Tocqueville

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Testo

TOCQUEVILLE
Democrazia e libertà.
Tocqueville scrisse due opere principali: "La democrazia in America" e "L'antico regime è la rivoluzione". Ma anche altre due opere sono molto importanti una sull'America e l'altra sulla Francia.
Il libro sull'America si propone di rispondere alla domanda: perché in America la società democratica è liberale?
L'antico regime e la rivoluzione vuole rispondere alla domanda: perché la Francia fa tanta fatica, nel corso della sua evoluzione verso la democrazia a conservare un regime politico di libertà?
È necessario definire il concetto di democrazia o di società democratica che si trova a un po' dovunque nelle opere di Tocqueville.
Ai suoi occhi la democrazia consiste nell'uguaglianza delle condizioni. È democratica quella società in cui non sussistono più distinzioni di classi, ma in cui tutti gli individui che compongono la collettività sono socialmente uguali. L'uguaglianza sociale significa che non esistono differenze ereditarie di condizioni e che ogni occupazione, professionale è accessibile a tutti.
L'idea di democrazia implica, l'uguaglianza sociale e la tendenza all'uniformità del mondo e del tenore di vita.
Bisogna aggiungere che una società di questo tipo, nella quale l'uguaglianza è la legge sociale e la democrazia costituisce il carattere dello Stato; è una società che non si propone come scopo la potenza o la gloria, ma la prosperità e la tranquillità.
Se tale è la caratteristica della società democratica moderna, penso che si possa capire meglio il problema di Tocqueville partendo da Montesquieu. Secondo Montesquieu repubblicha e monarchia sono, regimi moderati, dei quali la libertà è conservata, mentre per definizione il dispotismo, cioè il potere arbitrario di uno solo non è, ne può essere un regime moderato.
Ma tra i regimi moderati (Repubblica e monarchia) esiste una differenza fondamentale: l'uguaglianza è il principio delle repubbliche, mentre la disuguaglianza delle condizioni e l'essenza delle monarchie moderne.
Montesquieu , ritiene dunque che la libertà possa essere mantenuta con due mondi o in quei tipi di società: le piccole repubbliche dell'antichità il cui principio è la virtù e nelle quali gli individui sono e devono essere quanto più possibile uguali, e le monarchie moderne, che sono grandi stati il cui principio è l' onore e nelle quali la disuguaglianza delle condizioni costituisce la condizione stessa della libertà.
Inoltre Montesquieu aveva studiato il fenomeno del regime rappresentativo. Aveva constatato che in Inghilterra l'aristocrazia si dedicava al commercio, e per questo non era corrotta. Aveva quindi osservato la monarchia liberale, fondata sulla rappresentanza e sul principio dell'attività commerciale.
Il pensiero di Tocqueville può essere considerato come lo sviluppo della teoria della monarchia inglese di Montesquieu .
Tocqueville non può concepire che la libertà moderna abbia per fondamento la disuguaglianza delle condizioni. La libertà infatti non può essere fondata sulla disuguaglianza, ma dovrà essere bastata sulla realtà democratica dell'uguaglianza.
Passiamo ora a definire il concetto di libertà. Il primo elemento che costituisce il concetto di libertà è l'assenza dell'arbitrio. Quando il potere si esercita in conformità alle leggi, gli individui vivono sicuri. Ma bisogna diffidare degli uomini, e poiché nessuno è abbastanza virtuoso da detenere il potere assoluto senza corrompersi, a nessuno bisogna quindi concedere un potere assoluto. Bisogna dunque, come avrebbe detto Montesquieu "che il potere limiti il potere" che esista una pluralità di centri decisionali, di organi politici amministrativi che si contrabilanciano.
Bisogna in altre parole, che il popolo per quanto è possibile si governi da solo.
Tocqueville concorda con Comte e con Marx sul fatto, che l'attività privilegiata delle società moderne è quella commerciale e industriale.
Egli si sforza di mostrare che l'attività industriale e commerciale non riporta la società all'aristocrazia di tipo tradizionale. La disuguaglianza delle fortune che l'attività commerciale e industriale comporta non gli sembra contraddire la tendenza all'uguaglianza delle società moderne. La fortuna commerciale, infatti è mobile se così si può dire; non si cristallizza in famiglie che mantengono la loro condizione privilegiata attraverso le generazioni. Il vero fondamento di una aristocrazia sono le proprietà della terra e l'attività militare.
Pertanto nella visione sociologica di Tocqueville , le disuguaglianze dovute alla ricchezza non contraddicono l'uguaglianza fondamentale delle condizioni caratteristica della società moderna. Egli pensa piuttosto che le disuguaglianze di ricchezza, tenderanno ad attenuarsi a mano a mano che le società moderne diverranno sempre più democratiche.
Riguardo tale argomento è interessante confrontare le tre concezioni di tre grandi autori "Comte, Marx e Tocqueville ".
La prima era la visione organizzatrice di quelli che oggi chiamiamo i tecnocrati; la seconda la visione apocalittica di quelli che erano ieri dei rivoluzionari; la terza la visione pacifica di una società in cui ognuno possiede qualcosa e in cui tutti sono interessati alla conservazione dell'ordine sociale.

L'esperienza americana.
Nel primo tomo della "democrazia in America" Tocqueville sottolinea le cause che rendono liberale la democrazia americana.
Tocqueville enumera tre tipi di cause:
• la situazione particolare nella quale si trova la società americana
• le leggi
• le abitudini e i costumi.
• La situazione particolare nella quale si trova la società americana è da attribuirsi da un lato allo spazio geografico nel quale si sono stabiliti gli immigrati venuti dall'Europa, dall'altro dall'assenza di stati vicini, cioè stati nemici o almeno temibili. Nello stesso tempo questa società è stata creata da uomini che possedevano capacità tecniche e che si sono stabiliti su uno spazio smisurato. Questa situazione è uno degli elementi che spiegano l'assenza di un'aristocrazia e il primato dell'attività industriale. Secondo una teoria sociologica moderna, la formazione di un'aristocrazia legata la proprietà terrina nasce proprio dalla scarsità della terra. In America lo spazio era talmente vasto che la proprietà aristocratica non ha potuto costituirsi. Tocqueville sostiene che le condizioni storiche geografiche sono state soltanto delle condizioni favorevoli; le vere cause della libertà di cui gode la democrazia americana sono le buone leggi e le abitudini, i costumi e le credenze senza le quali non vi potrebbe essere libertà.
• Tocqueville riguardo le leggi insiste sui benefici che gli Stati Uniti traggono dal carattere federalista della loro costituzione. Una costituzione federale può, combinare i vantaggi dei grandi stati con quelli dei piccoli. Egli scrive "se esistessero soltanto piccole nazioni e nessuna grande, l'umanità sarebbe più libera e più felice; ma la formazione dei grandi nazioni non può essere impedita perché sua esistenza introduce un nuovo elemento di proprietà "la forza.". Le piccole nazioni spesso sono misere, non perché sono piccole ma perché sono deboli; le grandi nazioni invece sono ricche non perché sono grandi ma perché sono forti. La forza è dunque per le nazioni una delle prime condizioni della felicità e persino della sopravvivenza.Tocqueville manifesta quindi un certo pessimismo nei confronti delle piccole nazioni chiamavano la forza di difendersi. Egli afferma che lo Stato deve essere sia sufficientemente grande per disporre della forza necessaria alla sua sicurezza, e sia abbastanza piccolo perché la sua legislazione si adatti alla diversità delle circostanze. Questa combinazione si trova soltanto in una costituzione federale cioè quella americana. Ritornando al problema della libertà egli aggiunge altre due circostanze politiche, che contribuiscono alla salvaguardia della libertà. La prima è la libertà di associazione e l'altra all'uso che se n'è fatto (moltiplicarsi delle organizzazioni volontari). Non appena in una piccola città o in uno stato federale sorge un problema, subito si trova un certo numero di cittadini pronti a raggruppate in organizzazioni volontarie, per studiare un modo per risolvere il problema. Qualunque sia l'ordine di grandezza del problema vi sarà sempre un'organizzazione volontaria che vi dedicherà tempo e denaro alla ricerca di una soluzione.
• In una terza categoria di cause Tocqueville riunisce i costumi e le credenze. La libertà ha per condizioni i costumi e le credenze degli uomini , poiché la religione è il fattore decisivo dei costumi. La società americana è quella che ha saputo unire allo spirito religioso e quello liberale. La società americana unisce quindi lo spirito religioso a quello liberale tale fattore non è presente della società francese che è dilaniata dall'opposizione tra la chiesa la democrazia, tra la religione e la libertà.
L'Insieme di questi elementi si raggruppa per definire nella sua singolarità, una società unica , " la società americana."
Tocqueville non è affatto un ammiratore soddisfatto della società americana del suo intimo infatti conserva i valori che appartengono alla classe da cui proviene: l'aristocrazia francese. La democrazia, per lui si giustificava col fatto che favoriva il benessere della maggioranza, ma questo benessere non sarebbe privo di pericoli politici e morali. Qualunque democrazie infatti tende alla centralizzazione e di conseguenza ad una specie di dispotismo, che rischia di generare nel dispotismo di uno solo.
Egli era cosciente anche di altri due grandi problemi che esistevano nella società americana e che riguardavano i rapporti tra bianchi e indiani, tra bianchi negri. Egli riteneva che alla fine vi fossero soltanto due soluzioni: o la mescolanza delle razze o la separazione. Ma la mescolanza delle razze sarà rifiutata dalla maggioranza bianca e la separazione quindi sarà inevitabile.
Il dramma politico della Francia.
"L'antico regime la rivoluzione" è un saggio di ispirazione sociologica di eventi storici. Toquecville, pensando all'America, studia fino certo punto la Francia, per comprendere perché essa incontri così tante difficoltà per divenire una società politicamente libera, sebbene sia democratica. Lo studioso sostiene che la crisi rivoluzionaria che ebbe origine in Francia ebbe caratteristiche precise e si svolse come una rivoluzione religiosa. Infatti la rivoluzione francese ha considerato il cittadino in modo astratto, al di fuori di qualsiasi società particolare, allo stesso modo che la religione considera l'uomo in generale indipendentemente dal paese e dal tempo. Si può concludere dicendo che ogni rivoluzione politica assume certi caratteri di rivoluzione religiosa quando vuole essere universalmente valida e pretende di essere la via di salvezza dell'umanità. Inoltre lo studioso sostiene che per parlare della storia c'è bisogno di analizzare le classi. Le classi di cui egli parla sono la nobiltà, la borghesia, i contadini e, infine gli operai. Sono queste classi intermedie tra gli ordini dell'antico regime e le classi delle società moderne Toquecville non elabora una teoria astratta delle classi ma esamina i gruppi sociali principali della Francia dell'antico regime, al momento della rivoluzione, per spiegare gli avvenimenti. Egli si chiede perché proprio in Francia avvenne la rivoluzione, quando poi le istituzioni dell'antico regime andavano in rovina in tutta Europa. Egli così analizza i fenomeni principali che hanno portato allo scoppio della rivoluzione e menziona come primo fenomeno l'accentramento dell'amministrazione francese. Infatti la Francia dell'antico regime era divisa in numerose province caratterizzate da una propria legislazione e regolamentazione , ma di fatto il potere reale era nelle mani dei funzionari regi .
E così in questa Francia dove i regolamenti emanati dal potere centrale valevano anche per tutte le province,la società non era compatta bensì disgregata.In realtà mancava la condizione necessaria per la formazione di un organismo politico: la libertà.
Nella società francese esisteva una separazione tra i gruppi privilegiati dell'antico regime, che avevano conservato i loro privilegi ma perso la loro funzione storica, e i gruppi della nuova società che avevano un ruolo decisivo ma erano separati dalla nobiltà antica.
Alla fine del 1700 le maniere della nobiltà e quelle della borghesia apparivano differenti, perché il in fondo le maniere sono quelle che si euguagliano più lentamente, a anche se tutte le classi poste al di sopra del popolo si assomigliano tra di loro per idee, per abitudini e linguaggio, ma non per diritti.
Ed è proprio questo il nucleo centrale dell'analisi sociologica condotta da Toquecville sulla Francia: i diversi gruppi privilegiati della nazione francese tendevano nello stesso tempo all'uniformità e alla separazione. Infatti pur essendo simili erano separati dai privilegi, dalle tradizioni e dalle maniere, e in mancanza di libertà politica non riuscivano ad acquisire quella solidarietà necessaria alla sopravvivenza dell'organismo politico.
In questo modo Toquecville come già aveva fatto Montesquieu espone la sua concezione aristocratica del governo della società, ritenendo che quest'ultimo deve essere esercitato dalla parte ricca e illuminata della nazione. Però Toquecville osserva anche che all'origine della rivoluzione vi è stata proprio l'incapacità dei gruppi privilegiati della nazione francese di mettersi d'accordo sulla forma di governo da dare al paese.
Lo studioso osserva inoltre che alla fine dell'antico regime la società francese appariva come la più democratica tutte le società europee . E infatti in Francia era accentuata la tendenza all'uguaglianza sociale delle persone e dei gruppi politici, ma anche quella in cui la libertà politica era la più ristretta, in quanto la società rimaneva cristallizzata nelle istituzioni tradizionali che ormai rispondevano sempre meno alle esigenze della nuova realtà.
Toquecville sostiene che la rivoluzione francese è stata necessaria, se con ciò si intende che il movimento democratico doveva pur sempre prevalere prima o poi sulle istituzioni dell'antico regime, ma non era necessaria nella forma precisa che assunse.
La critica della rivoluzione egli la rivolge principalmente sui letterati che nel 1700 erano chiamati filosofi e che oggi definiamo intellettuali. Gli scrittori non solo fornirono al popolo le idee rivoluzionarie, ma trasmisero a loro anche il temperamento da cui erano animati e così in una mancanza di altre guide, tutta la nazione, leggendo, assunse gli istinti, gli ideali e perfino i difetti degli scrittori . La cosa grave è che cui il latte può essere una buona qualità dello scrittore, diventa spesso un difetto dello statista, e gli ideali che hanno fatto scrivere bei libri talvolta possono portare allo scoppio di grandi rivoluzioni.
La differenza che Toquecville sostiene esiste tra la democrazia americana e quella francese è che vi è in Francia l'unione tra lo spirito religioso e quello liberale bensì in una parte della nazione francese si era diffuso un sentimento di irreligisità .
E infatti secondo lo studioso la parte del paese che aveva accettato l'ideologia democratica , non solo aveva perso la fede , ma era divenuta anticlericale e antireligiosa. Egli dice di ammirare il clero dell'antico regime e esprime il il suo rammarico per il fatto di non essere riusciti a salvaguardare, almeno in parte, la funzione dell'aristocrazia nella società moderna.
Questa classe della nobiltà che per secoli aveva avuto il potere, non andava abbattuta in quanto con la sua potenza essa stessa accresceva il potere anche delle classi che le stavano vicino. E così una volta abbattuta , anche le classi a essa nemica si sono indebolite.
E così mentre Comte condannava il tentativo della Costituente, perché mirava ad una sintesi tra le istituzioni teologiche e feudali dell'antico regime e le istituzioni dei tempi moderni, sintesi irrealizzabile perché tra istituzioni caratterizzate da modi di pensare completamente diversi, Toquecville la pensava proprio all'incontrario.
Egli sosteneva che nella nuova società si conservasse quanto più era possibile dell'antico regime, sotto la forma della monarchia e dello spirito aristocratico, per salvaguardare le libertà in una società rivolta essenzialmente alla ricerca del benessere e condannata alla rivoluzione sociale. In conclusione se per Comte la sintesi della Costituente era impossibile, per Toquecville invece era desiderabile.
Toquecville si dimostra quindi estremamente favorevole alla prima rivoluzione francese, quella della Costituente, ed esalta la passione e la speranza illimitata che animava i francesi in questa circostanza. Egli elabora una vera e propria lode dell'impresa rivoluzionaria, definendola come un episodio che rimarrà presente in maniera indelebile nella memoria di tutti gli uomini.
Questo fatto in un primo momento può sembrare strano, dato che lo studioso è profondamente critico nei confronti della Francia , in questo momento però trasforma la sua autocritica in autoglorificazione. Tutto ciò può essere spiegato in questo modo Toquecville nel momento in cui cerca di rendere comprensibili da un punto di vista sociologico gli eventi, a tre anni ma ho da uno spirito nazionalistico.
Il tema del carattere nazionale è presente, in diversi aspetti , nella sua opera, e infatti nel capitolo su letterari egli rifiuta di ricorrere , per la spiegazione , al carattere nazionale. Egli infatti afferma che la mancanza di libertà politica, ma non partecipazione di letterati alla pratica della politica e la loro ignoranza riguardo i problemi reali del governo, hanno portato in letterati e alla formulazione di vere e proprie teorie astratte, solo nel momento in cui parla della rivoluzione francese egli quindi descrive nello stesso tempo il modo di comportarsi di una intera collettività.
Nel secondo tomo dell'Antico Regime e la Rivoluzione Toquecville passa ad esaminare coloro che concretamente fecero la rivoluzione, ma anche gli accidenti e il caso.
Lo studioso mette in evidenza che la cosa più grave fu l'insuccesso della Costituente, cioè l'insuccesso della sintesi tra le virtù della litografia o della monarchia e il movimento democratico.
E proprio da questo insuccesso derivava la difficoltà di trovare un equilibrio politico. Insomma Toquecville riteneva che sebbene la Francia del suo tempo avesse bisogno della monarchia, avvertiva nello stesso tempo alla debolezza del sentimento monarchico.
Egli inoltre non riteneva possibile che in Francia un uomo illuminato, sensato e ben intenzionato potesse essere radicale, in quanto un radicale, s'era illuminato e di buon senso non poteva avere buone intenzioni; s'era illuminato e ben intenzionato non aveva buon senso . Egli voleva così dire che il buon senso in politica è oggetto di giudizi contrastanti a seconda delle preferenze di ciascuno.
Il tipo ideale della società democratica.
Il primo volume delle due opere di Tocqueville, Democrazia in America e L'antico regime e la rivoluzione, sviluppano due aspetti del suo metodo sociologico.
Nel primo caso egli ci presenta il ritratto di una società particolare, quella americana, nel secondo invece realizza un'interpretazione sociologica della rivoluzione francese.
Il secondo volume della Democrazia in America è poi l'espressione di un terzo metodo: la costituzione di una specie ideale, la società democratica, partendo dalla quale deduce tendenze che andranno a caratterizzare la società futura.
Questo volume differisce dal primo sia per il metodo usato che per i problemi presi in esame . L'autore rappresenta nel pensiero le caratteristiche strutturali di una società democratica, una società in cui non esistono distinzioni di classe e le condizioni di vita sono caratterizzate da una crescente uniformità. Egli inoltre prova a immaginare in che modo le caratteristiche di una società democratica possano influire sul movimento intellettuale ,sui sentimenti degli americani, sui costumi e sulla società politica.
Tocqueville si rende però conto di quanto in realtà sia difficile stabilire a priori le caratteristiche di un movimento intellettuale o i costumi, di un'ipotetica società democratica. Nel capitolo quarto del primo libro egli afferma che gli americani non sono mai stati tanto appassionati come i francesi, ed egli spiega ciò di rendo che i francesi che per secoli non hanno potuto occuparsi della cosa pubblica si sono specializzati nell'l ideologia questa affermazione vale anche in linea generale, i giovani studenti posseggono in materia politica tanta più teoria quanto minore è la loro esperienza pratica di politica.
Nella prima parte del libro, lo studioso prova a stabilire le conseguenze della società democratica sul movimento intellettuale, passando ad analizzare l'atteggiamento degli intellettuali nei confronti delle idee, della religione e dei vari generi letterari.
Nel capitolo V dello stesso primo libro Tocqueville elabora un'interpretazione di alcune credenze religiose in funzione della società. Egli sostiene che l'uguaglianza conduce gli uomini a idee molto generale soprattutto in materia religiosa, infatti uomini simili concepiscono più facilmente l'idea di un Dio unico che impone le stesse norme e concede la felicità futura a tutti allo stesso prezzo.
Tocqueville mostra che una società democratica tende a credere nella perfettibilità indefinita della natura umana. Nelle società democratiche regna la mobilità sociale, ogni individuo infatti ha la speranza di elevarsi nella gerarchia sociale. Nella società aristocratica, invece, la condizione è assegnata a ciascuno dalla nascita e quindi gli individui non ritengono di poter aspirare a una perfettibilità indefinita.L'idea del progresso è invece è insita nella società democratica.
In un altro capitolo lo studioso afferma degli americani sono più portati per scienze applicate che per quelle pure, in quanto una società democratica, che si preoccupa del benessere , non ha lo stesso interesse per le scienze pure di una società di tipo aristocratico, nella quale gli individui che si dedicano alla ricerca sono persone ricche che godono di molto tempo libero.
Nella seconda parte Tocqueville partendo sempre dalle caratteristiche strutturali della società democratica, cerca di evidenziare i possibili sentimenti importanti in una società di questo tipo. Tra tutti il sentimento dell' "uguaglianza" riuscirà a prevalere, e riuscirà a imporsi perfino sul sentimento della libertà. Lo studioso sostiene infatti che i popoli democratici sono naturalmente propensi alla libertà , la cercano, la amano e provano dolore nell' esserne privati. Ben diversa però è la passione che provano verso l'uguaglianza che addirittura se non riescono ad ottenere nella libertà, desiderano pure nella schiavitù.
Tocqueville ispirandosi a Montesquieu, evidenzia che il sentimento dominante nelle società democratiche è il desiderio di essere uguali a qualunque costo, atteggiamento che può condurre ad accettare persino la schiavitù, ma non la implica necessariamente. In una tale società, tutte le professioni vanno considerate onorevoli, perché tutte saranno della stessa natura e tutte allo stesso modo saranno remunerate. Una delle caratteristiche certe della società americana è proprio questa convinzione che tutte le professioni sono onorevoli cioè della stessa natura. Lo studioso sostiene inoltre che la società democratica è una società individualistica nella quale ognuno, con la sua famiglia tende ad isolarsi dagli altri.
Nella terza parte lo studioso affronta la tematica dei costumi, anche se interessanti a questo punto sono le sue formulazione riguardo alle rivoluzioni e la guerra. Egli sostiene che le grandi rivoluzioni politiche o intellettuali appartengono alla fase di transizione tra le società tradizionali e quelle democratiche.
Tocqueville inoltre sostiene che le società democratiche non possono mai essere soddisfatte perché, essendo egualitarie sono predisposte all'invidia ma, al contempo sono sostanzialmente conservatrici. Lo studioso infine pensava che le società democratiche non fossero favorevoli alla guerra, la quale è considerata uno spiacevole intermezzo dell'esistenza normale che è pacifica, ma ciò non significa che non la faranno.
La quarta e ultima parte rappresenta la conclusione di Tocqueville . Le società moderna sono travagliate da due rivoluzioni; l 'una tende a realizzare l' uguaglianza sempre maggiore e a concentrare l'amministrazione al potere, l'altra indebolisce quelli che sono i poteri tradizionali. Queste due rivoluzioni operano in senso opposto, l 'una indebolisce il potere, all'altro lo rinforza.
Tocqueville sociologo appartenente al alla schiera di Montesquieu, tende a formulare teorie astratte basandosi su un piccolo numero di fatti, in questo modo si contrappone ai sociologi classici, come Comte o Marx, perché ritiene inutili le sintesi che mirano a prevedere la storia, in quanto ritiene che la storia passata non già stata dominata dalle leggi precise. In concussione e i sociologi classici sono propensi ad annullare la storia, perché nel volerla conoscere prima che sia realizzata le sottraggono la dimensione umana ovvero quella dell'imprevedibilità.

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  1. Davide Coda Zabetta

    Sto cercando F. Furet, Critica della Rivoluzione. Sostengo un esame di Storia del Pensiero Politico al Dipartimento di Cultura, Politica e Società. Università degli Studi di Torino.