I)TEMA:
Equilibrio di corpi.
II)SCOPO DELL’ESPERIENZA:
Capire il concetto di componente.
III)DESCRIZIONE E CONTROLLO DEGLI STRUMENTI USATI:
Si dispone dei seguenti materiali:
a)dinamometro;
b)carrello;
c)goniometro;
d)riga;
e)oggetto metallico con rotelle.
Ora è necessario stabilire se la riga od il goniometro presentano irregolarità che possano
influenzare la buona riuscita della prova.
Eseguiti questi controlli si constata che la funzionalità degli strumenti è eccellente, sia per
leggibilità delle scale, sia perché non presentano irregolarità varie. Dopodiché si è pronti per
eseguire l’esperimento.
IV)RICHIAMI TEORICI:
L’equilibrio di corpi appoggiati: Se viene appoggiato un corpo su un piano orizzontale, esso
rimane in equilibrio. Un corpo appoggiato su un piano, preme su questo provocano una
deformazione e ricevendone una forza di reazione, opposta alla forza premente esercitata.
Tale reazione, detta reazione vincolare, fa sì che la risultante delle forze esercitate sul corpo
appoggiato sia nulla e giustifica il fatto che il corpo si trovi in equilibrio.
Se il corpo si trova su un piano inclinato succede che la forza equilibratrice è direttamente
proporzionale all’altezza del piano inclinato.
Quando il piano è orizzontale non è necessario esercitare alcuna forza equilibratrice dato che il
carrello in questione è completamente mantenuto in equilibrio dalla reazione vincolare del
piano. Quando il piano è inclinato di 90° (verticale)la forza equilibratrice deve eguagliare il
peso del carrello: ai fini dell’equilibrio del carrello, l’esistenza del piano è ininfluente.
Su un piano inclinato la forza equilibratrice risulta sempre inferiore al peso.
Il rapporto tra la forza equilibratrice e il peso del carrello è uguale al rapporto tra l’altezza e la
lunghezza del piano.
Fe : P = h: l Fe = P x (h / l)
IV)CONDOTTA DELL’ESPERIENZA:
1-Predisposizione e messa a punto dell’apparecchio:
Anzitutto è necessario posizionare il carrello in maniera tale da poter svolgere l’esperienza nella
maniera più comoda possibile, e per poter leggere correttamente i valori indicati dal
goniometro. Inoltre è necessario agganciare il dinamometro all’estremità del carrello, e
posizionare quest’ultimo ad una inclinazione di 60°(inclinazione di partenza).
2-Esecuzione della prova:
Dopo aver eseguito tutte le predisposizioni, si comincerà con le misurazioni. Anzitutto bisogna
agganciare l’oggetto metallico al dinamometro e farlo scivolare sul piano inclinato(60° per la
prima misurazione), ricavandone la forza esercitata, l’altezza alla quale l’oggetto si ferma, e,
appunto, l’angolo del carrello con il quale si eseguono le misurazioni.
Quindi, con le stesse operazioni sopra descritte, si ricavano sempre forza, altezza e angolo ma
con una variazione: infatti quest’ultimo sarà appunto inferiore del precedente di 15°(quindi 45°).
Ancora due misurazioni(con 30° e 15° rispettivamente), e si può calcolare la forza
equilibratrice(Fe), espressa in N, grazie alla formula Fe = P x (h / l). La lunghezza del piano
inclinato l sarà dato dalla misurazione, eseguita con la riga, di quest’ultimo.
V)CALCOLI E RISULTATI:
L’altezza del piano inclinato l sarà espressa in cm, mentre l’angolo sarà ovviamente espresso
in gradi(°). Infine la forza equilibratrice sarà indicata con Fe e l’unità di misura che utilizzerà
sarà il N, come previsto dal Sistema Internazionale.
TABELLE:
VI)CONCLUSIONI:
Mediante calcoli e varie prove abbiamo determinato il valore di Fe nelle diverse prove.
RELAZIONE DI FISICA-6
I)TEMA:
La legge di conservazione della quantità di moto.
II)SCOPO:
Verificare la legge di conservazione della quantità di moto.
III)DESCRIZIONE E CONTROLLO DEGLI STRUMENTI USATI:
Si dispone dei seguenti materiali:
a)rotaia ad aria con carrello;
b)schermo collegato a computer.
Il sistema è sufficientemente isolato per le prove che saranno eseguite.
IV)RICHIAMI TEORICI:
Legge di conservazione della quantità do moto: essa esprime che la quantità di moto
complessiva del sistema formato da due corpi in collisione non cambia durante l’urto.
Urti elastici: Collisioni tra due corpi, caratterizzati dal fatto che le forze di interazione sono di
tipo elastico e dal fatto che i due corpi, dopo la collisione si separano.
Urti anaelastici: Urti caratterizzati dal fatto che le forze di interazione sono totalmente
anaelastiche e che i corpi non si separano dopo l’urto.
Il movimento: Il concetto di movimento di un oggetto è un concetto relativo: esso dipende dalla
posizione e dalle condizioni dell’oggetto rispetto a chi lo osserva. Si dice che un oggetto è in
movimento rispetto ad un osservatore quando, al trascorrere del tempo, la sua posizione
rispetto all’osservatore cambia.
L’insieme delle posizioni occupate dall’oggetto si dice traiettoria.
Per descrivere il moto di un oggetto è necessario stabilire un sistema di riferimento per la misura
delle distanze e dei tempi. La scelta del sistema di riferimento è arbitraria. I sistemi di
riferimento più comunemente usati sono solidali con la Terra, ma a volte una opportuna scelta
del sistema di riferimento può consentire di descrivere certi moti con maggiore efficacia.
Si può descrivere sinteticamente il moto di un oggetto calcolandone la velocità media. Questa
grandezza non permette però di conoscere dettagliatamente il fenomeno studiato. Calcolando la
velocità su intervalli di tempo sempre più brevi, il valore limite che si ottiene è detto velocità
istantanea. L’unità di misura della velocità è il metro al secondo(m/s).
Si dice che un oggetto si muove di moto uniforme quando le distanze da esso percorse sono
proporzionali ai tempi impiegati a percorrerle. Il rapporto costante fra distanza e tempo si dice
velocità.
V)CONDOTTA DELL’ESPERIENZA:
1-Predisposizione e messa a punto dell’apparecchio:
Non è stata necessaria alcuna predisposizione, essendo già l’apparecchio posizionato in
maniera corretta precedentemente.
2-Esecuzione della prova:
Il lavoro è stato suddiviso in due parti: la prima riguarda gli urti elastici(4 prove), la seconda
quelli anaelastici(1 prova).
Una volta predisposti i carrelli sulla rotaia ad aria si accende proprio quest’ultima, al fine di
isolare i carrelli da possibili attriti e di permettere quindi una buona esecuzione della prova.
Ora è necessario spingere i carrelli applicando loro una piccola forza in modo che si verifichi un
urto.
Quindi, una volta avvenuto l’urto, è obbligatorio segnare le velocità dei carrelli(con relativi
tempi): questi dati appaiono sullo schermo collegato al computer, il tutto al fine di calcolare la
quantità di moto dei due carrelli.
Questo procedimento sopra descritto deve essere ripetuto altre volte, utilizzando altri carrelli
di masse differenti rispetto ai primi due. Il tutto è necessario per comprendere la legge di
conservazione della quantità di moto.
VI)CALCOLI E RISULTATI:
I calcoli sono tutti volti a dimostrare il verificarsi della conservazione della quantità di moto.
La velocità sarà indicata con il simbolo V e sarà espressa in m/s. I tempi saranno espressi in s e
avranno come simbolo t. Il peso dei carrelli saranno indicati con il simbolo m mentre l’unità di
misura sarà il g.
VII)CONCLUSIONI:
La legge di conservazione della quantità di moto è stata verificata correttamente.
RELAZIONE DI FISICA-
I)TEMA:
Grandezze vettoriali.
II)SCOPO DELL’ESPERIENZA:
Calcolare e capire le grandezze vettoriali.
III)DESCRIZIONE E CONTROLLO DEGLI STRUMENTI USATI:
Si dispone dei seguenti materiali:
a)3 dinamometri;
b)scotch di carta;
c)goniometro;
d)forbici;
e)rondella metallica con agganciati tre pezzi di spago;
f)squadra di 30 cm;
g)3 fogli di carta.
Ora è necessario stabilire se i dinamometri, il goniometro e la squadra presentano varie
irregolarità che possano influenzare in qualche modo l’esito dell’esperienza.
Eseguiti quindi questi controlli si constata l’ottima funzionalità dei materiali. Si è perciò pronti
per eseguire l’esperienza.
IV)RICHIAMI TEORICI:
Grandezze vettoriali: La misura di grandezze come tempo, massa o volume è espresso in modo
completo se vengono specificati il valore o l’unità di misura. Esse si dicono scalari.
Invece, in grandezze come la forza, è necessario che vengano specificati(oltre a valore e unità
di misura) la direzione ed il verso. Esse sono grandezze vettoriali.
Inoltre, esaminando l’azione di due forze opposte agenti su uno stesso oggetto, diremo che il
vettore risultante tra due vettori opposti è un vettore nullo.
V + (- V) = 0
Invece, se si hanno due vettori di uguali direzioni e intensità, con verso concordi diremo che:
V + V = 2V
V)CONDOTTA DELL’ESPERIENZA:
1-Predisposizione e messa a punto dell’apparecchio:
Innanzitutto è necessario predisporre e fissare, grazie allo scotch, il foglio di carta che
intendiamo utilizzare, al bordo del tavolo, al fine di rendere più comoda l’esperienza. Fatto ciò
si può iniziare l’esperienza.
2-Esecuzione della prova:
Innanzitutto bisogna preparare delle tabelle nelle quali verranno raccolti tutti i dati raccolti con
dinamometro e goniometro.
Eseguita questa facile operazione, si può iniziare a rilevare l’intensità delle forze alle quali è
sottoposta la rondella. Per ovviare a ciò, bisogna anzitutto posizionare la rondella metallica
al centro del foglio(posizionato fissato con lo scotch vicino al bordo del tavolo), e attaccare ad
ogni singolo pezzo di spago della rondella, un dinamometro. Fatto ciò bisognerà tirare in tre
direzioni differenti i tre dinamometri e segnare sul foglio di carta sottostante i tre versi delle
tre forze applicate.
Dopodiché è necessario(dopo aver tolto rondella e dinamometri) misurare l’ampiezza dei tre
angoli formatisi sul foglio e trascriverne la misura su di esso; quindi bisogna denominare i tre
vettori con F1, F2 e F3.
Le operazioni sopra descritte devono poi essere ripetute per tre volte, al fine di completare
l’esperienza.
VI)CALCOLI E RISULTATI:
L’intensità delle varie forze useranno come unità i misura il N, mentre l’ampiezza degli angoli
dei vettori utilizzerà il grado(°).
TABELLE:
VI)CONCLUSIONI:
Dopo aver raccolto tutti i dati, e aver disegnato i vari vettori sui fogli di carta, è stato necessario
disegnare su foglio di carta millimetrata, la risultante dei vettori di ogni singola prova.
RELAZIONE DI FISICA-
I)TEMA:
La legge di Stevino.
II)SCOPO DELL’ESPERIENZA:
Verificare la legge di Stevino.
III)DESCRIZIONE E CONTROLLO DEGLI STRUMENTI USATI:
Si dispone dei seguenti materiali:
a)manometro a U con tubo di gomma e imbuto contenente acqua colorata;
b)cilindro graduato.
IV)RICHIAMI TEORICI:
La legge di Stevino: Intendiamo per pressione idrostatica la pressione esercitata dall’acqua, sul
fondo del recipiente. Essa sarà data dal rapporto tra il peso della massa d’acqua e l’area della
base.
La pressione è direttamente proporzionale al livello del liquido. La pressione sul fondo risulta
direttamente proporzionale alla densità del liquido.
(p = k x d x h) = (p = d x h x g)
costante k = accelerazione di gravità g
Quindi: p = ps x h
La formula sopra descritta è la formulazione più sintetica della legge di Stevino che afferma: la
pressione idrostatica esercitata da una colonna di liquido è proporzionale al peso specifico del
liquido e l’altezza della colonna e non dipende, invece, dalla quantità di liquido.
In altre parole afferma che se si considerano punti che si trovano a profondità sempre maggiori
all’interno di un liquido, su di essi il valore della pressione idrostatica aumenta
proporzionalmente alla profondità.
La formula, inoltre, tiene conto soltanto della pressione esercitata da un liquido, come
conseguenza della forza di gravità. Il liquido però è normalmente sottoposto anche ad una
pressione esterna, dovuta all’aria sovrastante il liquido. Questa pressione addizionale vale circa
100000 Pa(pascal) e si chiama pressione atmosferica; essa deve essere aggiunta alla pressione
idrostatica quando si vuole conoscere la pressione totale che si ha in un punto di un liquido.
V)CONDOTTA DELL’ESPERIENZA:
1-Predisposizione e messa a punto dell’apparecchio:
L’apparecchio in questione(ovvero il manometro), è già stato predisposto dagli assistenti di
laboratorio.
2-Esecuzione della prova:
Anzitutto bisogna preparare delle tabelle nelle quali verranno scritti i vari dati che poi verranno
raccolti nel corso dell’esperienza.
Dopo aver riempito di acqua il cilindro graduato a nostra disposizione, abbiamo immerso
l’imbuto appunto nell’acqua, in modo che l’imboccatura sia sommersa di alcuni centimetri.
A questo punto è necessario misurare la profondità alla quale si trova l’imboccatura e poi leggere
sul manometro il dislivello dell’acqua colorata contenuta in esso, dislivello che equivale alla
pressione idrostatica, misurata in millimetri.
Dopodiché, per la buona riuscita dell’esperienza, è stato obbligatorio aumentare gradualmente
la profondità di immersione dell’imbuto, naturalmente annotando ogni volta il valore della
pressione, da poter così verificare l’attendibilità della relazione: p = k x h
VI)CALCOLI E RISULTATI:
I vari punti(alto, basso e dislivello relativo) utilizzeranno come unità di misura il mm, mentre la
pressione, indicata con P utilizzerà come unità di misura il Pascal(Pa), come previsto dal Sistema
Internazionale.
TABELLE:
VII)CONCLUSIONI:
Dopo aver raccolto tutti i dati, ho calcolato la pressione esercitata in ogni caso(come previsto
dalla tabella), e ho potuto in seguito dimostrare l’esistenza della legge di Stevino.