Karl Marx

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

KARL MARX

BIOGRAFIA

Il 5 maggio 1818 nasce a Treviri, suo padre era discendente di una famiglia di RABBINI CHE SI CONVERTì AL PROTESTANTESIMO. Dopo aver compiuto gli studi a Treviri Marx si trasferisce a Bonn dove studia diritto all’università e si fidanza con Jenny von Westphalen, negli anni successivi però si trasferisce all’università di Jena dove si laurea nel 1841 in filosofia. A Bonn diventa collaboratore e redattore di un giornale che abbandona deluso dall’atteggiamento timoroso degli azionisti. Nel 1843 sposa la fidanzata e parte per Parigi dove frequenta Heine, Proudhon e Bakunin incominciando lo studio dell’economia politica. Qui conosce e stringe amicizia con Engels ma la loro collaborazione va avanti a Bruxelles perché M. viene espulso da Parigi su richiesta del governo prussiano. Dopo altre pubblicazioni a Londra i due pubblicano nel 1848 il “MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA”. Espulso pure da Bruxelles M. va a Parigi e poi a Colonia dove pubblica “IL LAVORO SALARIATO” e conduce una campagna per radicalizzare il movimento rivoluzionario. Espulso dalla Renania passa per Parigi ancora e si stabilisce definitivamente a Londra dove pubblica nel 1850 “LE LOTTE DI CLASSE IN FRANCIA” . incombe una crisi finanziaria per cui si dedica al giornalismo collaborando per il “New York tribune” fino al 1862. Pubblica 5 anni dopo il primo libro de “IL CAPITALE” e incomincia ad interessarsi della comune rurale russa. Muore il 14 marzo del1883 e i libri secondo e terzo de “IL CAPITALE” vengono pubblicati a cura di Engels postumi.

Marx era un sociologo-economista convinto che non si può comprendere la società moderna senza riferirsi al funzionamento del sistema economico. Al contrario di Comte egli non pone al centro del suo pensiero l’antinomia tra le società del passato e quelle moderne ma la contraddizione inerente al ala società presente che egli chiama capitalismo. Mentre per i positivisti i contrasti tra operai e capitalisti sono fenomeni marginali da correggere, per M. sono l’essenza delle società moderne tramite cui si può prevedere lo sviluppo storico.

IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA

Il tema è la lotta di classe. La storia dell’umanità è caratterizzata dalla lotta tra le classi sociali, dall’antagonismo tra oppressori ed oppressi. L’attuale società capitalistica è caratterizzata da alcuni tratti che non hanno precedenti. Innanzitutto la borghesia che è la classe dominante per mantenere il suo potere necessita di rivoluzionare costantemente gli strumenti di produzione mentre per le classi dominanti del passato la prima condizione era quella di lasciare tutto immutato. Inoltre la società capitalistica presenta 2 contraddizioni:
1. La borghesia crea costantemente nuovi mezzi di produzione ma i rapporti di proprietà e la ripartizione dei redditi non si trasformano con lo stesso ritmo, per cui aumenta la ricchezza ma per pochi mentre per la maggioranza vi è miseria;
2. Dalla prima deriva la contraddizione tra l’aumento progressivo della ricchezza e della miseria della maggioranza. Da ciò nascerà la rivoluzione del proletariato che differisce dalle altre rivoluzioni in quanto sarà fatta a vantaggio di tutti. Segnerà la fine delle classi e del carattere antagonistico della società capitalistica.
La rivoluzione che si risolverà nella simultanea soppressione del capitalismo e delle classi sarà opera dei capitalisti stessi. Costoro sono costretti a rovesciare l’organizzazione sociale, impegnati in una concorrenza spietata devono aumentare i mezzi di produzione e il numero del proletariato. Si esprime così la contraddizione suddetta: la crescita dei mezzi di produzione invece che tradursi in un innalzamento del livello di vita degli operai diventa un processo di proletarizzazione e pauperizzazione.
M. sa che ci sono dei gruppi intermedi tra i capitalisti e i proletari ma dice che non hanno né iniziative né dinamismo storico per questo si afferma la tendenza alla cristallizzazione dei rapporti sociali nei 2 gruppi suddetti.

PER LA CRITICA DELL’ECONOMIA POLITICA

Nella prefazione all’opera si trovano le basi dell’interpretazione economica della storia senza la citazione esplicita della nozione di classe e della lotta di classe ma questi sono facilmente inseribili nella concezione generale. Le idee essenziali sono:
1. Gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari indipendenti dalla loro volontà, che si impongono loro;
2. Nella società sono distinguibili la base economica o struttura e la sovrastruttura;
3. Il movimento storico avviene quando si verifica contraddizione tra le capacità o forze di produzione e i rapporti di produzione o di proprietà;
4. Si entra così in un periodo che vede opporsi una classe restia al cambiamento e una classe progressiva che favorisce la crescita delle nuove forze di produzione;
5. Le rivoluzioni non sono quindi eventi fortuiti ma espressione di una necessità storica;
6. Vengono distinte pure realtà sociale e coscienza che sono una legata all’altra ma in modo univoco: è la realtà sociale a determinare la coscienza dell’uomo non il contrario;
7. Le linee della storia umana vengono tracciate distinguendo i regimi economici secondo 4 modi di produzione: l’asiatico (è una realtà non occidentale), antico, feudale e borghese (si sono succeduti nella storia occidentale).

IL CAPITALE

Marx si considera un economista scientifico alla pari degli economisti inglesi di cui crede essere l’erede ed il critico conservandone ciò che c’è di meglio, correggendone gli errori e superandone le limitatezze. Non è tuttavia un economista classico in quanto rimprovera a questa classe di studiosi il fatto di aver considerato come universalmente valide le leggi capitaliste quando invece ogni sistema economico ha le proprie. Un determinato sistema economico non si comprende se non si astrae dalla sua struttura sociale. Le leggi economiche sono caratteristiche di ogni sistema perché sono l’espressione astratta delle relazioni sociali che definiscono un determinato modo di produzione.
M. è al contempo un sociologo che fornisce una specie di storia dell’umanità attraverso i modi di produzione.
“Il capitale” comprende 3 libri di cui solo il primo è completo mentre i rimanenti sono stati pubblicati postumi da Engels e sono incompleti. Dal contenuto di tale opera si possono ricavare dei temi essenziali tra i quali che l’essenza del capitalismo sta nella ricerca del profitto da parte dei detentori dei mezzi di produzione.
Nel primo libro M. parla di due tipi di scambio: quello che va dalla merce alla merce che è uno scambio diretto o un baratto, e quello indiretto mediato da denaro che è l’equivalente delle merci. Il primo non offre profitto e attuandolo ci si trova in un rapporto di eguaglianza. Nel secondo invece dal denaro al denaro passando dalla merce al termine del processo si detiene una quantità di denaro in più. Questo tipo di scambio è quello caratteristico del capitalismo perché consente di pervenire al suo scopo essenziale: avere profitto. Il processo per cui tale scopo è raggiunto attraversa 3 tappe: la teoria del valore, la teoria del salario e la teoria del plusvalore.
TEORIA DEL VALORE-LAVORO:
Il valore di qualsiasi merce è proporzionale alla quantità di valore sociale medio. Questo varia in funzione della domanda e dell’offerta. Supponendo una domanda normale esiste una proporzionalità tra il valore della merce espresso nel prezzo e il valore del lavoro sociale in essa cristallizzato.

TEORIA DEL SALARIO:
Il salario versato dal capitalista all’operaio come retribuzione alla forza lavoro prestata equivale alla quantità di lavoro sociale necessario per produrre le merci indispensabili per l’operaio stesso e per la sua famiglia.
TEORIA DEL PLUSVALORE:
Il tempo di lavoro necessario a produrre un valore uguale a quello che l’operaio riceve sottoforma di salario è inferiore alla durata effettiva del suo lavoro.
Per cui egli lavora per metà per l’imprenditore. Il plusvalore è la quantità di lavoro prodotta dall’operaio al di là del tempo di lavoro necessario per produrre un valore uguale a quello che riceve sottoforma di salario. Il tasso di sfruttamento è stabilito dal rapporto tra il plusvalore e il capitale variabile ed esistono due modi per aumentarlo: il primo consiste nel prolungare la giornata lavorativa, l’altro nel ridurre il più possibile il tempo di lavorazione.
Nel secondo libro tratta la circolazione del capitale e vuole spiegare il modo in cui funziona il sistema capitalistico considerato nel suo insieme. M. voleva elaborare una teoria macroeconomica e una teoria delle crisi ma essendo incompleta l’opera ci mostra alcuni appunti. L’unica idea che non si presta a dubbi è che il carattere concorrenziale anarchico del capitalismo e la necessità della circolazione del capitale creano una possibilità permanente di scarto tra produzione e distribuzione del potere d’acquisto e quindi delle crisi.
Il terzo libro affronta come tema centrale il plusvalore che è tanto maggiore quanto maggiore è la percentuale di capitale variabile in rapporto al capitale totale. Il capitale costante è quella parte di capitale che corrisponde sia alle macchine che alle materie impiegate per la produzione. Questo si trasferisce nel valore dei prodotti senza creare plusvalore che invece deriva dal capitale variabile. Per cui il tasso di sfruttamento è il rapporto tra plusvalore e capitale variabile. Mentre il tasso di profitto si ricava in rapporto al capitale nel suo insieme ed è diverso dal plusvalore. Con la trasformazione del capitale costante nel tempo (progresso nella meccanizzazione) il capitale totale varia a discapito di quello variabile che va diminuendo si ha una caduta del tasso di profitto. Ciò è appunto frutto della concorrenza e del desiderio degli imprenditori di diminuire i tempi di lavorazione che si traduce in una più ampia meccanizzazione che ridurrà pure il capitale variabile. Questa è la c.d. legge della caduta tendenziale del tasso di profitto ed è la causa per cui il capitalismo non potrà più funzionare secondo M.

GLI EQUIVOCI DELLA FILOSOFIA MARXISTA

Marx giunge all’economia politica dalla filosofia passando attraverso la sociologia ed è rimasto fino ala morte un filosofo. Pensava che attraverso la storia l’uomo crea se stesso e la filosofia si realizza. La conclusione della storia è il regime postcapitalista non più antagonistico attraverso cui si giunge al termine della ricerca di se da parte dell’umanità.
Il pensiero marxista è influenzato dalla filosofia tedesca, dall’economia inglese e dalla scienza storica francese. Dalla prima conserva la idee hegeliane fondamentali. Dalla seconda riprende le teorie accettate alla sua epoca come quella del plusvalore. Infine dagli storici e dai socialisti francesi prende il concetto di lotta di classe. A questo aggiunge un concetto nuovo che è quello della temporaneità della divisione tra classi.
L’eredità filosofica di M. sta nella sua convinzione che il divenire storico abbia un significato filosofico ed è una tappa del divenire dell’umanità. L’individuo così come appare nella filosofia del diritto hegeliana, si trova in una duplice e contraddittoria situazione. Da una parte, è cittadino e partecipe dello stato ma esaurisce la sua sovranità nel voto, attività al di fuori della quale egli non è altro che un membro della società civile. Egli come tale è rinchiuso nelle sue particolarità: o è un lavoratore alle dipendenze di un imprenditore o è lui stesso un imprenditore: la società civile impedisce di realizzare la vocazione universale dell’uomo. Per impedire ciò e, quindi, perché la democrazia reale si realizzi bisogna abolire la proprietà privata, l’asservimento dell’individuo ad altri che impedisce il lavoro per l’intera comunità.
L’analisi dell’economia capitalistica è per M. analisi dell’alienazione degli individui e della collettività che perdevano la disponibilità della propria esistenza in un sistema dominato da leggi autonome. Vi sono 2 tipi di alienazione:
1. La prima forma è imputabile alla proprietà privata dei mezzi di produzione che si manifesta nel fatto che il lavoro perde le sue caratteristiche umane perché diventa solo un mezzo per vivere e non è più espressione dell’uomo stesso.
2. La seconda è imputabile all’anarchia del mercato e colpisce gli imprenditori perché le merci di cui dispone per trarne profitto devono essere immesse nel mercato di cui sono schiavi.
La critica all’economia capitalistica era la critica filosofica e morale della situazione in cui il capitalismo poneva l’uomo. Ma nella descrizione di M. dell’uomo totale postcapitalista però si riscontrano 2 posizioni contraddittorie. Secondo la prima l’uomo realizza la sua umanità grazie al lavoro e quindi quando il lavoro sarà reso libero allora si perverrà all’uomo totale. La seconda concezione invece vede l’uomo realizzato quando il tempo del lavoro viene ridotto in modo da avere la possibilità di fare qualcos’altro.

EQUIVOCI DI ORDINE FILOSOFICO
NATURA DELLA LEGGE STORICA:
• La visione oggettivistica che invoca le leggi della storia comporta la difficoltà di dichiarare inevitabile un evento non precisabile,
• La visione dialettica dell’interpretazione del movimento storico che non ritrova né la necessità della rivoluzione né il carattere antagonistico della società capitalistica.
IMPERATIVO RIVOLUZIONARIO
• La scuola kantiana del marxismo protende verso una dissociazione tra l’interpretazione della storia dalla decisione con la quale si aderisce al socialismo;
• La scuola hegeliana che invece vuole legare l’interpretazione della storia e la volontà politica.

GLI EQUIVOCI DELLA SOCIOLOGIA MARXISTA
M. vuole comprendere l’insieme delle società partendo dalla loro struttura.. Il regime storico è definito da delle caratteristiche fondamentali: lo stato delle forze produttive, il modo di proprietà e le relazioni tra i lavoratori. Queste ultime caratterizzano i diversi tipi sociali. Lo sviluppo delle forze produttive rende difficile da mantenere il funzionamento dei meccanismi del sistema aumentando le lotte di classe. Tutto ciò agli occhi di Marx è coerente e inscindibile ma la storia ha avuto un corso diverso.
Un altro equivoco viene fuori dall’analisi tra i concetti di struttura e sovrastruttura. Per struttura si deve intendere l’economia in generale con le forze di produzione e cioè le attrezzature tecniche di una società. Queste però sono inseparabili dalle conoscenze scientifiche che invece dovrebbero essere elementi della sovrastruttura. Ciò mostra la difficoltà di distinguere ciò che secondo la definizione appartiene all’una o all’altra.
La contraddizione tra le forze e i rapporti di produzione e cioè che ad un certo punto dello sviluppo delle forze di produzione il diritto individuale di proprietà rappresenti un impaccio e deve essere abolito è invece in parte vera nel senso che la si è riscontrata ma non riguardo alle interpretazioni dogmatiche. Nelle società moderne si è visto come le grandi imprese conservano la finzione giuridica della proprietà ma non ne esercitano i privilegi autentici tuttavia ciò non vuol dire che il diritto di proprietà individuale sia scomparso.

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