SMITH

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Categoria:Filosofia

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Testo

SMITH
1723 – A. Smith – 1790
“Ricerca sulla natura e le cause delle ricchezze delle nazioni”
Smith non è il solo nella cultura illuministica ad essersi interessato di economia, ma è sicuramente colui che ha ispirato quella cultura economica, cioè il liberismo, che è stata la traccia dello sviluppo e della crisi del capitalismo.
Il liberismo è nato e si è sviluppato insieme al capitalismo, ma oltre ad esserne la sua forza, ne ha anche segnato la crisi a causa delle sue contraddizioni interne.
Oggi abbiamo ancora scuole neo-liberiste come i Chicago – Boys che ancora oggi riconoscono validità del liberismo economico. Personalità come Reegan e Tatch ancora ispirati al liberismo.
Smith è un autore che oggi ha ancora molto da dire sui problemi economici e le cui idee vengono contestate da chi ritiene che la ricetta liberista alla fine venga pagata dai soggetti più deboli, in quanto produce ricchezza solo per pochi.
Smith ritiene quindi che il mercato debba essere lasciato ai suoi automatismi, libero da impedimenti e restrizioni giuridiche, perché solo in questo modo, oltre alla ricchezza del singolo viene prodotto anche il benessere della collettività.
Man mano che nell’800 e nel 900 i movimenti operai si consolidavano, accadeva che l’opposizione a Smith e al capitalismo aumenta.
Tra i frutti più significativi della cultura illuministica c’è di sicuro la nascita del moderno pensiero economico.
Prima del 700 non erano mancati spunti di analisi economica sia nell’Antichità che nel Medioevo pensando alle riflessioni di Aristotele e S.Tommaso.
Tuttavia
In questi contesti l’attività economica veniva sempre subordinata ad una finalità extra – economica.
Infatti, per Aristotele l’economia era subordinata all’interesse supremo della polis,mentre per S. Tommaso doveva essere subordinata ai principi etico- religiosi.
In ambo i casi, l’economia occupava una posizione subalterne nei confronti di altre discipline. menti operai si conolidavano,golo viene prodotta anche quella ero da impedimenti e restrizioni giuridiche, i
Soltanto tra metà 600 e inizio 700 con la Rivoluzione Industriale e con lo sviluppo della produzione con cui si avvia al capitalismo, accade che l’analisi economica si sviluppi compiutamente ed organicamente per poi sciogliere la propria condizione di subalternità verso politica- economia- religione e metafisica.
L’economia guadagna così la propria autonomia.
Il 600 aveva perseguito la cosiddetta politica economica del mercantilismo o colbertismo o protezionismo dal nome del Ministro delle Finanze di Luigi XIV, fondato sul principio che bisognasse drasticamente aumentare le esportazioni e diminuire drasticamente le importazioni e soprattutto si caratterizzava per la convinzione di assegnare la centralità nell’economia allo Stato, che non era soltanto un modello di organizzazione politica ma anche uno dei principali soggetti economici.
Nel 700 si sviluppa invece un nuovo pensiero economico di cui Smith ne è il motore, in quanto è da considerare come il fondatore della scienza moderna economica, anche se bisogna precisare che la sua opera è per molti versi influenzata dalla Fisiocrazia (diffusasi in Francia) che ha preceduto alcune idee di Smith.
Il legame tra liberismo e fisiocrazia sta nell’idea della completa libertà economica (LAISSEZ FAIRE e LAISSEZ PASSER) e di scambio, cioè la convinzione che l’attività economica debba essere lasciata completamente libera ai suoi meccanismi interni senza essere intralciata da legislazioni statali e regolamentazioni che in tal caso non farebbero altro che far venir meno il dinamismo dell’economia.
Bisogna quindi svincolare l’economia da eccessive giurisdizioni nei rapporti di scambio. Più libero è, più il mercato riesce a produrre effetti. I liberisti quindi guardano di cattivo occhio l’entrata dello stato all’interno del sistema economico.
La differenza invece risiede nel fatto che mentre per la fisiocrazia soltanto la produzione agricola è la fonte della ricchezza, per il liberismo economico la fonte principale di ricchezza è la manifattura cioè l’industria.
I presupposti filosofici all’opera di Smith di esaltazione del mercato sono:
- utilitarismo
- individualismo
2 scuole particolarmente vicino all’illuminismo anglosassone.
Smith pensa che l’individuo debba essere lasciato libero di perseguire il proprio tornaconto individuale.
È’ l’egoismo individuale secondo Smith la molla dell’impresa economica che permette lo sviluppo dell’economia.
Infatti, dice Smith, non bisogna pensare che chi si lancia nell’attività economica lo faccia per umanità, ma solo per il proprio interesse, e quanto più egli persegue il proprio tornaconto, tanto più avremmo lo sviluppo del mercato.
In altre parole, l’uomo è spinto dal piacere e dalla ricerca della ricchezza, questi desideri continui spingono l’uomo ad accumulare beni all’infinito e facendo in modo che questa accumulazione sia sempre maggiore, si ottiene un vantaggio anche per l’intera collettività, con miglioramento dell’economia e quindi effetti benefici per la società.
Quindi l’uomo è spinto dal criterio del massimo tornaconto individuale, ciò determina una competizione tra diverse persone che vogliono tutte raggiungere il proprio max tornaconto, questa competizione produrrà effetti benefici non solo ai singoli ma anche all’intera collettività.
Questo meccanismo è espresso attraverso il concetto della mano invisibile, una sorta di provvidenza laica che nell’organismo sociale opera come principio armonizzatore della società.
Quindi, il perseguimento dell’utile non porta a disuguaglianze economiche, anzi ne determina sviluppo e sicurezza.
Infine, è sbagliato dire che liberismo è uguale a nessuna regolamentazione poiché Smith pensa che sia necessario che nessun soggetto raggiunga posizioni di monopolio e di comando al fine di salvaguardare la libertà economica. E’ necessario quindi che lo stato non sia un soggetto economico, ma che operi al fine di stabilire le soglie oltre il quale non si può andare.
In definitiva il paradosso smithiano sta nel credere che l’efficienza dell’economia stia in un equilibrio tra economia che deve essere lasciata libera ai suoi automatismo e funzione dello stato,al fine di evitare rischio formazione monopoli. Se ne manca uno l’economia non può funzionare.
Samuelson a proposito di Smith dice che bisogna innanzitutto partire dalla considerazione che un individuo che decide di iniziare un’attività d’impresa economica è spinto dal desiderio di incrementare il proprio guadagno, ma c’è un paradosso: più il singolo individuo si muove x massimizzare il proprio guadagno individuale, più questa attività pone le condizioni affinché si possa massimizzare l’utile collettivo con una conseguente crescita del benessere dell’intera collettività.
Questo effetto appena descritto è chiamato da Smith MIRABILE ARMONIA. Nella concorrenza agisce un principio di stabilizzazione sociale ce è detto MANO INVISIBILE, che è da intendersi come la convinzione di Smith che attraverso la concorrenza ci sia un concetto di stabilizzazione e crescita dell’economia, a differenza di chi vede nella concorrenza fonte di disuguaglianza.
Smith ad esempio sostenuto da Eraclito, secondo cui il conflitto stava alla base dell’armonia.
I concetti di Smith torneranno più volte nella storia . Ad esempio Marx nel Capitale fa un ingente uso di concetti tratti dall’opera di Smith.
A Smith si deve l’idea che la merce abbia un doppio valore:
VALORE D’USO: destinazione d’uso di un prodotto, cioè il suo venir incontro a bisogni fisici o spirituali.
VALORE DI SCAMBIO: è quello più importante ed indica quel valore che garantisce ad una merce di essere scambiata sul mercato con altre merci.
Il valore di scambio nelle economie pre – moderne o primitive era dato dalla quantità di lavoro socialmente necessario a produrlo, cioè dipendeva dalla quantità di tempo necessario per produrlo.
+ tempo x produrre, + valore di scambio
- tempo x produrre, - valore di scambio.
Nelle economie moderne(capitalismo), invece, il valore di scambio è la risultante di 3 fattori:
- lavoro o salario
- capitale o profitto
- terra o rendita
Smith introduce queste categorie di cui Marx farà uso x attaccare il Capitalismo.
Marx infatti dell’economia classica:
- apprezza capacità di essere potente fotografia del sistema produttivo classico
- obietta eternizzazione del sistema capitalistico, cioè il considerarlo l’unico sistema economico possibile.
Smith sostiene inoltre uno strettissimo legame tra produzione di beni e distribuzione dei redditi.
C’è un rapporto di diretta proporzionalità tra produzione dei beni ed incremento e quindi ditribuzione4 dei redditi.
Il reddito può crescere solo nella misura in cui cresce il PIL, cioè i beni prodotti da uno stato ed inoltre si può incrementare l’occupazione solo nella misura in cui cresce la produttività media di uno stato.
Inoltre, il ruolo fondamentale lo riveste l’offerta di beni, che crea le condizioni affinché si possa incrementare e sviluppare il sistema economico, poiché secondo Smith i beni prodotti vengono sempre domandati dal mercato.
Si crea il seguente circolo:
1. OFFERTA DI BENI( produzione)
La produzione di beni comporta che si debbano pagare dei salari, ciò comporta:
2. DISTRIBUZIONE DEI REDDITI
Se ci sono più salari aumenterà anche la capacità d’acquisto
3. CRESCITA CAPACITA’ D’ACQUISTO
Se cresce la capacità d’acquisto cresce anche la domanda
4. AUMENTO DOMANDA
Se cresce la domanda è necessario un aumento dell’offerta, si ha quindi un ulteriore stimolo della produzione di merci.
1. OFFERTA DI BENI
Da questo ragionamento emerge la convinzione di Smith secondo cui non ci può mai essere una condizione di sovrapproduzione né di sottoproduzione perché tra offerta globale e capacità di consumo c’è sempre perfetta parità.
Offerta globale coincide sempre con la capacità di consumo.
Bisogna dire che anche se questa convinzione sbagliata, fu formalizzata dalla legge economica SAY, secondo cui il ciclo economico per gli economisti moderni presenta sempre una perfetta coincidenza tra offerta globale e capacità di consumo. La storia invece ha dimostrato l’esatto contrario, ponendoci dinanzi a continui squilibri.
Smith è stato un fermo assertore del mercato concorrenziale e contrario ad interventi dello stato nell’economia.
Il mercato di Smith però non è una giungla senza regole, poiché nonostante egli creda che ogni eccessivo intervento dello stato nell’economia produce solo effetti negativi, comunque il mercato concorrenziale si deve dare delle regole affinché vengano eliminate le possibilità di formazione monopolistica e quindi di dominio. Ciò porterà allo sviluppo delle leggi anti - trust, poiché per avere mercato libero è necessario che non ci siano posizioni di comando.
A Smith dobbiamo in oltre anche un’attenta analisi del sistema capitalistico che parte innanzitutto dalla premessa che nel 1700 c’è stata la riv.industriale con la tecnica che è stata massicciamente applicata all’agricoltura con questi effetti:
- crescita enorme della produttività, da non confondere con la produzione.
PRODUTTIVITA’: relazione tra volume merci prodotto e tempo in cui queste merci vengono prodotte
PRODUZIONE: volume globale delle merci prodotte.
- Questo notevole aumento della produttività ha portato ad accumulazione di risorse, quindi alla crescita del profitto(surplus)
- liberazione parte della manodopera che prima era impiegata nel lavoro dei campi, al fine di impiegarla nella produzione di altri beni, cioè destinarla alla manifattura.
Quindi i fattori che hanno favorito l’avvento del capitalismo sono:
1. sovrappiù agricolo dovuto ad un incremento della produttività con l’accumulazione di un surplus
2. liberazione parte della manodopera prima obbligata al lavoro nei campi.
Le risorse accumulate sono state quindi sottratte al risparmio e alla rendita per essere destinate all’investimento in nuove attività industriali, cioè la manifattura, destinate alla produzione di beni e servizi.
Il capitalismo può nascere quindi perché c’erano sia le risorse da investire che la manodopera.
Smith compie inoltre compie una chiara esaltazione della borghesia, caratterizzata da 3 elementi:
1. INDUSTRIOSITA’
2. PROPENSIONE AL RISPARMIO, risparmiare quando è necessario risparmiare
3. DISPONIBILITA’ AL RISCHIO D’IMPRESA, investire quando è il momento giusto.
La borghesia ha quindi la capacità di scegliere quando è il momento di investire e quando è il momento di risparmiare.
Di questa virtù non se ne avvale solo la borghesia, ma anche e soprattutto l’intera collettività.
Smith si avvede inoltre che ci sono settori in cui il privato non ha interesse ad agire, come la scuola o la sanità, a causa dei bassi profitti.
In questo campo, secondo Smith, lo stato deve intervenire , facendosi carico di fornire questi servizi, anche opre pubbliche.
Sarà pur vero che lo stato deve garantire istruzione pubblica ecc.., ma senza il fiato sul collo della concorrenza, da un lato si tranquillizza, ma dall’altro si impigrisce.
L’impresa pubblica, nonostante il pregio di intervenire laddove il privato non ha interesse ad operare, ha 2 grossi difetti:
1. non è spinta al miglioramento, perché non sente al paura della concorrenza
2. dimensione troppo burocratica
Il mercato libero di Smith non si deteriora mai in monopolio perché al suo interno quei meccanismi di auto – regolamentazione, ciò quelle risorse che gli permettono di risolvere questo pericolo.
Il mercato libero non è una giungle, lo stato fissa i paletti.
Facciamo infine un breve confronto liberismo con marxismo:
LIBERISMO: l’economia deve essere lasciata alle sue interne auto – regolamentazioni, perché in tal caso produce benessere non solo per individuo ma per l’intera collettività.
MARXISMO: critica l’assunto di base del liberismo, in quanto vede nella tendenza anarchica del mercato libero la causa delle disuguaglianza e della radicalizzazione del conflitto sociale.
Chi è ricco, diventa ancora più ricco, chi è povero, diventa ancora più povero.
Lo stato, quindi secondo Marx, si deve far carico di regolamentare l’attività economica.

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