Il problema ontologico da Parmenide a Spinoza

Materie:Tesina
Categoria:Filosofia

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Testo

Che cos’è l’ontologia?
L’ontologia è una delle branchie fondamentali della filosofia, è lo studio dell’essere in quanto tale in tutte le sue accezioni. Il termine deriva dal greco όντος più λόγος, letteralmente “discorso sull’essere”. L’ontologia è perciò la ricerca di ciò che esiste, di come esiste, di quando cessa di esistere, se è solo pensabile, se è costante, universale e accertabile.
PARMENIDE
Vissuto tra la seconda metà del VI secolo a.C. e la prima metà del V secolo a.C., egli fu il fondatore dell’ontologia e appartiene ai filosofi presocratici. Fu il primo a porsi il problema sull’essere nella sua totalità mentre i suoi predecessori si erano interessati soprattutto alla cosmologia.
Il suo più importante principio è questo: l’essere è e non può non essere; il non essere non è e non può in alcun modo essere. Tutto ciò che si pensa e si dice è, il nulla non si può pensare e nemmeno dire perché pensare al nulla significa non pensare affatto.
L’essere inoltre è:
Ingenerato: perché se fosse generato, sarebbe dovuto derivare dal non essere, ma ciò è assurdo perché non esiste, oppure dall’essere che è anche assurdo perché già sarebbe;
Non ha passato né futuro: perché il passato è ciò che non è più e il futuro ciò che non è ancora;
Immutabile e Immobile: perché il mutamento e la mobilità presuppongono un passaggio al non essere;
Uno e Sferico: perché l’idea di sfera indica perfezione.
Inoltre sbaglia non solo chi dice espressamente che il non essere esiste, ma anche chi fa ragionamenti che implicano il non essere. Naturalmente Parmenide dovette dar conto ai fenomeni e ,partendo dalla coppia “luce” e “notte”, affermò che con nessuna delle due c’è il nulla, così anche la morte non è nulla, ma solo un passaggio ad un altro modo di essere.
Dicendo ciò, però, egli salvava l’essere ma non i fenomeni perché con questo ragionamento risultavano tutti identici.
ZENONE
Egli visse all’inizio del V secolo a.C. e sostenne fortemente il pensiero di Parmenide. Per dimostrare le sue teorie usò due strumenti importanti:
1. La dimostrazione per assurdo cioè l’assumere come base del discorso la tesi contraria;
2. La “regressio ad infinitum” cioè un procedimento attraverso il quale si afferma l’assurdità di una tesi ripetendola all’infinito poiché, anche se ripetuta, si tornerebbe allo stesso problema.
I paradossi sono contro la molteplicità e contro il movimento.
Molteplicità: se il principio non fosse uno dovrebbe essere un insieme di più parti o di più esseri.
Il discorso della molteplicità implica la divisione di queste parti o esseri che potrebbero essere di numero finito o infinito. Nel primo caso se si considerassero due sole parti A e B tra le due ci dovrebbe essere un’altra parte C per permetterci di dividerle e tra queste tre parti ottenute ancora un'altra e così via; nel secondo caso l’essere non potrebbe essere composto da parti infinite perché queste sarebbero inestese e di conseguenza anche tutto l’essere lo sarebbe.
Movimento: un corpo non si può muovere da un punto ad un altro perché, prima di raggiungere la meta, dovrebbe percorrere la metà della strada totale da percorrere e prima ancora la metà della metà fino all’infinito. Così Achille, per gli stessi motivi,non potrà mai raggiungere la tartaruga che sta davanti a lui e cammina più lentamente, oppure una freccia scoccata dall’ arco è ferma perché in tutti gli istanti in cui è divisibile il tempo del suo volo, questa occupa uno spazio uguale a se stessa, perciò è ferma.
MELISSO
Egli visse tra il VI e il V secolo a.C. Affermò che l’essere deve essere infinito perché se fosse finito al di là di questa finitezza ci dovrebbe essere qualcosa che appartiene alla sfera del non essere.
Inoltre l’essere è incorporeo perché non ha una forma precisa, uno perché se fossero due uno dovrebbe avere un limite nell’altro, eterno e immobile
I PLURALISTI: EMPEDOCLE, ANASSAGORA E DEMOCRITO
I Pluralisti, vissuti nel V secolo a.C. individuarono una pluralità di principi. Essi volevano negare il non essere, ma salvare i fenomeni e, secondo loro, tutto cambia, non nel senso che l’essere si trasforma in non essere, ma in un’altra forma di essere lasciando il suo statuto ontologico inalterato.
EMPEDOCLE individuò quattro elementi: aria, acqua, fuoco e terra mescolati insieme dai sentimenti di amore e di odio, infatti il nostro mondo è frutto dell’azione di questi due elementi.
ANASSAGORA sostenne che tutta la realtà non poteva essere composta soltanto da quattro elementi e che all’origine di tutte le cose c’erano i semi infiniti, costituiti da parti uguali e qualitativamente diversi. I semi si combinavano grazie ad un’intelligenza ordinatrice che non era a loro commista.
Per DEMOCRITO gli elementi costitutivi della realtà erano gli atomi, le parti più piccole della realtà e indivisibili. Questi erano semoventi cioè si muovevano da soli attraverso il meccanicismo.
Gli atomi infine si differenziavano per forma, ordine e posizione.
I SOFISTI
I Sofisti, il cui nome significa saggio, sono sempre stati considerati negativamente dai filosofi successivi soprattutto per il loro modo di diffondere la filosofia.
Ci fu poi una rivalutazione della tradizione sofista dal 1800 in poi. Essi aggiunsero allo studio dell’ontologia e della fisica anche quello dell’uomo.
PROTAGORA, il più famoso dei Sofisti basò la sua filosofia sul relativismo, infatti egli affermò che l’uomo è misura di tutte le cose cioè che ogni cosa è misurata dall’uomo e varierà da uomo a uomo. Questa frase ha avuto poi tre interpretazioni: nella prima ognuno misura, a seconda di ciò che egli è, tutte le cose, perciò tutte le cose sono le cose che gli stanno a contatto nella quotidianità; nella seconda si considera l’uomo come umanità, perciò tutte le cose saranno tutta la realtà; nella terza infine l’uomo è considerato comunità, perciò tutte le cose diventerebbero i valori di questa. La tesi che in seguito sceglierà Platone sarà la prima cioè la relatività assoluta.
Quindi per Protagora tutto è relativo, non esiste un vero assoluto, ma solo qualcosa di più utile che il sapente deve saper cogliere.
GORGIA, un altro sofista sostenne la sua teoria del nichilismo cioè affermò che:
Nulla è;
Se anche ci fosse qualcosa non sarebbe conoscibile né pensabile;
Se anche ci fosse qualcosa non sarebbe comunicabile.
- Nulla è significa che se il non ente esistesse l’ente non sarebbe perché questi due termini sono contraddittori. Non esiste inoltre nemmeno l’ente perché se esistesse dovrebbe essere o eterno o generato o entrambi, ma non è eterno perché se lo fosse non avrebbe né inizio né fine, quindi sarebbe infinito e in nessun luogo. Se fosse generato non potrebbe essere generato né da un ente perché se è non è generato da qualcosa, né da un non ente perché non esiste. Infine non può essere eterno e generato insieme perché se è eterno non è generato e se è generato non è eterno.
- L’essere non può essere pensabile perché se tutti i contenuti del pensiero fossero enti sarebbero tali anche i pensieri assurdi (come un uomo che vola) inoltre se all’ente si attribuisce la pensabilità il non ente sarà non pensabile, ma questo non è vero perché si pensa spesso a realtà assurde.
- Poiché gli esseri sono udibili, visibili e percepibili l’unico modo che abbiamo per comunicare, cioè la parola, non potrà mai esprimere sensazioni provate da altri sensi. Per questi motivi l’essere non è comunicabile.

SOCRATE
(470-399 a.C.) non lasciò scritti,ma lasciò i suoi insegnamenti grazie al dialogo perciò la sua filosofia è giunta ai giorni nostri tramite testimonianze di altri filosofi come Platone e Aristotele. Anch’egli concentrò il suo interesse sulla problematica dell’uomo e sopratutto sulla ricerca della sua essenza arrivando alla conclusione che l’uomo è la sua anima intendendo per anima la conoscenza e la personalità di ogni uomo. Dunque bisogna avere cura della propria anima attraverso la virtù. La virtù dell’uomo non potrà che essere ciò che fa si che la sua anima sia buona e perfetta, cioè la conoscenza.
Ciò che invece si oppone alla conoscenza è il vizio. Esiste una sola virtù che è il minimo comune denominatore di tutte le molteplici virtù che erano considerate in passato.
Quando l’uomo pecca, pecca per ignoranza di bene e non perché voleva peccare inoltre quando l’anima sarà ordinata e virtuosa, l’uomo sarà anche felice.
Per far si che l’anima si purifichi Socrate usa due strumenti: l’ironico-confutatorio e il maieutico.Si diceva infatti che chiunque avesse cominciato un discorso con lui l’avrebbe poi continuato fino a dar conto di sé e ammettere a nudo la propria anima.
Egli assumeva come propria la tesi del interlocutore per poi rovesciarla con gli stessi strumenti ad essa propria.
Inoltre durante la confutazione, egli costringeva a dare una definizione intorno ad un argomento per trovarne le incongruenze e far ammettere all’interlocutore la sua ignoranza.
Infine con la maieutica egli faceva “partorire” la verità ad un’anima se né era “gravida”.
Inoltre, per quanto riguarda il mondo questo era secondo lui costituito in un modo cosi ordinato e finalizzato a scopi che si doveva necessariamente considerare l’esistenza di un artefice di tutto ciò che era Dio “intelligenza-ordinatrice”che aveva una particolare attenzione per l’uomo virtuoso e buono non però l’uomo singolo, ma l’uomo in generale.
PLATONE
Platone nacque ad Atena nel 428 a.C.
Egli fece una riflessione riguardo hai mezzi che erano stati utilizzati fino ai suoi tempi per comprendere la realtà: chiamò “prima navigazione” l’opera dei Naturalisti poiché la prima navigazione era detta quella che si faceva sfruttando le forze della natura come fecero infatti i Naturalisti avevano spiegato le realtà con elementi fisici (aria, terra, acqua, ecc.).
Chiamò invece “seconda navigazione” quella che si intraprendeva quando non funzionavano più le vele e si poneva mano ai remi, la sua filosofia.
Ad esempio alla domanda: “Perché Socrate è in carcere?”: i Naturalisti avrebbero risposto perché ha un corpo fatto di ossa e muscoli che gli permettono di camminare mentre Platone avrebbe risposto perché è stato accusato di empietà sottintendendo in questa risposta la prima.
Egli individuò l’esistenza di due piani dell’essere: uno sensibile e l’altro sovrasensibile e coglibile solo con la mente. Il piano sovrasensibile è costituito dalle Idee che non sono semplici concetti mentali, ma “l’entità”.
Le Idee sono l’essenza di ogni cosa, ciò che fa si che ogni cosa sa ciò che è.
Egli attribuì alcuni aggettivi a queste:
Assolute e in sé per sé: perché non cambiano relativamente al singolo oggetto;
Immutabili: perché se mutassero non sarebbero le vere cause;
Gerarchicamente organizzate: al cui vertice c’è l’Idea di Bene detto anche “Uno”.
L’Uno, principio limitante, contrapposto ad un altro principio “Diade” principio indeterminato e illimitato, da vita alla totalità delle Idee grazie all’azione limitante dell’Uno sulla Diade.
L’Uno, quindi risulta essere:
a) principio di essere perché l’essere nasce dalla delimitazione dell’illimitato;
b) principio di verità perché solo ciò che è determinato è conoscibile;
c) principio di valore perché la delimitazione implica l’ordine.
Inoltre come il mondo intellegibile deriva dall’azione dell’Uno-Diade così il mondo fisico deriva dalle Idee e dall’azione del Demiurgo cioè un Dio-artefice che prendendole come modello plasma il cosmo fisico per bontà e amore di bene, dotando il mondo anche di un’anima.
Per Platone è essere ogni cosa che compie o subisce un’azione anche per una sola volta, anche per poco tempo. L’universo è il risultato di quattro elementi: il limitato, l’illimitato, il limitato e l’illimitato e le loro cause che grazie al Demiurgo prendono forma basandosi su figure geometriche perfette come il triangolo isoscele e rettangolo.
ARISTOTELE
Aristotele (nato a Stagira nel 384 e morto nel 322 a.C.) non era un sostenitore di Platone ad esempio riguardo alla separatezza delle Idee egli divise le scienze in tre branchie:
1) le scienze teoretiche che ricercano il sapere per se stesso cioè la metafisica, la fisica e la matematica;
2) le scienze pratiche che ricercano il sapere per raggiungere una perfezione morale;
3) le scienze poietiche che ricercano il sapere per un fine pratico.
Le più alte sono le prime e soprattutto la metafisica che egli chiamò “filosofia prima” cioè la scienza che si occupa delle realtà che stanno al di sopra di quelle fisiche e in sé medesima ha il suo scopo. Inoltre alla metafisica egli diede quattro definizioni:
a) la metafisica “indaga le cause e i principi primi”;
b) “indaga l’essere in quanto essere”;
c) “indaga la sostanza”;
d) “indaga Dio”.
a) Per quanto riguarda le cause prime queste sono:
- la causa formale;
- la causa materiale;
- la causa efficiente;
- la causa finale.
Le prime due sono la forma e la materia che costituiscono la realtà e sono sufficienti se la consideriamo staticamente; se invece la consideriamo dinamicamente dobbiamo considerare anche le altre due cioè da cosa è stata generata e per quale scopo.
b) Il discorso sull’essere è invece più complesso. Parmenide lo aveva inteso come “unico” oppure Platone aveva introdotto il concetto di non essere come “diverso”.Aristotele disse che l’essere aveva molteplici significati :
- l’essere come categorie.
Le categorie rappresentano i “generi sommi dell’essere” cioè in essi si configura il massimo che lo può dire sull’essere. Queste sono: sostanza, qualità, quantità, relazione, azione, passione, dove, quando, avere e giacere;
- l’essere come potenza e atto che sono due significati non definibili in astratto ma solo come esempi. Ad esempio c’è una grande differenza tra il cieco e chi vede ma ha degli occhi chiusi: il primo non è veggente il secondo invece lo è ma in “potenza” quando invece aprirà gli occhi lo sarà “in atto”;
- l’essere come accidentale cioè quello che si presenta talvolta .
- l’essere come vero o falso a seconda di come la mente congiunge le cose.
c) Per quanto riguarda la sostanza questa può essere considerata la materia come volevano i Naturalisti, la forma cioè ciò che attua la materia oppure il sinolo cioè composto da materia e forma. Egli concluse questa questione dicendo che l’essere nel suo significato più forte è la sostanza; la sostanza in un senso improprio è la materia; in un senso più proprio è il sinolo e per eccellenza è la forma. Per dimostrare questa superiorità Aristotele si servì anche dei concetti di atto e di potenza. Infatti ad esempio in una statua di bronzo è facile distinguere la materia dalla forma. Nella stessa statua la materia di collega alla potenza infatti la statua avrebbe potuto assumere qualsiasi forma, mentre la forma si collega all’atto perché la statua risulta perfetta in funzione della attuazione e della forma.
È evidente dunque che è la potenza che si realizza nell’atto e la materia che si realizza nella forma.

d) nell’ultimo punto della sua analisi Aristotele si occupa della sostanza soprasensibile cioè Dio. La sua tesi è quindi che la sostanza soprasensibile esiste e per dimostrarlo si serve di due concetti, del tempo e del movimento.
Infatti quando si parla del prima, il prima di questo prima è sempre tempo così come il dopo perciò il tempo è eterno. Anche il movimento lo misuriamo con il tempo, di conseguenza anche questo è eterno. Ma ci deve pur essere una causa da cui derivano il tempo e il movimento. Questa deve essere immobile perché se fosse mobile richiederebbe un’ altra causa perciò deve essere anche atto puro senza nessuna potenzialità: questo è Dio che è un Motore Immobile che muove il mondo come l’oggetto d’amore muove l’amante.
GLI EPICUREI
La prima delle grandi scuole ellenistiche fu quella di Epicuro che sorse ad Atene verso la fine del IV secolo a.C. Egli innanzitutto aveva una concezione materialistica della realtà perciò si rifece alla dottrina più materialista di tutte e fino ad allora: quella degli Atomisti. I principi della fisica epicurea sono:
a) “ nulla nasce dal non essere” perché altrimenti ogni cosa potrebbe generarsi da qualsiasi cosa, di conseguenza nessuna cosa si dissolve dal nulla altrimenti a questo punto nulla più sarebbe;
b) “la totalità della realtà è formata da corpi e vuoti”. L’esistenza dei corpi è provata dai sensi stessi, mentre l’esistenza del vuoto è provata dal movimento e poiché la realtà concepita da Epicuro è infinita, anche il numero di corpi e l’estensione del vuoto saranno infiniti. I corpi sono, alcuni, composti, altri, invece, semplice e indivisibile:gli atomi.
Tuttavia il modo in cui Epicuro concepiva gli atomi non era identico a quello degli Atomisti: questi indicavano come caratteristiche essenziali degli atomi la figura, l’ordine e la posizione mentre Epicuro ci parla di figura, peso e grandezza.
Inoltre Epicuro considerava gli atomi come realtà indivisibile, ma idealmente distinguibili in parti chiamate minimi che costituivano l’unità di misura assoluta di tutte le cose. Una terza differenza riguarda il moto degli atomi, che non era il volteggiare in tutte le direzioni, ma un moto dell’altro verso il basso dovuto al peso degli atomi.
Restava però da spiegare come gli atomi si incontrassero per creare corpi più complessi.
Epicuro così introdusse la teoria del clinamen, secondo cui gli atomi potevano casualmente deviare la loro rotta parallela e così incontrare altri atomi. In questo modo ha origine il mondo infinito che è tutto materiale, anche l’anima sebbene composta da atomi speciali. L’unica incongruenza della filosofia di Epicuro fu il fatto che egli non riuscì a spiegare da dove derivasse il clinamen degli atomi, infatti disse che non aveva una causa anche se, secondo lui, nulla derivava del non essere.
GLI STOICI
Alla fine del IV secolo a.C. nasceva ad Atene un’altra Scuola, quella della Stoà.
La fisica dell’antica Stoà fu la prima forma di materialismo monistico e panteistico. Questo materialismo si configurò in senso ilemorfico e ilozoistico. Gli Stoici parlarono di due principi dell’universo, uno “attivo” che si identifica con la materia e un altro “passivo” che si identifica con la forma a sua volta considerata Logos e Dio.
Inoltre, secondo gli Stoici, il principio era il fuoco che tutto quanto trasformava e penetrava e poiché il fuoco si identifica anche con Dio.
Ciò comporta la penetrazione di Dio attraverso la materia e l’infinita divisibilità dei corpi o differenza degli Epicurei.
Essi rappresentarono il Logos come “seme di tutte le cose” infatti, come il seme che è unico riesce a produrre un’infinita varietà di fronde e cani, così il Logos produce l’infinità di forme presenti nel mondo. Perciò tutto ciò che esiste è il risultato di una causa attiva su una causa passiva, cioè del Logos sulla materia. Dio quindi da forma alle cose e le dispone secondo ragione. In questo modo gli Stoici formularono la prima concezione del panteismo, cioè di quella dottrina che identifica il cosmo di Dio.
Inoltre, a differenza degli Epicurei gli Stoici avevano una concezione finalistica della realtà e provvidenziale cioè la provvidenza e ciò che fa si che ogni cosa sia fatta come è bene e meglio che sia. Questa coincide anche con il destino a cui l’uomo deve uniformarsi. Infine nell’ambito del mondo, l’uomo occupa una posizione predominante poiché è costituito, oltre che da un corpo, anche da un’anima che è materiale e distinta in otto parti (egemonica, riproduttiva, fonativa e dei cinque sensi).

PLOTINO
Plotino (205-270 d.C.) fu un discepolo di Ammonio Sacca che fondò la scuola neoplatonica di Alessandria. Egli recuperò la concezione parmenidea dell’ unità del tutto, infatti il tema fondamentale della sua filosofia è l’unità che caratterizza ogni essere al mondo, tolta l’unità e tolto l’ente. Ci sono inoltre principi di unità a diversi livelli però tutti suppongono un principio supremo di unità che egli chiamò “Uno”.
L’Uno è innanzitutto infinito, è al di sopra dell’essere non nel senso di non-essere; è causa si sé, esiste da sé e per sé e si è auto creato come ha voluto essere cioè nel miglior modo possibile. Ma perché dall’Uno sono derivate le cose? Plotino risponde che la generazione degli enti è da intendersi come una “processione”, come l’irraggiarsi di una luce da una fonte luminosa.
Inoltre il generare non impoverisce l’Uno poiché ciò che è generato è inferiore al generante. Egli definì l’Uno anche ipostasi e ne individuo altre due: lo spirito e l’anima che svolgono delle attività.
UNO = come abbiamo detto è la prima ipostasi ed esiste un’attività dell’Uno che consiste nel suo autoporsi e un’attività dall’Uno che fa si che dall’Uno derivano tutte le cose.
SPIRITO = è l’intelligenza suprema. L’attività dello Spirito è quella di contemplare l’Uno e di auto contemplarsi. In quanto pensiero, spezza l’unità dell’Uno, introducendo la dualità pensiero-pensato e la molteplicità delle Idee che pensa. L’Uno per poter pensare doveva farsi Spirito.
ANIMA = è l’ultima ipostasi ed è anche incorporea. La sua attività di è di contemplare lo Spirito, mentre l’attività da è quella di creare il mondo. E’ gerarchicamente suddivisa in:
anima suprema che resta in stretta unione con lo Spirito;
anima del tutto che crea il cosmo fisico;
anime particolari che scendono ad ammirare i corpi.
Queste tre ipostasi agiscono contemporaneamente e non individualmente e fanno parte del mondo incorporeo. Il mondo fisico invece nasce in questo modo: l’Anima pone la materia e poi le da forma, pur rimanendo incorporea. Inoltre è come se avesse un desiderio incontrollabile di estendere la sua attività in momenti che si susseguono.
Così nasce il tempo che è una sintesi dialettico tra stasi e movimento.
SANT’AGOSTINO
Nato nel 354 e morto nel 430 fu il primo pensatore ad attuare una sintesi tra fede, filosofia e vita. Agostino indagò sul problema dell’uomo, non però sull’ uomo in generale, ma sull’uomo come individuo. L’uomo è un’anima che si serve di un corpo, ma nell’anima si rispecchia Dio.
Per quanto riguarda la dottrina della creazione, a differenza di Platone che con il Demiurgo aveva inteso un’opera di fabbricazione e non di creazione, perché esisteva già la scuola, Agostino disse che la creazione delle cose e dal nulla ossia non della sostanza di Dio e nemmeno da qualcosa che preesisteva. Infatti, secondo lui, una realtà può derivare da un’altra in 3 modi:
a) per generazione cioè della sostanza stessa del generante come il figlio deriva dal padre;
b) per fabbricazione e in tal caso la cosa che viene fabbricata deriva da qualcosa che preesiste al di fuori del fabbricante, come avvierei tutte le cose che l’uomo produce;
c)per creazione del nulla cioè non dalla propria sostanza.
L’uomo sa produrre, generare ma non sa creare. Dio, invece genera dalla propria sostanza il Figlio, che crea del nulla il cosmo. Tale azione è dovuta alla bontà di Dio.
Egli inoltre ha creato insieme con il mondo il tempo stesso che è diverso dall’eterno infatti la sua natura si spiega in relazione all’anima, che conserva il passato per il futuro.
Da un punto di vista ontologico, il tempo quindi non sussiste: c’è solo come memoria dell’anima. Le Idee hanno un ruolo essenziale nella creazione perché sono i pensieri di Dio, infatti Dio ha creato il mondo secondo ragione e quindi ha creato ciascuna cosa secondo un modello che egli stesso ha prodotto come un pensiero e le Idee sono appunto questi. Ma Dio non crea la totalità delle cose possibile come già attuante, ma immette nel creato i “semi” di tutte le cose possibili.
Egli insomma ha immesso nella materia le ragioni seminali di ogni cosa.
SAN TOMMASO
Nacque a Roccasecca nel 1221 e fu il primo massimo rappresentante della Scolastica. La metafisica di Tommaso distingue l’ente dall’essenza e privilegia il primo rispetto alla seconda.
L’ente può essere logico (concettuale) e reale (extra-mentale). La funzione dell’ente logico è quella di unire più concetti, senza con ciò pretendere che questi esistano effettivamente nella realtà perché non tutto ciò che è oggetto del pensiero esiste così com’è pensato. Tutto ciò che esiste è ente, quindi anche Dio e il mondo lo sono.
Tuttavia essi sono enti in maniera diversa perché il mondo ha l’essere mentre Dio è l’essere cioè si identifica con la sua essenza.
L’essenza indica il “che cos’è di una cosa” cioè l’insieme delle note fondamentali per cui gli enti si distinguono fra loro. Poiché, per quanto riguarda Dio, l’essenza si identifica con l’essere, per tutto il resto l’essenza significherà un’attitudine ad essere, cioè potenza all’essere. Ciò significa che le cose non esistono necessariamente, potrebbero anche non essere, di conseguenza il mondo è contingente, può essere e può non essere.
Infine, se pure esiste, non esiste per sua virtù, ma per virtù di un altro.
Il problema dominante è stabilire dunque che cos’è l’essere.
Innanzitutto l’essere è uno e dire ciò significa che non è diviso, inoltre ogni ente comprende in sé l’uno, il vero e il buono perciò anche l’essere è uno, vero e buono. Maggiore è il grado di essere, maggiore sarà l’unità. Ad esempio l’unità di Dio è diversa dall’unità di Pietro.
Ogni ente è vero cioè è espressione dell’architetto supremo che creando ha deciso di realizzare un preciso progetto. Infine tutto ciò che è, p anche buono perché è frutto della bontà diffusiva di Dio che si presenta come sommo bene. Dato che Dio è causa del creato, il creato stesso presenta alcune similitudini con Dio, ma anche delle dissomiglianze.
Non c’è identità tra Dio e le creature, ma non c’è nemmeno equivocità, cioè un’assoluta differenza, poiché nel mondo è riflessa la sua immagine.
Questo è il rapporto che San Tommaso chiamò di “analogia”.
MARSILIO FICINO
Nel 1462 nasce a Firenze l’accademia Platonica sotto la direzione di Marsilio Ficino.
Egli fu traduttore, pensatore, filosofo e mago. Ficino concepì la struttura metafisica della realtà, secondo lo schema neoplatonico, come una successione di gradi decrescenti di perfezione che identificò in: Dio, angelo, anima, qualità e materia.
Il posto dell’anima è il terzo e funge da mediatore. Ficino così voleva rilevare l’importanza dell’ anima come intermedio di tutte le cose, la definisce “copula mundi”.
Importante è anche la sua concezione dell’amore: l’amore è per Ficino un avvicinamento a Dio. Attraverso esso l’uomo vuole entrare in Dio e avvicinarsi il più possibile a lui tramite l’Idea sovrasensibile di sé in Dio. Poiché Ficino fu anche un mago elaborò anche una sua dottrina magica. Egli credeva che in tutti i corpi ci fosse una sostanza materiale sottilissima: lo “ spirito”.
Inoltre affermava l’universale animazione delle cose. Questa sostanza predispone lo spirito dell’uomo a ricevere il più possibile lo spirito del mondo.
Dunque la magia di Ficino non era quella magia profana fondata sul culto dei demoni, bensì una magia naturale che connetteva le cose celesti a quelle terrene.
NICOLO’ CUSANO

La filosofia di Cusano (1401-1474) è caratterizzata dal predominio del Neoplatonismo.
Egli diceva innanzitutto che in Dio c’è una coincidenza tra gli opposti nel senso che in lui gli opposti “massimo” e “minimo” sono la stessa cosa. Se pensiamo infatti ad una quantità massimamente grande e ad una massimamente piccola e sottraiamo con la mente la quantità rimarrà la coincidenza di “massimo” e di “minimo”. Ciò è dimostrato anche con un esempio: se prendiamo un cerchio e ne ingrandiamo il raggio all’infinito andrà a coincidere con la circonferenza stessa.
La derivazione delle cose da Dio viene presentata da Cusano con tre concetti chiave:
-complicazione= Dio contiene in sé tutte le cose, perciò è la complicazione di tutte le cose;
-esplicazione= l’universo è l’”esplicazione” di Dio come esplicazione dell’unità nella molteplicità, nel senso che l’universo è “immagine” dell’assoluto;
-contrazione= nell’universo Dio è “contratto” così come l’unità lo è nella pluralità.
Se è così ciascun essere riassume l’universo intero e Dio, perciò tutto è in tutto.
Conseguenzialmente Cusano definisce l’Uno “microcosmo” a livello ontologico generale perché contrae in sé tutte le cose e a livello ontologico speciale,in quanto è “implicazione” delle immagini di tutte le cose.
PICO DELLA MIRANDOLA
Egli nacque nel 1463 e morì nel 1494. da ricordare è la sua dottrina della dignità dell’uomo poiché mentre tutte le creature sono ontologicamente determinante dalla precisa essenza che a loro è stato dato, ad essere ciò che sono e non altro, l’uomo invece ha una natura non predeterminata, ma costituita in modo tale che fosse lui stesso a plasmarsi e scolpirsi secondo la forma prescelta.
La sua grandezza sta dunque nell’essere artefice di se medesimo. È questa la sua dignità.
BERNARDINO TELESIO
Egli nacque nel 1509 e morì nel 1588. Il concetto principale della sua filosofia è l’autonomia della natura. Egli con questo non volle negare né un Dio trascendente né un anima soprasensibile, ma li pose entrambi fuori dalla ricerca fisica. Telesio costruì una fisica qualitativa: per lui tutto è vivo.
Ci sono poi due principi fondamentali: il caldo e il freddo.
Il primo ha un’azione dilatante, il secondo invece, restrittiva .Inoltre è presente una massa corporea su cui agiscono questi due principi e da cui derivano tutti gli enti.
L’animale si distingue dalle cose perché ha in sé uno spirito c’è un genere di anima divina e immortale. Il caldo e il freddo agiscono anche sull’uomo perché il primo dilata, il secondo restringe lo spirito, dando luogo alla percezione. L’intelligenza, inoltre, nasce dalla somiglianza che constatiamo tra le cose percepite, di cui conserviamo il ricordo e l’estensione ad altre cose che attualmente non percepiamo. Ad esempio, quando vediamo un uomo giovane l’intelligenza ci dice che invecchierà. L’invecchiare, però, non è da noi percepito, ma possiamo intenderlo con l’aiuto della passata esperienza.
Telesio ammette l’esistenza di Dio come reggitore del mondo, dalla cui attività creatrice dipende il destino dell’uomo; egli nega semplicemente che si debba far ricorso a lui nell’indagine fisica. Dio infonde la mens superaddita cioè l’anima intellettiva, che è immortale; essa è unita allo “spirito” naturale. Con lo “spirito” l’uomo conosce le cose che si riferiscono alla sua conservazione naturale; con la mens super addita conosce e tende alle cose divine.
GIORDANO BRUNO
Nacque nel 1548 e morì sul Rogo nel 1600. egli è il filosofo rinascimentale più complesso poiché il suo pensiero è di carattere magico-ermetico. Il suo scopo era di fondare lui stesso una nuova religione. La sua visione dell’universo è di stampo copernicano, incentrata sulla concezione eliocentrica e sull’infinitudine del cosmo. L’immagine che egli voleva dare di sé era quella del mago rinascimentale, di colui che propone la nuova religione “egiziana” e il culto del Dio che è presente nelle cose. Al di sopra di tutto Bruno ammette un principio supremo che egli chiama “mente sopra le cose” e tutto l’universo, uno, infinito e immobile è effetto di questo primo principio che è simile all’Uno plotiniano. Anche Bruno infatti parla di un Intelletto universale come mente nelle cose da cui scaturiscono tutte le forme immanenti nella materia.
Egli sostiene non solo l’infinitudine del mondo, ma anche l’infinitudine di mondi simili al nostro.
Infinita è anche la vita perché infiniti individui vivono in noi. Il morire non è morire perché è solo un mutare accidentale. la differenza tra universo e le singole cose dell’universo è che il primo comprende tutto l’essere e tutti i modi di essere mentre le seconde hanno tutto l’essere, ma non tutti i modi di essere. L’universo, dunque è una sfera avente il suo centro ovunque e la sua circonferenza in nessun luogo e Dio è tutto infinito e totalmente infinito, perché è tutto in tutto e totalmente in ogni parte del tutto.
FRANCESCO BACONE
Egli nacque nel 1561 e morì nel 1626. egli elevò la scienza al servizio dell’uomo ritenendo l’uomo suo ministro e artefice. Per poter comprendere la natura, l’intelligenza umana ha bisogno di strumenti che sono gli esperimenti. La mente inoltre non può agire con la natura fino a quando non saranno state eliminate da esse le anticipazioni della natura che fanno si che si passi immediatamente dalle cose particolari ad assiomi generali. È necessario invece l’interpretazione della natura poiché fa questo percorso con metodo e senza tralasciare passaggi, attraverso l’induzione. Le anticipazioni della natura sono:
1) gli idola tribus che sono pregiudizi legati al genere umano in quanto tale;
2) gli idula specus propri dell’uomo visto come singolo;
3) gli idola fori legati all’uso del linguaggio a livello di definizione del concetto
4) gli teatri pregiudizi che derivano dalle dottrine filosofiche e religiose che rappresentano delle verità come se si dovessero rappresentare sulla scena.
Dopo aver eliminato le anticipazioni, i dati raccolti devono essere posti in tavole che sono dei particolari aspetti di un fatto. Le tavole di presenza sono la raccolta de casi in cui un fenomeno si presenta, le tavole di assenza raccolgono i casi in cui lo stesso fenomeno non si presenta e le tavole dei gradi raccolgono la gradualità dei fenomeni. Le tavole consentono di formulare una prima ipotesi, dopo una serie di esperimenti poi si giunge all’istanza cruciale che consente di riconoscere la vera causa di un fenomeno. L’intero processo serve a stabilire la causa delle cose naturali. Egli accetta la distinzione aristotelica delle 4 causa, ma elimina subito le cause finale, efficiente e materiale ,perché secondo lui, solo la causa formale rivela l’unità della natura.
Infatti egli divide ugni fenomeno in due aspetti diversi: lo schematismo latente cioè la struttura dei corpi considerati staticamente è il processo latente cioè il movimento intrinseco dei corpi stessi che li porta alla realizzazione della forma.
La forma è nello stesso tempo principio dello schematismo latente e il principio del processo: perciò in Bacone conserva una duplicità di significato.

CARTESIO
Renè Descartes nacque nel 1596 e morì nel 1650. Egli fu il fondatore del razionalismo, ossia di quella corrente filosofica che vede nella ragione il fondamentale organo di verità. Prima di spiegare la realtà Cartesio cercò di trovare un principio di cui non poteva dubitare e che gli permetteva di esporre la sua filosofia. Egli, infatti, utilizzando il dubbio metodico, incominciò a dubitare di tutto, anche delle cose più evidenti.
Giunse alla conclusione che si può dubitare di tutto, ma non del fatto che stiamo dubitando. Da qui il “cogito ergo sum” cioè penso, dunque esisto che è il primo principio della su filosofia. Trovato questo punto si può spiegare la realtà.
Perciò egli si interroga sul contenuto del pensiero che è formato dalle idee, per spiegare in seguito come l’idea di Dio è innata dentro di noi.
Per quanto riguarda la fisica, Cartesio analizza l’essenza delle cose materiali per dimostrare la loro esistenza. Egli concepisce una struttura geometrica della realtà dicendo che l’essenza delle cose corrisponde alla cognizione geometrica dei corpi.
Questi sono estesi in lunghezza, larghezza, profondità e constano di parti. Ciò che concepiamo con la cognizione geometrica ci sembra essere qualcosa di non nuovo, perché è innato dentro di noi. Con ciò abbiamo la possibilità dell’essere delle cose materiali, l’immaginazione dimostra che questa esistenza è probabile.
Infine sono i sensi che con la percezione ci danno l’ultima prova dell’esistenza dei corpi.
Le cose non esistono però così come le sentiamo, perché il corpo è una macchina il cui funzionamento può essere turbato da una cattiva disposizione delle sue parti.
La sostanza prima è Dio, Cartesio poi spezza la realtà in altre due zone: la sostanza pensante (res cogitans) che è inestesa e incorporea; la sostanza estesa (res extensa) che è spaziale e inconsapevole. Esiste però una rapporto tra queste due sostanze per quanto riguarda l’uomo. Infatti la ghiandola pineale è concepita come la sola parte del cervello che può unificare le sensazioni che vengono dagli organi di senso, che sono tutti doppi.
Cartesio dunque ha una concezione spiritualistica dell’uomo e una meccanicistica della realtà. Il mondo infatti si può considerare come una macchina, la cui perfetta costruzione riflette la sapienza del suo artefice. I principi della fisica di Cartesio sono innanzitutto l’estensione e il moto. Inoltre c’è:
- l’identità tra corpo en spazio;
- la conseguente negazione del vuoto;
- l’infinita divisibilità della materia;
- l’indefinita estensione del mondo corporeo;
- l’identità tra sostanza celeste e sostanza terrestre.
BENEDETTO SPINOZA
Nacque nel 1632 e morì nel 1677. Il fondamento di tutto il sistema spinoziano è costituito dalla nuova concezione della sostanza. Questa, per lui, è ciò che per esistere non ha bisogno di nient’ altro se non di se stessa. A questo proposito egli critica Cartesio perché aveva fatto una distinzione tra sostanza prima e sostanza seconda poiché egli crede che ci sia una sola sostanza. Questa inoltre è:
- infinita perché se fosse finita ci sarebbe qualcosa che la limiterebbe;
- necessaria cioè è così e non potrebbe essere diversamente. Ciò però non toglie la sua libertà perché niente la costringe a d essere così com’è anzi proprio per questo è libera;
- increata perché se fosse creata sarebbe creata da qualcosa;
- eterna perché la sua eternità deriva dalla sua stessa essenza poiché possiede eternamente le sue caratteristiche. La sostanza, quindi è Dio.
Per esemplificare il rapporto tra Dio e il mondo, Spinoza usa i concetti di “attributo” e di “modo”. L’attributo è ciò che l’intelletto percepisce come costitutivo della sua essenza, mentre i modi sono i modi di essere degli attributi. Dio ha infiniti attributi, ma noi ne conosciamo solo due: il pensiero e l’estensione. Inoltre i modi di essere possono essere finiti e infiniti: infinite ad esempio per l’estensione (movimento e quiete) cioè le proprietà strutturali degli attributi; finiti sono i singoli corpi e le singole menti.
Potremmo ricapitolare tutto ciò con un esempio: la sostanza può essere paragonata ad un oceano sconfinato; gli attributi ne costituiscono l’essere, i modi infiniti sono il movimento incessante del mare; i modi finiti le varie onde.
Spinoza inoltre rifiuta il finalismo perché, se lo ammettessimo, è come se limitassimo Dio e lo considerassimo imperfetto. Infine esiste un parallelismo tra l’ordine delle cose e l’ordine delle Idee perché, poiché ogni attributo esprime l’essenza divina in egual maniera, allora la serie dei modi di ciascuna attributo dovrà necessariamente corrispondere alla serie dei modi di ciascun altro attributo. E così l’ordine delle idee dovrà necessariamente corrispondere all’ordine dei modi e delle cose corporee.

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