Platone e Marx

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia
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Testo

La Definizione di giustizia che Platone per mezzo di Trassimaco dà nel primo libro della repubblica “il giusto è l’utile del più forte” è un motto per indicare che chi detiene il potere, il più forte emana leggi che garantiscono il proprio tornaconto e la giustizia ha il compito di far rispettare ed osservare certe norme; da questo se ne ricava che è ingiusto, e quindi perseguibile, contrastare il potere dominante.
Ogni governo di qualunque natura, opera e legifera nel proprio interesse cercando di garantirsi la stabilità.
Quest’operazione può avvenire solo se i “sudditi” sono convinti che il loro interesse coincida con quello del gruppo di potere. Questa è la logica stessa del potere, cercare di convincere il popolo che ogni cosa è fatta nel suo interesse in modo da evitare sommosse e ribellioni e conservare il potere.
Una rivisitazione di questo concetto la possiamo ritrovare nella visione che Marx ha della società, infatti, politica e diritto sono interpretati come conseguenze di una serie di rapporti sociali derivanti dalla situazione economica.
Secondo Iacono, questa definizione di giustizia, è estremamente attuale e riflette il rapporto tra potere e giustizia; la politica attualmente è considerata solo amministrazione del potere e non conoscenza critica delle cose del mondo, per questo il popolo sente la politica come una cosa distante da se e non partecipa alla vita democratica dello stato, ma la mancanza di interesse è certamente un buon affare per quei gruppi di potere che si nascondono nello stato democratico e tendono al raggiungimento del loro interesse.
Questa visione complessiva della politica genera scetticismo, senso di impotenza e l’idea dell’impossibilità del cambiamento, è necessario invece, trarre dal motto di Platone la spinta alla partecipazione e all’impegno perché se il potere addomestica la giustizia è indispensabile vigilare.
La democrazia deve essere intesa come diritto ad esercitare la critica ad essere diffidenti e sospettosi verso la tendenza del potere a travestirsi da giustizia, infatti, la democrazia prevede una relazione di potere che tende a favorire la crescita dei più deboli e non può essere considerata uno stato di dominio, in altre parole il tentativo di una certa oligarchia economica di mantenere lo stato di disuguaglianza.
L’attualità di questa frase può essere misurata contando sui giornali, in certi periodi pre elettorali, quante volte si parla di “teoremi accusatori”, di accanimento della giustizia verso questa o quella parte politica.

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