Materie: | Appunti |
Categoria: | Filosofia |
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Data: | 22.12.2000 |
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Caratteri generali dello scetticismo.
Lo scetticismo (da skиpsis, che significa ricerca), non va considerato come una scuola a sи. Nello scetticismo antico convergono posizioni ed esperienze diverse: esso esprime soprattutto un atteggiamento di stanchezza verso i sistemi definitivi, una posizione critica verso le pretese dei filosofi dogmatici di poter cogliere l'essenza della realtа, la veritа delle cose. Lo scetticismo prenderа forme diverse: ma resta motivo comune la ricerca a ogni forma di sapere che voglia presentarsi come definitivo e capace di esaurire nella ragione umana tutta la complessitа del mondo fisico e dei suoi fondamenti; in corrispondenza alla rinuncia ad ogni sapere dogmatico, lo scetticismo indicherа forme di comportamento aderenti alla piщ complessa e problematica condizione umana. Sotto questo aspetto и chiaro perchи lo storico antico dello scetticismo, sesto empirico, proponesse come antecendenti dello scetticismo Parmenide, Gorgia e Socrate, ma, sotto questo aspetto, anche Platone. Storicamente pertanto lo scetticismo va condsiderato a seconda delle posizioni e dei sistemi con cui esso entra in polemica.
La nozione di tempo и stata costantemente oggetto di riflessione spesso da punti di vista molto differenti, nel corso della storia della filosofia. Per definirla occorre quindi ricostruirne geneticamente lo sviluppo.
Il concetto di tempo si diversifica secondo che lo si consideri sotto l'aspetto oggettivistico, in cui il tempo e visto come qualcosa di reale e di assoluto in sé, indipendentemente da relazioni col mondo esterno e col soggetto umano, o sotto la visuale soggettivistico-idealista, che pone l'origine prima del tempo nel soggetto. Un posto a parte ha la concezione del tempo nel pensiero esistenzialista contemporaneo. Fondamentalmente realista e oggettivista e – pur nelle diverse impostazioni – il concetto che del tempo ebbero i pensatori greci, dai pitagorici a Platone, che scorgono nel tempo l'immagine – in movimento, ma movimento ciclico, sempre ritornante, come nei cicli degli anni, delle stagioni, dei movimenti regolari degli astri – dell'eternita e immutabilita dell'essere. Nella sua Fisica Aristotele definisce il tempo la “misura del movimento”, cioe l'espressione misurabile dei movimenti, regolari e costanti, della vita del cosmo. Ripresa in forma diversa dalle maggiori scuole postaristoteliche, nonché dai principali pensatori del Medioevo cristiano, questa concezione fu tuttavia trascurata dal pensiero religioso del mondo tardoantico. Plotino infatti identificava il tempo con la vita stessa dell'anima, col suo passare da un momento all'altro della sua esistenza interiore; Sant'Agostino, basandosi sulla tridimensionalita del tempo, asserisce che il futuro e “atteso”, il passato “ricordato”,solo il presente e autentica temporalita, anche se sempre fluente fra le altre due dimensioni. Il concetto aristotelico del tempo rimase tuttavia dominante nella filosofia sino a Kant, il quale invece opero una vera rivoluzione definendo il tempo un'“intuizione pura a priori”, la “forma del senso interno”. Ben lontano dal concepirlo come una dimensione assoluta, Kant scorge in esso piuttosto una condizione fondamentale della possibilita della percezione, e quindi della conoscenza stessa. Ora, il concetto kantiano di tempo, interpretato in modo unilaterale come di fatto avvenne nell'idealismo tedesco, conduce indubbiamente a riduzioni soggettiviste che tradiscono il genuino pensiero di Kant, la cui analisi del tempo va integrata con quelle pagine dell'analitica dei principi dove egli identifica l'ordine della successione temporale con l'ordine causale dei fenomeni: tesi riproposta ai nostri giorni da Reichenbach e applicata anche alla teoria einsteiniana, che vede sempre nel tempo un valore di successione causale, negando solo l'unicita e l'assolutezza di un tale ordine. Un tempo “coscientizzato” e poi nuovamente contrapposto al tempo “spazializzato” della scienza contemporanea, in molte correnti spiritualiste a partire da Bergson; e anche nella fenomenologia husserliana, pur su uno sfondo molto diverso, si assiste a un'interpretazione del tempo come corrente di esperienze vissute. Una concezione filosofica del tutto peculiare del tempo nasce invece col moderno esistenzialismo, e soprattutto con Heidegger, nella sua opera intitolata Essere e Tempo. Nella sua interpretazione dell'“esserci” in termini di possibilita, di progetto e anticipazione, Heidegger afferma infatti il primato esistenziale del futuro, in cui consiste quella temporalita autentica che il filosofo contrappone all'inautentica temporalita del tempo databile e misurabile.
Nella storia della filosofia occidentale и dapprima prevalsa la concezione realistica del tempo: il tempo и un flusso unico e omogeneo, nel quale sono immerse le cose soggette a mutamento. Per il pensiero greco tale flusso и per lo piщ circolare e il suo simbolo и la ruota: il fiume del tempo ripercorre il proprio letto, nel quale sorgente e foce si saldano, secondo cicli eternamente ricorrenti. Parmenide e Zenone, negando il movimento, coinvolsero nella negazione anche la realtа del tempo: secondo Parmenide, l'essere и “sempre ora tutto insieme” e “la Dike non gli ha concesso il nascere e il perire”. Il tempo diviene cosм mera apparenza e reale и solo l'immobile presente dell'eternitа. Aristotele definм il tempo come “misura del movimento rispetto al prima e al dopo”; anche per lui, come per Platone, esiste una realtа privilegiata, immutabile e necessaria allo stesso modo dell'essere parmenideo, che si colloca fuori del tempo. L'interiorizzazione del tempo e la sua riduzione a dimensione della coscienza sono nel pensiero antico posizioni tipiche di Plotino e di sant'Agostino. Per il primo il tempo esiste solo come successione di stati all'interno dell'“anima del mondo”. Il secondo propose la celebre identificazione del tempo con la “distensione dell'anima” (distensio animi): il passato e il futuro hanno realtа solo nel presente della coscienza, come memoria e come aspettazione. Il pensiero cristiano non rifiutт tuttavia la nozione realistica del tempo e precisт solo meglio, sulla linea del Timeo platonico, l'origine e i confini di esso: il tempo и nato con la creazione del mondo (e dunque per sant'Agostino ogni domanda sul “prima” della creazione и priva di senso) e finirа con la fine di esso (la fine del mondo и “il compimento del tempo”).
L'oggettivitа del tempo и alla base della meccanica e della cosmologia di Newton: per lui come per Samuel Clarke il tempo и un attributo di Dio. Questo “tempo assoluto” и una successione uniforme, che puт essere misurata (“tempo relativo”) facendo riferimento ai movimenti celesti. La costruzione “psicologica” della nozione di tempo и tipica dell'empirismo: l'idea di tempo, per Locke, Berkeley e Hume, rimanda necessariamente all'esperienza interiore del fluire degli stati psichici e della successione delle idee nella mente. Anche Leibniz respinse per parte sua la nozione del tempo come proprietа oggettiva delle cose e lo definм “l'ordine dei fenomeni successivi”. Kant cercт di superare le difficoltа insite tanto nella concezione realistica quanto nella fondazione psicologica del tempo con la sua soluzione “gnoseologica”. Il tempo non и né un flusso oggettivo né un'ipostasi nominale del modo di presentarsi dell'esperienza interna: esso и una “intuizione pura” e l'intelletto puт costruire l'ordine causale del mondo solo sulla base di tale forma a priori della sensibilitа. Mentre l'idealismo classico tedesco vide nel tempo la forma astratta del movimento della coscienza o dello spirito in generale (e su questa posizione sono anche Croce e Gentile), Bergson distinse il tempo reale (durata), con il quale si identifica il processo stesso della vita interiore e dell'evoluzione creatrice, dal tempo “spazializzato”, riduzione di quell'impetuoso flusso che avanza gravido dell'intero passato a successione senza vita di istanti tutti uguali. Ma la nozione classica del tempo come ordine seriale unico e omogeneo, non importa se sussistente in sé o solo all'interno di una coscienza, и entrata in crisi anche e soprattutto in seguito alle grandi svolte della fisica moderna. L'irreversibilitа dei fenomeni studiati dalla termodinamica non si inquadra nello schema di un tempo omogeneo, fatto di momenti tutti uguali, cosм come la relativitа di Einstein esige che siano accettate come fisicamente reali serie temporali diverse, in dipendenza delle velocitа dei moti in cui possono essere coinvolti i vari osservatori. Il problema del tempo и stato infine affrontato dall'esistenzialismo, in particolare da Heidegger e da Sartre, secondo una prospettiva originale. Il tempo non и piщ per essi una struttura necessaria dell'essere, ma la condizione dell'esistenza come possibilitа e progetto. Il futuro, luogo delle nostre scelte e anche della virile decisione anticipatrice, diviene in tale concezione la dimensione fondamentale del tempo e la chiave del suo significato metafisico. Gli orientamenti della riflessione filosofica contemporanea sul tempo sono in larga misura condizionati dalle impostazioni della fisica relativistica e della metafisica esistenzialistica.
Dike, in gr. Dнke. Mitol. gr. Personificazione di natura filosofico-letteraria della Giustizia. Insieme con le sorelle Eunomia (Buon Ordine) e Irene (Pace), nate anch'esse da Zeus e da Temi, fu considerata il principio fondamentale di ogni societа civile. Vissuta in mezzo agli uomini con il compito di riferire a Zeus i loro misfatti, nell'etа del bronzo abbandonт, ultima fra gli dei, la Terra per salire in cielo, dove, con il nome di Vergine, si collocт fra le costellazioni dello Zodiaco. (И detta anche Astrea.)
- Icon. La rappresentazione piщ antica di Dike и quella documentata da Pausania sull'arca di Cipselo. La dea ricorre abbastanza frequentemente nel repertorio della decorazione vascolare, con aspetto giovanile e sguardo penetrante, come nell'anfora di Panfeo a Vienna e in un vaso della Collezione Santangelo a Napoli. Nel campo della plastica, sono identificati con Dike un torso da Epidauro al Museo nazionale di Atene e una figura che brandisce una spada nel sarcofago Borghese.