Spinoza

Materie:Riassunto
Categoria:Filosofia

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Testo

SPINOZA
VITA
Baruch de Spinoza nasce ad Amsterdam nel 1632 e con le suoi studi presso la Keter-Thora, la scuola portoghese di questa città: impara l'ebraico e studia il vecchio testamento e i classici dell'ebraismo. Approfondisce la conoscenza del latino e legge le opere di Cartesio, Bacone e Hobbes. Nel 1656 viene scomunicato il cacciato dalla sinagoga "per eresie pratiche e insegnante". Spinoza frequenta i circoli protestanti in cui si predica la tolleranza religiosa. Scrive il Trattato sull'emendazione dell'intelletto, incompleto, che non pubblica per timore della censura. Nel 1663 pubblica i Principia philosophiae cartesianae e i Cogitata metaphysica. Inizia a stendere l’Ethica ordine geometrico demonstrata, che verrà pubblicata postuma. nel 1670 pubblica anonimo ad Amsterdam (ma datato da Amburgo) il Tractatus theologico-politicus, subendo attacchi violentissimi da parte dei calvinisti. Rifiuta la cattedra di filosofia presso l'Università di Heidelberg. Scrive il Tractatus politicus, incompiuto e pubblicato postumo nel 1677. Muore da solo, consumato dalla tubercolosi, nel 1677.
INTRODUZIONE
Spinoza si muove inizialmente nell'orizzonte metodologico segnato da Cartesio, ma ben presto se ne distacca per ristabilire l'unità dell'essere e consegnarci il sistema monistico (da mònos, “uno, solo”: la sostanza è infatti,una sola, Dio) e immanentistico (dal verbo latino immaneo, “rimango, sto in”: Dio è infatti, nella natura, anzi è natura). Spinoza elabora un sistema filosofico interessante e originale, che riflette essenzialmente la nuova visione dell'universo conseguente alla rivoluzione scientifica moderna. Spinoza è, dunque, innanzitutto filosofo della modernità, della ragione e della libertà, oppositore tenace di ogni forma di pregiudizio: la conoscenza non è soltanto fonte di gioia intellettuale, ma anche di libertà e felicità.
IL PROGETTO FILOSOFICO
Baruch de Spinoza dice soltanto 45 anni, ma sono lasciato opere di così grande acume e suggestione da apparirci un pensatore ancora oggi interessante è attuale. I suoi temi metafisici ed etico-politici suscitano il nostro interesse, in particolare per la straordinaria capacità dell'autore dimostra nell’analisi dei sentimenti umani: la letizia, la tristezza, l'amore, l'odio, la speranza, il timore e, soprattutto, il desiderio, in cui egli fa consistere l'essenza stessa dell'uomo nel suo naturale “sforzo” (conatus) di autoconservazione e perfezionamento. L'interpretazione della realtà come unità, in cui Dio, uomo e natura non rappresentano più tre sostanze distinte e separate, ma una realtà necessaria e unica. Ed è all'interno di tale scenario che si dispiega il metodo spinoziano, teso a mostrare l'intima connessione tra la vita etica e la ragione scientifico-filosofica. La mente, scoprendo la sua unione con la natura ne coglie le leggi razionali e, al tempo stesso, capisce che deve ordinare la propria vita secondo quelle leggi naturali che costituiscono il proprio unico orizzonte. metodo scientifico e vita, conoscenza e religione, riforma intellettuale e progresso morale coesistono in un progetto unitario, necessario e integrato che inizia a delinearsi già dal Trattato sull'emendazione dell'intelletto pubblicato nel 1661, un'opera incompiuta che mostrava qualche analogia con il cartesiano Discorso sul metodo. Nel Trattato, Spinoza dice di aver preso la decisione di ricercare se ci fosse un bene così grande da appagare da solo l’anima,abbandonati tutti gli altri beni. Un bene, cioè, che una volta trovato e posseduto, potesse rendere l’uomo felice. Ben presto capì che la ricerca di questo bene comportava una diversa considerazione della ricchezza, del potere e del piacere sensuale: lo spirito è, infatti, distratto a tal punto da tali beni effimeri da non poter più dirigere la propria attenzione al sommo bene. La ragione gli dice che deve incamminarsi sulla via del bene stabile e certo. Ma quale bene è così grande da poter dare la perfetta letizia all'inquieto animo dell'uomo? Per rispondere alla domanda, Spinoza ha bisogno di chiarire un ulteriore passaggio: l'intera felicità o infelicità umana dipende dalla qualità dell'oggetto che noi consideriamo degno del nostro amore. Gli uomini, infatti, non litigano per accaparrarsi qualcosa che non desiderano né amano, ne sono tristi se tale cosa viene loro sottratta. Invece, quando amano qualcosa e temono che possa venire a mancare, allora sono tristi e scontenti. Dunque la perfetta letizia dell'animo di prendere possesso di ciò che stimiamo sommo bene e che cerchiamo con tutte le nostre forze. Il bene sommo, quindi, dovrà essere riposto nella cosa perfetta e infinita, che rende gioiosa l'anima in modo stabile e non passeggero: essa è Dio. Il Dio di Spinoza e impersonale e immanente alla natura, anzi, si identifica con la natura stessa.
UN UOMO LIBERO E TOLLERANTE
Baruch (Benedetto) de Spinoza era nato ad Amsterdam da una famiglia di ebrei portoghesi sfuggiti alle persecuzioni e rifugiatisi nella laboriosa e tollerante Olanda. Egli frequenta la scuola ebraica di Amsterdam. Riceve una cultura vasta e profonda che, oltre al mondo classico, si estende anche al medioevo e al Rinascimento, alle scienze naturali e alle opere dei grandi filosofi della modernità, da Cartesio a Bacone, Hobbes, Bruno e Leibniz. Motivi culturali e spunti filosofici così diversi tra loro che, però, Spinoza rielabora in una sintesi originale e personalissima. Il filosofo mantenne sempre fede al proprio ideale di volersi far guidare soltanto dalla forza della ragione, contrastando ogni tipo di pregiudizio. La sua vita fu esemplare sotto ogni aspetto: modesta, essenziale, raccolta nella meditazione, sprezzante delle è ricchezze e degli onori, aperta a tutte le idee purché sensate e razionali. Ben presto però, un tale modo di vivere e di pensare autonomo e indipendente doveva metterlo in contrasto con la stessa comunità ebraica che lo espulse nel 1656. Spinoza, di famiglia borghese benestante, apparteneva ai sefarditi ed era stato educato ad una religiosità equilibrata e serena, che non negava il mondo e la natura, che non considerava Dio come totalmente altro rispetto dell'uomo, e che tende a presentare anzi un'immagine di Dio che parla e si rivela al mondo. Spinoza, partendo da tale educazione, opera una radicale razionalizzazione del Dio biblico, descrivendolo come la sostanza infinita ed eterna che si identifica con l'ordine necessario e razionale della natura. Non già un Dio personale trascendente, ma il Dio della ragione che si esprime nelle leggi della natura della storia.
Dopo il bando, Spinoza lascia Amsterdam e si rifugia a Rijnsburg, un villaggio presso Leida. Vive una vita serena e tranquilla, senza farsi tormentare delle difficoltà, come testimonia il seguente autoritratto:
Il frutto che ho raccolto del mio naturale potere di conoscere, senza averlo mai trovato in difetto neppure una volta, ha fatto di un uomo felice. Io sono lieto e cerco di passare la vita non nella tristezza e nei lamenti, ma nella tranquillità dell'anima, nella gioia, che mi allenano d’un grado. Non smetto di riconoscere d'altra parte che tutto accade per la potenza dell'Essere sovranamente perfetto e per il suo immutabile decreto; a questa conoscenza io debbo la mia più profonda soddisfazione e la tranquillità della mia anima. Vale la pena di consacrare la miglior parte della vita a coltivare il proprio intelletto e se medesimo.
LE OPERE E LE FORME DELLA COMUNICAZIONE FILOSOFICA
La vita di Spinoza fu tutta dedicata al lavoro e alla riflessione. Raccolto nella meditazione, egli si tenne appartato e lontano da ogni evento straordinario. E ebbe un fitto scambio di idee con uomini di cultura e scienziati europei.
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I TEMI E GLI ARGOMENTI
1. DEUS SIVE NATURA
LE CARATTERISTICHE DELLA SOSTANZA
La sostanza si caratterizza per il fatto che deve soltanto a se stessa la propria esistenza, non avendo bisogno di altro per esistere. La sostanza non è creata da un essere esterno a se stessa, ma è causa sui (causa di se stessa); nel momento in cui viene pensata, non abbisogna di altro concetto per essere spiegata, in quanto si giustifica da sé. L’autonomia della sostanza è assoluta e totale: si tratta di una realtà autosufficiente, che si regge da sé sia dal punto di vista dell’essere (ontologico) sia dal punto di vista del pensiero (gnoseologico). Definito così il concetto di sostanza, Spinoza può procedere ad identificarla con Dio stesso. La sostanza è increata, eterna, infinita, unica e indivisibile: in altre parole, la sostanza è Dio. Spinoza evidenzia come la sostanza debba per forza essere concepita come increata, perché se fosse stata creata e se non sarebbe più "casa di se stessa", ossia l'ente la cui essenza implica necessariamente l'esistenza. Inoltre la sostanza deve concepirsi anche come eterna, infinita, unica e indivisibile. Tale sostanza si identifica con Dio. La sostanza o Dio, non potendo ammettere fuori di sé nessun’altra entità sostanziale, deve necessariamente identificarsi con il "Tutto". Tutto ciò che esiste è in Dio e nulla è fuori di Lui. Spinoza sostiene che la natura è Dio, o meglio, Dio è la natura. Il Dio di Spinoza, pur collocandosi nella linea naturalistica tracciata dalla filosofia rinascimentale e da Giordano Bruno, se ne discosta nettamente, poiché non ne accetta l’antropomorfismo e il finalismo.
LA CRITICA AL FINALISMO
Concludendo la prima parte dell'Etica, Spinoza critica il pregiudizio finalistico delle religioni e delle filosofie, secondo cui Dio “ ha creato tutte le cose in vista dell'uomo, e poi ha creato l'uomo perché lo adorasse”. Si tratta di un pregiudizio che deriva dal fatto che gli uomini, essendo ignari delle cause delle cose, sono propensi ad attribuire alle cose uno scopo in vista dell'utile soggettivo. Alla fine tale pregiudizio è diventato superstizione e ha messo radici profonde dell'animo umano: questo è il motivo per cui gli uomini si sono sempre sforzati di dimostrare che la natura non fa mai alcuna cosa invano. E, accecati da questi pregiudizi, di fronte agli inconvenienti della natura, non trovarono di meglio che giustificare le calamità altrimenti che come frutto dell'irritazione degli dèi per i peccati degli uomini. E benché l'esperienza dimostra ogni giorno che disgrazie e vantaggi siano indifferentemente distribuiti tra gli empi e i pii, non per questo si superarono quell'inveterato pregiudizio. Proseguendo nella critica, Spinoza osserva ancora che se si ammette che Dio agisca secondo un fine, si snatura profondamente la natura divina, perché si cade nel paradosso della sostanza autosufficiente (causa sui), eterna e perfetta (Dio-natura) desideri qualcosa di cui è priva: Dio che per definizione è tutto, avrebbe bisogno di conseguire qualche altro bene! La conclusione di Spinoza è che tutte le nozioni che il volgo adopera per spiegare la natura non sono altro che il frutto della propria fantasia e che non rivelano la realtà delle cose, bensì solo la costituzione dell'immaginazione umana.
LA CONOSCENZA INTUITIVA DEL MONDO
Per il filosofo esistono tre ordini di conoscenza:
• la percezione;
• la scienza;
• l'amore intellettuale di Dio.
Il primo livello è dato dalla percezione sensibile o immaginazione, che rappresenta le cose in modo parziale, confuso, mostrandole slegate tra di loro: si tratta di un modo erroneo di guardare al mondo, in cui l'intelletto subisce la molteplicità delle sensazioni, senza essere in grado di collegarle adeguatamente. È questo il regno del pregiudizio e della superstizione. C'è poi un secondo livello conoscitivo, quella della scienza, che collega tra loro le cose, stabilendo adeguatamente i nessi tra le cause e gli effetti e formulando le leggi naturali. Ma anche questo secondo livello è insufficiente, perché non sa cogliere l'unità del Tutto -Dio e la natura- e l'infinita varietà con cui il Tutto si manifesta di uomini. Spinoza tratta il terzo genere di conoscenza che egli chiama “amore intellettuale di Dio”: tale conoscenza costituisce la più grande soddisfazione, intellettuale e morale, che l'uomo possa raggiungere. Grazie questo, l'intelletto umano intuisce l'estrema verità del mondo cioè che l'universo è uno infinito, e che Dio e la natura sono la stessa cosa; si tratta di un genere di conoscenza intellettuale in virtù del quale l'uomo conosce il mondo ponendosi dalla prospettiva di Dio stesso.
SOSTANZA, ATTRIBUTI E MODI
Il Dio-sostanza si manifesta al nostro intelletto come l’essere infinito, dotato di infiniti attributi o qualità essenziali. Tra gli infiniti attributi di Dio, noi conosciamo con chiarezza soltanto l’estensione e il pensiero, cioè la materia e la conoscenza. L’estensione e il pensiero non sono due sostanze autonome e indipendenti, ma costituiscono due aspetti della stessa sostanza divina: Dio è pensiero ed estensione. Non solo sostanza spirituale, ma anche materiale: materia infinita, eterna e indivisibile. L’estensione e il pensiero si manifestano, poi, al nostro intelletto, secondo modi concreti e particolari, cioè come corpi (ad esempio un fiore) o come menti e idee (ad esempio l’idea del fiore). I “corpi”sono modi o concretizzazioni dell’estensione, mentre le “menti” e le “idee” sono modi o concretizzazioni del pensiero. Allo sguardo di Dio sul mondo, l’universo si presenta caratterizzato da un rigoroso ordine geometrico, in cui ogni elemento è concatenato all’altro secondo una disposizione necessaria e razionale: si tratta di un universo geometrico rigidamente monistico e panteista, in cui Dio e la natura coincidono. Tuttavia, Spinoza ammette una distinzione, di carattere meramente logico, tra Dio e gli attributi, da una parte – che egli chiama natura naturans o natura causante – e l’insieme dei modi, considerati come effetto, che egli chiama natura naturata o natura causata. Un rigido determinismo domina l’universo spinoziano: Dio stesso non agisce in base ad una volontà libera, ma in virtù delle necessità della propria natura, eterna e perfetta.
L’ORDINE NECESSARIO DELLA NATURA
Nelle pagine del Trattato teologico-politico, Spinoza affronta la questione dei miracoli di cui parla la Bibbia. Queste pagine sono giustamente famose e importanti perché rappresentano un esempio di interpretazione razionalistica dei testi sacri dell’ebraismo e del cristianesimo. La credenza nei miracoli, nasce dall’ignoranza del volgo che, non sapendosi spiegare alcuni fenomeni naturali, ricorre alla potenza divina, la quale avrebbe comandato la sospensione delle ordinarie leggi della natura, per dare una più luminosa manifestazione della sua esistenza. Per il filosofo, nulla accade in natura, che possa violare le sue leggi universali, e nulla che non concordi o non dipenda da esse. Tutto ciò che si verifica, avviene in conformità con le leggi e le regole dell’ordine necessario. Spinoza è il padre della moderna critica biblica, proponendo criteri di lettura che tendono a considerare il testo non come “testo rivelato”, ma come “opera umana”, piena di contraddizioni ed errori, compilato in tempi diversi da autori privi di spirito critico. Lo scopo delle scritture è soprattutto di carattere pratico e politico. Spinoza combatte ogni forma di superstizione, in quanto essa nasce dall’ignoranza e tende a tenere gli uomini sotto l’assillo della paura (dell’inferno) o della speranza (del paradiso). La superstizione, come la credenza nei miracoli, serve al potere ecclesiastico, e non solo, per assoggettare il popolo. Spinoza crede che i veri fedeli sono coloro che praticano l’amore e la giustizia, seguendo i retti dettami della propria ragione senza lasciarsi confondere dal pregiudizio. Ogni credente deve, dunque, mantenere intatta la propria libertà di pensiero –libertas philosophandi- interpretando secondo ragione i dogmi della fede.
RIASSUNTO
• Spinoza sviluppa la tesi dell’unità della realtà affermano che la sostanza è autonoma, infatti è una realtà autosufficiente sui piani ontologico (è causa di sé) e gnoseologico (si giustifica da sé). Inoltre la sostanza è Dio infatti è increata, eterna, infinita, unica e indivisibile, pertanto la sostanza, o Dio, e il mondo costituiscono un’unica realtà tale Dio-sostanza che non ha fini esterni a sé ed è autoproduzione necessaria ed eterna nella quale vi è coincidenza di libertà e necessità.
• Spinoza individua tre ordini di conoscenza:
1. percezione sensibile [passività della mente, idee oscure e confuse]
2. scienza [riconoscimento dei nessi causali e necessari]
3. conoscenza intellettuale [intuizione dell’unità Dio-natura]
Quest’ultima è amore intellettuale di Dio che permette di raggiungere la felicità e di conoscere il mondo secondo la prospettiva di Dio (sub specie aeternitatis).
• Spinoza afferma che la sostanza, Dio-natura, è dotata di infiniti attributi tra i quali PENSIERO ed ESTENSIONE, che si manifestano a loro volta nei modi ossia in MENTI o IDEE e CORPI, secondo un ordine geometrico in base al quale vi è concatenazione necessaria tra gli elementi dell’unica sostanza divina, e vi è un assoluto determinismo, infatti tutto avviene necessariamente secondo le geometriche leggi naturali.
• Spinoza opera un’interpretazione razionalistica dei testi sacri affermando che i miracoli in quanto sospensione divina delle leggi naturali testimonierebbero l’azione di Dio contro la propria natura cioè una assurda e irrazionale falsità funzionale al dominio culturale del potere ecclesiastico quindi il valore dei testi sacri risiede nell’insegnamento morale, non scientifico.
2. L’UOMO, LE AZIONI, LE PASSIONI
VERSO L’ANTROPOLOGIA SCIENTIFICA
In linea con la visione scientifica dell’epoca, anzi “geometrica”, il filosofo olandese affronta lo studio dell’uomo, con una radicalità mai prima riscontrata. I filosofi avevano considerato fino ad allora gli affetti e il modo di vivere degli uomini non come cose naturali, che seguono cioè le comuni leggi della natura, ma come fenomeni che sono al di fuori di essa. Insomma, nota Spinoza, nessuno ha determinato con geometrica precisione la natura e la forza degli affetti umani. Naturalmente, Spinoza ritiene che nulla sia incompatibile con la ragione, che è la legge stessa del mondo naturale e umano: Nella natura nulla accade che possa essere attribuito ad un suo vizio. Rompendo con la tradizione umanistica e retorica, Spinoza non esita ad analizzare le azioni e le passioni umane in modo obiettivo , come la geometria tratta “le linee, le superfici, o i corpi”. L’agire umano viene a configurarsi come l’espressione della vitalità stessa dell’uomo: l’uomo è desiderio, e agisce in vista di quello che giudica il proprio bene, evitando quello che gli sembra male. Il desiderio è l’essenza stessa dell’uomo, ossia è lo sforzo (conatus) di autoconservazione, con cui l’uomo tende a preservare nel proprio essere. Spinoza demolisce l’etica prescrittiva, e fonda una visione morale di tipo naturalistico e descrittivo, tendente cioè semplicemente a comprendere le azioni e le passioni, senza condannare né giudicare. Tuttavia, sebbene non ammetta valori o principi trascendenti, l’etica spinoziana non è senza fondamento, perché essa si basa sulla ragione, l’unico strumento di cui l’uomo dispone che sa in grado di illuminare la condotta pratica (oltre che teorica). È dunque la ragione che aiuta l’uomo a capire ciò che per lui è veramente bene e utile.
L’ANALISI DELLE PASSIONI
L’etica di Spinoza assume la razionalità come modello assoluto di vita, come atteggiamento teorico e condotta pratica. Nulla sfugge alla ragione, non la religione, né l’etica, né la politica. Anche i sentimenti umani e gli affetti trovano la loro regolazione nella ragione che non fa loro violenza, ma li eleva e potenzia, orientandoli in positivo verso l’utile, che costituisce il bene dell’uomo. È la ragione, dunque, che sostiene l’“agire” dell’uomo, ma anche il suo “patire”, cioè l’urto delle passioni o dei sentimenti che possono essere contrarie al raggiungimento del bene dell’uomo. A differenza delle azioni, dunque, le passioni possono essere cattive, quando non sono illuminate dalla ragione. Una volta affermato che l’uomo è desiderio, Spinoza può procedere a distinguere le passioni in due grandi tipologie: quelle che aumentano la potenza dell’agire umano e quelle che la diminuiscono. Le prime sono di per sé buone, le seconde cattive. Da questi affetti fondamentali (primari) derivano, con geometrica necessità, tutti gli affetti secondari e le passioni e, in particolare, l’amore e l’odio. L’amore è letizia accompagnata dall’idea di una causa eterna, la persona amata e, sebbene possa andare incontro a eccessi negativi, in linea di massima è buono. L’odio, al contrario, non può mai essere buono, perché quando siamo presi dall’odio “ci sforziamo di distruggere l’uomo che odiamo”. Godere delle cose entro i limiti della ragione è proprio dell’uomo saggio. Tutto ciò che esalta il corpo e la mente dell’uomo è bene e va perseguito come tale, in modo ragionevole e sensato. Tutto ciò che ci spaventa e atterrisce è male in sé, anche se a volte può rivestire un significato positivo in quanto concorre a frenare un eccesso di letizia.
COMPRENDERE LE PASSIONI
Per Spinoza l’uomo agisce sempre in vista del proprio utile: in ciò egli non è propriamente libero, ma condizionato dalla natura del proprio essere. Tuttavia per l’uomo si prospetta un’alternativa importante: agire in vista dell’utile in maniera passiva, cioè subendo la schiavitù delle passioni, oppure in maniera attiva e intelligente, assumendo consapevolmente la direzione del proprio bene. La vera libertà non consiste nel negare o reprimere il desiderio e i sentimenti (gli affetti), bensì nel rischiararli mediante la luce della ragione. Le passioni si presentano tuttavia come idee opache e confuse, di fronte alle quali l’uomo è per lo più passivo. Al contrario, colui che cerca di comprenderle, rendendosi conto della loro necessità naturale, le eleva a idee chiare e distinte, trasformandole in stimoli positivi per agire bene, cioè in vista del proprio utile. Le passioni sono negative soltanto nella misura in cui agiscono da idee inadeguate, mentre sono annoverate tra le virtù quando sono generate da idee chiare e distinte. L’ideale di vita che emerge dalla riflessione spinoziana non è la rinuncia o il sacrificio, bensì la gioia e la soddisfazione di sé. Il saggio non reprime i propri desideri, ma sa coordinarli in modo razionale in vista della conservazione e del perfezionamento di sé: in ciò consiste propriamente la virtù. Il senso generale dell’etica delle passioni di Spinoza è che le passioni non vanno derise o cancellate, ma comprese. La paura e la speranza devono essere evitate, perché sono due passioni che angustiano sempre l’uomo. Per Spinoza sono passioni da evitare, perché imprevedibili e mutevoli, connesse alle idee inadeguate di un lontano dolore o di una gioia. La paura è la passione di cui è facilmente preda la moltitudine e su di essa si fonda la superstizione e il fanatismo; la speranza nasce da uno stato di insoddisfazione presente e dall’idea di una cosa, futura o passata, del cui avvento in qualche modo dubitiamo.

LA NATURA SOCIALE DELL’UOMO E LO STATO
Spinoza pone la nascita dello Stato e della politica non in una passione negativa, ma in un sentimento positivo: la ricerca dell’utile che viene meglio conseguito attraverso la cooperazione sociale. La conoscenza razionale della propria potenza di esistere (la vix esistendi) apre all’uomo l’orizzonte dell’alterità: la società e la politica sono il luogo necessario della realizzazione dell’individuo. A differenza degli epicurei e degli stoici, Spinoza non predica l’atarassia né l’allontanamento dalla vita politica. Per quanto l’uomo nella società debba obbedire alle leggi comuni e perdere qualcosa della sua libertà personale, tuttavia lo Stato non deve essere assoluto e deve rispettare la libertà di pensiero e di espressione degli individui: il potere dello Stato non deve basarsi sulla paura e sulla prepotenza. Spinoza crede che lo Stato debba avere un potere esteso, debba limitare l’arroganza delle Chiese e delle religioni, debba stabilire cosa è giusto e cosa è ingiusto. Nella società civile, gli individui devono accettare di sottostare alle leggi comuni, emanate dallo Stato. Tuttavia, Spinoza ritiene che lo Stato non possa trasformarsi in tirannide, comprimendo totalmente la libertà individuale. Per il filosofo, se lo Stato tiranneggia gli individui,smette di avere un senso e diventa qualcosa di innaturale e malvagio. Il fine dello Stato è quello di mantenere la pace e la sicurezza della vita, non di abbrutire gli esseri umani. Nel modello politico di Spinoza, si profila con chiarezza una visione di tipo democratico: alla base del pensiero democratico spinoziano si pone l’idea chiave di tutto il suo sistema, secondo cui l’individuo non è un semplice pezzo di una macchina, ma una concreta manifestazione della divinità. Per quanto l’obbedienza alle leggi dello Stato sia un dovere, tuttavia mai lo Stato potrà sopprimere la libertà di pensiero e di espressione dei cittadini: pensieri e sentimenti sono patrimonio di ciascuno, e nessuno potrebbe rinunciarvi. Infatti, Spinoza sa bene che gli uomini non sanno tacere: non sanno tacere i saggi e i prudenti, non sa tacere la gente comune. Parlare e confidare agli altri i propri pensieri è una caratteristica comune e diffusa. Sarà dunque oppressivo e ingiusto quel governo che vorrà sopprimere la libertà di espressione, mentre darà prova di misura quello che riconoscerà a chiunque tale libertà.
RIASSUNTO
• Spinoza compie uno studio dell’uomo secondo il metodo geometrico, infatti tutti gli aspetti della realtà, quindi anche gli affetti umani, derivano dalla necessità della natura.
• Egli afferma che l’essenza dell’uomo è il desiderio, ossia lo sforzo di autoconservazione in base al quale egli tende a perseverare nel proprio essere; pertanto i concetti di buono e cattivo vanno riferiti a ciò che è desiderabile in quanto utile alla vita e indesiderabile in quanto dannoso alla vita. Ne consegue che le passioni non vanno condannate, ma vanno comprese alla luce della ragione, quest’ultima
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Esempio



  


  1. Rosalinda

    riassunto sulla filosofia di spinoza