Parmenide

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

Parmenide nacque ad Elea, colonia greca in Lucania, dove morì nel 450. Discepolo, forse, del pitagorico Aminia e di Senofane di Colofone, egli stesso ebbe come discepoli Zenone e Melisso. Il recente ritrovamento di un busto, che si pensa che lo ritragga, induce a pensare che abbia avuto un ruolo politico di rilievo nella propria città (sembra che ne abbia proposto le leggi).
Scrisse una sola opera (della quale sono rimasti 154 versi), un poema in esametri intitolato Sulla natura, nel quale espone la propria dottrina nella forma di una rivelazione: nel prologo dell'opera Parmenide immagina di essere condotto sul cocchio del sole al cospetto di una dea e di apprendere da lei "l' immobile cuore della ben rotonda verità" e "le opinioni dei mortali", oggetto rispettivamente della prima e della seconda parte del poema.

Il Pensiero di Parmenide
Attraverso il poema Sulla natura, Parmenide descrive la rivelazione divina della verità. Nel proemio egli racconta il suo viaggio su un carro guidato da fanciulle divine, dalle case della notte, che simboleggiano l'ignoranza dell'uomo, fino alle case del giorno, luogo della conoscenza e del sapere. Qui la dea Giustizia lo accoglie e gli rivela che ci sono due diverse vie: quella della verità e quella dell'opinione.
Il Divino dona la prima, l'unica e immutabile, l'uomo, invece, attraverso l'esperienza e l'osservazione, pensieri che non sono veri.
In questo viaggio, però, Parmenide non si lascia trascinare passivamente dalle forze divine ma diventa un uomo sapiente e consapevole della sua meta.
In base a questa sua esperienza egli elabora la sua teoria sulla materia che risulta molto distaccata dalla realtà e completamente basata sulla razionalità.
Il problema che Parmenide si pone per primo è la natura dell'essere. Osservando il mondo che ci circonda egli capisce che ogni cosa si trasforma e quindi ciò che era prima, ora non è più e quindi lo stato precedente non esiste.
Ciò significherebbe che il nulla è possibile e che il non essere potrebbe esistere. Questo concetto è logicamente antitetico al principio di non contraddizione, secondo cui l'essere è e il non essere non è. Grazie a ciò elabora tutte le caratteristiche dell'essere: esso è unico, indivisibile, eterno e immobile. Unico perché se esistesse un ente diverso dall'essere sarebbe il non essere e ciò non è possibile. Se infatti fosse divisibile in parti, tra due di queste dovrebbe esserci il loro contrario, il non essere. Poiché questo non è possibile, Parmenide conclude che è indivisibile.
Questo ente è eterno poiché se prima non c'era, significa che in precedenza doveva esserci il nulla. Ma poiché dal nulla non può nascere nulla, l'essere non è mai nato e non morirà mai. Inoltre non si può dire che esso si muove perché per farlo dovrebbe passare da un luogo a un altro e quindi attraversare lo spazio vuoto, che però non esiste. Parmenide sa che queste affermazioni sono totalmente astratte e ci appaiono dunque assurde. Egli contrappone quindi due vie diverse: la via della ragione che ci porta all'ALETHEIA e la via dell'esperienza umana che ci porta alla DOXA.

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