Storia e Filosofia

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

Storia
I nuovi mondi
Il XV secolo è un periodo di grandi cambiamenti nell’equilibrio mondiale: caddero molte antiche civiltà e ne nacquero delle nuove; in più si scoprirono nuove terre e nuovi popoli.
Uno degli avvenimenti più importanti è la caduta dell’Impero Bizantino a causa degli Ottomani. Costantinopoli era ormai una città isolata, e tutto l’impero aveva subito una perdita economica tale da cadere nella crisi: infatti Venezia e Genova erano riuscite a conquistare e territori dove si svolgevano i commerci fra oriente e occidente, sottraendo a Bisanzio gran parte delle fonti di ricchezza, come il commercio della seta.
I turchi ottomani, dopo la vittoria dei Mongoli sui Selgiuchidi, avevano occupato l’Asia Minore e nel corso della seconda metà del 1300 si erano espansi a tal punto da impensierire l’Impero Bizantino. Ma furono fermati dall’attacco ad oriente dei loro territori da parte di una tribù mongola, che sbaragliò il loro esercito. Alla morte del comandante dei mongoli, Tamerlano, il loro impero si sfaldo e gli ottomani tornarono al potere, attaccando Costantinopoli sotto il comando di Maometto II. Gli abitanti furono massacrati e l’Imperatore, che aveva cercato aiuto con l’accordo di Firenze (1439) non riuscì ad ottenerlo per l’ostilità dei bizantini verso i cattolici (l’imperatore era Giovanni VIII Paleologo). L’Impero Ottomano determinò uno sbarramento per i traffici economici dell’occidente che cercò di ovviare questa situazione con la ricerca di nuove rotte. Il re di Portogallo Enrico il Navigatore dedicò larghi mezzi all’impresa e furono scoperte le isole di Capoverde (1445) e nel 1488 Diaz doppiò il Capo di Buona Speranza. Per queste spedizioni furono usate le Caravelle, navi veloci e leggere che appaiono dal 1430.
L’Europa è l’unica che si dedica alla conquista del mare per i problemi economici portati dalle nuove Monarchie nazionali e dai problemi commerciali.
L’era delle grandi scoperte inizia con Cristoforo Colombo (1451 – 1506), e il suo viaggio alla scoperta delle Indie. Si stabilì nel 1479 in Portogallo dove cominciò ad elaborare il suo progetto, che non fu accettato da Giovanni II, sovrano in quel tempo. Cristoforo non era erudito e per questo nelle sue idee non pensava di andare contro alla concezione del tempo e utilizzò anche elementi leggendari per le sue ricerche. Andato in Spagna, convinse Isabella di Castiglia a concedergli i finanziamenti per la spedizione. Cristoforo partì con 3 caravelle (Nina, Pinta e Santa Maria; le prime due comandate da Alonso e Yanez Pinzon). Lo scopo dell’impresa era solo commerciale. Dopo un viaggio lungo raggiunsero le Bahamas il 12 ottobre 1492; il suo ritorno a Palos fu un trionfo. Colombo ripartì dopo pochi mesi con 17 navi. Lo affiancarono i suoi due fratelli e esplorarono le Antille. Ma Colombo non trovò le ricchezze desiderate dagli spagnoli. Intraprese un terzo viaggio ma intanto la situazione dell’amministrazione a Santo Domingo era peggiorata e gli spagnoli decisero di incarcerare Colombo per ciò che aveva fatto ai nativi. Fu liberato grazie alla regina e partì per una quarta spedizione, ma fu sfortunato perché le barche si incagliarono. Isabella intanto era morta e Colombo fu mandato via dalla corte spagnola; morì nel 1506. Al ritorno del 1° viaggio di Colombo la Spagna cercò di ottenere subito dal papa Alessandro VI il riconoscimento per i diritti sui nuovi territori scoperti, diritti concessi nella bolla Inter Caetera del 1493. Il Portogallo reagì e stipulò con la Spagna il trattato di Tordesillas, che regolava le sfere di espansione, divise fra occidentali e orientali. Nel 1497-98 Vasco da Gama doppiò il Capo di Buona Speranza e si spinse fino in India a Calicut. Nel 1500 Pedro Alvarez Cabral, spinto da una tempesta verso occidente scoprì il Brasile, che chiamò così per un tipo di pianta trovato sulle coste. Amerigo Vespucci infine nel 1502 costeggiò tutte le coste dell’America. Il primo viaggio intorno al mondo che porto Magellano nelle Filippine fu nel 1520.
Gli Aztechi
Verso l’anno 1000 d.C. gli aztechi erano una popolazione nomade che percorreva le pianure del Messico e quelle semidesertiche americane. Si spinsero poi verso gli altopiani del Messico, dove fondarono nel 1325 o nel 1345 la loro capitale Tenochtitlan. Nel 1428 iniziò la loro ascesa che li portò a organizzare un vasto impero che si estendeva su tutto il Messico e su parte del Guatemala. L’Impero era organizzato in distretti e era retto da un re, che era coadiuvato da un apparato amministrativo e da un consiglio supremo. Le cariche erano riservate alla nobiltà, che era l’unica ad avere la proprietà privata dei campi. Il popolo era contadino dei campi in comune o faceva parte degli artigiani e dei mercanti, ceto intermedio che trasmetteva il suo lavoro da padre in figlio. Infine c’erano servi e schiavi di guerra o colpevoli di delitti. Erano molto evoluti in architettura ma soprattutto in scultura, dove davano un senso di maestosità alle loro opere. Non conoscevano la ruota (anche se era presente in alcuni giochi per bambini), e gli utensili in metallo (anche se erano ottimi oreficieri). Era per loro molto importante il canto, tanto che c’erano delle scuole e chi sbagliava a suonare durante le celebrazioni religiose veniva ucciso. La concezione del mondo azteca e molto pessimistica: hanno un ossessione per la precarietà cosmica e pensano che quattro ere avevano preceduto la civiltà moderna e per quattro volte catastrofi avevano annientato gli uomini. Il loro dio principale era il dio Sole e celebravano sacrifici umani per evitare la quinta fine del mondo. Avevano un libro dei destini che era interpretato da un indovino e al quale ogni uomo doveva attenersi per non finire all’inferno.
I Maya
Stanziata nella penisola dello Yucatan e nelle terre del Guatemala e del Honduras era già presente nel II millennio a.C. L’urbanesimo era iniziato nel III e nel IV era iniziato l’uso della scrittura. Erano organizzati in Città-Stato indipendenti fra di loro che avevano come nucleo il centro religioso dove il sommo sacerdote, il capo religioso e politico, compiva con il ceto nobiliare i riti religiosi; intorno ad essi il popolo lavorava nella terra che era lavorata con il sistema a tagliofuoco ( la foresta veniva bruciata per poi essere coltivata). La scrittura è la più ricca fra le varie popolazioni pre-colombiane e avevano una concezione religiosa molto simile agli aztechi: avevano un dio Sole oltre ad altri dei e pensavano a una successione di generazioni avvenuta nel corso dei secoli nel mondo. Il mondo stesso era sopra un serpente che nuotava nell’acqua e sotto il quale c’erano 9 sfere infernali e sopra il quale c’erano 13 sfere celesti. I Maya avevano calcolato l’anno solare.
Gli Incas
Popolazione del Perù, tra il 1450 e il 1532 si estese nell’Equador, nella Bolivia e nel Cile. Grazie a un esercito agguerrito formò un impero saldo formato da circoscrizioni governate da governatori che dovevano restare fedeli a un Imperatore, che mandava i suoi ispettori a vigilare sui suoi vasti territori. Era aiutato da funzionari e dalla potente aristocrazia. L’economia era di tipo agricolo e comunistico: si basava su campi del popolo, dei sacerdoti e del sovrano. La cultura era intensiva per il territorio del paese, molto impervio. L’artigianato era fiorente come anche l’architettura, che, grazie all’aiuto dei cittadini, era fautrice di opere maestose. Anche gli Incas avevano una divinità solare (Initi) e svolgevano sacrifici umani e di animali. Si attribuiva grande importanza alla divinazione.
La conquista del nuovo mondo
Nel 1519 sbarcò in Messico una spedizione guidata da Fernando Cortes che distrusse la civiltà degli aztechi e la loro capitale, catturando e uccidendo anche il loro imperatore. Diego de Almagro e Francisco Pizzaro investirono tutti i loro averi in una spedizione e ottennero dalle autorità la possibilità di essere capitani dell’esercito, dando in cambio le ricchezze che trovavano in una percentuale del 50%. Questi tre avventurieri, che non erano conosciuti in patria, si arricchirono distruggendo la civiltà incas e quella azteca. Portarono malattie e destrutturarono le società indigene. Questo avvenimento avvenne senza problemi perché le popolazioni sottomesse ai popoli incas e aztechi si unirono ai conquistadores. Avvenne così un crollo demografico mai registrato prima. Le ‘colonie’ spagnole e portoghesi erano organizzate in modi molto simili al sistema feudatario. I portoghesi usavano dividere i territori in dodici capitanie affidate ai donatarios mentre gli spagnoli erano organizzati in encomiende amministrate da un encomendero. Gli indigeni erano lasciati morire nelle miniere e nei posti di lavoro, dove si lavorava in un modo impossibile da reggere a lungo. Il Portogallo fondo delle proprie fortezze per le basi navali, che faranno poi da porto per gli scambi fra America India. Il rapporto con le popolazioni locali era di totale rifiuto: si definivano come animali e questo era la scusante per compiere gli stermini e le depredazioni. Solo alcuni, come Bartolome de Las Casas, si opponeranno a queste ingiustizie, combattendo per i diritti degli indios. I missionari non furono sempre buoni: molti indios furono ‘convinti’ a forza e molti riti si nascosero dietro alle figure sante cristiane.
1° testo: J. Ki-Zerbo “Il commercio degli schiavi neri”
2° testo: N. Wachtel “La visione dei vinti”
3°testo: B. de Las Casas “Il genocidio degli indios”
Filosofia
Razionalità: l’intento di spiegare la realtà delle cose ritrovandovi ordine e connessione e riconducendola a pochi principi o leggi; la formulazione di concetti astratti; un elevato grado di coerenza logica.
Anassimandro: nato intorno al 610 a.C. sembra si sia impegnato in campo politico e scientifico. A lui è stato attribuito il primo testo in prosa ma soprattutto una ipotesi cosmologica dotata di un’alta astrazione scientifica. La Terra, di forma cilindrica, sia immobile, librata in alto e come sospesa, in quanto ha uguale distanza da ogni cosa. Anassimandro pone come principio l’apeiron (ciò che non ha limite, l’infinito). E’ una massa senza alcuna qualità determinata, è ingenerata e indistruttibile. E’ il principio di tutto, che si divide da lei per mezzo di una separazione; le cose poi tornano da questo dopo la loro distruzione. Nell’unico frammento attribuitogli egli dice che le cose devono espiare con la loro morte una colpa; si pensa che ciò sia da collegare al pensiero orfico della colpa come espiazione di una colpa originaria a cui tutti sono soggetti e che consiste nel voler essere generati e esistere.
Anassimene: probabilmente discepolo di Anassimandro, è vissuto fra il 560 e il 525. Il principio delle cose secondo il filosofo è l’aria, e si distacca in questo dal suo maestro. Essa è immensa, infinita e sempre in movimento. Era da intendere come un soffio vitale (anemos) da cui tutto deriva e in cui tutto si risolve. L’anima è il dio e anche gli dei si generano da essa. L’uomo è tenuto, come il mondo, dall’anima, che è fatta d’aria. Ogni cosa si genera per rarefazione o condensazione. Il suo modello di spiegazione è solamente meccanico in cui tutto dipende dalla materia e dal movimento di essa.
I Sofisti: con i Sofisti si verifica una rivoluzione culturale nella polis. Loro compito è insegnare la retorica e l’arte del parlare (di cui loro sono maestri) ai nuovi uomini della politica. Ci sono due momenti della filosofia sofistica: il primo vede come rappresentanti Protagora e Gorgia, che svolgono la loro attività durante l’apogeo della democrazia ad Atene e quello della sconfitta di Atene contro Sparta. La sofistica Antica ha come progetto la formazione dei cittadini. La Nuova sofistica tende a formarli contro la tradizione civica. Il loro insegnamento riguarda materie scientifiche, letterarie e artistico-musicali e comprendere l’arte della politica. Per insegnare poi la retorica utilizzano mezzi come antilogie, e cioè discorsi duplici dove si dice prima una tesi come vera per poi verificare come la contraddizione di questa possa essere comunque vera. Questi nuovi eruditi erano degli individualisti, e cioè usavano la parola per fini politici ma soprattutto per affermarsi nella società. Sofisti in greco vuol dire ‘sapientissimi’; era così che si definivano queste persone.

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