La cultura filosofica rinascimentale

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Categoria:Filosofia

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Testo

La cultura filosofica rinascimentale

Introduzione

La cultura filosofica rinascimentale si sviluppò nelle Accademie (non erano scuole perché i componenti erano tutti sullo stesso piano) e nelle corti. La cultura in questo periodo ha un carattere elitario, a causa dell’uso del latino e del fatto che le Accademie erano come dei circoli chiusi.
La grande differenza che c’ è con il medioevo è che non si vuole più scrivere la “summa” (indagini generalizzate) ma si fa un’indagine su questioni particolari. I due grandi esempi per la filosofia rinascimentale sono soprattutto Platone (Accademie; ad esempio a Firenze fondata dal Ficino) e, meno, Aristotele (Università). Per quanto riguarda Platone il ritorno all’ uso del greco permise la reintroduzione di tutti i testi, in parte tradotti dal Ficino stesso, il quale si impegnò anche nella traduzione del “corpus ermeticum”, un insieme di testi attribuiti, erroneamente, alla figura mitica di Ermete, detto anche “trismegisto” (tre volte grandissimo), che si credeva coincidesse col Dio egizio della scrittura. Anche il platonismo fu contaminato, oltre che dalla filosofia neoplatonica di Plotino, dall’ ermetismo, del quale i filosofi ammiravano il principio della simpatia universale (mondo organico nel quale tutte le parti sono interconnesse tra loro). C’ era anche una connessione tra magia ed ermetismo, il mago, come lo stesso Ficino, era il mago bianco che aveva capacità di influenzare il corso della natura sfruttando le interconnessioni tra gli elementi del mondo.
La filosofia rinascimentale rispecchia il passaggio tra Umanesimo (movimento essenzialmente filologico) e Rinascimento (fenomeno molto più ampio), nel senso che l’ interesse si sposta dall’ uomo alla natura.
Pico della Mirandola
Nel “De hominis dignitate”, una specie di manifesto umanista, affermava la superiorità dell’ uomo nel creato (l’ uomo ha la libertà di scegliere se elevarsi ad “angelo” o degradarsi a “bestia”) e la visione dell’ uomo come microcosmo in quanto possiede tutte le caratteristiche degli altri esseri.
Marsilio Ficino
È considerato il massimo esponente della filosofia rinascimentale. Da filosofo ci presenta un platonismo cristianizzato che emerge dalla sua visione gerarchica dell’ universo:

mondo sovrasensibile
Dio cristiano
//
angeli
anima (fa da termine medio tra i due mondi, si passa dall’ immobilità alla mobilità(divenire). Essa non è ascesi, deve per forza essere sempre in contatto con le due parti.
mondo sensibile
qualità (insieme delle essenze costitutive)
//
corpo (insieme delle cose sensibili)
Gli elementi platonici della filosofia del Ficino sono:
* la gerarchia degli enti
* il tema dell’ amore
* il tema dell’ anima come “anima mundi”
Elementi di differenza con Platone sono invece:
* l’apice è il Dio cristiano
* si pone in risalto la figura dell’ uomo come centro dell’ universo, come “copula mundi”

Montagne

In lui c’ è un Umanesimo più problematico, che fa dell’ uomo il centro della sua filosofia, ma ne evidenzia la fragilità e l’ impossibilità di capire appieno la realtà, questo tipo di Umanesimo prende il nome di Umanesimo scettico ed è di tipo meno enfatico di quello tradizionale. Le sue opere più importanti sono i Saggi, che a differenza della Summa si occupano di temi particolari, limitati e circoscritti, ed è perciò difficile distinguere un tema, anche se è evidente il tentativo di descrivere la condizione umana (a partire da se stesso-> percorso autobiografico). L’ intento dei Saggi è perciò di tipo descrittivo e non normativo-prescrittivo.
Il suo è uno scetticismo sia teoretico (“l’ uomo non è in grado di giungere a verità stabili”) che morale (“l’ uomo non è in grado di arrivare a codici morali definitivi, assoluti”): in conclusione l’ uomo deve accettarsi nella sua fragilità senza ambizione di ricercare la verità assoluta anche perché c’ è un senso di relativismo: tutto si muove e si trasforma. La sua è quindi una filosofia morale (si occupa dei “mores”, i costumi, i modi di vivere di ciascuno di noi); il saggio, in questo contesto deve accettare la realtà riserbandosi una libertà intellettuale.
Per quanto riguarda la morte afferma una tesi apparentemente antifilosofica, quella dell’ inutilità della “meditatio mortis”: bisogna evitare di interrogarsi su di essa e accettarla come evento naturale e necessario.

Cusano

Altro grande esponente del platonismo rinascimentale, porta Dio al centro della sua filosofia (ma studia comunque il suo rapporto con l’uomo). La sua filosofia ruota attorno al concetto di infinito, che si può dividere in tre tipi:
1) teologico: Dio è infinito in atto (contro Aristotele) ed è “coincidentia oppositorum” nel senso che tutto in lui coincide. Cusano si occupava anche di matematica (corrispondenza biunivoca tra due parti del “tutto”).
2) antropologico: l’uomo non possiede l’ infinito in atto ma solo in potenza (vive l’ infinito come infinito avvicinamento a Dio ). In lui c’ è una “dotta ignoranza” che lo induce a spostare i limiti sempre più avanti (senza mai arrivare all’ atto data l’ incommensurabilità di Dio).
3) cosmologico: il cosmo cusaniano, più che infinito, è indefinito (questo anche per contrastare ogni tipo di ipotesi secondo la quale il mondo sarebbe simile a Dio e perderebbe la sua trascendenza); e questa indefinitezza si realizza nella mancanza di un centro e di una periferia (visione geocentrica ed antropocentrica messe in discussione).
Aristotelismo rinascimentale
Si affiancò al platonismo, che comunque rimane dominante, ed ebbe il suo centro nelle Università (Padova). Il testo più studiato del “corpus aristotelicum” è il “De anima” (collocazione dell’ intelletto attivo). L’ esponente più importante della corrente, Pietro Pomponazzi, condivide l’ idea dell’ averroismo latino della doppia verità ed è possibile pervenire a conclusioni contrastanti. Così si spiega l’ immortalità dell’ anima (secondo la fede) che non è però dimostrabile con la ragione. Se la fede è quindi una speranza, un’ eventualità, non vi si può fondare la morale che deve essere autonoma e non subordinata ad una vita futura (laicizzazione dell’ etica). Inoltre poiché la natura è organizzata secondo un ordine necessario è ingiustificato credere ai miracoli.
Filosofia naturale
Lo spostamento dell’ argomento della filosofia sulla natura non comporta la perdita di centralità dell’uomo perché come natura si intende la totalità, che comprende anche l’ uomo. La natura è vista come un grande essere vivente all’ interno del quale tutte le parti sono strettamente collegate (concezione organicistica→simpatia universale, dall’ ermetismo).

Telesio

Il naturalismo assume una visione sensistica (natura=tutto sensiente): la natura ha capacità sensitiva e reattiva agli stimoli esterni, seppure in gradi diversi. Questa visione va applicata anche alla sfera morale dell’ uomo, che ha un’ origine sensibile: noi rifuggiamo ciò che ci procura dolore (male) e ricerchiamo ciò che ci procura piacere (bene), quindi non c’ è un fondamento razionale. Per evitare il materialismo (tutto ha un fondamento materiale) introduce il concetto di mens superaddita, che si aggiunge al fondamento sensistico e non può essere ridotta ad esso.
Il metodo filosofico deve attenersi ai principi della natura (“iusta, propria, principia”), si deve studiare la natura dall’ interno senza cause trascendenti (non come l’ atto puro di Aristotele).

Campanella

Per la prima volta si tratta del tema della coscienza naturale (“sensus sui”= capacità riflessiva, sensibilità.
Bruno
Vita:
1) la sua formazione fu di stampo tomista (domenicani) con influenze della tradizione lullista: “ars memoriae”= memotecnica= insieme delle tecniche per aiutare la memoria (tradizione orale dell’ Alto Medioevo) che fondendosi con la tradizione magico-ermetica ricercava la “clavis universalis” (associando un linguaggio artificiale alla realtà delle cose si cerca di penetrare a fondo la realtà).
2) soggiorno parigino (necessità di tolleranza)
3) trasferimento in Inghilterra dove scrive dialoghi sia in latino che in volgare nei quali assumerà una posizione contraria al Cristianesimo in generale, polemizzò con gli aristotelici di Oxford
4) ancora a Parigi, poi a Francoforte e a Venezia (insegna “ars memoriae”)
5) arresto ed estradizione nello Stato della Chiesa dove sarà processato e, dopo aver rifiutato di abiurare, condannato a morte sul rogo.

Filosofia:
oltre che filosofo è anche un mago e si fa portavoce di una nuova religione che si rifà all’ Antico Egitto (il Cristianesimo aveva abbandonato la verità originale). Egli sosteneva anche le tesi copernicane e nel modo più forte: le cose stavano fisicamente proprio come aveva intuito Copernico, al contrario, la Chiesa (Cardinale Bellarmino) accettava solo la verità matematica delle tesi di Copernico. Contro Copernico era invece la concezione dell’ infinità del mondo e dei mondi (infinità spaziale e infinita potenza creatrice della natura). Accetta anche il panteismo (Dio è “mens insita in omnibus rebus”) e il materialismo, ma la materia non è un sostrato inerte, è materia vivente (ha capacità produttiva); si modifica il concetto aristotelico di potenza, che riceve la forma (senso passivo) ma è capace anche di dare origine a forme (senso attivo).
A partire dalla cosmologia Bruno costruisce la sua antropologia (rapporto uomo\natura). Il concetto-chiave è quello di eroico furore (furore spinto dall’ amore) che è un potenziamento degli istinti, della passionalità per unirsi all’ infinità del tutto superando i nostri limiti. Esso è contrapposto al furore animale (che degrada l’ uomo) e alla santa asinità (la subordinazione che induce la religione→ il dovere di non sapere, non indagare).

Esempio