La casa degli spiriti

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Testo

Recensione de:
La casa degli spiriti
Autore: Isabel Allende
editore: Feltrinelli (Milano)
47° edizione gennaio 2000
n. pagine: 365
prezzo: 13000£

L’esteso romanzo dell’autrice contemporanea Isabel Allende, con il quale ha trovato la sua definitiva affermazione in ambito letterario, è una sorta di sua autobiografia (la si può infatti ritrovare nella figura di Alba) trasfigurata, tanto è vero che la maggior parte degli eventi sono chiaramente frutto della sua immaginazione di autrice e non certo della sua esperienza di vita. Ma comunque il libro nasce da fatti realmente accaduti che l’hanno vista vivere con due donne straordinarie, come sua madre e sua nonna e assistere al colpo di stato di Pinochet in Cile. La vicenda è stata però da lei “trasportata” nella sua città natale: Lima, ma rappresenta accadimenti cileni. Gli avvenimenti narrati si estendono per un lungo lasso di tempo, dagli inizi del Novecento, fino agli anni settanta dello stesso secolo. Vengono descritti, alternativamente da un narratore esterno e occulto o da uno dei protagonisti del romanzo (forse il protagonista), Esteban Trueba, gli accadimenti di una generazione di persone appartenenti ad una classe sociale agiata. I fatti non vengono presentati nell’ordine cronologico in cui sono avvenuti, ma per associazione mentale (con frequenti anticipazioni, che rendono la lettura sempre più interessante e coinvolgente), così come li aveva ordinati colei che ha consentito che tutte queste vicende non andassero perdute: Clara, che aveva sempre riportato su suoi quaderni ciò che avveniva attorno a sé, sin dalla più tenera infanzia; quei quaderni che, una volta passati in mano alla nipote, aveva fatto in modo che i ricordi non si cancellassero con l’azione del tempo, che lei aveva sempre vinto, grazie ai suoi poteri soprannaturali, alle sue premonizioni e alla sua capacità di conoscere passato e futuro oltre che di parlare con spiriti e extraterrestri.
Il romanzo è composto da racconti di aneddoti, spesso divertenti, ma sovente anche dolorosi, da immagini forti, di violenza, ma anche di grande smisurato amore tra persone che razionalmente non avrebbero nulla da amare nell’altro. È un’opera che suscita emozioni contrastanti: di gioia, per la poesia di certi passi che descrivono la passione con cui due persone si nutrono del loro stesso amore e ne traggono vita; di rabbia, per le crudeltà inflitte su persone innocenti che tentano semplicemente di aiutare chi ha veramente bisogno di aiuto; di divertimento, perché la domestica dei Del Valle, Nana, non può che suscitare allegria durante i suoi tentativi di spaventare la piccola Clara o di eliminare Barrabas, il leggendario. E forti contraddizioni sono provocate anche dai singoli personaggi, che mutano a tal punto nel tempo e compiono così tante azioni che non possono essere completamente condannati o assolti.
Il romanzo si apre con Clara, la chiaroveggente, colei in grado di conoscere il futuro, di comunicare con le anime, ma anche di decidere di non parlare per una decina d’anni, molto piccola, e si chiude con sua nipote, che parla di lei e spiega l’intento di sua nonna quando scriveva ciò che le capitava: non cancellare i ricordi. E per lo stesso motivo, lo spirito di Clara appare ad Alba, rinchiusa in una cella dai militari (durante la dittatura), per invitarla a non lasciarsi morire, ma a vivere fino in fondo per poter portare a chi non vuole sapere, per paura o per viltà, quello che è stato compiuto, è stato indiscutibilmente compiuto, da una dittatura militare, che è salita al potere illegalmente, con un colpo di stato, della cui inutilità e gravità si rende conto anche Trueba, il più convinto conservatore del suo paese. Senza dubbio l’Allende denuncia nel suo romanzo l’ottusità di coloro che erano convinti che le donne, in quanto tali, fossero inferiori agli esemplari di sesso maschile, o i contadini dotati di minor diritti perché più poveri, o le contadine senza alcun potere di opporsi alle violenze sessuali di un padrone, che comunque era il migliore della sua categoria perché dotava loro di una casa di mattoni, che però non conferiva nessun tipo di umanità ai braccianti che lo avevano servito e riverito umilmente. Ma nello stesso tempo non è presentato in termini completamente positivi il governo di sinistra, di stampo marxista, che per mancanza di adeguata organizzazione aveva fatto in modo di rendere più poveri i ricchi e non molto ricco chi povero era già. Così come viene denunciata l’ignoranza che permette alle classi elevate di soggiogare i meno fortunati, che appunto per abitudine e rassegnazione vedono naturale lo sfruttamento e la diversità di fronte alla legge nei confronti del signore.
E nel libro il compito di portare avanti la protesta e la conseguente presa di posizione da parte degli “oppressi” è affidata a delle donne, che costituiscono indubbiamente i personaggi principali, più stravaganti, forse più complessi, ma certamente più forti dell’intera opera.
Ma i fatti narrati sono solo nella parte finale, fatti di violenza, sangue e crudeltà, infatti, la maggior parte del romanzo descrive gli strambi personaggi (persino il cane compie azioni stravaganti, un po’ come i suoi padroni) che, a partire dalle figlie Rosa, la bella Clara dei Del Valle, si sono intrecciati tra loro per più di mezzo secolo.
Si conoscono anche molte figure, che, anche se apparentemente sono state destinate ad una piccola parte, ricompaiono molto dopo per rientrare nella vita dei protagonisti e spesso cambiarla notevolmente. Un esempio può essere il ragazzino Esteban Garcia, che si macchia di atrocità inaudite su Alba, per l’invidia che nutriva nei confronti della nipote di suo nonno, che per non aver riconosciuto suo padre, lo aveva destinato ad un misero destino. Così come la prostituta Transito Soto, che dopo sporadiche apparizioni, ricompare per salvare la vita di Alba, unica nipote di Trueba e forse unica persona con la quale era riuscito a mettere da parte la sua aggressività e ad essere amato, così come Clara, sua moglie, forse non lo aveva mai amato, o almeno non in vita. Infatti dopo la sua morte, la donna non era mai scomparsa ed era sempre rimasta vicina ai suoi familiari, consolandoli, facendo loro compagnia o semplicemente osservandoli in presenza di quegli spiriti con cui aveva per anni dialogato da viva.
Appare quindi evidente come ci si trovi di fronte a personaggi anomali, strani, ricchi di tante sfaccettature, che li fanno assomigliare a delle caricature, che in molti tratti assumono però caratteri e ruoli seri, difficili. Ma anche in presenza della descrizione non di una sola famiglia, ma dell’intero popolo cileno, forse sudamericano, dell’epoca vissuto tra conservatori maschilisti e autoritari e persone in grado di comprendere la non totale assurdità di idee comuniste, che su molti aspetti hanno però fallito.
Si tratta di un testo che, a mio parere, colpisce per l’estrema poesia ma contemporaneamente per la durezza dei contenuti in una riuscita fusione di invenzione stravagante e dura realtà, non complesso da comprendere, ma che necessita di grande attenzione e grande memoria!

Serena Sgarzi

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