Spinoza e Locke

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Categoria:Filosofia

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Testo

Spinosa
Nacque ad Amsterdam nel 1632 da una famiglia ebraica. Nel 1656 veniva scomunicato dalla comunità israelitica per le eresie pratiche ed insegnate con una maledizione.
Molte sono le fonti a cui possiamo ricondurre il pensiero di Spinoza. Tra queste vi sono: la "teologia giudaico-cristiana", la filosofia neoplatonica-naturalistica e il razionalismo cartesiano. Inoltre è stretto il rapporto con la rivoluzione scientifica e con la civiltà cristiana-europea. Spinoza è il primo filosofo con cui avviene l'esplicito rigetto della concezione biblico-cristiano di Dio, del mondo e dell'uomo.
Nel Trattato sull'emendazione dell'intelletto Spinoza rivela una concezione della filosofia come via verso la salvezza esistenziale. Questa concezione nasce da una delusione nei confronti dei comuni valori della vita, cerca invece un bene vero capace di rendere l'uomo felice. Egli analizza tutti i beni che l'uomo cerca e dimostra che questi sono vani: 1) perché non appagano veramente l'animo e i suoi bisogni profondi; 2) perché sono esteriori; 3) perché generano inquietudini ed inconvenienti vari. Tuttavia Spinoza non condanna questi beni ma il fatto che questi vengano scambiati per il sommo bene.
Il modello di bene che Spinoza ha in mente deve soddisfare completamente l'animo ma, l'unico bene capaci di tali cose è il metatemporale e il metafinito poiché rende la mente beata, di una felicità stabile e ferma. L'infinito e l'eterno si identificano con il cosmo (panteismo) e la gioia suprema è l'unione della mente con la natura .
La metafisica: il panteismo
Egli affronta la metafisica ne "Etica dimostrata secondo l'ordine geometrico"con un metodo di tipo geometrico in quanto si serve di un procedimento che si scandisce secondo definizioni, assiomi, proposizioni, dimostrazioni e corollari.
La sua scelta espositiva è stata influenzata dalla moda dell'epoca, inoltre egli è un ammiratore delle matematiche e pensa che con tale metodo abbia la garanzia di precisione e di sistematicità espositiva. Infine egli pensa che nella realtà le cose siano legate in una struttura di tipo geometrico.
Il concetto fondamentale da cui parte Spinoza è quello della sostanza. Per i Greci, la sostanza era la forma cioè l'essenza necessaria di una cosa e il sinolo, Cartesio invece considerava sostanza ciò che esiste di per se stesso e l'aveva identificata con dio ma accanto a questa aveva messo come sostanze seconde la res extensa e la res cogitans.
Spinoza intende per sostanza ciò che è in sé e per sé si concepisce . Questa deve soltanto a se stessa la propria esistenza e rappresenta un concetto che per essere pensato non ha bisogni di altri .
Proprietà della sostanza:
E’ increata in quanto per esistere non ha bisogno di altro, è eterna perché possiede l'esistenza che non riceve da altro, è infinita perché se fosse finita dipenderebbe da qualcos'altro, è unica poiché nella natura non ci possono essere due cose con lo stesso attributo. Questa sostanza è dio o l'assoluto di cui hanno sempre parlato le filosofie e le religioni. Spinoza ritiene che dio e mondo non costituiscano due enti separati poiché dio non è fuori dal mondo poiché costituisce con esso la natura. Spinoza perviene a questo principio considerando che se la sostanza è unica essa sarà come una circonferenza infinita che ha tutto dentro di sé per cui le cose del mondo saranno per forza la sostanza.
Attributi e modi:
Per spiegare il rapporto tra dio e il mondo Spinoza usa gli attributi e modi. Gli attributi sono le qualità essenziali o strutturali della sostanza ed essendo questa infinita anche gli attributi saranno infiniti. Di questi attributi conosciamo soltanto il pensiero e l'estensione ovvero la materia e la coscienza. A questo punto Spinoza interrompe le deduzioni logiche per rifarsi all'esperienza. I modi invece sono le manifestazioni particolari degli attributi e si identificano con i singoli corpi e le singole idee. Vi sono due tipi di modi: modi finiti e modi infiniti.
Modi finiti: sono gli esseri particolari, questo corpo o quell'idea che derivano gli uni dagli altri.
Modi infiniti: seguono direttamente o indirettamente da qualche attributo di cui sono proprietà strutturali (per es. dato l'attributo di estensione modi infiniti sono per esempio il movimento o la quiete).
Il mondo è dato per Spinoza da tutti i modi finiti ed infiniti, quindi da dio. Spinoza chiama dio natura naturante e il mondo natura naturata. L'una è la causa, l'altra l'effetto di quella causa che però è dentro la causa stessa. Questo non fa altro che ribadire la visione panteistica della natura.
Pensiero ed estensione:
Spinoza ritiene che il pensiero e l'estensione siano qualitativamente eterogenee e quindi non possono influenzarsi a vicenda. Però, si può notare che esiste una connessione tra le due realtà. Spinoza pensa che queste non si influenzino a vicenda ma vi sia una sorta di corrispondenza biunivoca nella quale ad ogni moto corporeo corrisponda un'idea e viceversa. Questo avviene perché il corpo è l'aspetto esteriore della mente e la mente quello interiore del corpo. Ciò che garantisce questa correlazione è l'ordine unitario dell'essere, di conseguenza il parallelismo psicofisico sottintende un monismo metafisico che vede nel pensiero e nell'estensione non due sostanza ma due attributi della stessa sostanza.
Schiavitù e libertà dell'uomo:
Per Spinoza la comune legge di comportamento degli esseri viventi è lo sforzo di autoconservazione che si identifica con la ricerca del proprio utile (determinismo naturale). Il libero arbitrio è solo un'illusione, infatti gli uomini si credono liberi perché conoscono i loro desideri ma non sanno cosa li ha spinti verso quei desideri. Spinoza definisce schiavitù l'impotenza dell'uomo a reprimere gli effetti. Se l'uomo fosse solo passione non sarebbe mai libero ma poiché è anche ragione può manovrare consapevolmente lo sforzo di autoconservazione. Quindi, quando Spinoza parla di libertà non intende la possibilità di sottrarsi al determinismo naturale ma all'eventualità di assumerne la direzione. La virtù è per Spinoza una tecnica razionale del vivere bene che si concretizza in una retta considerazione dell'utile. Spinoza osserva che vi sono affetti sempre buoni, altri cattivi, altri che sono buoni o cattivi a secondo della loro misura . La funzione dell'intelletto è quella di saper scegliere quali siano quelli da evitare e quelli invece da seguire. .
I gradi della conoscenza
Spinoza articola il processo conoscitivo in tre stadi: la conoscenza di primo genere è la percezione sensibile con cui la mente coglie la realtà mediante idee oscure e confuse. L'errore di questo tipo di conoscenza consiste nel modo parziale e confuso di rappresentare le cose e il corrispondente etico di questo momento è la schiavitù delle passioni. La conoscenza di secondo genere scaturisce dalla ragione e si fonda sulle idee comuni cioè quelle chiare e distinte. Questa conoscenza considera le cose nei loro rapporti di causa ed effetto. L'equivalente comportamentale di questa fase è la vita secondo ragione o virtù. Il terzo stadio, che si fonda sull'intelletto, consiste nel riguardare la realtà alla luce della sostanza; la mente innalzandosi al di sopra delle limitazioni del finito si colloca dal punto di vista di dio. L'universo appare così totalmente diverso. Ai sensi e all'immaginazione il mondo appare molteplice, contingente e temporale (una pluralità di cose), per l'intelletto invece esso si configura come unitario, necessario ed eterno e inoltre non ci sono né imperfezioni ne male. Spinoza chiama amore intellettuale di dio la gioia che nasce da questa conoscenza che inoltre fa scaturire una vita in cui libertà e virtù sono portate ai loro massimi livelli.
Teoria dello stato:
La dottrina spinoziana dello stato è indirizzata verso il realismo politico. Spinoza come Hobbes muove dallo stato di natura, il diritto di ciascun uomo coincide con la sua potenza. Ogni uomo è di diritto altrui finché è sotto il potere altrui ma ha il diritto di sottrarsi a questo potere e vivere come vuole. Questa condizione è quella che Hobbes chiama la guerra di tutti contro tutti ma l'uomo da solo non può vivere ed è costretto a legarsi ad altri secondo un comune accordo. Sorge così un diritto comune dovuto all'istituzione di un governo . L'individuo così come lo stato ha tanto diritto quanto è la sua potenza e la potenza dello stato limita il potere dell'individuo ma non annulla il suo diritto naturale. I vantaggi dello stato civile sono tali che la ragione consiglia a ciascuno di sottomettersi alle sue leggi. Il limite invece dello stato civile è determinato da quelle leggi senza le quali cessa di essere tale.
La religione come obbedienza:
Spinoza analizza l'intero contenuto della Bibbia per dimostrare che i suoi insegnamenti concernono la vita pratica e l'esercizio della virtù ma non la verità. Infatti la rivelazione di Dio ha avuto lo scopo di stabilire quell'obbedienza in cui consiste la fede. L'unico precetto che la scrittura insegna è l'amore per il prossimo. La riduzione della fede all'obbedienza toglie ogni pericolo di dissenso religioso perché riduce la fede religiosa a pochi capisaldi che esprimono le condizioni dell'obbedienza. Inoltre rende impossibile il conflitto tra fede e ragione.

Locke (
E' uno dei maggiori esponenti dell'empirismo che afferma che le nostre conoscenze derivano dall'esperienza a posteriori e adotta il metodo induttivo o sperimentale.
Ragione ed esperienza
Per Locke, che si ispira ad Hobbes, la ragione non ha nessuno di quei caratteri che le aveva attribuito Cartesio. Essa è debole ed imperfetta ma, è l'unica guida efficace di cui l'uomo dispone.
Quindi Locke decise di esaminare le capacità proprie dell'uomo e vedere quali oggetti il suo intelletto fosse o non fosse capace di considerare; così nasce la prima indagine critica della filosofia moderna. Si tende a stabilire quali siano i limiti dell'uomo che sono dovuti alla sua ragione perché questa deve tenere in considerazione l'esperienza. E' l'esperienza che fornisce alla ragione il materiale che essa adopera.
L'oggetto della nostra conoscenza è l'idea; Le idee derivano dall'esperienza e poiché per l’uomo la realtà o è esterna o è interna, così le idee possono derivare dall'una o dall'altra di queste realtà che si chiameranno idee di sensazione o di riflessione.
Locke concorda con Cartesio nel pensare che avere un'idea significa esserne cosciente ma, per lui, le idee innate non esistono. Infatti le idee sono qualcosa che noi possediamo (contenuti della nostra mente) quindi, le idee innate le dovremmo possedere tutti, invece l'esperienza ci dice che così non è. Infatti i bambini e gli sciocchi non le possiedono. A questo si potrebbe obiettare che una volta cresciuti i bambini acquistino la consapevolezza di tali idee ma, nell'età matura, essi acquistano la consapevolezza anche di altre idee quindi, non si può escludere che anche le idee dette innate vengano acquisite in un secondo momento. Locke distingue le idee in semplici e complesse.
Le idee semplici sono fornite dall'esperienza mentre le idee complesse sono prodotte dal nostro spirito attraverso la riunione di varie idee semplici. Nelle idee di sensazione Locke distingue la sensazione stessa dalla qualità della cosa che la produce in noi. Locke distingue le qualità primarie e quelle secondarie.
Le qualità primarie sono originarie dei corpi e producono in noi le idee semplici. Le qualità secondarie non esistono negli oggetti ma sono prodotte in noi dalle varie combinazioni delle qualità primarie.
L'attività della mente e le idee
Il nostro spirito è passivo quando riceve le idee semplici, invece diventa attivo nel riunire le idee semplici per formare le idee complesse, e nel separare alcune idee da altre cui sono connesse e di formare idee generali. Locke distingue le idee complesse in tre gruppi: idee di modi, idee di sostanze e idee di relazione. Le idee di modi sono quelle idee che non contengono la supposizione di sussistere per sé ma sono considerate come dipendenze o affezioni delle sostanze (non sono legate ad un'idea di esistenza).
Le idee di sostanza nasce dal fatto che noi constatiamo che alcune idee semplici vanno sempre unite insieme e ci abituiamo a supporre che esista un sostrato in cui sussistono e da cui risultano come sorrette sebbene non sappiamo cosa siano. Le idee di relazione nascono dal confronto delle idee tra loro e dalla comparazione che l'intelletto istituisce tra di loro.
La politica
Sulla morale Locke non ci ha lasciato scritti. Sappiamo che egli riteneva che non si può proporre alcuna regola morale di cui non si debba dar ragione; la ragione di tali regole dovrebbe essere la loro utilità per la conservazione della società e la felicità pubblica.
Per quanto riguarda il pensiero politico Locke era un difensore della libertà dei cittadini, della tolleranza religiosa e della libertà delle chiese. Esiste secondo Locke una legge di natura che è la ragione stessa in quanto ha per oggetto i rapporti tra gli uomini e che prescrive la reciprocità di tale rapporto. Egli ritiene che questa regola limiti il diritto di natura di ciascuno col pari diritto degli altri. Il diritto naturale dell'uomo è limitato alla propria persona ed è quindi diritto alla vita e alla libertà. Questo diritto implica indubbiamente anche quello di punire l'offensore e di essere l'esecutore della legge di natura. Lo stato di natura non è perciò necessariamente uno stato di guerra ma può divenire tale quando una o più persone ricorrono alla forza. Per evitare questo stato di guerra gli uomini si pongono in società e abbandonano lo stato di natura. Tale stato non toglie agli uomini i diritti di cui prima godevano tranne quello di farsi giustizia da sé. Il primo fine di una comunità politica è quello di determinare come la forza della comunità deve essere adoperata per conservare la comunità stessa e i suoi membri (potere legislativo). Le leggi promulgate devono essere uguali per tutti, devono essere dirette al bene del popolo e non possono essere imposte tasse senza il volere del popolo. Accanto al potere legislativo vi è quello esecutivo al quale è devoluta l'esecuzione delle leggi formulate. Vi è poi il potere federativo che ha il compito di rappresentare la comunità di fronte alle altre comunità.
Un potere legittimo è quindi strettamente vincolato: il re fa delle leggi i limiti del suo potere del bene pubblico il fine del suo governo; il tiranno subordina tutto alla sua volontà e al suo volere.
Tolleranza e religione
Nell'Epistola sulla tolleranza il concetto della tolleranza viene stabilito attraverso un'analisi comparativa del concetto dello stato e di quello della chiesa. Lo stato è una società di uomini costituita per conservare e promuovere soltanto i beni civili (la vita , la libertà, l'integrità del corpo, ecc.). Questo compito stabilisce i limiti della sua sovranità. L'unico strumento di cui il magistrato civile dispone è la costrizione che però non può condurre l'anima alla salvezza poiché nessuno può essere salvato suo malgrado. Quindi la salvezza dell'anima è fuori dai limiti dello stato. Dall'altro lato né i cittadini, né la chiesa stessa possono chiedere l'intervento del magistrato in materia religiosa. La chiesa è una libera società di uomini che si riuniscono spontaneamente per onorare pubblicamente Dio. Quindi in quanto libera non può far ricorso alla forza che è riservata al magistrato civile. Locke non intende negare o sminuire il valore della religione. La "Ragionevolezza del cristianesimo" è intesa a scorgere nel cristianesimo quel nucleo essenziale e spoglio di superstizioni che lo rende accettabile dalla ragione e ne fa l'alleato migliore della ragione stessa per ciò che riguarda la vita morale del genere umano.

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