Gorgia

Materie:Riassunto
Categoria:Filosofia

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Testo

Gorgia
GORGIA: nacque nel 485 in Sicilia e morì a 109 anni. Fu discepolo di Empedocle ed esercitò la sua arte retorica in molte città della Grecia. Nella sua prima opera, Sul non essere o sulla natura, egli stabilì le sue tre fondamentali tesi:
1. Nulla c’è. (se qualcosa esiste, esso sarà o l'essere o il non essere o entrambi insieme. Ma in non-essere non c'è, ma neanche l'essere c'è. Se ci fosse dovrebbe essere o eterno o generato o tutti e due. Ma se è eterno non ha alcun principio e quindi è infinito, quindi non è in alcun luogo e se non è in nessun luogo non esiste. Ma non può essere neanche generato perché dovrebbe essere nato o dall'essere o dal non essere; ma non può essere nato dall'essere perché se è essere è già; ma neanche dal non-essere perché non può generare)
Se anche qualcosa c’è, non è conoscibile dall’uomo (visto che le cose pensate non sono esistenti, sarà vero anche l'inverso, cioè che l'essere non è pensato).
2. Se anche è conoscibile, è incomunicabile agli altri (se ci fosse qualcosa e fosse pensabile, non potrebbe essere comunicata agli altri, poiché non c'è rapporto tra le parole che usiamo per parlare delle cose e le cose medesime.
Gorgia dimostra queste tesi con dei paradossi e nega la pensabilità logica ed ontologica dell’essere. Un’altro aspetto della personalità di gorgia era la concezione tragica del reale e della incolpevolezza degli uomini di fronte a tutte le circostanze, la nostra esistenza è qualcosa di irrazionale e misteriosa.
Protagora diceva che gli Dei non sono razionalmente spiegabili, molte sono le difficoltà che si frappongono e non si possiedono strumenti mentali adeguati.
Nell’ antichità si credeva che le leggi fossero derivate e create da un qualche cosa di sovrumano.
I Sofisti invece credevano in un’ origine totalmente umana. A questo punto però si fa avanti un interrogativo:”Se le leggi sono di derivazione umana, chi o che cosa ci obbliga a rispettarle?”.
Protagora rispondeva sostenendo che l’uomo diventa uomo solo entrando in una società, la quale non può esistere senza leggi e senza la politica. per cui l’origine umana ne giustifica la validità: senza di esse non ci sarebbe società e quindi uomo.
L’importanza dell’ uso della parola è una delle maggiori scoperte dei Sofisti.
Protagora sosteneva il metodo dell’ antilogia, cioè l’arte di costruire su ogni questione due discorsi contrastanti.
Secondo Gorgia la parola è qualcosa di completamente autonomo dalla realtà. La retorica come l’arte del ben parlare diviene per Gorgia l’arte della persuasione.
Gorgia distrugge completamente il rapporto tra realtà e linguaggio. Egli si pone polemicamente contro il pensiero di Parmenide, confutandone l’identità tra realtà, pensiero e parola alla base della filosofia eleatica. Il non essere è il non essere. Ma se il non essere è non essere, vuol dire che “è” qualcosa. Quindi il non essere è. E nemmeno i ragionamenti possono essere logicamente corretti perché “anche se qualcosa fosse, sarebbe in conoscibile”. E la parola non può tentare di descrivere la realtà perché “anche se fosse conoscibile, sarebbe incomunicabile”. Queste tre proposizioni negative riassumono il nichilismo di Gorgia, ancora più radicale del relativismo di Protagora: non c’è modo di verificare oggettivamente se un discorso è vero, ma l’importante è che sembri vero, affinché susciti “credenza” nei confronti del pubblico. L’unico metro di verità di un discorso è la retorica: un discorso è vero se convince. È in questo periodo che nasce la grande distinzione tra legge naturale o physis e legge dell’uomo o nomos.Il nomos divenne sempre più oggetto di critica e di revisione da parte del demos, il popolo. Secondo la sofistica, infatti, come non è possibile trovare un discorso vero per tutti, non è possibile neanche trovare una legge giusta per tutti. Il nomos diventa espressione di interessi di parte e oggetto di contese tra fazioni. L’unica speranza per il cittadino è nel confidarsi alla legge superiore della physis, regolatrice dell’armonia dell’universo.

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