Kant

Materie:Riassunto
Categoria:Filosofia

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Testo

IMMANUEL KANT
Kant fu uno dei massimi filosofi della cultura occidentale. Anch’egli come gli illuministi assume il motto “Sapere aude!”, “abbi il coraggio di servirti della tua intelligenza!”. La filosofia di Kant è definita criticismo perché, proveniente dal greco krino “io giudico”, si propone di definire le possibilità, i limiti e le validità delle nostre conoscenze ed ha quindi un valore antidogmatico e riflessivo.
Kant ritiene che l’uomo può avere delle conoscenze certe ed universali solo da parte della scienza (matematica e fisica), al contrario, da parte della metafisica non può che avere delle dispute. Da ciò derivano le seguenti domande: che cosa posso sapere? Che cosa devo fare? Che cosa mi è lecito sperare? A tali domande il filosofo dedica tutta la vita con opere come: la Critica della ragion pura, la Critica della ragion pratica e la Critica del giudizio.
La filosofia, dice Kant, è un’attività di ricerca, nella quale nulla va trascurato e dove tutto va sottoposto al tribunale della ragione, compresa la ragione stessa.

La Critica della ragion pura (Razionalismo ed Empirismo)
La metafisica, a differenza della matematica e fisica, è un campo di battaglia tra pensieri differenti, in particolare tra razionalismo ed empirismo. I razionalisti, ad esempio Cartesio, avevano posto alla base della conoscenza la ragione senza curarsi, però, della validità dei dati ottenuti. Gli empiristi, ad esempio Locke, avevano posto alla base della conoscenza l’esperienza sensibile non accettando i dogmi passati. Kant al fine di superare tali divergenze, nella Critica della ragion pura, sottopone la questione al tribunale della ragione, in cui si ha come giudice la ragione e come imputato la ragione stessa. Tale processo è sicuramente equo in quanto la ragione non procede in modo arbitrario ma secondo le leggi della sua natura. In fine avremo un duplice esito: negativo, in quanto determinerà i limiti della ragione; positivo, in quanto definirà l’uso legittimo della ragione.
I Giudizi
Kant nella Critica della ragion pura si pone la domanda: che cosa posso conoscere? Per rispondere a tale domanda kant introduce i “giudizi” ossia le proposizioni. Kant afferma che il sapere scientifico si fonda su giudizi sintetici a priori, che sono cioè ampliativi per la nostra conoscenza (sintetici) e indipendenti dall’esperienza (a priori). Essi si differenziano in giudizi analitici a priori e in giudizi sintetici a posteriori. Nei primi il predicato è compreso nel soggetto e sono universali e necessari ma non fecondi per la nostra conoscenza. Nei secondi il predicato offre una nuova informazione, questi sono basati sull’esperienza, sono particolari e contingenti e fecondi per la conoscenza. Kant però si dichiara insoddisfatto dei due tipi di giudizi in quanto sono unilaterali e non validi dal punto di vista scientifico.
Il Trascendentale
Il termine trascendentale designa l’indagine che ci permette di trovare le condizioni a priori che ci portano alla conoscenza. Per tale motivo le sezioni che studiano le forme a priori della conoscenza si chiameranno trascendentali: “Estetica trascendentale”, che studia le forme pure a priori della sensibilità: spazio e tempo; “Logica trascendentale” che si suddivide in due sezioni: “Analitica” che tratta le categorie dell’intelletto e l’Io penso; “Dialettica” che tratta le idee della ragione (Dio, anima, mondo), considerandole pensabili ma non conoscibili.
La sensibilità e le sue forme
Kant ritiene che siano due le facoltà conoscitive dell’uomo: la sensibilità e l’intelletto. La prima fa parte dell’”Estetica trascendentale”, può essere passiva in quanto riceve i dati dall’esperienza, ma può anche essere attiva in quanto organizza i dati ricevuti attraverso le due forme pure a priori: lo spazio e il tempo. Lo spazio e il tempo non derivano dall’esperienza ma, al contrario, sono le condizioni per cui l’esperienza è possibile. Infatti, noi collochiamo gli oggetti istintivamente nello spazio e nel tempo. Mentre lo spazio è la forma pura del senso esterno, il tempo è la forma pura del senso interno.
Fenomeno e Noumeno
Kant sostiene che c’è una differenza tra “le cose in se” cioè le cose come in realtà sono e la “rappresentazione” che diamo ad esse, cioè le cose come le vediamo. Tale rappresentazione è definita fenomeno. Le cose in sé non sono conoscibili dal nostro intelletto, ma è possibile pensarle, si parla perciò di noumeno. La “cosa in sé” ha quindi la funzione di segnalare il limite della scienza.
La conoscenza intellettiva
Nella Logica trascendentale ed in particolare nella sezione “Analitica trascendentale”, Kant passa a studiare l’intelletto. L’intelletto, dice Kant, è la facoltà che ci permette di rielaborare il materiale pervenutoci dalla sensibilità e di produrre spontaneamente rappresentazioni della realtà.
La sensibilità, dice Kant, ci permette di acquisire una vasta gamma di sensazioni che vengono collegate tra loro grazie allo spazio e al tempo, ovvero le forme pure a priori della sensibilità. Ma ciò non basta per avere l’idea dell’oggetto, occorre infatti una funzione intellettiva che consente di dare sintesi e determinatezza all’oggetto. Tale funzione è il concetto. Quindi, sensibilità e intelletto costituiscono una coppia necessaria e indissociabile. Infatti, senza la sensibilità, l’intelletto non avrebbe nulla da rielaborare e senza l’intelletto, l’oggetto non potrebbe essere pensato.
L’intelletto e le sue categorie
Le categorie sono, per Kant, i “concetti puri” in virtù dei quali l’intelletto può ordinare, classificare e unificare a priori i fenomeni dati dalla sensibilità, e sono delle rappresentazioni spontanee dell’intelletto.
L’Io penso
Kant proponendosi il problema di trovare un principio che giustifichi ed unifichi l’intero scibile conoscitivo, e dato che tale principio non può essere la categoria, in quanto le categorie presuppongono l’esistenza di un principio unificatore, introduce l’Io penso. L’Io penso o “autocoscienza” è il principio che unifica tutte le rappresentazioni, attraverso le categorie dell’intelletto, in virtù del quale si garantisce necessità ed universalità della scienza, infatti, essa si identifica con la coscienza di tutti gli uomini.
La logica delle parvenze, ovvero ciò che la ragione non può conoscere
Nella logica trascendentale ed in particolare nella sezione “dialettica trascendentale”, Kant ci mostra come sia impossibile costituire la metafisica come scienza.
Kant sostiene che, nonostante la mente umana sia limitata dall’esperienza, la ragione non si accontenta di una conoscenza finita e tenta di far a meno dell’esperienza. Tutti i dati generati da tale disegno vengono catalogati sotto l’idea di: anima, cioè la totalità dei dati interiori; mondo, la totalità dei dati esteriori; ed infine Dio, la totalità assoluta che comprende sia dati esterni che interni. Tutte queste idee, dice kant, sono del tutto illusorie, in quanto non è possibile dimostrarle in alcun modo ne quindi conoscerle in alcun modo, altrimenti si dovrebbe abbandonare il terreno dell’esperienza, ma nonostante ciò è possibile pensarle. Kant ritiene che la metafisica sia lo sforzo dell’uomo di andare oltre l’esperienza, il che non porta ad una conclusione valida e concreta. Quindi Kant, nella “dialettica trascendentale” inizia l’analisi e la critica delle idee metafisiche: la psicologia razionale (anima) si basa su paralogismi in quanto attribuisce sostanzialità all’Io penso e ciò è contraddittorio perché l’Io penso rientra nell’ambito dell’esperienza; critica la cosmologia razionale (mondo), poiché nel tentativo di dimostrare la sua esistenza sorge un contrasto di leggi, “antinomie”; critica poi la teologia razionale (Dio), perché nella cosiddetta prova “ontologica” si fa l’errore di considerare l’esistenza come un attributo dell’essere perfetto.
In conclusione, Dio, anima e mondo sono idee illusorie e di cui non si deve tenere conto, in quanto non è una scienza. Ma nonostante ciò la metafisica ha un valore regolativo, ci permette cioè di gratificare la nostra esistenza.

Esempio



  


  1. rosy

    cerco sintesi su fondazione della metafisica dei costumi di kant