Materie: | Appunti |
Categoria: | Filosofia |
Download: | 224 |
Data: | 08.02.2001 |
Numero di pagine: | 9 |
Formato di file: | .doc (Microsoft Word) |
Download
Anteprima
parmenide_6.zip (Dimensione: 8.97 Kb)
readme.txt 59 Bytes
trucheck.it_parmenide.doc 26 Kb
Testo
§ 6. Parmenide: la necessitа dell'Essere
§ 6.1 Parmenide e la scuola eleatica
PARMENIDE, MAESTRO DELLA SCUOLA ELEATICA, ERA DI FORMAZIONE PITAGORICA
La scuola di Elea, dominata dalla augusta figura di Parmenide (VI-V secolo), ebbe origine nella cittа omonima, sulle coste della Campania, poco a sud dell'attuale Salerno. Di Elea Parmenide fu, oltre che cittadino nobile e illustre, anche legislatore, secondo la testimonianza di Plutarco. Il geografo Strabone, parlando di questa cittа, ci dice: "vi nacquero i pitagorici Parmenide e Zenone". A conferma dell'origine pitagorica della scuola, altre testimonianze attribuiscono a Parmenide come maestro proprio un pitagorico, Aminia di Taranto.
Parmenide si esprime in poesia. Del suo poema, al quale fu tardivamente attribuito il solito titolo Sulla natura, ci sono pervenuti il solenne proemio e alcuni stralci relativamente lunghi, per un totale di 154 versi.
IL SUO POEMA DA' UN FONDAMENTALE CONTRIBUTO ALL'ELABORAZIONE DEL LINGUAGGIO FILOSOFICO
Rappresentante di una cultura aristocratico-sacerdotale, inserito ancora in una tradizione orale, Parmenide tuttavia si sforzт, nel suo poema, di elaborare un nuovo linguaggio astratto e rigoroso, diverso da quello propriamente poetico, e di congiungere in modo corretto e coerente i termini del discorso. Oggi gli storici della filosofia sono per lo piщ d'accordo nell'attribuire un'importanza fondamentale a quest'opera nello sviluppo del pensiero occidentale. In essa si intravedono alcuni dei concetti chiave della *logica e della *metafisica successive. Tuttavia essa rimane di assai difficile interpretazione, non solo per lo stato frammentario in cui il poema ci и arrivato, ma anche perchи ai tempi di Parmenide (e tanto piщ in un ambiente particolare come quello pitagorico) il messaggio scritto era fortemente collegato all'insegnamento orale nella scuola e alle discussioni a viva voce.
§ 6.2. La rivelazione della dea: "и e non puт non essere"
Il proemio del poema parmenideo sembra portare l'annuncio solenne di una nuova straordinaria veritа che una sapientissima dea avrebbe comunicato al poeta:
Le cavalle che mi portano m'hanno condotto lontano, quanto il mio cuore poteva desiderare; perchи mi hanno portato e deposto sulla via famosa della Dea, che sola dirige l'uomo che sa, traverso ogni cosa. Lм sono stato condotto; chи i veloci corsieri mi trasportarono e fanciulle mi mostravano la via... Lм sono i portali da cui si dipartono le vie del Giorno e della Notte, muniti in alto d'un architrave e in basso di una soglia di pietra. Le porte sono alte nell'aria,a due grandi battenti, e la Giustizia vindice tiene le chiavi che le serrano e le disserrano.
Le fanciulle le dissero dolci parole, e la persuasero argutamente a togliere dalle porte le sbarre che le chiudevano. E quando furono spalancate... direttamente attraverso le porte le fanciulle spinsero i cavalli col carro: la Dea mi salutт con fare amichevole, mi prese la destra nelle sue mani, e mi disse queste parole: "Sii benvenuto, o giovane, che vieni alla mia dimora sul carro trasportato da aurighi immortali! Non и un tristo destino, sono la giustizia e la rettitudine che ti hanno messo su questa strada lungi dal sentiero battuto dagli uomini. Ma occorre che tu sappia ogni cosa, sia il cuore impavido della veritа ben ritonda, sia le vane opinioni dei mortali, che errano lontani dalla vera fede.
Fin dall'inizio dunque Parmenide contrappone la veritа (alиtheia) "ben ritonda", ovvero sicura e immutabile, alle opinioni (dтxai) dei mortali dei quali non v'и vera certezza (sebbene anche fra queste ultime la dea prometta di guidare il suo beniamino).
L'ETERNA VERITA' STA AL DI SOPRA DELLE OPINIONI DEI MORTALI
Ma qual и la veritа che la dea invita il poeta ad ascoltare con vigile orecchio? Ci si potrebbe aspettare la rivelazione di un qualche mistero simile a quelli a cui venivano iniziati gli adepti delle sette orfiche. Si legge per esempio su di una laminetta orfica trovata in una tomba del IV-III secolo a. C. a Strongoli, in Calabria:
Troverai a sinistra delle case di Ade una fonte,
presso di essa piantato un bianco cipresso:
a questa fonte non ti accostare.
Ne troverai un'altra, dal lago di Mnemosine [=la Memoria]
fresca acqua sgorgante; d'innanzi vi sono i custodi.
Dirai: "Son figlia della Terra e di Urano splendente di astri,
celeste и la mia stirpe"...
All'iniziato veniva dunque rivelata la sua nascosta natura divina e la via segreta, nell'Ade, per accedere dopo la morte alla vita eterna. Ben diverso и l'annuncio di cui parla Parmenide. Non si tratta propriamente di un messaggio di salvezza, riguardante il destino ultraterreno dell'individuo, ma della rivelazione di un nuovo altissimo sapere. Di tale sapere non и precisata l'utilitа pratica: esso *presumibilmente per Parmenide и un valore in quanto tale, in quanto pura conoscenza.
DUE SONO LE VIE DEL SAPERE: "CHE E'" E "CHE NON E'"
"Due sono le vie che si possono imboccare -dice la dea nel secondo frammento- l'una [che dice] che и e non и possibile che non sia, e questa и la via della persuasione, l'altra che non и ed и necessario che non sia", ma questa via non porta da nessuna parte: "e questo, ti dico, и un sentiero inaccessibile ad ogni ricerca..." (fr. 2).
Poco piщ oltre la dea dice di voler tenere il suo discepolo lontano dalla seconda via, che и quella su cui errano "i mortali che niente sanno, uomini a due teste ... gente indecisa per cui l'essere e il non essere и lo stesso e non и lo stesso. ... Ma tu allontana invece il pensiero da questa via di ricerca e fa che l'abitudine nata dalle molte esperienze degli uomini non ti costringa a dirigere su questa strada l'occhio che non vede e il rimbombante udito e la lingua, ma con il solo pensiero esamina e decidi la molto dibattuta questione che da me fu detta" (fr. 2).
NON L'ESPERIENZA SENSIBILE,MA LA RAGIONE E'LA VIA MAESTRA DELLA CONOSCENZA
Anche qui, come nella laminetta sepolcrale orfica, c'и un'alternativa: anzicchй due fonti, due vie. La via da seguire, indicata dalla dea и "quella [che dice] che и e non и possibile che non sia" (analizzeremo il senso di questa frase tra poco). Essa, accessibile all'"uomo che sa", ma non alla moltitudine dei "mortali", richiede la capacitа di esaminare e decidere le questioni con il solo pensiero. La divinitа ci svela *dunque che, per conoscere la veritа, il sapiente deve imparare a pensare in modo rigoroso.
*Probabilmente il suo ricorso alla rivelazione di una dea per affermare la validitа della ragione serve prima di tutto a rivendicare l'altissimo valore, il carattere divino della ragione speculativa, del sapere puro, riservato a pochi sapienti.
L'ESSERE E' E NON PUO' NON ESSERE, IL NON ESSERE NON E'ED E' NECESSARIO CHE NON SIA
La suprema veritа proclamata dalla dea и che l'Essere и e non puo' non essere, e falsa и la via alternativa, per cui l'Essere non и, ed и necessario che non sia. In conclusione, non si puo' dire o pensare, e neppure puт avvenire nella realtа, che ciт che и insieme non sia. "Per la parola e il pensiero bisogna che l'Essere sia: solo esso infatti и possibile che sia, e il nulla non и: su questo ti esorto a riflettere."
Giа i primi filosofi greci avevano in qualche modo compreso che, soltanto se si ammette al di sotto della molteplicitа e del divenire delle cose qualcosa che permane (sostanza o legge), и possibile la conoscenza. Se infatti tutto di continuo cambiasse senza che a noi si offrisse la possibilitа di individuare una regola, una norma, un quid che non sia a sua volta soggetto a cambiamento, ci troveremmo di fronte ad un caos, e il caos и per sua natura inconoscibile. Ogni nostra affermazione infatti sarebbe travolta dal divenire e contraddetta di continuo dalla realtа ormai mutata e diversa.
NEGARE CHE L'ESSERE E', E' UNA VIA IMPRATICABILE PERCHE' CONTRADDITTORIA
In questo senso Parmenide dice che quelli che negano l'Essere imboccano una strada impraticabile, simili a uomini a due teste, una che dice una cosa, l'altra che sostiene il contrario. La fede in un tale Essere, permanente, uguale a se stesso, coerente, и la condizione stessa della conoscenza. Non puт stupire che l'Essere appaia in Parmenide come il contenuto di un messaggio divino.
ESSERE, PENSIERO E DISCORSO COINCIDONO
L'Essere dunque и per lui la realtа in generale in quanto permane e non muta, e in quanto coincide con l'ordine del pensiero e del discorso. *In questo senso probabilmente si deve interpretare il breve frammento 4, che afferma che pensare ed essere sono la stessa cosa. Il pensiero (*cioи il pensiero rigoroso e coerente) pensa solo ciт che и, deve pensare insomma che ciт che и, и; non si contraddice pensando che quello che и non и. Il pensiero cosм coincide con la realtа e la realtа col pensiero. Anche il discorso sarа *dunque corretto quando dirа che l'Essere и necessariamente quel che и e che il Non Essere non и. *Infatti Parmenide ha scritto: "il non essere non puoi nи conoscerlo nи esprimerlo" e "per la parola e il pensiero bisogna che l'essere sia: solo esso infatti и possibile che sia, e il nulla non и."
La coincidenza di Essere, Pensiero e Discorso (esprimente il pensiero) и cosм ribadita:
La stessa cosa и il pensare ed il pensiero che и. Che senza l'essere in cui и espresso non troverai il pensiero: nient'altro infatti и o sarа al di fuori dell'essere, poichи di fatti la Moira [la Parca] lo vincolт ad essere un tutto ed immobile; perciт non sono che puri nomi quelli che i mortali hanno posto, convinti che fossero veri: divenire e perire, essere e non essere, e cambiare di luogo e mutare lo splendente colore (fr. 8, vv. 34-41)
L'ESSERE E' NECESSARIAMENTE QUEL CHE E'. IL MUTAMENTO E' SOLO UN NOME, NON UNA REALTA'
La Moira di cui parla Parmenide и la personificazione della "necessitа", la "forza imbattibile" che incatena l'Essere ai suoi stessi limiti (vv. 30-31 dello stesso fr.). Egli considera inoltre "puri nomi" (senza corrispettivo reale) il nascere, il perire, il movimento e le trasformazioni che appaiono nella molteplice esperienza sensibile - in ciт che per il senso comune и la realtа. Caratteristiche del tutto opposte a questo apparente divenire ha per Parmenide la vera realtа, l'Essere vero:
Essendo ingenerato и anche imperituro,
tutt'intero, unico, immobile e senza fine.
Non mai era nи sarа, perchи и ora tutt'insieme
uno continuo... (fr. 8, vv.10-14)
§.6.3. Come и l'Essere?
Dopo questa presentazione generale dell'Essere, Parmenide passa ad argomentare le singole qualitа che egli attribusce ad esso traendole dalla premessa evidente, indicata dalla dea, che, appunto, и e non puo' non essere.
1. L'ETERNITA' DELL'ESSERE
Egli precisa in primo luogo che l'Essere non puт essere nato. "E infatti quale mai origine vorresti cercare per esso? -chiede Parmenide- Come sarebbe nato e di dove? Dal non essere non ti permetto di dirlo nи di pensarlo; poichи non v'и possibilitа di dire o di pensare che non и. E qual necessitа poi dovrebbe averlo spinto a nascer dopo o prima se comincia dal nulla? Cosм и necessario che sia in assoluto o che non sia affatto." E poco oltre egli aggiunge: "Per questo nи il nascere nи il perire gli concesse Dike allentando i legami, ma lo tiene ben fermo."
L'Essere dunque и eterno e imperituro; esso non ha avuto inizio e non ha fine.
Vediamo rapidamente le ulteriori argomentazioni di Parmenide.
2. L'UNITA' E L'INDIVISIBILITA' DELL'ESSERE
Secondo il filosofo, esso non и divisibile perchи и tutto uguale, pieno e continuo, non differenziato in parti (vv. 23-25). Esso dunque и perfettamente unitario, privo di differenze interne.
In esso non и possibile alcuna molteplicitа.
3. L'IDENTITA' CON SE STESSO, L'IMMOBILITA' E L'IMMUTABILITA'
Parmenide continua argomentando che, essendo sempre identico a se stesso, l'Essere resta necessariamente immobile nello stesso luogo, "giace in se stesso" (vv.26-30). *Questo passo puo' essere inteso nel senso che ciт che и sempre identico a se stesso non si muove e non si trasforma.
4. LA LIMITATEZZA, LA NECESSITA' E LA PERFEZIONE
Il suo carattere limitato (finito, o definito) deriva dalla necessitа (che lo mantiene dov'й); deriva poi dal fatto che esso и compiuto, perfetto: perfezione e limitatezza sono qui (vv. 30-33) considerate la stessa cosa, secondo la tradizione pitagorica e la tendenza di una gran parte del pensiero greco).
5. LA PENSABILITA'.
Il Pensiero pensa solo ciт che и, e l'Essere и conosciuto solo dal Pensiero (VV. 34-36, giа considerati)
6. L'ANALOGIA CON LA SFERA
Parmenide lo descrive "simile alla massa di una rotonda sfera che dal centro preme in ogni parte con ugual forza" (vv. 43-44). E ancora: "da ogni parte identico a se stesso, urta in ugual maniera nei suoi confini" (v. 49). *E' difficile per gli interpreti stabilire se si tratti di una metafora o di un attributo preciso dell'Essere. Ad ogni modo abbiamo visto giа in Eraclito che le figure geometriche rotonde (in quel caso il cerchio) esercitano un notevole fascino sul pensiero greco, e simboleggiano la perfezione.
*Queste caratteristiche dell'Essere non avranno mancato di stupire il lettore, che avrа difficoltа a cogliere con l'immaginazione l'oggetto della filosofia di Parmenide. Il punto и che questi rifiuta i sensi (cui l'immaginazione и strettamente collegata) come organo di conoscenza. La sua filosofia, comunque la si voglia interpretare, ha avuto proprio la funzione di spingere il pensiero greco sulla via dell'astrazione, gli ha insegnato a mettere tra parentesi i fatti sensibili particolari e a volgersi ai concetti astratti e universali.
L'ESSERE DI PARMENIDE E' ASTRATTO NEL SENSO CHE NON PUO' ESSERE RAPPRESENTATO
CON L'IMMAGINAZIONE, MA E' PER LUI LA SOLA REALTA' CONCRETA
Tuttavia l'Essere, benchи astratto rispetto agli oggetti dell'immaginazione e dei sensi, и per lui la sola realtа vera, mentre il nostro mondo sensibile, caratterizzato da molteplicitа, movimento e mutamento, и pura opinione, illusione, non-essere. Per questo и sembrato naturale a molti *interpretare l'Essere di Parmenide come una divinitа impersonale, eterna e perfetta, ma certo non provvidente. Ma l'immutabilitа dell'Essere *puo' essere posta in relazione anche a qualcosa di molto diverso, cioи ai principi naturalistici per cui nulla nasce dal nulla, e ciт che veramente и, и indistruttibile.
NB: Parmenide aveva esposto anche la "via dell'opinione" o del "Non Essere", descrivendo l'origine degli astri e di tutte le cose materiali a partire dalla congiunzione del Fuoco (o Luce) con la Tenebra. Questa parte и conosciuta solo in modo estremamente frammentario: и difficile stabilire se si tratti di un'esposizione di tesi avverse fatta per confutarle o di una sua propria teoria nell'ambito non della veritа assoluta, ma piuttosto della semplice verosimiglianza.
1