Marx

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Testo

MARX

CARATTERISTICHE DEL MARXISMO
Analisi globale della società e della storia, in grado di investire l’intero assetto strutturale e sovrastrutturale del capitalismo, ossia il mondo borghese nella molteplicità delle sue espressioni.
Un secondo contrassegno del marxismo è il suo legame con la prassi, in altre parole la tendenza a fornire un’interpretazione dell’uomo e del suo mondo che sia anche impegno di trasformazione rivoluzionaria. Marx ha perseguito per tutta la vita l’ideale d’unione fra teoria e prassi. L’ideale di tradurre in atto quell’incontro tra realtà e razionalità che Hegel aveva solo pensato e che Marx si propone invece di attuare con la prassi, mediante l’edificazione di una nuova società.
Le influenze culturali che stanno alla base del marxismo sono essenzialmente tre: la filosofia classica tedesca da Hegel a Feuerbach; l’economia politica borghese; il pensiero socialista.
Marx procede criticamente oltre i loro risultati, mettendo capo ad una nuova visione del mondo.

LA CRITICA AL “MISTICISMO LOGICO “ DI HEGEL
Troviamo fra i due relazioni di continuità e di rottura. L’hegelismo ha esercitato su Marx un notevole influsso.
Il primo testo in cui Marx si misura con il maestro è la Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico. Possiamo distinguere nell’opera un momento più propriamente filosofiaco-metodologico e un momento più specificatamente storico-politico. Invece di limitarsi a costatare, ad esempio, che in certi ordinamenti storici esiste la monarchia, Hegel afferma che lo Stato presuppone per forza una sovranità, la quale s’incarna necessariamente nel monarca, che è la sovranità statale personificata. Inoltre, poiché ciò che è necessario è anche razionale, egli deduce la piena “logicità” della monarchia, identificandola con la razionalità politica in atto.
Marx definisce questo procedimento “misticismo logico”, poiché in virtù di esso le istituzioni, anziché comparire per ciò che di fatto sono, finiscono per essere “allegorie” o personificazioni di una realtà spirituale che se ne sta occultamente dietro di loro: è il risultato del capovolgimento idealistico fra soggetto e predicato, concreto ed astratto.
L’idealismo fa dunque del concreto la manifestazione dell’astratto. Marx oppone polemicamente il metodo trasformativi, che consiste nel ri-capovolgere ciò che l’idealismo ha capovolto, ossia nel riconoscere di nuovo ciò che è veramente soggetto e veramente predicato.
Il metodo mistico di Hegel è anche conservatore sul piano politico, poiché porta a “canonizzare” la realtà esistente, ossia a “razionalizzare” i dati di fatto, trasformandoli in manifestazioni razionali e necessarie dello Spirito. Per cui l’esito del giustificazionismo speculativo di Hegel è un Giustificazionismo politico, che, facendo la corte ai fatti, conduce all’accettazione delle istituzioni statali vigenti, puntellando ideologicamente la reazione.
I meriti: la DIALETTICA, ossia la concezione generale della realtà come totalità storico-processuale, costituita di elementi concatenati fra loro e mossa dalle opposizioni. Marx sottolinea soprattutto quest’ultimo aspetto, però gli muove l’appunto di aver giocato troppo sulle opposizioni “concettuali”, anziché su quelle “reali” e di aver cercato troppo facile mediazione e sintesi fra gli opposti, dimenticando che nella realtà fra gli opposti non c’è sintesi, ma solo lotta o esclusione.

LA CRITICA DELLA CIVILTA’ MODERNA E DEL LIBERALISMO
Critica globale della civiltà moderna e dello stato liberale.
Il punto di partenza del discorso di Marx è la convinzione che la categoria del moderno s’identifichi con quella della “scissione”, che prende corpo nella frattura fra società civile e Stato. Mentre nella polis greca l’individuo si trovava in un’"unità sostanziale” con la comunità di cui faceva parte, e non conosceva antitesi fra sfera individuale e sfera sociale, nel mondo moderno l’uomo è costretto a vivere come due vite: una in “terra” come borghese, in altre parole nell’ambito dell’egoismo e degli interessi particolari della società civile, e l’altra “in cielo” come “cittadino", ovvero nella sfera superiore dello Stato e dell’interesse comune. Tuttavia il “cielo” dello Stato, secondo Marx, è puramente illusorio, poiché la sua pretesa di porsi come universale che media gli interessi particolari della società, è verificabilmente falsa. Anziché essere lo Stato che imbriglia la società civile, “innalzandola” al bene comune, è piuttosto la società civile che imbriglia lo Stato, “innalzandolo” a semplice strumento degli interessi particolari delle classi più forti. Lo Stato non fa che riflettere e sanzionare gli interessi particolari dei gruppi e delle classi. La civiltà moderna rappresenta la società dell’egoismo e delle particolarità “reali” e della fratellanza e delle universalità “illusorie”.
Secondo Marx la falsa universalità dello Stato deriva dunque dal tipo di società che si è formata nel mondo moderno. Marx scorge i tratti essenziali della civiltà moderna nell’”individualismo” e nell’”atomismo”, ossia nella separazione del singolo dal tessuto comunitario. Lo Stato post-rivoluzionario legalizza questa situazione, riconoscendo, quali diritti dell’uomo, la libertà individuale e la proprietà privata, esso non è altro che la proiezione politica di una società strutturalmente a-sociale o contro-sociale.Egli rifiuta in blocco la civiltà liberale, compreso il principio della rappresentanza, che presuppone già per definizione la scissione fra individuo e stato, e quello della libertà individuale, espressione dell’atomismo borghese.
Il suo ideale di società s’identifica con un modello di democrazia sostanziale o totale, in cui esiste una sorta di compenetrazione perfetta fra singolo e genere, individuo e comunità, e nella quale ciascuno rappresenta insieme con altri se stesso e la società.
Marx ritiene che l’unico modo per realizzare tale modello di comunità solidale sia l’eliminazione delle disuguaglianze reali fra gli uomini, ed in particolare del principio stesso di ogni disuguaglianza: LA PROPRIETA’ PRIVATA.
Questo tramite un suffragio universale e la rivoluzione sociale, di cui Marx ha ormai individuato anche il soggetto esecutore: il proletariato.
Infatti è proprio la classe priva di proprietà, ovvero la classe che soffre maggiormente dell’alienazione prodotta dalla società borghese, quella destinata ad eseguire la condanna storica della civiltà proprietaria ed egoistica, e a realizzare la democrazia comunista. All’ideale dell’emancipazione politica, che mira alla democrazia e all’uguaglianza formale,Marx contrappone l’ideale di un’emancipazione umana che mira alla democrazia e all’uguaglianza sostanziale, ovvero al recupero autentico dell’essenza sociale dell’uomo.

LA CRITICA DELL’ECONOMIABORGHESE
Nei confronti dell’economia borghese l’atteggiamento di Marx è duplice, poiché da un lato egli la considera come un’espressione teorica della società capitalistica, e quindi come una valida anatomia di essa, e dall’altro le muove l’accusa di fornire un’immagine globale mistificata, cioè falsa, del mondo borghese. Dovuto alla sua incapacità di pensare in modo dialettico. Infatti, anziché collocarsi in una prospettiva storico-processuale, essa eternizza il sistema capitalistico, considerandolo non come un sistema economico fra i tanti della storia, ma come il modo naturale, immutabile e razionale di produrre e di distribuire la ricchezza. L’economia politica non scorge la struttura contraddittoria del proprio oggetto, ossia la conflittualità che caratterizza il sistema capitalistico e che s’incarna soprattutto nell’opposizione reale fra capitale e lavoro salariato, fra borghesia e proletariato.
Per Hegel l’alienazione è il movimento stesso dello Spirito, che si fa altro da sé, nella natura e nell’oggetto, per potersi ri-appropriare di sé in modo arricchito. Negativo e positivo al tempo stesso. In Feuerbach l’alienazione è qualcosa di puramente negativo, poiché s’identifica con la situazione dell’uomo religioso, che, scindendosi, si sottomette ad una potenza estranea (Dio), che lui stesso ha posto, estraniandosi in tal modo dalla propria realtà. Marx usa la struttura formale del meccanismo dell’alienazione come una condizione patologica di scissione, di dipendenza e di autoestraniazione. Per Feu. è prevalentemente coscieniale, derivante da un’errata interpretazione di sé, per Marx essa diviene un fatto reale, di natura socio-economica, in quanto s’identifica con la condizione storica del salariato nell’ambito della società capitalistica.
Quattro aspetti dell’alienazione dell’operaio:
• Il lavoratore è alienato rispetto alla sua stessa essenza o genere. Infatti prerogativa dell’uomo nei confronti dell’animale è il lavoro libero, creativo e universale, mentre nella società capitalistica è costretto ad un lavoro forzato, ripetitivo e unilaterale.
• Il lavoratore è alienato rispetto al prossimo, perché l’altro, per lui, è soprattutto il capitalista, ossia un individuo che lo tratta come un mezzo e lo espropria del frutto del suo lavoro, facendo sì che il suo rapporto con lui, e con l’umanità in genere, sia per forza conflittuale.
• Il lavoratore è alienato rispetto la sua stessa attività, la quale prende la forma di un lavoro forzato, in cui egli è strumento di fini estranei.
• Il lavoratore è alienato rispetto al prodotto della sua stessa attività, in quanto egli, in virtù della sua forza-lavoro, produce un oggetto, che non gli appartiene e che si costituisce come una potenza dominatrice nei suoi confronti.
La causa del meccanismo globale di alienazione, la quale fa sì che l’operaio sia ridotto a strumento per produrre una ricchezza che non gli appartiene, risiede dunque nella proprietà privata dei mezzi di produzione, in virtù della quale il possessore della fabbrica può utilizzare il lavoro di una certa categoria di individui per accrescere la propria ricchezza. La dis-alienazione dell’uomo s’identifica con il superamento del regime della proprietà privata e con l’avvento del comunismo. La storia si configura come il luogo della perdita e della riconquista, da parte dell’uomo della propria essenza e il comunismo diviene la soluzione dell’enigma della storia.
La teoria di Hegel non ha niente a che fare coll’alienazione e la disalienazione effettiva, essendo piuttosto lo specchio mistificato di essa. Ma se l’alienazione economica è un fatto reale, che sta alla base di tutte le altre alienazioni, l’unico modo per abbatterla è l’atto reale e non puramente pensato, della rivoluzione e dell’instaurazione del socialismo.

IL DISTACCO DA FEU. E L’INTERPRETAZIONE DELLA RELIGIONE IN CHIAVA SOCIALE
La principale rivoluzione teoretica di Feu. consiste nella rivendicazione della naturalità e concretezza degli individui umani viventi e nel rifiuto dell’idealismo teologizzante di Hegel, che ha ridotto l’uomo ad autocoscienza e manifestazione di un soggetto spirituale infinito. In particolare per il rovesciamento materialistico di soggetto-predicato, concreto-astratto, che ha permesso la demistificazione della dialettica hegeliana. Feu. ha perso di vista la storicità dell’uomo, non rendendosi conto che l’uomo, più che natura è società, e quindi storia. Marx sostiene che l’individuo è reso tale dalla società storica in cui vive, perciò non esiste l’”Uomo” in astratto, ma l’uomo figlio e prodotto di una determinata società e di uno specifico mondo storico. Marx corregge Hegel con Feu e viceversa, poiché con l’uno può difendere la naturalità vivente dell’uomo, e, con l’altro, la costitutiva sociale e storica.
L’interpretazione della religione: Feu. non è stato in grado di cogliere le cause reali del fenomeno religioso, né di offrire dei validi mezzi per il suo superamento. Gli è sfuggito che chi produce la religione non è un soggetto astratto, ma un individuo che è un prodotto sociale. Le radici del fenomeno religioso non vanno cercate nell’uomo in quanto tale, ma in un tipo storico di società. La religione è il prodotto di un’umanità alienata e sofferente per causa delle ingiustizie sociali, che cerca nell’aldilà ciò che le è negato di fatto sulla terra.
Se la religione è il frutto malato di una società malata, l’unico modo per sradicarla è quello di distruggere le strutture sociali che la producono. La disalienazione religiosa ha dunque, come suo presupposto, la disalienazione economica, ossia l’abbattimento della società di classe.
Feu. ha ignorato l’aspetto attivo e pratico della natura umana e ha cercato la soluzione dei problemi reali nella dimensione della teoria. Marx oppone un nuovo materialismo, che considera l’uomo soprattutto come prassi, ritenendo che la soluzione dei problemi non sia da ricercarsi nella speculazione, ma nell’azione.

DALL’IDEOLOGIA ALLA SCIENZA
La critica di Feu. segna il passaggio di Marx dall’umanesimo al materialismo storico, poiché coincide con la transizione dall’antropologia speculativa al sapere reale della storia. Il testo in cui si concretizza questo processo è L’ideologia tedesca. L’originalità di quest’opera risiede nel tentativo di cogliere il movimento reale della storia, al di là delle rappresentazioni ideologiche che ne hanno velato da sempre la struttura effettiva e le concrete forze motrici. Infatti, il discorso storico-materialistico di Marx ed Engels presuppone una basilare contrapposizione fra la scienza reale e positiva ed ideologia.
L’ideologia appare come una falsa rappresentazione della realtà, ed allude al processo perciò alla comprensione oggettiva dei rapporti reali fra gli uomini si sostituisce un’immagine deformata di essi. L’intento di Marx è quello di svelare la verità sulla storia, mediante il raggiungimento di un punto di vista obbiettivo sulla società. La distruzione della vecchia filosofia idealistica porta all'inaugurazione di una nuova scienza. L’umanità è una specie evoluta, composta di individui associati, che lottano per la propria sopravvivenza. Di conseguenza, la storia è un processo materiale fondato sulla dialettica bisogno-soddisfacimento.
Ed è proprio quest’azione materiale che umanizza l’uomo. Si possono distinguere gli uomini dagli animali quando, in virtù della necessità cominciarono a produrre i loro mezzi di sussistenza. Alla base della storia vi è dunque il lavoro, che Marx intende come creatore di civiltà e di cultura e come ciò attraverso cui l’uomo si rende tale, emergendo dall’animalità primitiva e distinguendosi dagli altri esseri viventi.

STRUTTURA E SOVRASTRUTTURA
Nell’ambito di quella produzione sociale dell’esistenza che costituisce la storia, bisogna distinguere due elementi di fondo: le forze produttive e i rapporti di produzione. Per forze produttive Marx intende tutti gli elementi necessari al processo di produzione, ossia fondamentalmente:
1. gli uomini che producono (=forza-lavoro)
2. i mezzi
3. le conoscenze tecniche e scientifiche.
Per rapporti di produzione intende i rapporti che s’instaurano fra gli uomini nel corso della produzione e che regolano il possesso e l’impiego dei mezzi di lavoro, nonché la ripartizione di ciò che tramite essi si produce. I rapporti di produzione trovano la loro espressione giuridica nei rapporti di proprietà.
Forze produttive e rapporti di produzione costituiscono, nella loro globalità, il modo di produzione di un certo periodo. La base economica costituisce la struttura, ovvero le scheletro economico della società, intesa come organismo complessivo. Rispetto alla totalità sociale la struttura rappresenta il piedistallo concreto su cui si eleva una sovra struttura giuridico-politico-culturale. Il termine sovrastruttura secondo il materialismo storico rappresenta i rapporti giuridici, le forze politiche, le dottrine etiche, artistiche religiose e filosofiche che non devono essere intese come delle realtà a sé stanti, ma come delle espressioni più o meno dirette dei rapporti che definiscono la struttura di una certa società storica. È la struttura economica che determina le leggi, lo Stato, le religioni, le filosofie (=materialismo storico). Il materialismo è il convincimento secondo cui le vere forze motrici della storia non sono di natura spirituale, come pensavano per lo più i filosofi precedenti, bensì di natura socio-economica.
I rapporti struttura- sovrastruttura:
1. il termine sovrastruttura intende sottolineare la dipendenza dei fenomeni politici e culturali dalla base economica, ma non intende ridurre questi ultimi a qualcosa di superfluo o di poco importante;
2. per indicare il rapporto fra struttura e sovrastruttura Marx fa uso di due termini: determinare e condizionare. La loro portata concettuale è diversa, poiché determinare denota un rapporto più stretto ed immediato, mentre condizionare allude ad un rapporto più lato e indiretto;
3. Marx non nega che le idee possano influire sugli avvenimenti storici, anche se ciò, dal suo punto di vista, può accadere soltanto perché le idee esprimono già determinati mutamenti di struttura. L’unico elemento veramente determinante della storia è la struttura economica, mentre la sovrastruttura è unicamente un riflesso della struttura, che partecipa solo indirettamente della sua storicità.

LA LEGGE DELLA STORIA E LE GRANDI FORMAZIONI ECONOMICO-SOCIALI
Forze produttive e rapporti di produzione si configurano come lo strumento interpretativo della dinamica storica, poiché s’identificano con la molla propulsiva del suo divenire, ovvero con la legge stessa della storia. Marx ritiene che ad un determinato grado di sviluppo delle forze produttive tendano a corrispondere determinati rapporti di produzione e proprietà. I rapporti di produzione si mantengono soltanto sino a quando favoriscono le forze produttive e vengono distrutti quando si convertono in ostacoli. Le forze produttive, in connessione con il progresso tecnico, si sviluppano più rapidamente dei rapporti di produzione, che esprimendo delle relazioni di proprietà tendono a rimanere statici, ne consegue periodicamente una situazione di frizione o di contraddizione dialettica fra i due elementi, che genera un’epoca di rivoluzione sociale.
Le nuove forze produttive sono sempre incarnate da una classe in ascesa, mentre i vecchi rapporti di proprietà sono sempre incarnati da una classe dominante al tramonto. Lo scontro risulta inevitabile e finisce per trionfare la classe che risulta espressione delle nuove forze produttive.
La legge della corrispondenza e della contraddizione permettono a Marx di delineare un quadro generale della storia passata e presente, e di scandire il cammino dell’umanità nel tempo secondo alcune grandi formazioni economico-sociali qualificate da determinati modi di produrre, da specifici rapporti di proprietà, da peculiari istituzioni giuridico-politiche e da corrispondenti forme di coscienza. Quattro epoche della formazione economica della società: quell’asiatica, quell’antica di tipo schiavistico, quella feudale e quella borghese. Inoltre va aggiunta una comunità primitiva e la futura società socialista. Questo diagramma storico dello sviluppo della civiltà è basato sulla tesi-convinzione del socialismo come sbocco inevitabile della dialettica storica.
Per Marx come per Hegel, la storia si configura come una totalità processuale dominata dalla forza di contraddizione e mettente capo ad un risultato finale. Però Marx riteneva di aver fatto camminare la dialettica di Hegel sui piedi, anziché sulla testa:
1. in quanto il soggetto della dialettica storica non è più lo Spirito, ma la struttura economica e le classi;
2. in quanto la dialetticità del processo storico è concepita come scientificamente osservabile nei fatti stessi;
3. in quanto le opposizioni che muovono la storia non sono astratte e generiche, ma concrete e determinate.

LA CRITICA AGLI IDEOLOGI DELLA SINISTRA HEGELIANA
Ideologi perché tali filosofi vivono una falsa coscienza, poiché non si rendono conto che le idee, in quanto rispecchiano le relazioni materiali degli uomini, non hanno un’esistenza autonoma.
Gli ideologi finiscono :
1. per sopravvalutare la funzione delle idee e degli intellettuali, viste, le une come le forze trainanti degli avvenimenti, e concepiti, gli altri, come i fabbricanti della storia;
2. per presentare le proprie idee come universalmente e sovratemporalmente valide;
3. per credere che tutto il negativo del mondo risieda nelle idee sbagliate che gli individui si fanno circa se medesimi e che l’emancipazione umana consista nel sostituire a idee false idee vere;
4. per fornire un quadro inevitabilmente deformante del reale.
Le vere forze motrici della storia non sono le idee, bensì le strutture economico-sociali, le idee non hanno mai un valore universale e sovratemporale, in quanto rispecchiano sempre determinati interessi e rapporti storici fra gli uomini, la vera alienazione non risiede nelle idee, ma nelle situazioni sociali concrete in cui gli uomini si trovano a vivere, perciò la vera disalienazione è un problema pratico-sociale, risolvibile sul piano strutturale della rivoluzione, inoltre il sapere effettivo può essere solo un sapere aderente al reale.
MANIFESTO
BORGHESIA, PROLETARIATO, E LOTTA DI CLASSE
Il Manifesto del partito comunista, nel quale Marx si propone di esporre gli scopi e i metodi dell’azione rivoluzionaria, rappresenta una stringata analisi della concezione marxista del mondo.
1. l’analisi della funzione storica della borghesia;
2. il concetto della storia come lotta di classe ed il rapporto fra proletari e comunisti;
3. la critica dei socialismi non scientifici.
Nella prima parte del Manifesto Marx descrive la vicenda storica della borghesia. La borghesia non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione e tutto l’insieme dei rapporti sociali. Di conseguenza, la borghesia appare una classe costituzionalmente dinamica, che ha dissolto non solo le vecchie condizioni di vita, ma anche idee e credenze tradizionali.
Assomiglia allo stregone che non è più in grado di dominare le potenze che ha evocato, infatti, le moderne forze produttive si rivoltano contro i vecchi rapporti di proprietà, ancora privatistici e sottomessi alla logica del profitto personale, generando delle crisi terribili, che mettono in forse l’esistenza stessa del capitalismo: Tanto che il proletariato, classe oppressa della società borghese, non può fare a meno di mettere in opera una dura lotta di classe, volta al superamento del capitalismo e delle sue forme istituzionali e ideologiche. Il concetto della storia come lotta di classe è uno dei più significativi del Manifesto. Marx pone come motore dello sviluppo sociale la dialettica tra due forze produttive e i rapporti di produzione e individua come soggetto autentico della storia, la lotta fra le classi.
Marx insiste sull’internazionalismo della lotta proletaria.

LA CRITICA DEI FALSI SOCIALISMI
Marx raggruppa e divide la letteratura socialista e comunista in tre tendenze di fondo: il socialismo reazionario, il socialismo conservatore o borghese e il socialismo e comunismo critico-utopistici.
1. il socialismo reazionario attacca la borghesia più secondo parametri conservatori che secondo schemi rivoluzionari rivolti al futuro. Esso presenta tre forme: feudale, piccolo-borghese e tedesca.
2. il socialismo conservatore o borghese è incarnato dagli economisti che vorrebbero rimediare agli inconvenienti sociali del capitalismo, senza distruggere il capitalismo stesso. Essi vorrebbero la borghesia senza proletariato, non accorgendosi che producendo se medesimo il capitalismo produce inevitabilmente i suoi inconvenienti.
3. il socialismo e il comunismo critico-utopistico hanno il limite di non riconoscere al proletariato una funzione storica e rivoluzionaria autonoma, e di fare appello a tutti i membri della società, compresi i ceti dominanti, per una pacifica azione di riforme, movendosi in tal modo in una dimensione moralistica e utopistica. A questo tipo sì socialismo Marx contrappone il proprio socialismo scientifico, basatosi di un’analisi critico-scientifica dei meccanismi sociali del capitalismo e sull’individuazione del proletariato come forza rivoluzionaria destinata ad abbattere il sistema borghese.

LA RIVOLUZIONE E LA DITTATURA DEL PROLETARIATO
Le contraddizioni della società borghese rappresentano la base oggettiva della rivoluzione del proletariato, il quale, impadronendosi del potere politico, dà avvio alla trasformazione globale della vecchia società, attuando il passaggio dal capitalismo al consumismo. Il proletariato appare investito di una specifica missione storico-universale.
La rivoluzione comunista non abolisce soltanto un tipo particolare di proprietà, di divisione del lavoro e di dominio di classe, ma cancella ogni forma di proprietà privata, di divisione del lavoro e di dominio di classe. Lo strumento tecnico della trasformazione rivoluzionaria è la socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio, che passando dalle mani dei privati a quelli della comunità, pongono fine al fenomeno del plus-valore e dello sfruttamento di classe. I metodi sono legati alle specificità storico-nazionali. Negli ultimi anni Marx appare indirizzato ad ammettere anche la possibilità di una via pacifica al socialismo.
La rivoluzione proletaria deve tuttavia mirare all’abbattimento dello Stato borghese e delle sue forme istituzionali. Il compito del proletario non è quello di impadronirsi della macchina statale borghese, manovrandola per i propri scopi, ma quello di spezzarne o distruggerne i meccanismi istituzionali di fondo.
Lo Stato borghese, compresa la democrazia rappresentativa, è un insieme d’apparati istituzionali che servono specificatamente alla borghesia per esercitare il proprio dominio di classe, esso, per Marx, non costituisce un insieme di tecniche neutrali che possano essere usate anche a vantaggio del proletariato. Ogni classe dominante è costretta a foggiare una macchina statale secondo le proprie esigenze. La dittatura del proletariato va usata come misura politica fondamentale per la transizione al comunismo. La dittatura della maggioranza degli oppressi su una minoranza di (ex) oppressori, destinata a scomparire. La dittatura del proletariato è solo una misura storica di transizione che mira tuttavia al superamento di se medesima e d’ogni forma di Stato.

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