Manifesto del partito comunista

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Testo

Relazione su “Il manifesto del partito comunista”
Il manifesto del partito comunista, opera non accademica ma di carattere divulgativo propagandistico, scritto da Marx e Engels, espone i punti fondamentali della nuova ideologia politica, riproponendo la dialettica nei termini di storia e di lotta di classi.
Il testo prende avvio con una breve introduzione sui motivi per cui si dovrebbe scrivere un manifesto del partito comunista: “Uno spettro si aggira per l'Europa: lo spettro del comunismo…Il comunismo viene ormai riconosciuto da tutte le potenze europee come una potenza…Da tempo i comunisti espongano apertamente a tutto il mondo la loro prospettiva, i loro scopi, le loro tendenze, e oppongano alla favola dello spettro del comunismo un manifesto del partito.”
Marx già dal primo capitolo, >, ci mostra la sua visione del mondo, analizzando la funzione storica della borghesia, dalla sua nascita, allo sviluppo , e i rapporti con il proletariato, basandosi sul concetto di storia vista come “ lotta di classe .“
Non a caso, in ogni epoca si possono rilevare scontri fra i ristretti gruppi di dominatori e vasti gruppi di sfruttati: l’antichità vide compiuto ogni tipo di lavoro manuale dalle masse degli schiavi,
mentre arti, scienze e amministrazione degli affari pubblici erano esclusivamente riservate ai ceti più abbienti.
L’età feudale che seguì fu caratterizzata da una società divisa fra chi possedeva la terra (l’aristocrazia) e chi la lavorava (servi della gleba).
• Questa contrapposizione, secondo Marx, porta necessariamente a solo due tipi di risoluzione: il rovesciamento dei valori e cambiamento delle classi sociali, o la distruzione di entrambe le fazioni in lotta.
Nella sua analisi rivolta alla borghesia, Marx deduce che essa ha sempre giocato un ruolo principalmente rivoluzionario.
Essa, infatti, per affermare il suo potere dovette prima distruggere “tutte le condizioni di vita feudali, patriarcali e idilliache”, non lasciando fra uomo e uomo “altro vincolo che il nudo interesse, lo spietato pagamento in contanti”. Strappò la parte sentimentale, morale e “poetica” alla vita traducendola in burocrazia e denaro (“ha strappato il velo di tenero sentimentalismo che avvolgeva i rapporti di famiglia, e li ha ridotti a un semplice rapporto di denari…”).
Con la borghesia, scomparvero i limiti tra le diverse società, unificandole in un unico sistema sociale ed economico e creando di conseguenza una centralizzazione politica = “capitalismo”.
Ma la borghesia non può esistere se non si ha una continua rivoluzione e innovazione dei mezzi di produzione e di conseguenza dei rapporti sociali.
È per tale ragione, che la borghesia appare come una classe dinamica per struttura. Grazie ad essa si è avuta per la prima volta l'unificazione del genere umano, in quanto l’ attività commerciale l’ha spinta in tutto il mondo, creando “un mercato mondiale.”
La borghesia, infatti , assoggettò, la campagna alla città, privandola, in questo modo della propria indipendenza
• distruggendo l’identità delle popolazioni,
• costringendo tutti i paesi ad adottare il medesimo sistema di produzione,
• trasformando tutto in grandissimi centri urbani
e favorendo uno scambio universale, un’interdipendenza fra le nazioni. →
⇒ Instaurò uno sfruttamento aperto, spudorato, diretto e arido!!!
Fu, quindi, terribilmente abile nel riuscire ad avvicinare le varie “classi” e popolazioni, creando forze produttive mai generate prima. (“nel suo dominio di classe la borghesia ha creato delle forze produttive il cui numero e la cui importanza superano quanto mai avessero fatto tutte insieme le generazioni passate”).
Come Marx stesso afferma: “Essa si crea un mondo a propria immagine e somiglianza”. Egli la considera una classe dinamica che vive e prospera rivoluzionando continuamente sia gli assetti tradizionali sia gli strumenti di produzione.
Marx si rende conto, però,che il sistema capitalistico è debole, perché la borghesia ha in sé anche delle contraddizioni,che non gli hanno permesso di tenere in mano le redini della situazione e delle forze da essa stessa create.
Da tutto ciò, ne deriva una crisi terribile e inaspettata, che minaccia l'esistenza stessa del capitalismo.
• Ma quale fu lo sbaglio che la borghesia fece?
Il Nostro, comprese che l’errore compiuto dalla borghesia fu quello di cercare di ottenere profitti sempre maggiori sfruttando e proponendo mezzi di produzione sempre più efficienti, ma che, inevitabilmente, con il passare del tempo, si rivelano incontrollabili.
Possiamo pensare che sia un antitesi il fatto che mezzi efficienti non portino guadagno, bensì deficit economico!!!
La spiegazione di questo fenomeno sta nel fatto che incrementando la produzione mediante il lavoro di macchine si avrà un doppio effetto negativo che porta alla crisi dell’ economia:
1) Le macchine, in quanto tali, producono sistematicamente la stessa quantità di lavoro in un determinato arco di tempo, l’ effetto diretto di questo fenomeno è il calo del plusvalore e conseguentemente del profitto.
Il capitalismo, allora, si sta rivelando una macchina produttiva che però produce in eccesso, rispetto a ciò che il mercato stesso è in grado di consumare = “sovrapproduzione.”
2) Ma non finisce qui,infatti sostituendo macchine moderne alla forza lavoro degli operai si avranno un numero elevato di disoccupati impoveriti dalle circostanze, i quali non hanno soldi a sufficienza nemmeno per comprare i beni di prima necessità.
• Qual’ è la diretta conseguenza……..?!
⇒ Le merci prodotte dalle fabbriche restano invendute = crollo dell’ economia, FALLIMENTO!!!
Queste circostanze, costringono e invogliano il proletariato a mettere in atto una dura lotta di classe.
Il capitalismo, quindi , non solo ha provocato la sovrapproduzione, ma ha addirittura creato una classe - quella del proletariato - che lo porterà alla rovina.
Infatti, con lo sviluppo dell'industria, il proletariato non solo cresce di numero,ma si coalizza, contro il borghese per difendere il proprio salario,diventando sempre più forte.
Sorgono quindi, associazioni permanenti; dove gli interessi e le condizioni di vita dei proletari che diventano sempre più simili, spingono a prepararsi ad affrontare periodiche battaglie.
Il vero risultato delle loro lotte non è il successo immediato, ma il rafforzamento dell'unità dei lavoratori.”
Il capitolo termina con una considerazione sulla borghesia, “Essa produce soprattutto i suoi propri becchini. Il suo tramonto e la vittoria del proletariato sono ugualmente inevitabili.”

Nel secondo capitolo, >, Marx parla , come già si può intuire dal titolo, del rapporto tra proletari e comunisti, e degli interessi del partito comunista.
Col progresso della tecnologia, il lavoro dell’operaio è destinato a divenire sempre più “disumanizzato” e alienante, ragion per cui, per liberarlo, appare inevitabile affidare alla collettività gli strumenti della produzione, le fabbriche e la terra, e distribuire equamente i beni prodotti, realizzando il comunismo.
• Ma qual è la causa di questa condizione sociale?
⇒ La proprietà privata è la causa ultima delle oppressioni e delle disuguaglianze.
Marx parla, quindi, di abolizione della proprietà privata.
Ma per abolizione della proprietà privata non si deve intendere, l’ abolizione dei beni di consumo privati acquistati attraverso il proprio salario.
Con “proprietà privata” Marx intende tutti quei mezzi di produzione, privati che implicano forme di oppressione sociale.
• Ciò che,quindi, il comunismo deve fare non è togliere la proprietà di beni acquisiti attraverso il lavoro, ma toglie la possibilità di controllare il lavoro altrui comprando mezzi di produzione e gestendoli privatamente.
Questo programma di scardinamento, prevede una fase in cui il proletariato esercita una dittatura. Ma attenzione! Il comunismo non è la dittatura, questa è solo una fase intermedia.
Avvenuta la rivoluzione si incontreranno resistenze nella borghesia. Anche con la forza, con la violenza, il proletariato dovrà assumere il potere politico, perché in quel momento in cui la situazione sociale dovrà essere forzata in una direzione.
Al posto della vecchia società borghese subentra un'associazione tra individui.
Non c'è più l'esercizio della dittatura e dell'oppressione, al limite non ci sarà più neanche lo stato, anche se è semplicemente un modello utopistico, perché la società umana non può sopravvivere senza organizzazione statale.
Tuttavia il comunismo viene accusato di voler abolire, non solo la proprietà privata, ma anche un nucleo sociale importante come quello della “famiglia”.
Marx e Engel, quindi in questo secondo capitolo, danno spazio anche all’ elencazione delle accuse rivolte al comunismo,prima di concludere il capitolo stesso affermando cosa bisogna fare ,per far in modo che il comunismo non sia un utopia ma diventi una realtà!
“Il proletariato userà il suo potere politico per strappare progressivamente alla borghesia tutti i suoi capitali, per centralizzare tutti gli strumenti di produzione nelle mani dello Stato, dunque del proletariato organizzato in classe dominante, e per moltiplicare il più rapidamente possibile la massa delle forze produttive. In un primo momento ciò può accadere solo per mezzo di interventi dispotici sul diritto di proprietà”.

Il terzo capitolo, intitolato, , elenca ed analizza i vari tipi di socialismo.
Il primo di cui parla è il socialismo feudale, nato dall’aristocrazia timorosa di perdere il proprio dominio e il proprio potere con l’avvento della borghesia, quindi, “Questi aristocratici sventolavano la proletaria bisaccia da mendicante come fosse la loro bandiera”. Il loro socialismo è così poco reazionario, come ci dicono Marx ed Engels che “la loro accusa principale contro la borghesia è che sotto il suo regime si sviluppa una classe che farà saltare in aria tutto il vecchio ordine sociale (…) essi accusano la borghesia di produrre un proletariato rivoluzionario, non un proletariato tout court.”
Poi il nostro passa ad esporre il socialismo piccolo-borghese, e cioè quello del quale fanno parte tutti i piccoli proprietari che sono stati oppressi dalla concorrenza borghese.
Questo socialismo, nato in Francia, si esprime mediante la scrittura.
Il socialismo piccolo-borghese, secondo Marx ed Engels, ha avuto dei meriti (“ha scandagliato con somma acribia le contraddizioni dei rapporti di produzione moderni. Ha smascherato gli ipocriti abbellimenti degli economisti.”), anche se propone di tornare ai vecchi mezzi di produzione per superare le difficoltà del periodo.
Il socialismo tedesco, detto anche “vero” socialismo, è un tipo di socialismo nato grazie agli scritti Francesi, che molti filosofi tedeschi, importarono nella loro nazione; ma mentre in Francia gli scritti avevano un valore pratico, per motivi sociali, in Germania invece essi avevano semplicemente un valore letterario.
Il socialismo borghese vuole eliminare le ingiustizie sociali, con l’unico fine di garantire l’esistenza della società borghese.
Grazie al socialismo utopico, si è notata la contrapposizione fra borghesia e proletariato, ma non è riuscito a cogliere l’autonomo ruolo storico del proletariato, e la possibilità di formare un partito politico.
Infine il quarto ed ultimo capitolo del Manifesto del partito Comunista, è :

qui Marx ci delinea il quadro dalla situazione attuale dei vari rappresentanti del comunismo in Europa.
La più importante di quelle che vengono descritte, è la Germania, perché “la Germania è alla vigilia di una rivoluzione borghese, e perché essa porta a compimento questo rivolgimento nel contesto di una civiltà europea più progredita e con un proletariato molto più evoluto che non l'Inghilterra nel XVII e la Francia nel XVIII secolo.
“Che le classi dominanti tremino al pensiero di una rivoluzione comunista. I proletari non hanno da perdervi altro che le proprie catene. Da guadagnare hanno un mondo.”.
Il manifesto si conclude con la celeberrima frase “Proletari di tutti i paesi, unitevi!”
Ricapitolando…….
I punti fondamentali di questa teoria sono:
a) “La storia di ogni società esistita fino a questo momento è storia di lotte di classi”
N.B. Le classi si definiscono in relazione alla proprietà o meno di mezzi di produzione
b) -funzione storica della borghesia che ha realizzato la rivoluzione dei mezzi di produzione e dell’insieme dei rapporti sociali.
-le moderne forze produttive non possono essere dominate e generano delle crisi terribili che mettono in forse l’esistenza del capitalismo
-radicalizzazione e semplificazione della lotta, in lotta tra borghesia e proletariato
-il proletariato diventa soggetto rivoluzionario quando perviene alla coscienza di classe e si costituisce in partito comunista
-la lotta di classe conduce necessariamente attraverso la dittatura del proletariato alla soppressione di tutte le classi e ad una società senza classi
c) internazionalismo della lotta di classe sintetizzato nello slogan:
“PROLETARI DI TUTTI I PAESI, UNITEVI!”
Conclusioni personali !
Il Manifesto del Partito Comunista, ha assunto una funzione di stratega, che converte in ribellione concreta il disagio sempre più incombente di tutta la classe operaia del XVII secolo.
Grazie al Manifesto, noi oggi, possiamo riconoscere la grande funzione storica che la borghesia ha avuto nel 700, introducendo nuovi modi dell’organizzazione economica. Ma il ruolo più importante, è quello di Marx il quale si colloca come il profeta di un futuro imminente, che quasi già vede la globalizzazione, riconosce il mondo come uniformato secondo le leggi del mercato capitalistico.
Eppure, Marx non si è mai attribuito il merito di aver “scoperto” l'esistenza delle classi della società moderna, ne la lotta esistente fra loro.
In realtà la sua originalità consiste nell'aver considerato un'esistenza delle classi legate a determinate fasi storiche di sviluppo della produzione; nell'aver capito che le classi si definiscono essenzialmente in relazione alla proprietà o meno dei mezzi di produzione; nell'aver capito che la lotta di classe porta inevitabilmente alla dittatura del proletariato.
Marx inoltre è riuscito a distinguere la classe in sé, per sé. Con la classe in sé, intende considerare quei individui che godono della medesima situazione economica e sociale; mentre invece intende per classe di per sé, quella medesima che la lotta per raggiungere gli stessi obiettivi.
Marx insiste inoltre sull'internazionalismo della lotta proletaria e termina il manifesto con lo storico slogan rivoluzionario: " proletari di tutti paesi, uniti! ".
Per saperne di più……!!!
Storia della composizione del Manifesto: Composto da Marx ed Engels tra il 9 dicembre 1847, giorno di chiusura del secondo congresso della Lega dei Comunisti, e il 1 febbraio 1848. Questa velocità nella redazione dell’opera può essere probabilmente spiegata dal poter contare su diversi documenti messi a disposizione dal Comitato Centrale della Lega, su proprie precedenti elaborazioni teoriche, su alcuni scritti di Engels e sulla discussione tra i due autori. Privo del nome dei due autori, il Manifesto venne stampato nella seconda metà di febbraio 1848 in mille esemplari di 23 pagine destinati inizialmente non alla vendita, bensì alla propaganda interna.
- tre ristampe nel mese di marzo
- uscita del testo sulla "Deutsche Londoner Zeitung" (dal 3 marzo al 28 luglio 1848)
- seconda edizione di 30 pagine, tra aprile e maggio 1848
- terza edizione nel 1872, in cui il titolo veniva mutato in Das Kommunistische Manifest e il testo preceduto da una prefazione dei due autori
- quarta edizione del 1883, prefazione del solo Engels
- quinta edizione del 1890, prefazione del solo Engels

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