Si può accettare il male?

Materie:Tema
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Testo

Confilosofare: Si può accettare il male?

Non è possibile fornire una completa definizione di male se non dopo aver analizzato le diverse forme in cui esso può essere distinto. Infatti, essendo un’entità parzialmente astratta, al fine di identificarlo al meglio, il male è differenziabile in tre forme: male fisico o dolore, male morale e male metafisico. Il male fisico è il più semplice da definire in quanto non si tratta di un concetto astratto, bensì di una sensazione concreta. Il male fisico viene infatti percepito direttamente dai sensi ed è causato da agenti esterni al corpo in sé come le malattie o la morte: esso è riconducibile a uno stato di dolore e di sofferenza corporea durante la quale viene meno la condizione di benessere e di salute alla quale tende costantemente il corpo stesso. Le altre due categorie, essendo astratte, sono invece più difficili da spiegare. Il male morale è ciò che è eticamente cattivo o sbagliato. In netta contrapposizione al bene, che è invece ciò che possiede un valore morale al raggiungimento del quale, secondo Socrate, l’uomo aspira naturalmente, il male corrisponde all’ingiustizia che è contraria alla natura umana: sempre secondo il filosofo di Atene, l’uomo può commettere il male solo in quanto è ignorante e non perché decide liberamente di compierlo. Infine il male metafisico non consiste in un concetto in sé, bensì in una serie di domande che vengono poste per poter indagare aldilà dei dati dell’esperienza e pervenire ad una spiegazione del principio essenziale del male. Infatti molti filosofi, dopo averne ammessa l’esistenza, hanno cercato di capire se il male sia un prodotto della natura, intrinseco in se stessa, oppure se sia qualcosa di estraneo ad essa, che è perfetta e buona. Dal punto di vista ontologico, secondo Platone e Aristotele, il male, in quanto contrario del bene e quindi dell’essere, si configura come una privazione di essere, cioè il non essere. Quindi, seguendo la loro interpretazione, dato che tutto ciò che esiste è stato creato dalla Natura, allora il male non viene direttamente da quest’ultima, ma è un accidente della realtà.
In conclusione il male può esser definito come un’entità, esistente nella realtà, in parte concreta e in parte astratta la quale è ingiusta, disonesta e avversa alla natura umana, in quanto ne provoca sofferenza e distruzione dal punto di vista fisico o morale.
Per quanto riguarda le risposte che sono state date nel corso dei secoli riguardo al problema del male, ritengo che, dal punto di vista logico, la risposta più efficace sia quella fornita da Eraclito in quanto il bene e il male vengono identificati come due entità esistenti ed opposte in continua lotta tra loro. Questo giustificherebbe l’alternarsi di momenti positivi con altri negativi all’interno della vita umana. Ma, uscendo da piano prettamente logico, l’argomentazione più valida e più vicina alla condizione umana è quella religiosa: infatti la risposta dialettica e quella etica non fanno altro che svalutare l’uomo, in quanto lo privano della libertà di scelta tra bene e male. Il male, essendo un’entità in parte astratta, non può essere compreso dall’uomo nella sua totalità attraverso la sola ragione e dunque non può esser spiegato con un discorso dialettico, bensì solo facendo ricorso ad un’entità altrettanto trascendente, cioè la divinità.
Ritengo dunque che il problema del male possa essere affrontato solo in parte in modo razionale, indagando nella realtà e cercando delle risposte con le nostre capacità intellettive, perché la ragione umana ha i suoi limiti oltre ai quali l’uomo può fare affidamento soltanto sulla propria fede. È impossibile appropriarsi di un concetto parzialmente astratto contando solamente sull’intelletto, ma è sempre necessario l’intervento della fede o della credenza.

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