ricerca divinità artemide (Diana)

Materie:Tesina
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Testo

ARTEMIDE
Artemide è una delle grandi divinità greche, figlia di Zeus e di Latona, sorella di Apollo e identificata dai Romani con Diana. Raffigurata solitamente come fanciulla cacciatrice, armata di arco e di frecce, è simbolo della potenza della Luna che si manifesta soprattutto nel ciclo della fecondità femminile, animale e anche vegetale. Artemide è la dea della caccia e della natura ed è molto vicina agli animali sia curandoli che cacciandoli.
Il Domenichino, “Caccia di Diana” 1617, Roma, Galleria Borghese
Protegge i parti, ma manda anche le doglie e i pericoli mortali del parto. Il suo regno è la selva ed è la signora della natura selvaggia (soprattutto di orsi e di animali mostruosi) cioè appartiene a una sfera del tutto opposta a quella dell’esistenza quotidiana degli uomini. Per la molteplicità dei suoi attributi divenne la dea più popolare della Grecia e fu adorata in tutte le parti del mondo ellenico. Come la natura, che qualche volta è crudele, così è anche Artemide. Ama le sue compagne, le Ninfe, come sorelle e con le quali danza sui prati in fiore, ma le scaccia se si lasciano prendere dall’amore. Essa è rappresentata in abito da cacciatrice con faretra e arco, ha il capo ornato con un falcetto di luna che simboleggia la meditazione, ha delle sembianze attraenti ma è il simbolo della castità e della verginità in quanto conserva la purezza e spesso è accompagnato da un levriero o da un cervo.
Metamorfosi di Ovidio, "Diana e Atteone"
(Libro III, vv.138-253)
E mentre Diana si bagnava lì alla solita fonte, ecco il nipote di Cadmio,
prima di riprendere la caccia, vagando a caso per il bosco che non conosceva
giunse in quel recesso sacro: lì lo conduceva il Fato. Appena egli entrò
nella grotta stillante dalla sorgente, le ninfe, nude come erano, alla vista
del maschio si percossero i petti e riempirono di urla improvvise tutto il
bosco e corsero a disporsi attorno a Diana per coprirla con i loro corpi;
tuttavia la dea più alta di loro le sovrastava tutte dal collo in su.
Il mito di Atteone sbranato dai cani
Figlio di Aristeo e di Autonoe (quest'ultima figlia di Cadmo), Atteone, secondo la tradizione mitologica, educato dal centauro Chirone, diviene un abile cacciatore. Mentre insegue un cervo con un arco e dei cani da caccia entra in un bosco ma non si accorge che è il recinto santo di Artemide, dove lei risiede e ha la supremazia su tutto. Seguendo il cervo arriva fino alla fonte Parteia dove di solito Artemide fa il bagno.
François Boucher, “Diana al Bagno” 1742, Parigi, Museo del Louvre
Quando Atteone si accorge della presenza di Artemide non scappa ma rimane a guardarla cercando di nascondersi dalla sua vista. Vuol vedere senza essere visto come fanno solitamente i cacciatori. Ma lei e le altre Ninfe si accorgono di essere osservate e le Ninfe cercano di coprire Artemide con i propri corpi ma lei, più alta di loro, le sovrasta e si sente violata nella sua intimità così gli da una terribile punizione. Secondo la tradizione mitologica, Atteone venne mutato dalla dea in un cervo e quindi fu sbranato dai suoi cani. Esiste anche una seconda versione nella quale Atteone non venne trasformato in un cervo, ma venne ugualmente sbranato dai suoi cani perchè la dea gli gettò addosso una pelle di animale, aizzando così i cani contro di lui. Il mito dello sbranamento di Atteone ha un precedente nella leggenda di Orfeo fatto a pezzi dalla Baccanti o dalle fiere.
Luigi Varnaballi “Grande Cascata (Bagno di Diana)”, particolare “Diana e Atteone”, 1751, gruppo Marmoreo- Caserta, Parco della Reggia

FONTI: Enciclopedia Rizzoli Larousse 2001, www.libero.it

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