Gotthold Epharaim Lessing

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Categoria:Filosofia

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Testo

GOTTHOLD EPHRAIM LESSING
“L’Illuminismo è l’uscita dallo stato di minorità che l’uomo deve imputare unicamente a se stesso”. Questa definizione la si trova nel libro “Che cos’è l’Illuminismo” di Immanuel Kant.
Kant (1724 – 1804) afferma che l’Illuminismo è una condizione con cui l’umanità diventa maggiorenne, dove l’uomo deve decidere con la propria ragione.
Insieme a questo filosofo, nell’Illuminismo prettamente tedesco, si può anche parlare di Gotthold Epharaim Lessing (1729 – 1781) e successivamente anche di Goethe.
L’Illuminismo tedesco si caratterizza essenzialmente per la forte presenza del tema della storia e della religione. Questo ad esempio si può riscontrare soprattutto in Lessino dove io ritrovo un valido aggancio a riguardo del tema della favola.
Gotthold Ephraim Lessing nacque nel 1729 in Sassonia.
Lessing sembrava predestinato a intraprendere gli studi teologici.
Frequentò prestigiose scuole ed università, ma ben presto fu introdotto dal cugino nei circoli letterari e nell’ambiente teatrale.
Successivamente decise di dedicarsi alla vita di società, guadagnandosi anche la fama di libertino.
Nel frattempo, fin dal 1748, Lessing si era trasferito a Berlino, dove rimase per circa sette anni, dedicandosi all’attività letteraria, condotta soprattutto sul fronte della critica, dove cominciò a crearsi la sua fama di polemista attento e severo, e pertanto temuto.
Deluso e condizionato dalle ristrettezze economiche, Lessing fu costretto ad accettare l’incarico di bibliotecario alla corte del duca Ferdinando di Wolfenbuttel, un uomo, a detta di Lessing, ottuso e malvagio, che lo trattava al pari di un servente.
Gli anni trascorsi in quella corte accentuarono in Lessing il suo sentimento di protesta contro ogni forma di oppressione, e rinvigorirono il suo spirito polemista.
Dopo un viaggio a Vienna prima, e in Italia più tardi, al servizio di un giovane parente del duca, egli fu di ritorno a Wolfenbuttel; nel 1776, dopo un’attesa di 5 anni, poté sposare Eva Konig, vedova di un commerciante amburghese.
Il matrimonio, felice, ma breve, durò appena un anno, nel 1777 Eva infatti moriva dando alla luce il primogenito di Lessing, destinato, anch’egli, a morire poco più tardi.
Lessing si chiuse in un dignitoso contegno, testimoniato dalle lettere di quei giorni, e successivamente, trascorse tristemente i suoi ultimi anni, ancora animato dallo spirito polemico, ma ormai non più ardito, e stanco di tante battaglie. Morì a 52 anni, nel 1781.
Lessing fu il massimo esponente dell’Illuminismo tedesco: egli lo esaltò, per un amore del vero senza eguali, che lo portò anche ad impegnarsi su vari fronti.
La produzione lessinghiana spazia dal teatro alla critica, ed alla poesia, genere, quest’ultimo, decisamente marginale nella sua produzione.
Assai intensa fu invece la sua attività genericamente definibile come critica, e sebbene molte delle sue opere siano frammentarie o inconcluse, il carattere spregiudicato di Lessing e la sua ricchezza di originalità lo portarono ad affermarsi in Germania come mai era accaduto prima di allora.
Punto importante di Lessing è inoltre la sua polemica al di sopra di ogni principio d’intolleranza, o di ogni movente occasionale; egli difendeva anche chi secondo lui aveva torto, se era stato ingiustamente accusato per le sue idee, perché riteneva ingiusto essere condannati per le proprie idee, qualunque esse fossero.
La fama di Lessing come critico e teorico, verrà però soprattutto da due opere: il “Laokoon”, dove viene proposta una precettistica di stampo classicistico, che affida all’arte plastica il mondo del bello, e nel contempo lascia alla poesia il mondo dinamico dell’agire umano, essendo la poesia incapace dei descrivere adeguatamente ed efficacemente il bello; e la “Hamburgische Dramaturgie”, di gittata ben più ampia, che si propose invece come testo rivoluzionario in campo teatrale. Essa nacque come rivista bisettimanale, con intenti critici verso i personaggi messi in scena di volta in volta dalla compagnia teatrale per cui Lessing allora lavorava, ma finì con diventare una rivista di riflessioni sul teatro e sulla sua essenza.
Per il teatro Lessing cominciò a scrivere giovanissimo commedie di genere satirico-moraleggiante di ancor tenue consistenza rispetto alle quali segna un notevole passo avanti “Miss Sara Sampson” (1755), primo dramma borghese tedesco che, pur difettando di autentica vitalità tragica, essendo le azioni quasi sommerse dai lunghi e lacrimevoli dialoghi, propone una dialettica delle passioni di acutezza assai efficace.
Per quanto riguarda invece le opere filosofiche si può prendere in considerazione “Nathan il saggio” (1779) in quanto è anche l’opera più rappresentativa per far si che si noti il rapporto di Lessing con la religione.
“NATHAN IL SAGGIO”
La vicenda si svolge a Gerusalemme ai tempi della terza crociata dove ci sono scontri tra cristiani, musulmani ed ebrei.
Nathan è un saggio commerciante ebreo.
Il dramma inizia con Nathan che, al ritorno da un viaggio, scopre che sua figlia adottiva Recha ha rischiato di morire in un incendio da cui è stata salvata grazie all’intervento tempestivo di un templare ossia di un soldato cristiano che era li per combattere la terza crociata. In questo pezzo è bello notare come una ragazza ebrea venga salvata da un soldato cristiano.
Il templare viene catturato dai musulmani ma poi successivamente verrà salvato dal loro sultano e quindi anche qui c’è da sottolineare il fatto che un musulmano salva un cristiano.
Il sultano musulmano, Saladino, manda a chiamare Nathan per chiedergli un parere, visto che c’era la lotta tra tre religioni dove tutte rivendicavano la verità assoluta, e per domandargli come lui abbia fatto ha trovare la sua fede e quale fosse la sua idea sulla religione.
Nathan, che nell’immediato non sa come rispondere e le racconta la “favola dei tre anelli” che ritroviamo nella scena VII dell’opera.
LA FAVOLA DEI TRE ANELLI
Atto terzo
Scena VII
Saladino e Nathan.
SALADINO
(Adesso il campo è libero). - Ritorno
forse troppo presto? Il tempo per riflettere
è agli sgoccioli, ormai. - Parla, dunque!
Nessuno ci ascolta.
NATHAN
Che ci ascolti pure
il mondo intero.
SALADINO
Fino a tal punto Nathan
è sicuro del fatto suo? Ah, questo chiamo
essere saggio! Mai nascondere la verità.
Mettere in gioco ogni cosa per essa.
La libertà e la vita, i beni e il sangue.
NATHAN
Sì. Se è necessario e utile.
SALADINO
D'ora in poi
io spero di portare a buon diritto
il mio nome di Riformatore
del mondo e della legge.
NATHAN
Un bel nome!
Ma, prima di confidarmi interamente,
mi consenti, sultano, di narrarti
una piccola storia?
SALADINO
Perché no?
Io ho sempre amato le storie
raccontate bene.
NATHAN
Raccontare bene
non è il mio forte.
SALADINO
Ancora così modesto
e orgoglioso? - Avanti, su, racconta!
NATHAN
Molti anni or sono un uomo, in Oriente,
possedeva un anello inestimabile,
un caro dono. La sua pietra, un opale
dai cento bei riflessi colorati,
ha un potere segreto: rende grato
a Dio e agli uomini chiunque
la porti con fiducia. Può stupire
se non se lo toglieva mai dal dito,
e se dispose in modo che restasse
per sempre in casa sua? Egli lasciò l'anello
al suo figlio più amato; e lasciò scritto
che a sua volta quel figlio lo lasciasse
al suo figlio più amato; e che ogni volta
il più amato dei figli diventasse,
senza tenere conto della nascita
ma soltanto per forza dell'anello,
il capo e il signore del casato. -
Tu mi segui, sultano?
SALADINO
Ti seguo. Vai avanti.
NATHAN
E l'anello così, di figlio in figlio,
giunse alla fine a un padre di tre figli.
Tutti e tre gli ubbidivano ugualmente
ed egli, non poteva farne a meno,
li amava tutti nello stesso modo.
Solo di tanto in tanto l'uno o l'altro
gli sembrava il più degno dell'anello -
quando era con lui solo, e nessun altro
divideva l'affetto del suo cuore.
Così, con affettuosa debolezza,
egli promise l'anello a tutti e tre.
Andò avanti così finché poté. -
Ma, vicino alla morte, quel buon padre
si trova in imbarazzo. Offendere così
due figli, fiduciosi nella sua parola,
lo rattrista. - Che cosa deve fare? -
Egli chiama in segreto un gioielliere,
e gli ordina due anelli in tutto uguali
al suo; e con lui si raccomanda
che non risparmi né soldi né fatica
perché siano perfettamente uguali.
L'artista ci riesce. Quando glieli porta,
nemmeno il padre è in grado di distinguere
l'anello vero. Felice, chiama i figli
uno per uno, impartisce a tutti e tre
la sua benedizione, a tutti e tre
dona l'anello - e muore. - Tu mi ascolti, sultano?
SALADINO (il quale, colpito, aveva girato il viso)
Ascolto, ascolto. Ma finisci presto
la tua favola. - Ci sei?
NATHAN
Ho già finito.
Quel che segue si capisce da sé. -
Morto il padre, ogni figlio si fa avanti
con il suo anello, ogni figlio vuol essere
il signore del casato. Si litiga, si indaga,
si accusa. Invano. Impossibile provare
quale sia l'anello vero -
(dopo una pausa, durante la quale egli attende la risposta del sultano)
quasi come per noi
provare quale sia - la vera fede.
SALADINO
Come?
Questa è la tua risposta alla domanda?...
NATHAN
Valga
soltanto a scusarmi, se non oso
cercare di distinguere gli anelli
che il padre fece fare appunto al fine
che fosse impossibile distinguerli.
SALADINO
Gli anelli! - Non burlarti di me! -
Le religioni che ti ho nominato
si possono distinguere persino
nelle vesti, nei cibi, nelle bevande!
NATHAN
E tuttavia non nei fondamenti. -
Non si fondano tutte sulla storia,
scritta o tramandata? E la storia
solo per fede e per fedeltà
dev'essere accettata, non è vero? -
E di quale fede e fedeltà dubiteremo
meno che di ogni altra? Quella dei nostri avi,
sangue del nostro sangue, quella di coloro
che dall'infanzia ci diedero prova
del loro amore, e che mai ci ingannarono,
se l'inganno per noi non era salutare? -
Posso io credere ai miei padri
meno che tu ai tuoi? O viceversa? -
Posso forse pretendere che tu,
per non contraddire i miei padri, accusi i tuoi
di menzogna? O viceversa? E la stessa cosa
vale per i cristiani, non è vero? -
SALADINO
(Per il Dio vivente! Ha ragione.
Io devo ammutolire).
NATHAN
Ma torniamo
ai nostri anelli. Come dicevo, i figli
si accusarono in giudizio. E ciascuno
giurò al giudice di avere ricevuto
l'anello dalla mano del padre (ed era vero),
e molto tempo prima la promessa
dei privilegi concessi dall'anello
(ed era vero anche questo). - Il padre,
ognuno se ne diceva certo, non poteva
averlo ingannato; prima di sospettare
questo, diceva, di un padre tanto buono,
non poteva che accusare dell'inganno
i suoi fratelli, di cui pure era sempre
stato pronto a pensare tutto il bene;
e si diceva sicuro di scoprire
i traditori e pronto a vendicarsi.
SALADINO
E il giudice? - Sono ansioso di ascoltare
che cosa farai dire al giudice. Parla!
NATHAN
Il giudice disse; Portate subito
qui vostro padre, o vi scaccerò
dal mio cospetto. Pensate che stia qui
a risolvere enigmi? O volete restare
finché l'anello vero parlerà? -
Ma... aspettate! Voi dite che l'anello vero
ha il magico potere di rendere amati,
grati a Dio e agli uomini. Sia questo
a decidere! Gli anelli falsi non potranno.
Su, ditemi: chi di voi è il più amato
dagli altri due? - Avanti! Voi tacete?
L'effetto degli anelli è solo riflessivo,
non transitivo? Ciascuno di voi ama
solo se stesso? Allora tutti e tre
siete truffatori truffati! I vostri anelli
sono falsi tutti e tre. Probabilmente
l'anello vero si perse, e vostro padre
ne fece fare tre per celarne la perdita
e per sostituirlo.
SALADINO
Magnifico! Magnifico!
NATHAN
Se non volete, proseguì il giudice,
il mio consiglio e non una sentenza,
andatevene! - Ma il mio consiglio è questo:
accettate le cose come stanno.
Ognuno ebbe l'anello da suo padre:
ognuno sia sicuro che esso è autentico. -
Vostro padre, forse, non era più disposto
a tollerare ancora in casa sua
la tirannia di un solo anello. E certo
vi amò ugualmente tutti e tre.
Non volle, infatti, umiliare due di voi
per favorirne uno. - Orsù! Sforzatevi
di imitare il suo amore incorruttibile
e senza pregiudizi. Ognuno faccia a gara
per dimostrare alla luce del giorno
la virtù della pietra nel suo anello.
E aiuti la sua virtù con la dolcezza,
con indomita pazienza e carità,
e con profonda devozione a Dio.
Quando le virtù degli anelli appariranno
nei nipoti, e nei nipoti dei nipoti,
io li invito a tornare in tribunale,
fra mille e mille anni. Sul mio seggio
siederà un uomo più saggio di me;
e parlerà. Andate! - Così disse
quel giudice modesto.
SALADINO
Dio! Dio!
NATHAN
Saladino,
se tu senti di essere quel saggio
che il giudice promise...
SALADINO (precipitandosi verso di lui e afferrandogli la mano, che non lascerà più fino alla fine)
Io polvere? Io nulla?
O Dio!
NATHAN
Che fai, sultano?
SALADINO
Nathan, caro Nathan! -
I mille e mille anni del tuo giudice
non sono ancora passati. - Il suo seggio
non è il mio. - Va'! - Ma sii mio amico.
NATHAN
E Saladino non deve parlarmi
di null'altro?
SALADINO
No.
NATHAN
Nulla?
SALADINO
Proprio nulla. - Perché?
NATHAN
Cercavo l'occasione per rivolgerti
una preghiera.
SALADINO
A che serve l'occasione
per una preghiera? - Parla!
NATHAN
Torno da un lungo viaggio, e sono stato
pagato dai miei debitori. - Adesso ho troppo
denaro liquido. - Il momento è di nuovo
preoccupante - e non saprei dove
mettere al sicuro queste somme. -
Così ho pensato che tu, forse - una guerra
imminente richiede somme ingenti -
potessi in parte utilizzarle.
SALADINO (guardandolo fisso negli occhi)
Nathan! -
Non voglio domandare se Al-Hafi
è già stato da te; - e neppure indagare
se sia un sospetto che ti induce a farmi
spontaneamente questa offerta...
NATHAN
Un sospetto?
SALADINO
Meritato. - Perdonami! - A che pro negare?
Poco mancò - devo confessartelo -
che io...
NATHAN
Che tu mi chiedessi
la stessa cosa?
SALADINO
Proprio così.
NATHAN
In tal caso,
sarà un vantaggio per entrambi. - Se non posso
mandarti tutto subito, è per via
del giovane templare. Sai chi è.
A lui devo pagare innanzitutto
una grossa somma.
SALADINO
Un templare? Non vorrai
aiutare con le tue ricchezze
i miei più acerrimi nemici?
NATHAN
Parlo del templare a cui donasti
la vita...
SALADINO
Ah, che cosa mi rammenti! -
Di quel giovane mi ero dimenticato
completamente. - Lo conosci? - Dov'è?
NATHAN
Come?
Non sai quanta parte della tua clemenza
ricadde, attraverso di lui, su di me?
Egli rischiò la vita appena ricevuta
per salvare mia figlia dalle fiamme.
SALADINO
Ha fatto questo? - L'aveva scritto in volto!
L'avrebbe fatto anche mio fratello,
al quale assomiglia tanto. - È ancora qui?
Portalo da me. - Tante volte ho parlato
a mia sorella di quel suo fratello
che non ha conosciuto, che non posso
non farle vedere il suo ritratto. -
Va', portalo qui. - Come da un'azione buona,
sia pure nata solo per impulso,
discendono tante altre azioni buone!
Va', portalo qui.
NATHAN (lasciando la mano del Saladino)
Subito. E per il resto,
siamo intesi. (Esce.)
SALADINO
Ah, perché non ho lasciato
che mia sorella ci ascoltasse! -
Come narrarle ora tutto questo?

Esce dalla parte opposta.
Commento
In questa favola i tre anelli rappresentano il cristianesimo, l’ebraismo e l’Islam.
La metafora sta nel fatto che ciascun figlio rivendica la verità assoluta a scapito delle altre due proprio come avviene nella terza crociata.
Alcuni sostengono che la fine della favola significa proclamare un relativismo tra le varie religioni; sono identiche, non si può riconoscere quella “vera” quindi sono tutte uguali. Secondo questa interpretazione, Lessing sarebbe un teorico dell’indifferentismo. Altri invece interpretano questa favola come se Lessing non volesse dire che tutte le religioni sono uguali ma che nel confronto tra di esse bisognerebbe porre l’accento su ciò che unisce e non su ciò che divide.
La reazione del giudice: se le singole religioni si scontrassero per trovare la migliore, ne verrebbe fuori un conflitto senza fine.
Secondo il giudice non sono le culture che devono incontrarsi, perché questo porterebbe ad uno scontro, ma sono i singoli individui appartenenti alle diverse culture che dovrebbero farlo, per dialogare tra di loro.
Pensare che qualcuno possa parlare a nome della civiltà è qualcosa di forzato, ma solo gli individui possono incontrarsi: questa è la “teoria della tolleranza” di tipo attivo, cioè che si basa sul dialogo, come un cammino che le persone che dialogano fanno insieme.
In fondo la ragione è il principio dell’uguaglianza di tutti gli uomini indipendentemente dalla cultura, ma se tutti gli uomini riescono ad utilizzarla, mettendola in moto nel dialogo, si arriverebbe ad un punto d’incontro; “ottimismo illuminista”, che si basa sulle reali capacità dell’uomo.

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