Tommaso Campanella

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia
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Testo

TOMMASO CAMPANELLA
Nacque in Calabria nel 1568. Voleva fare contro la Spagna, allora padrona dell’Italia, una congiura che servisse per realizzare il suo ideale politico: una repubblica teocratica di cui egli sarebbe stato il capo. Venne scoperta e fu imprigionato a Napoli.. Qui scrisse numerose opere e dopo, fingendosi pazzo, venne liberato. Andò prima a Roma, da cui scappò, e si rifugiò a Parigi dove morì nel 1639.
Fisica, magia e conoscenza
Campanella accetta la fisica di Telesio, ma cerca di inserirvi integrazione magiche e metafisiche. Per lui tulle le cose sono animate, in quanto “sono figlie” del caldo e del freddo, anch’essi animati. La conoscenza, anche in lui, è uguale alla sensibilità, fondata però sui sensi, i quali possono verificare e correggere ogni conoscenza che si incerta.
L’autocoscienza e la metafisica
Ora sorge il problema di vedere in che modo l’anima debba conoscere se stessa. Anche colui che dice di non saper niente, sa almeno che non sa, presupponendo che vi è un sapere di cui non si può dubitare. Questo sapere è la conoscenza innata., che è la condizione di ogni altra conoscenza. Le cose esterne producono nell’anima modificazione che rimarrebbero estranee se essa non avesse una conoscenza delle proprie modificazioni. La conoscenza acquisita si rifà appunto alla conoscenza che è stato modificata dalle cose esterne. L’autocoscienza rileva i principi fondamentali della realtà: noi siamo consapevoli di amare, potere e sapere, che sono l’essenza di tutte le cose. Attraverso questi principi Dio crea il mondo e lo governa, cioè nessuna cosa può agire in modo diverso da come Dio ha detto. La potenza, la sapienza e l’amore sono infinite e perfette in Dio (Potenza suprema, Sapienza suprema, Amore supremo) e finite e imperfette nelle creature, nelle quali coesistono con l’impotenza, l’insipienza e l’odio.
La politica teologica e l’utopia di una nuova umanità
Secondo Campanella l’intero genere umano deve riunirsi in una sola comunità politica, aspirando alla realizzazione di uno stato teologico universale. Il modo come realizzare quest’idea lo espresse nella sua opera La città del Sole. Qui lo stato deve essere governato da un principe, il sole, assistito da Po, Sin e Mor, potestà, sapienza e amore. Qui osserva che il cristianesimo è la religione autentica, cioè comune a tutti i popoli della terra. Non ammette nessuna divisione in classi e nessuna distinzione di dignità tra arti liberi e meccaniche. Per lui tutti devono lavorare, anche solo per quattro ore al giorno, senza prendere sul serio il lavoro, ma giocando, leggendo. A loro volta anche i fanciulli devono apprendere giocando. L’utopia viene a galla quanto si parla della non distinzione tra classi sociali, una cosa che non può mai esserci per raggiungere il bene di uno stato. Invece in Campanella emerge il non utopismo, perché lui progetta solo quello che immagina che sarebbe il bene in un futuro più vicino e ci cercare intorno a lui i mezzi per realizzarlo. Perciò La città del Sole va letta, non come un’utopia, ma come un messaggio profetico.

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