Pascal

Materie:Tesina
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Testo

LA FILOSOFIA ESISTENZIALISTA
Pascal é importante sia come filosofo sia come scrittore e rappresenta uno dei più remoti precursori della filosofia esistenzialista ; indubbiamente egli é un pensatore piuttosto anomalo ed isolato nel suo contesto , che é andato a toccare corde non strettamente legate alla fase storica in cui stava vivendo , che vedeva l' affermarsi sempre più netto del meccanicismo . Egli vive nella generazione immediatamente successiva a Cartesio , il quale aveva appena dato al meccanicismo la veste più netta e radicale . Pascal é un filosofo anomalo nel 1600 perchè , a differenza di tutti gli altri , non si inserisce nel filone meccanicistico , non perchè non nutra interessi scientifici ( egli era anzi bravissimo in matematica e in fisica ) , ma perchè riconosce una netta differenza tra le due dimensioni , quella filosofica e quella scientifico-matematica . Ecco allora che la sua filosofia non sarà molto attenta alle questioni gnoseologiche , bensì si occuperà di quelle esistenziali , delle problematiche che riguardano l' esistenza dell' uomo . La concezione stessa che Pascal ha di Dio é radicalmente diversa da quella dei pensatori del suo tempo : il suo Dio non é quello dei filosofi e degli scienziati , un puro e semplice garante dell' ordine nel mondo ( il Dio cartesiano e aristotelico , per intenderci , la cui esistenza é dimostrabile razionalmente e la cui funzione consiste esclusivamente nel dare l' impulso iniziale al mondo ) ; il Dio in cui crede Pascal é quello di Abramo , di Isacco , di Giacobbe . Il Dio di stampo aristotelico ( il motore immobile ) , quello dei filosofi e degli scienziati é un Dio che serve esclusivamente per spiegare l' origine del mondo , ma che sul piano religioso é totalmente inutile : non é certo un Dio che si può pregare nè , tanto meno , un Dio con cui si può parlare . E' il Dio in cui crederanno , nel periodo illuministico , i cosiddetti deisti , un Dio che rientra nei limiti della ragione e che non necessita di un atto di fede . Pascal non sente il bisogno di credere in un Dio del genere , e preferisce il Dio delle Scritture , un Dio-persona con cui si può parlare e a cui si possono rivolgere preghiere : egli é quindi teista e non deista . Va ricordato a proposito un' esperienza personale vissuta da Pascal nel corso della sua vita : egli dice di aver vissuto un' esperienza intensissima , quasi mistica , che l' ha segnato profondamente . Tuttavia non volle pubblicare una vicenda tanto personale e allora , dopo averla messa per iscritto , se la fece cucire all' interno della giacca cosicchè ne siamo entrati in possesso solo dopo la sua morte . Si tratta di una vera e propria invocazione a Dio , a quello che egli chiama , come accennavamo , il Dio di Abramo , di Isacco , di Giacobbe e non il Dio dei filosofi e degli scienziati . D' altronde , se guardiamo alla filosofia di Pascal , un Dio come quello aristotelico non può avere alcun significato esistenziale . Il Dio di Pascal agisce e credere in lui o meno mi cambia radicalmente il rapporto con il mondo e con la vita ; il Dio aristotelico , viceversa , che io ci credessi o meno , non faceva alcuna differenza : egli si limitava a pensare a se stesso e ad agire come oggetto di amore da parte dei pianeti . Certo anche Pascal si cimenta nel dimostrare l' esistenza di Dio , ma il vero problema che lo assilla , più ancora che se Dio esista o meno , é se valga la pena credere in Dio , quale atteggiamento debba assumere l' uomo per dimostrare l' esistenza di Dio . A lui più che sapere se Dio esista o meno , gli interessa sapere quale risvolto abbia sulla vita dell' uomo il crederci o il non crederci . Bisogna anche qui specificare una cosa sulla vita di Pascal : egli , fin dalla giovinezza , é stato tormentato da mali insopportabili che non l' hanno abbandonato per tutto il corso della vita , conclusasi , in un travaglio fisico e morale , quando egli aveva appena 39 anni . In un certo senso vale per Pascal lo stesso discorso che si tende a fare per Leopardi : avendo trascorso una vita tra tormenti morali e fisici incessanti , é ovvio che abbiano elaborato una filosofia pessimistica ed esistenzialista . Senz' altro questo é in parte vero . Tuttavia bisogna prestare attenzione a non commettere l' errore ( piuttosto frequente ) di dire che essi , per via dei loro tormenti , hanno finito per elaborare una filosofia pessimistica eccessiva , quasi come se avessero deformato la realtà . A spiegarci il suo atteggiamento filosofico pessimistico ed esistenzialista é Pascal stesso : egli sapeva benissimo di parlare in modo drammatico e pessimistico per via del proprio tormento , tuttavia egli sosteneva di non deformare affatto la realtà : diceva che il suo stesso stato morale e fisico gli avessero impedito di essere distratto ( egli usa il termine " divertito " nel senso etimologico latino : " devertere " , allontanare ) dalla realtà . Non é che la sua situazione di sofferenza fosse peggiore rispetto a quella degli altri uomini apparentemente felici , egli dice ; tutti noi ( l' intero genere umano ) siamo nella stessa condizione di infelicità e di sofferenza , ma non tutti ce ne accorgiamo ; solo chi davvero soffre ( Pascal stesso ) non si lascerà distrarre e potrà capire fino in fondo come la nostra vita non sia altro che un' ininterrotta sofferenza , una sofferenza che di volta in volta assume sfumature diverse ( quando uno desidera qualcosa , ad esempio , e non può averlo , ecco che soffre ) . Chi vive " felice " , in mezzo a gioie e a piaceri , in realtà , non si trova in una condizione migliore rispetto a chi soffre : soffre tanto come chi soffre , però non se ne rende neppure conto , é ignaro di ciò che gli sta succedendo . Secondo Pascal la condizione dell' uomo é intrinsecamente miserabile ; certo ci sono quelli messi da Dio in situazione particolarmente pesanti ( Pascal stesso ) , ma essere in tali situazioni disgraziate é positivo perchè anche chi non pensa di esserlo lo é allo stesso modo , ma non riesce a rendersene conto : ci é dentro fino al collo , ma manco sa di esserci , perchè é distratto , divertito da altre cose che non gli permettono di concentrarsi a fondo sulle condizioni umane , che sono assolutamente di sofferenza e di miseria . Ecco allora che nella filosofia di Pascal é centrale il concetto di divertimento , che va inteso come distrazione ( dal latino devertere ) , come lasciarsi distogliere dalla realtà e dalla vera condizione umana . Divertimento é qualsiasi attività in cui l' uomo si cala e che lo porta a non riflettere sulla propria condizione miserabile : quando si esce con gli amici , quando si fa qualsiasi cosa che ci distragga . D' altronde , fa notare Pascal , la cosa che l' uomo maggiormente evita é la solitudine , il trovarsi a faccia a faccia con se stesso a riflettere sulla propria condizione ; quando uno si ferma e , da solo , riflette é preso dall' angoscia , che invece non sente quando é indaffarato e si diverte . Pascal é il secondo pensatore ad avvalersi della parola " angoscia " : già Lutero l' aveva adoperata per indicare la totale perdizione derivante all' uomo da un' esperienza religiosa vissuta fino in fondo , quando l' uomo capisce di non essere nulla : l' angoscia é proprio il sentimento del nulla . Quando si ha paura si teme qualcosa , quando si ha angoscia si teme il nulla . L' uomo , una volta nato , può sfuggire all' angoscia fin tanto che si divertirà , ossia fin tanto che non rifletterà tra sè e sè . Ma divertirsi non é certo una cosa positiva , proprio perchè ci impedisce di renderci conto della nostra reale situazione di miseria . Pare quindi che la miseria del genere umano sia un vicolo cieco , nel quale l' uomo é destinato a soccombere . Ma per Pascal la via d' uscita c' é ed é di tipo religioso , ma per poter uscire bisogna conoscere effettivamente la condizione in cui ci si trova e chi si diverte , fin tanto che persiste nel divertirsi , non la saprà mai . La sofferenza fisica e morale di Pascal diventa allora uno strumento conoscitivo che consente di guardare con lucidità alla nostra situazione . Pascal risulta un pensatore anomalo se inserito nel suo contesto storico anche per il suo particolare rapporto nei confronti della ragione umana . Siamo negli anni in cui il rigido meccanicismo e il freddo razionalismo cartesiano avevano toccato l' apice e avevano coinvolto mezzo mondo : Cartesio arriva a dire che l' uomo può avere una scienza quantitativamente non grande come Dio , ma qualitativamente precisa come quella di Dio ; ecco allora che l' esaltazione della ragione umana trova in questi anni la sua massima espressione . Pascal si pone invece in una prospettiva diversa ; certo egli non disprezza la conoscenza razionale perchè ne capisca poco in merito , perchè , anzi , egli era un matematico eccellente ( é l' inventore della calcolatrice ) e praticava l' uso della ragione . Il problema che lui si pone é di ravvisare i limiti del sapere scientificamente argomentato . A suo avviso l' ambito della conoscenza umana in termini razionali si esaurisce tutto nella dimostrazione ; può sembrare già tanto , ma comunque , a ben pensarci , rimangono escluse parecchie cose e poi Pascal stesso finisce per escluderne altre all' interno della scienza stessa . La dimostrazione non é altro che la serie di passaggi da una verità ad un' altra ; però , come già aveva notato Aristotele , se si ripercorre la catena argomentativa senza prendere nulla per buono non si arriverà mai da nessuna parte , ma si continuerà a fare passaggi da una verità all' altra per l' eternità . Bisogna trovare una verità che non derivi da nessun' altra e che faccia derivare tutte le altre . Questo é evidente soprattutto in geometria , ma pure in matematica : facendo una serie di passaggi argomentativi arrivo alla verità 2 + 2 = 4 e la prendo per buona , senza proseguire ulteriormente la catena argomentativa . E' come se si cogliesse il principio del ragionamento geometrico e , proprio per questo , é un procedimento non fino in fondo razionale , é una facoltà che ricorda il sentimento : si sente immediatamente che certe cose sono vere e vanno prese per buone : questo é vero perchè é vero . Questo paragone con il sentimento ci fa pensare all' ambito delle problematiche che sfuggono alla ragione : essa può dimostrare , ma non cogliere i principi se non in modo scientifico . Ma buona parte della vita é fatta di relazioni umane e non solo di matematica : questo aspetto Pascal lo colse anche per la sua stessa vita . Finì per dedicarsi con troppo impegno a certi studi che non fecero altro che aggravare le sue condizioni fisiche e il dottore gli consigliò una vita più mondana cosicchè Pascal conobbe molta gente e si accorse che esistono due diversi tipi di intelligenza : quella che mi fa capire la geometria e quella che mi fa capire le persone . Quindi Pascal elaborò la celeberrima contrapposizione tra spirito di geometria e spirito di finezza , espressioni che rendono bene l' idea : abbiamo da un lato le argomentazioni che riguardano il ragionamento di tipo cartesiano ( geometrico ) delle verità evidenti ( che per Pascal sono di " carattere intuitivo " e parenti dello spirito di finezza ) , e , dall' altro lato , lo spirito di finezza che fa cogliere le varie sfumature . Se prestiamo attenzione ci accorgiamo che é esattamente l' opposto di Cartesio: per lui le verità o sono nette o non sono verità ; per Pascal , invece , esiste la capacità di cogliere le sfumature , ossia quelle realtà non chiare e distinte . C' é poi un altro aspetto da chiarire sui limiti della ragione dimostrativa : nella scienza i princìpi fondamentali derivano , come dicevamo , dall' intuizione , che Pascal accosta al sentimento ; ma Pascal fa anche notare come nell' ambito stesso del ragionamento matematico non entra in gioco solo la necessità , ma anche la possibilità . In una filosofia esistenzialista come quella pascaliana diventa importante non ciò che avviene necessariamente ( ossia quello che avviene e basta , senza che si possa cambiare ) , bensì ciò che avviene nell' ambito della possibilità ( ciò che può avvenire ) proprio perchè é qui che noi possiamo effettuare le nostre scelte . Certo per spiegare come vada il mondo entra in gioco il necessario , ma se mi pongo quesiti esistenziali subentra il possibile e assurge ad una posizione predominante . Pascal non solo rivaluta la possibilità , ma arriva addirittura ad introdurla dove sembra fuori luogo , applicandola in ambito matematico e dando vita al calcolo probabilistico . Dal punto di vista biografico , questo suo interessamento al calcolo probabilistico venne fuori quando , su consiglio del dottore , egli si diede alla vita mondana , che già gli aveva suggerito l' idea di spirito di finezza . Durante le sue esperienze di vita mondana , Pascal venne a contatto con il gioco d' azzardo : ci si trova a fare una serie di puntate e , ad un certo momento , quando il gioco non é ancora finito , si decide di smettere di giocare . Ma a chi bisogna dare la posta in palio ? Non si può sapere chi avrebbe vinto , ma si può sapere chi aveva più probabilità in quel determinato momento di vincere . Si può dividere la posta in gioco tra i giocatori calcolando la probabilità di vincere di ciascuno di essi e distribuire la posta in modo proporzionale alla possibilità di vincere . Così fece Pascal quando gli venne posto il problema da alcuni suoi amici che si erano trovati ad abbandonare la partita prima che finisse . E' interessante notare come questo procedimento faccia fare un ragionamento matematico non su quello che avverrà necessariamente , ma su quello che potrebbe avvenire . Pascal quindi introduce la possibilità in ambito matematico . Non dobbiamo assolutamente pensare che egli fosse poco bravo in matematica : egli era bravissimo ed era anche arrivato alla costruzione del primo calcolatore meccanico , che sarà poi rivisto da Leibniz . Lo stesso sistema del computer ha due padri , Hobbes e Pascal , vissuti grosso modo nello stesso periodo , un' epoca in cui l' indagine del mondo veniva condotta in termini meccanicistici e la matematica era predominante : Hobbes arriverà a dire che pensare significa sempre calcolare ( la rana é verde : alla rana aggiungo l' attributo verde ; la rana non é verde : alla rana sottraggo l' attributo verde ) . Ora , i computer funzionano grazie al sistema binario e per quanto siano complessi le operazioni che svolgono sono sempre riconducibili ad un " bivio " : sì o no . Ecco che con Hobbes e Pascal nasce l' idea che si possa limitare il pensiero tramite strutture fisiche elementari ( il calcolatore ) . Per Hobbes questo vale per qualsiasi pensiero , per Pascal vale solo per gli spiriti di geometria . Nell' affermazione di Hobbes c' é il presupposto di creare macchine per imitare il pensiero e Pascal lo risolve dal punto di vista pratica dando vita al calcolatore , che opera calcoli in modo meccanico e che , non a caso , nasce nel 1600 , il secolo del meccanicismo , che vuole ogni pensiero riconducibile ad una macchina .
LA SCOMMESSA SU DIO
Estremamente importante nella filosofia di Pascal risulta anche l' argomento della scommessa su Dio , riguardante la sua esistenza . Non é importante dimostrare che Dio esista , ma é fondamentale dire se valga o no la pena puntare sull' esistenza di Dio . Quando uno ha le carte in mano , non potrà mai sapere se vincerà o perderà , può solo sapere se ha un grado di probabilità di vittoria alto o basso e può sapere se vale la pena giocare con quelle carte o no . Magari in termini di probabilità non mi converrà giocare , tuttavia non é impossibile che io vinca ( anche se improbabile ) ; sono poi spinto a giocare dal fatto che il premio in palio é così grande che , se vinco , mi cambia la vita ; c' é un rapporto infinito tra quello che possiedo e quello che posso possedere vincendo : é proprio questo che mi fa venir voglia di giocare . Così vanno anche le lotterie : la possibilità é una su un milione ( o anche meno ) , le probabilità di vittoria sono bassissime , tuttavia gioco perchè c' é un rapporto infinito tra il premio in palio e quello che possiedo : la vittoria mi cambierebbe la vita ; in ogni caso vale la pena giocare . Supponiamo che la posta in gioco sia un infinito guadagno : qualsiasi fosse la posta da giocare e qualsiasi fosse la probabilità di vincere , varrebbe sempre e comunque la pena giocare . Pascal fa una scommessa del genere puntando sull' esistenza di Dio ; nella sua religione di derivazione giansenista e antigesuitica , é chiaro che scegliere Dio comporta una radicale rinuncia al mondo : ecco allora che Pascal sui piatti della bilancia mette da una parte Dio , dall' altra il mondo . A lui , come detto , non interessa dimostrare l' esistenza di Dio , che sa peraltro indimostrabile , come indimostrabile é l' inesistenza di Dio . Ciascuno di noi , a seconda che creda o no , é capace a portare argomentazioni pro o contra Dio ; ma si tratta sempre solo di argomentazioni e non di prove conclusive : il credente dirà che il mondo presenta un ordine che deriva da Dio , l' ateo dirà che se c' é il male come può esserci Dio , e così via . Pascal spiega , illustrando queste posizioni appena citate , che la fede é una scelta : ci si mette volontariamente in gioco , una scommessa dove ci si gioca tutto . Non possiamo dire se Dio esista o se non esista , come non possiamo neanche dire che sia più probabile che esista o che non esista , ma una cosa la possiamo dire con certezza : il rapporto tra le probabilità che esista e quelle che non esista sarà sempre un rapporto finito : non so ( nè posso sapere ) se sia di 5 a 50 , di 70 a 30 , di 1 a 99 , di 1 a un miliardo ; in assenza di una prova il rapporto é sempre finito . Se fosse un rapporto infinito allora sarebbe come avere la certezza che Dio esista o non esista : se dico che il rapporto tra esistenza e non esistenza é di 1 ad infinito , é come se avessi la certezza che non esiste . Nella scommessa su Dio uno può puntare su Dio ( rinunciando al mondo ) o sul mondo ( rinunciando a Dio ) . Esaminiamo entrambi i casi : punto sul mondo ; Dio non esiste e vivo come se non esistesse , dandomi interamente al mondo e alla vita terrena . Se punto su Dio , invece , se vinco , vinco una realtà infinita , una felicità infinita ( la beatitudine ) ; mettiamo il caso che Dio non esista ; io che ho puntato sulla sua esistenza ho perso , ma che cosa ? Perdo l' infinito ( Dio ) e mi rimane il finito ( il mondo ) . Pascal gioca tutto sul fatto che il rapporto di probabilità tra esistenza e inesistenza di Dio é finito , mentre infinito é il rapporto tra Dio e mondo ( ossia tra le cose puntate ) . Conviene sempre puntare su Dio perchè se non esistesse avrei comunque sempre a mia disposizione il mondo finito ; ma se esistesse oltre al mondo finito , guadagnerei anche l' infinito ( Dio ) . Chi non punta su Dio vince il mondo finito , ma se Dio esistesse , allora perderebbe l' infinito . Qualche possibilità che Dio esista ci deve essere per forza , dice Pascal , ( anche solo una ) , altrimenti chi sostiene che Dio non esista dovrebbe essere in grado di dimostrare in modo razionale che non c' é ( ma non é possibile ) . Quindi , magari le probabilità che Dio esista saranno bassissime , ma conviene puntare su di lui perchè quello che si vince , nel caso esista , ( e quello che si perde nel caso non si punti su di lui e lui esista ) é talmente grande ( infinito ) che vale la pena giocare , qualunque siano le probabilità di vincere . Ricordiamoci che questa di Pascal é solo una prova : non mi dimostra nè che Dio esista nè che non esista , mi dice solo che vale la pena credere che esista . Possiamo fare ancora una volta il confronto tra il Dio cartesiano ( quello dei filosofi e degli scienziati ) e quello pascaliano ( il Dio di Abramo , di Isacco e di Giacobbe ) : tutti e due i filosofi giocano in qualche modo sull' idea di infinitezza presente in noi enti finiti . La differenza però sta nel fatto che Cartesio dimostra l' esistenza di Dio , Pascal argomenta in favore della scelta di credere in Dio , convinto che l' esistenza di Dio non sia dimostrabile razionalmente ( Pascal ha meno fiducia nella ragione umana rispetto a Cartesio ) . Il Dio persona di Pascal ( che é poi quello cristiano ) , non va dimostrato razionalmente , ma va accettato e basta ; il Dio teistico non chiede all' uomo di capire tutto , bensì gli chiede di fare l' atto di fede e di compiere scelte : non a caso é il Dio di Abramo , colui che sacrificò , su consiglio di Dio , il proprio figlio Isacco : le vicende di Abramo non sono altro che quelle della scommessa pascaliana vissuta in termini tragici : Abramo punta tutto su Dio , perfino il proprio figlio ; scommette tutto su Dio e riesce vincitore cosicchè vince il mondo finito ( gli viene restituito il figlio ucciso ) e l' infinito ( Dio ) . Pascal scrive: " Poiché scegliere bisogna, vediamo ciò che vi interessa di meno. Voi avete due cose da perdere: il vero e il bene; e due cose da impegnare nel gioco: la vostra ragione e la vostra volontà, la vostra conoscenza e la vostra beatitudine; e la vostra natura ha due cose da fuggire: l'errore e la miseria. (...) Valutiamo questi due casi: se guadagnate, voi guadagnate tutto; se perdete, non perdete niente. Scommettete dunque che egli esiste, senza esitare ". Sempre a riguardo della fede in Dio , vi é un altro curioso argomento elaborato da Pascal : egli immagina che un non credente gli si rivolga confessandogli di non riuscire a credere in Dio e , per questo , di vivere male la sua vita . Essere credenti , in fondo , é più facile perchè si ha una speranza in qualcosa e chi non crede , spesso , vive male il fatto stesso di non credere. Pascal consiglia al non credente di agire in tutto e per tutto come se credesse , quasi come se , abituando il corpo alla fede , anche l' anima , un poco alla volta , si abituasse a credere . Agisci come se credessi e vedrai che la fede viene da sè : può essere così riassunta l' argomentazione pascaliana . Si deve forzare la macchina corpo ad abituarsi alle cose di Chiesa ( messe , processioni e riti vari ) finchè anche l' anima si adatterà e arriverà a credere . Dobbiamo fare la nostra scommessa puntando su Dio : se non c' é non ci perdiamo nulla , ma se c' é abbiamo solo da guadagnarci . Con l' idea dell' adeguarsi forzatamente alla fede , prima col corpo e poi con l' anima , Pascal vuole dire che la fede ce l' abbiamo tutti , basta trovarla : chi cerca la fede ( come il non credente ) in fondo già la possiede proprio perchè la sta cercando . Uno che non avesse l' idea infinita di Dio in sè non si porrebbbe il problema della ricerca della fede . E Abramo stesso , che aveva puntato tutto su Dio , non aveva forse fatto un atto di ricerca della propria fede affidandosi completamente a Dio ? La situazione tipica dell' uomo é di essere un ente finito e di avere la consapevolezza di essere un ente finito ; ma sapere di essere finiti implica che l' uomo abbia presente in sè l' idea di infinito ( Dio ) : come faccio a sapere di essere finito se non so che cosa sia l' infinito ? Già Cartesio si era servito di quest' argomentazione . Quindi la fede in ultima istanza l' abbiamo tutti , si tratta solo di cercarla , magari anche forzando . Il non credente si sente insoddisfatto proprio perchè non é ancora riuscito a trovare la sua fede . Quello che caratterizza l' uomo é di essere un ente finito e di sapere di essere un ente finito : questo permette a Pascal di elaborare la teoria della miseria del genere umano , miseria che colpisce esclusivamente il genere umano : non ne sono affetti nè Dio nè gli altri esseri del creato . Viene spontaneo controbattere che ci sono esseri assai inferiori e quindi più sventurati dell' uomo : ma essere miseri per Pascal implica non solo avere dei limiti , ma anche esserne coscienti : solo l' uomo si rende conto della sua sofferenza e dei suoi limiti . Ha dei limiti , ma ha anche una sua grandezza : l' uomo per Pascal é un mostro , un essere ibrido , incomprensibile , una realtà che non é semplice ma che é misera : é piccolo perchè é debole ed é grande perchè sa di essere debole . Non a caso Pascal diceva : Io esalto l' uomo quando lo si vuole umiliare e lo umilio quando lo si vuole esaltare ; soffre e sa di soffrire l' uomo : é allo stesso tempo l' essere più grande e più sventurato . La più famosa metafora elaborata da Pascal per delineare la condizione dell' uomo é quella del giunco pensante in balìa del vento : l' uomo é una pianta debole soggetta alle intemperie : proprio come un giunco può essere facilmente sradicato e ucciso : il vento ( e in generale l' universo che lo attacca ) é estremamente più potente di lui , ma lui ha un vantaggio : é pensante . L' universo che lo schiaccia senza neanche accorgersene é più forte fisicamente , ma proprio perchè non si accorge di cosa fa ( non ha coscienza ) é infinitamente più debole rispetto al giunco sul piano della coscienza : il giunco pensante fisicamente é debole , ma in ambito di coscienza é fortissimo perchè ha coscienza di essere schiacciato e distrutto dal vento ( l' universo ) , che manco si accorge di ciò che fa . Un secolo dopo Pascal , Kant riprenderà questa concezione ambivalente dell' uomo per elaborare la sua teoria del sublime , quel sentimento che l' uomo prova e che risulta allo stesso tempo piacevole e insopportabile : é l' uomo che si pone di fronte alla natura e se ne compiace , tuttavia sente di essere a lei inferiore e soffre : l' immagine usata da Kant sarà quella del mare in tempesta ; l' uomo che lo vede dalla riva prova un sentimento piacevole perchè in effetti é uno spettacolo meraviglioso , tuttavia soffre sentendo la propria impotenza e inferiorità rispetto alla natura , che può schiacciarlo senza neanche accorgersene . Questa é la miseria dell' uomo . Ecco come esprime Pascal questo concetto: " L'uomo non è che una canna, la più debole della natura; ma è una canna pensante. Non c'è bisogno che tutto l'universo s'armi per schiacciarlo: un vapore, una goccia d'acqua basta a ucciderlo. Ma, anche se l'universo lo schiacciasse, l'uomo sarebbe ancor più nobile di chi lo uccide, perché sa di morire e conosce la superiorità dell'universo su di lui; l'universo invece non ne sa niente. Tutta la nostra dignità consiste dunque nel pensiero. E' con questo che dobbiamo nobilitarci e non già con lo spazio e il tempo che potremmo riempire. Studiamoci dunque di pensare bene: questo è il principio della morale " (fr. 347).

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