Idealismo e Romanticismo

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Testo

Idealismo

Come si arriva all’eliminazione del concetto della “cosa in sé” – rapporto soggetto-oggetto: Kant si era differenziato dall’Illuminismo affermando che la conoscenza ruota tutta intorno al soggetto e non all’oggetto, ma non era arrivato a eliminare totalmente l’indipendenza dell’oggetto, creando il concetto dell’esistenza della cosa in sé, intesa come essenza dell’oggetto, conoscibile solo dal Dio creatore; inoltre egli aveva già capito come la cosa in sé altro non fosse se non tutto ciò che non è fenomeno. Reinhold, ancora contemporaneo di Kant, si era già spinto ad affermare che il soggetto e l’oggetto non sono pensabili separatamente, ma al contrario dipendono l’uno dall’altro. Ciò che fa comprendere quando un qualcosa sia un oggetto o un soggetto è la coscienza, cioè la facoltà di rappresentazione. Il soggetto costituisce così la forma della conoscenza (soggetto-formale), mentre l’oggetto ne costituisce la materia (oggetto-materiale). Quindi nella sensibilità prevale l’oggetto, nell’intelletto oggetto e soggetto si equivalgono e nella ragione prevale il secondo. L’oggetto e il soggetto ricadono comunque sempre nell’ambito della rappresentazione, quindi viene già a mancare la differenziazione tra soggetto e oggetto propria di Kant: l’identificazione del primo con il secondo è proprio il fine che si pone l’idealismo tedesco. A questo punto Reinhold si appresta a dimostrare l’irrealtà della cosa in sé: la forma della conoscenza, imputabile al soggetto, rientra nella rappresentazione, mentre la materia deriva, secondo Kant, dalla cosa in sé, che è inconoscibile e quindi non rappresentabile; in quanto non rappresentabile, non è né soggetto né oggetto, ma se la realtà è tutta soggetto e oggetto, allora la cosa in sé non è reale, pur restando un concetto necessario alla giustificazione dell’elemento materiale della conoscenza.
Schulze, studiando Kant, individua alcune contraddizioni:
• le categorie, a detta di Kant, sono applicabili solo ai dati che provengono dall’esperienza, ma in realtà egli dice che la cosa in sé causa la conoscenza, perciò applica la categoria della causalità a qualcosa di meta-empirico;
• pur essendo inconoscibile, la cosa in sé è alla base del processo conoscitivo kantiano.
• la conoscenza c’è solo dove c’è esperienza, ma le categorie, dice Kant, si conoscono, eppure esse non derivano dalla conoscenza, bensì sono a priori.
In merito a tutte queste considerazioni, Schulze arriva quindi a negare l’esistenza della cosa in sé, entrando pienamente nell’idealismo.
Maimon afferma che il criticismo è un modo corretto di agire, ma non senza aver eliminato il concetto della cosa in sé, che lo fa irrimediabilmente cadere in errore, perché è da lui vista come un residuo del dogmatismo, la dottrina che fa dipendere il soggetto dall’oggetto. Se, ricollegandosi a Reinhold, tutto ciò che è rappresentabile è nella coscienza e se la cosa in sé non è rappresentabile, allora esse è una non-cosa (Unding) e ciò è impossibile e inaccettabile. Il dato, perciò, non deriva dall’esterno ma dalla coscienza e deve essere determinato dalla forme a priori dell’Io; è quindi possibile, nel caso della conoscenza sensibile, solo un infinito avvicinamento e non un raggiungimento della totale conoscenza dell’oggetto (Streben). La cosa che rimane inconosciuta è quindi la cosa in sé, un residuo di indeterminatezza non completamente inquadrato nelle categorie, che fa si che l’oggetto non sia prodotto dal soggetto.

Romanticismo

Cos’è: Il Romanticismo è un movimento culturale nato tra Settecento e Ottocento in Germania, attivo soprattutto a Weimar (Goethe) e a Jena. Le idee predominanti sono l’armonia dell’uomo nella natura, il sentimento della religione, la rivalutazione dei caratteri nazionali dei popoli, il riferimento alle storie del medioevo, l’esaltazione della libertà, la rivalutazione dell’arte, la nuova immagine dell’artista come genio, l’aspirazione all’infinito e la valorizzazione della storia; ma l’elemento che lo contraddistingue è la vivace polemica combattuta contro razionalismo illuminista.

Ragione ed intelletto e tensione verso l’infinito: Kant aveva esaltato l’intelletto come unica fonte di conoscenza, in quanto si basava solo sull’elaborazione di dati che provenivano direttamente dall’esperienza, svalutando la ragione che, proprio perché voleva andare al di là del mondo sensibile, cadeva inevitabilmente in errore. I Romantici pensano che invece l’uomo abbia l’obbligo di tendere all’infinito, sebbene non potrà mai raggiungerlo (Streben), perciò la ragione viene da loro (soprattutto dagli idealisti) rivalutata e addirittura preferita all’intelletto, perché essa è la facoltà dell’infinito. Alcuni Romantici non idealisti, addirittura, arriveranno a svalutare anche la ragione, intesa come facoltà razionale, sfociando quindi in campo mistico. Alla ragione, incapace di cogliere la vera essenza della realtà, vengono contrapposti dai Romantici il sentimento, l’istinto e la passione, portati spesso alle estreme conseguenze, perché in realtà erano già stati scoperti da illuministi quali Rousseau.
Questo privilegiare la ragione trova spiegazione anche nel fatto che, finché esiste la cosa in sé, la mia conoscenza sarà finita, perché la cosa in sé è fuori di noi, non possiamo introdurla in noi; per questa conoscenza finita lo strumento più adatto sarà perciò l’intelletto. Nel momento però in cui io elimino la cosa in sé, ottengo che tutto il mondo è un prodotto del soggetto e perciò totalmente conoscibile da esso, quindi la ragione è lo strumento più idoneo. Con l’esistenza della cosa in sé kantiana, l’uomo non poteva sperare di conoscere ogni cosa, perché la cosa in sé è per definizione inconoscibile. Con l’eliminazione della cosa in sé, invece, l’uomo può finalmente aspirare al raggiungimento dell’infinito attraverso la ragione, che diviene così superiore all’intelletto. Ma l’infinito, in quanto tale, non può essere in alcun modo raggiunto, perciò l’uomo troverà il suo compimento nel tendere ad esso (streben).
Proprio a partire da questa tensione continua verso l’infinito, alcuni Romantici svilupperanno perciò i tratti pessimistici di questo pensiero, giungendo a dire, come Jacopo Ortis di Foscolo, che la vita è un carcere e il suicidio, come liberazione dal dolore, è legittimo. Dall’altra parte, esisterà un Romanticismo ottimista che crede nel possibile raggiungimento da parte dell’uomo dell’infinito, attraverso strumenti irrazionali quali l’arte e la religione, che permettono un rapporto rispettivamente mediato e immediato con l’Assoluto (cioè l’infinito).
Questo determina la denominazione di metafisica del divenire, per indicare la filosofia Romantica, contrapposta alla metafisica dell’essere, statica ed illuministica. Non potendo raggiungere l’infinito, c’è un atteggiamento di ribellione, come lo stesso Ortis, verso la società.

Riscoperta dell’individualità: Riunendo i passi avanti fatti da Petrarca, da Kant e dai Romantici stessi con la svalutazione dell’oggetto a vantaggio del soggetto, ecco che viene rivalutata l’individualità. L’Illuminismo voleva far prevalere ciò che era universale e valido ovunque, perché il giusto andava scelto seguendo i dettami della ragione. Il Romanticismo esalta l’individualità, distinguendola in:
• individualità singola: nasce l’idea del genio, cioè un individuo privilegiato capace di cogliere l’essenza della realtà; sorge così il desiderio di originalità
• individualità collettiva: vengono rivalutate le differenze esistenti tra i popoli e tra le culture, contro il cosmopolitismo tipico dell’Età dei Lumi
Nasce così il cosiddetto relativismo culturale, cioè l’idea che non ci possa essere a livello morale un modello valido ovunque nel mondo, ma che esso vada adattato alla situazione contingente.

La concezione della natura tra Illuminismo e Romanticismo: In età Illuministica aveva prevalso il meccanicismo materialista, cioè la visione del mondo come grande macchina, costituita da singoli ingranaggi che prevalevano sul tutto. I Romantici preferiscono invece l’organicismo, che porta a dare più importanza al tutto rispetto alle singole parti che lo costituiscono. Già Kant aveva affermato come fosse impossibile spiegare totalmente un organismo servendosi solo delle leggi meccanicistiche.
Mentre da una parte il meccanicismo spingeva a considerare come macchina anche ciò che macchina non era, dall’altra parte l’organicismo considererà come viventi anche le cose che non lo sono.
La natura stessa quindi non si muove più, come una grande macchina, secondo le leggi fisiche, ma è un enorme essere vivente, riflesso di una spiritualità. Con l’idealismo si arriva a definire la natura come Io capovolto (Schelling), riflesso delle emozioni dell’uomo e quindi a cogliere la verità in essa racchiusa riusciranno di più gli artisti che non gli scienziati; da qui la concezione di poeta come vate introdotta da Hölderlin, a cavallo tra Romanticismo e classicismo. Conseguentemente vi è una riscoperta di autori panteisti quali Giordano Bruno e Spinoza (Spinoza Reinessance), con la loro idea di natura come cosa viva. Al panteismo si ispirerà Novalis, ideatore del cosiddetto idealismo magico, secondo il quale il soggetto, in particolare il poeta, produce l’oggetto ma non in modo inconscio, come sosteneva Fichte, bensì consciamente

La concezione della storia e del passato tra Illuminismo e Romanticismo: In età Illuministica la storia del passato era vista come serie di errori, ai quali l’uomo doveva guardare per non ricadere negli stessi sbagli; nel passato risiedeva perciò il male, nel futuro il bene e, in quest’ottica, il presente altro non era se non una tappa verso il bene. L’attore della storia, inoltre, in accordo con la visione meccanicistica del mondo, era l’umanità intesa come insieme di singoli individui. Per i Romantici, invece, a fare la storia, che viene inoltre rivalutata, non sono i singoli ma il tutto organico, denominato spirito del mondo, cioè un’entità superiore che per i Cristiani sarà trascendente alla natura, cioè la governerà dall’esterno, mentre per molti altri sarà immanente, cioè la governerà dall’interno. Essa è superiore agli individui collettivi, cioè gli Stati, che a loro volta sono superiori agli individui singoli, cioè gli uomini, in accordo con la visione organistica del mondo. Gli Illuministi non avevano perciò una grande simpatia per il passato, mentre i Romantici hanno verso di esso due diversi atteggiamenti:
• atteggiamento nostalgico: si guarda al medioevo come l’epoca in cui sono nati i popoli e le varie nazionalità si sono affermate in seguito alla caduta e alla disgregazione dell'impero romano e come il tempo in cui la società era vissuta come un tutto organico;
• atteggiamento progressista: la storia è vista come processo verso un fine; c’è quindi la volontà di far parte di una nazioni in chiave progressista, dandosi cioè delle rivoluzioni, come potrà essere il Risorgimento. Questa visione può anche portare all’applicazione di un modello antropomorfo alla storia, le cui fasi verranno perciò viste come la vita di un individuo, la quale addirittura potrà essere interpretata in chiave finalistica, e ciò influirà sull’educazione: il bambino è concepito in vista dell’uomo che diventerà, che, al contrario della teoria di Rousseau, è quello che ha davvero importanza perché rappresenta il futuro. Quindi anche la storia può essere vista finalisticamente: Hegel arriverà a dire che la storia ha uno scopo, che è stato prefissato già all’inizio della storia. Nonostante questo rivolgersi al futuro, il passato mantiene il suo valore in quanto è l’insieme delle tappe fondamentali per raggiungere lo scopo finale, perché la verità risiede nella storia presa nella sua interezza.
In alcuni casi, questo accettare le tappe precedenti, porta a non riconoscere un senso allo spirito rivoluzionario, e perciò si approda ad un atteggiamento conservatore, ma mai reazionario, proprio invece dell’atteggiamento nostalgico.

La concezione della politica e della religione tra Illuminismo e Romanticismo: In età Illuministica si pensava che esistesse un modello di religione (quella naturale) e di Stato (quello naturale) che erano gli unici giusti perché razionali e quindi dovevano essere applicati in tutto il mondo, a prescindere dalle varie realtà storiche; gli illuministi erano per lo più deisti. I Romantici invece sostengono che non esista una religione ideale, ma che essa si definisca attraverso la sua attuazione. Inoltre in quest’epoca si parla di spirito del mondo, che, incarnandosi di volta in volta in uno spirito del popolo, “fa” la storia e definisce anche una missione del popolo che, secondo Hegel, ha il compito di schiacciare gli altri popoli. Autore Romantico, Schleiermacher vede la religione come sentimento (sentimento trascendentale) di dipendenza verso l’infinito da parte del finito; esso è costitutivo della natura umana. Egli poi elabora il concetto di ermeneutica e arriva a interpretare i testi di Platone servendosi esclusivamente dei suoi testi scritti.

Sturm und Drang: È un movimento culturale che si sviluppa in Germania a partire dal 1770 e che apre la strada al Romanticismo vero e proprio. Il termine significa “Tempesta ed impeto” e nasce dal titolo di un dramma di Klinger. Le idee di questo movimento, che verranno per la maggior parte riprese ed approfondite nel Romanticismo vero e proprio, sono l’amore per i sentimenti forti e le passioni tempestose, la riscoperta della natura come forza vitale e onnipotente, l’esaltazione della libertà, l’avversione per le regole, l’odio per il tiranno e l’amor di patria. Lo Sturm und Drang è definito anche come proto-romanticismo estremistico, che vede l’uomo innalzarsi da solo contro la realtà. Fa la sua comparsa all’interno di questo movimento una visione panteistica che lega Dio e la natura e che porta alla concezione secondo cui sia uno spirito immanente a reggere la storia. Si avrà a volte, ad opera di Jacobi e Hamann, il fideismo, secondo il quale la fede è l’unico strumento per entrare in contatto con l’Assoluto. Il dibattito tra panteismo e fideismo verrà animato da studiosi quali Lessing, appartenente alla massoneria tedesca e convertitosi allo spinozismo.

L’importanza del linguaggio: I primi a riflettere sulla connessione tra ragione e linguaggio furono Hamann e Herder; essi, criticando la purezza della ragione descritta da Kant, arrivano a sostenere l’inesistenza di una ragion pura, in quanto affermano che non esiste una facoltà razionale che sia disgiunta dal linguaggio. Al contrario, essi affermano che, come lo spirito del mondo esiste solo se incarnato, così non esiste un’unica ragione che poi è “tradotta” in diverse lingue: al contrario, ad ogni lingua corrisponde un diverso modo di ragionare. La ragione è perciò concreta, perché non esiste separatamente dal linguaggio; al contrario quella pura kantiana era astratta perché prescindeva dai legami con il resto. Quindi il meccanicismo è astratto e l’organicismo, proprio perché collega tutti i singoli individui ad un tutto organico, è concreto.

Il classicismo e Goethe: Il classicismo muove critiche formali al Romanticismo, ma non è da esso del tutto distaccato: infatti entrambi hanno simpatia per il mondo classico. All’interno di questa corrente si trova Goethe, che è approdato qui dopo aver attraversato lo Sturm und Drang e il Romanticismo. È interessante la sua filosofia della natura, secondo cui tutto ha origine da un’unica pianta (Urplanz) e da essa discende; questo rappresenta uno dei tanti tentativi di superare ogni dualismo e trovare un principio unificatore da cui tutto abbia avuto origine. Interessante è anche la sua teoria dei colori, contrapposta a quella di Newton, anche se solo sul piane filosofico:
• Newton: tutti i colori, se mescolati danna la luce bianca (meccanicismo: il tutto è dato dall’unione dei singoli);
• Goethe: dalla luce bianca derivano i singoli colori (organicismo: i singoli derivano dalla scissione del tutto).

La morale: Schiller, riprendendo l’atteggiamento greco verso la morale, elabora il concetto di anima bella, contestando la concezione kantiana secondo cui non è moralmente valutabile la bontà naturale, cioè un’anima che compia istintivamente delle azioni buone, non è giudicabile come moralmente giusta. Al contrario, Schiller introduce il concetto di anima bella proprio per indicare quell’anima che aderisce spontaneamente al dovere morale, senza andare contro sé stessa. Per crearla è necessaria un’educazione di tipo estetico, rivalutando, come già Rousseau, il momento di gioco, visto come manifestazione di spontaneità e come momento di unione tra sensibilità ed intelletto. Schiller elabora conseguentemente l’idea di una:
• poesia ingenua: che fa appello alla natura e perciò spontanea;
• poesia sentimentale: che si richiama alla cultura e perciò nata da una riflessione.
Sostiene anche che si abbia sempre una fase di spontaneità che però poi andrà perduta; il suo recupero sarà mediato (e non immediato) e si arriverà così ad una fase diversa dalla iniziale, ma per questo arricchita. Questo concetto si riallaccia alla visione finalistica della storia.
Al concetto di arricchimento mediante il recupero mediato, fanno riferimento anche la concezione di virtù, che, superiore all’innocenza, vista come l’ingenuità primordiale non ancora intaccata dall’errore, può recuperare quest’ultima mediante un processo mediato durante il quale l’ingenuità primordiale viene arricchita dalle esperienze negative vissute. Anche il recupero del mondo classico, secondo alcuni, può essere mediato e quindi arricchito; secondo altri può solo essere imitato e secondo altri ancora, nemmeno questo.

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