Friedrich Nietzsche (1844 Sassonia-1900 Lipsia)

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Testo

Friedrich Nietzsche (1844 Sassonia-1900 Lipsia)
“Ho imparato ad andare: da quel momento mi lascio correre. Ho imparato a volare: da quel momento non voglio più essere urtato per smuovermi. Adesso sono lieve, adesso io volo, adesso vedo al di sotto di me, adesso é un dio a danzare, se io danzo.”

Il contesto storico-culturale
L’800 è il secolo della scienza e della tecnica: rivoluzione industriale, 1°globalizzazione capitalistica, Darwin & “L’evoluzione della specie”. Lo sviluppo scientifico e la rivoluzione industriale producono, nei primi decenni dell’800 trasformazioni profonde non solo in ambito economico-sociale, ma anche in quello della cultura e della filosofia: il Positivismo (“positivo”= ciò che è scientifico, pratico, relativo –Filosofia della prassi). Questa corrente filosofica afferma il primato della scienza (considerando solo i fatti e le relazioni tra i fatti) e critica la metafisica (in quanto pretende di conoscere l’essenza delle cose). Successivamente cominciano a nascere dubbi nei confronti dell’ “assolutizzazione” della scienza : la razionalità scientifica viene accusata di avere una visione riduttiva e strumentale della realtà. Crisi del Positivismo (recupero di Pascal “La ragione del cuore”) : la razionalità non lascia spazio alla dimensione esistenziale dell’uomo.

Nietzsche
La Decadenza della civiltà occidentale e il metodo genealogico
La riflessione di N. si lega alla crisi ideale e culturale della fine dell’800. Egli disse di sé : “io non sono uomo, sono una dinamite”, perché Nietzsche rappresenta la spietata ed acuta negazione del passato, il rifiuto di tutte le tradizioni, l’appello ad una svolta radicale. Nietzsche è il filosofo che mette in dubbio tutta la storia della filosofia occidentale, che cerca, dopo venticinque secoli di interpretazione metafisica dell’essere, un nuovo principio. E’il filosofo della distruzione (appunto una dinamite). La sua è una filosofia nichilistica, ovvero una filosofia della crisi (crisi dei sistemi dei valori, di credenze e di certezze). Al centro della sua riflessione c’è la decadenza della civiltà occidentale. N. critica in modo spietato la civiltà: affinché l’uomo sia libero è necessario annientare e distruggere i valori, creandone dei nuovi (uscire da questa decadenza).
Questa decadenza si può superare solo comprendendone le radici e la genesi. Secondo N., il mondo moderno sta arrivando alla fine attraverso un processo di “auto-negazione”: egli vuole prendere coscienza della decadenza attraverso un viaggio a ritroso nella civiltà occidentale, smascherando tutte le forme d’ipocrisia sulle quali si è costruita e sulle quali si identifica la civiltà occidentale: morale,metafisica e religione. Per questo motivo N., insieme a Freud e a Marx (“La religione è l’oppio dei popoli”) uno dei “maestri del sospetto”, in quanto svelano la faccia nascosta in cui la nostra civiltà si è riconosciuta fin dalle origini.
N. adotta il metodo genealogico, cioè la ricostruzione del percorso compiuto dal pensiero nel corso della sua storia. Per Nietzsche la filosofia non è questione teoretica (infatti non si dà verità da contemplare), ma è una scelta, assolutamente arbitraria (è una questione di naso, cioè di gusto, non di ragione: "rispetta il mio naso, come io rispetto il tuo").
Non si dimostra che la propria tesi è vera o che quella antagonista alla propria è falsa, ma si mostra come nasce la tesi opposta, e ciò facendo la si distrugge. È il cosiddetto metodo "genealogico", che dispensa da un serio esame delle tesi avversarie.

Il nichilismo
Il Nichilismo è di due tipi:
a)PASSIVO, o filosofico –cristiano, è la svalutazione dei valori supremi (Dio, Verità, Bene), esso nasce con la metafisica (=tutto ciò che Kant definisce noumeno”), o meglio con il dualismo platonico, che è di tre tipi:gnoseologico (la conoscenza può essere sensibile-mondo apparente- e soprasensibile- mondo reale), ontologico (che riguarda l’ente, il quale può essere idea,ovvero delle forme eterne e ente di vera conoscenza, o cose sensibili) e antropologico (che riguarda l’uomo, la divisione di anima – che è immortale,”Innatismo platonico”, in opposizione si pone Locke, padre dell’empirismo anti-innatismo platonico “La mente è una tabula rasa”- e corpo- “carcere dell’anima”; il dualismo antropologico è ripreso da Cartesio,il padre del razionalismo, e dalle filosofie cristiane). Con il Nichilismo passivo si arriva alla negazione del mondo “vero” (quello soprasensibile, il noumeno kantiano, che come affermava Kant è in conoscibile), che si scopre essere una favola in quanto inesistente (“Come il mondo vero finì per diventare favola”).
Tolto così l’unico senso della vita, si capisce che non vi è alcun fine al divenire, esso non mira a nulla. Il Nichilismo passivo compare con Schopenauer, per il quale la vita è crudele e cieca irrazionalità, è dolore e distruzione, proponendo come “antidoto” al dolore la NOLONTA’ (la non volontà di vivere).
b)ATTIVO, ovvero l’apertura di una nuova epoca, annunciata in “Così parlò Zarathustra”(Zarathustra è un "Anticristo", ovvero predica un modo di vita diametralmente opposto a quello delineato da Cristo), il cui motto è “dire sì alla vita” : ciò significa sfidare la vita , riscoprire tutto ciò che la civiltà occidentale ha occultato e disprezzato, ovvero il corpo, gli istinti, le pulsioni profonde, il dolore, un’esaltante adesione a tutti gli aspetti dell’esistenza, anche a quelli più terribili, poiché tutto fa parte dell’immensa marea della vita, la consapevolezza di un divenire senza senso. Si inaugurerà l’epoca che porterà l’uomo oltre se stesso: l’epoca dell’ Ubermensch (Oltre-uomo). L’Oltre-Uomo sarà un essere libero, che agirà per realizzare se stesso. E’ un essere che ama la vita, che non si vergogna dei propri sensi e vuole la gioia e la felicità. E’ un essere "fedele alla terra", alla propria natura corporea e materiale, ai propri istinti e bisogni. Esso è il filosofo dell’avvenire; è un uomo senza patria né meta per poter insegnare ad amare la ricchezza e la transitorietà del mondo. N. introduce una nuova figura: il filosofo- profeta, che indica e annuncia l’uomo nuovo. Egli utilizzerà anche un nuovo tipo di linguaggio: l’aforisma, ovvero il detto breve caratterizzato dalla forma concisa, essenziale e folgorante di punti cruciali, attraverso stringate argomentazioni e rapide illuminazioni: inoltre l'aforisma, che Nietzsche mutua da Eraclito, è tipico delle filosofie non-sistematiche e ben risponde all'esigenza della filosofia nietzscheana di operare come un martello che distrugge le verità e che saggia le campane per vedere se suonano bene (fuor di metafora: gli aspetti della civiltà occidentale), o se debbano essere abbattute. Inoltre egli utilizza questa forma espressiva implicita e difficile da interpretare perché vuole comunicare le cose cosi come sono nel loro disordine sconcertante, nella loro disarticolazione, nel loro aspetto non rassicurante (la realtà è caos non è un sistema organizzato).

L’arte e lo spirito dionisiaco (Bisogna avere un caos dentro di sè, per generare una stella danzante.)
Nietzsche compone la sua prima opera, "La nascita della tragedia"(1872). Di fronte alla idealizzazione del mondo greco come regno della serenità e dell'armonia, predominanti nella cultura tedesca a partire da uno dei padri della questione omerica (Winckelmann), Nietzsche mette in luce come siano presenti, in quello stesso mondo, aspetti inquietanti e dolorosi. I greci erano dominati, a suo parere, da due impulsi vitali, che egli definisce apollineo e dionisiaco. Il primo é legato alla figura del dio Apollo e corrisponde alle visioni del sogno, nelle quali la realtà appare idealizzata e luminosa: tali apparvero ai Greci le figure degli dei, che furono da essi create per poter sopportare il dolore dell'esistenza. L'impulso apollineo é dunque un impulso di bellezza, che genera un mondo illusorio e trova la sua espressione massima sul piano artistico nelle arti figurative, in particolare nella scultura.
Ma accanto ad esso coesiste, presso i greci, il dionisiaco, che si riferisce al dio Dioniso e alle esperienze religiose legate al suo culto: esso é un impulso di ebbrezza, che spinge a immergersi senza freni nel caos della vita, dimenticando la propria individualità e, quindi, riconciliandosi con gli altri e con la natura attraverso la danza e il canto (lo spirito dionisiaco corrisponde a “Dire sì alla vita”). L'impulso dionisiaco trova, dunque, la sua espressione sul piano artistico nella musica. Quando si afferma, esso indebolisce e abbatte l'impulso apollineo, consentendo di ritrovare la verità della vita nell'eccesso, anziché nella misura. Solo qualche volta avviene la riconciliazione tra questi due impulsi contrastanti: nel mondo greco ciò si realizzò nella tragedia, che pertanto rappresenta il culmine della civiltà greca.
Successivamente nella Grecia classica lo spirito dionisiaco fu represso dal razionalismo socratico ( Socrate aveva sostenuto che solo chi sa é virtuoso e che solo ciò che é razionale può essere bello): così la vita poteva essere giustificata solo attraverso la conoscenza. La filosofia nasce in Grecia come affrancazione del “mitos” al “logos”. Quindi il razionalismo socratico-platonico ha portato alla negazione dello spirito dionisiaco,facendo confluire tutto nello spirito apollineo (equilibrio e armonia). Socrate comunque il principale responsabile dell'inaridimento della cultura occidentale. L’Ottimismo filosofico della Grecia classica, in cui “tutto è ragione”-logos- , ha avuto il suo punto di massimo nel panlogismo hegeliano “tutto è ragione”, in cui si mette in evidenza il totalitarismo della ragione (ragione = spirito assoluto). Ma, Nietzsche si chiede: se tutto è razionalità, l’irrazionalità dove è finita? Tutta la filosofia antica ha represso l’uomo, i suoi istinti, le sue passioni , la sua irrazionalità.

Critica della scienza
Egli polemizza contro i filosofi che, da Platone in poi, hanno congiunto la conoscenza con la repressione degli istinti naturali, con l'astrazione dal mondo sensibile o addirittura con la condanna dell'esistenza. Vi é una radicale critica in generale del pensiero scientifico, cui viene rimproverato il tentativo di spiegare tutto col nesso di causa ed effetto. Pur non essendo del tutto negativa (come pensa N. soprattutto in Umano, troppo umano, Aurora, La gaia scienza), in quanto libera dalla vecchia concezione del mondo, la scienza facilmente conduce all'adorazione della verità oggettiva, rende l'uomo schiavo dell'oggettività esterna, e contrapposta alla vita.
Nietzsche, ancora, denuncia lo schematismo degli scientisti, che non si accorgono della polimorfia del reale, pretendendo di ricondurlo a pochi principi meccanici.

Critica della storia
N. afferma la funzione negativa della storia, cioè la convinzione che il corso della storia abbia un carattere puramente razionale ( Hegel, “tutto ciò che è reale è razionale”, giustificazionismo storico, gli eroi cosmici sono anche loro strumenti dell’astuzia della ragione).
Il senso della storia è spesso nemico della vita, in quanto ci rende schiavi del passato, passivi, costretti a "chinare la schiena e piegare il capo" dinanzi alla "potenza della storia", per l'"idolatria del fatto" che avviene laddove si verifica una "saturazione" di storia. Ne consegue una sfiducia nella propria capacità creativa, e il formarsi di una pura erudizione da enciclopedie ambulanti, che annulla la personalità: "nessuno osa più esporre sé stesso, ma ciascuno prende la maschera di uomo colto, di dotto, di poeta" Si diventa così "uomini che non vedono quello che anche un bambino vede".
Secondo N., l’uomo deve dimenticare al tempo giusto, quanto ricordare al tempo giusto (anche Tito Livio lo disse). In particolare N. distingue tre tipi di storia:
• la storia archeologica si ferma al mediocre, si attarda ad ammirare il passato, anche nei suoi aspetti mediocri e meschini, per giustificare la presente mediocrità (è molto dannosa);
• la storia monumentale cerca nel passato esempi e modelli positivi, che mancano nel presente, onde poter guardare al futuro con sicurezza che ciò che è stato possibile in passato lo sarà ancora;
• solo la storia critica è davvero positiva, in quanto non si limita ad favorire l'imitazione del passato, anche eroico, ma lo vuole superare: essa trascina il passato davanti al tribunale, lo giudica e lo condanna. [deve ancora venire il momento di pienezza dell'Umanità].
Nietzsche non si domanda, come invece facevano i suoi contemporanei, se la storia sia o non sia una scienza e come la si debba impostare per far sì che essa ricostruisca fedelmente il passato; al contrario, gli interessa se la storia sia utile o dannosa per la vita: tutta la storia della filosofia precedente a Nietzsche aveva concentrato la propria indagine sulla ricerca del vero, senza mai osar mettere per davvero in forse il concetto di verità; ora, Nietzsche è del parere che il concetto di verità sia uno di quei concetti su cui si è costruita nel corso della storia la civiltà occidentale ed egli si propone di sostituirlo, dopo averlo dimostrato assurdo, con quello di utilità: la vera filosofia non deve più domandarsi cosa è vero, ma cosa è utile per la vita. Ne consegue che il criterio per giudicare un sapere non consisterà più nel domandarsi se esso sia veritiero, ma se serve o no alla vita, ovvero se è in grado di stimolare le forze vitali dell'uomo.
La distruzione della metafisica: Liberarsi dal Platonismo
L’emblema della metafisica è il Platonismo. Esso rappresenta la concezione che ha posto il mondo soprasensibile (Idee) come il mondo reale , e il mondo fenomenico come quello apparente. Il Platonismo ha portato a una svalutazione di in-autenticità del mondo in cui noi viviamo. La metafisica, quindi ha portato l’uomo ad avere uno spirito rinunciatario alla vita: il rinunciatario infatti è colui che aspira a un mondo superiore.
Critica della “verità”: Per N. non esiste una verità assoluta (oggettiva) ma una pluralità di prospettive: la conoscenza del mondo poggia su prospettive che sono diverse per ciascuno di noi. Ma l’uomo perché ha sempre cercato una verità assoluta?Perchè l’uomo ha bisogno di sicurezze, di ordine (orrore per il caos), di autoconservazione. Questo, quindi, ha spinto l’uomo a credere che esitano delle “cose in sé” che danno coerenza e tranquillità alla vita (un senso alla vita). L’uomo ha paura del mondo in divenire perché esso è il mondo dell’incertezza, del caos, privo di senso. In N. la verità è soggettiva (pluralità di prospettive) e la conoscenza è ermeneutica (non ci sono i fatti, ma solo interpretazioni dei fatti): cade la pretesa di una ricostruzione matematica-geometrica della realtà fenomenica.
Il corpo: Io sono interamente corpo, e nient'altro; l'anima è soltanto una parola per indicare qualche cosa che riguarda il corpo. Il razionalismo socratico-platonico ha trascurato e negato la dimensione corporea dell’uomo: mentre Platone dice che il corpo è la tomba dell’anima, N. dirà che l’anima è la tomba del corpo. Ma n. più che negare l’anima, vuole negare ciò che essa implica, ovvero il disprezzo del corpo. Infatti il pensiero greco, il quale influenzò quello cristiano, ha sempre visto il corpo come sede di impurità. N. afferma che l’uomo è il suo corpo, ed è il corpo a produrre l’io (l’io è costituito da una pluralità di forze di tipo personale); quindi vi sono molte coscienze e non una sola; l’io è uno e plurimo.
La “Morte di Dio”
L’annuncio “Dio è morto”sta a significare la fine di tutte le metafisiche, la fine di tutte le religioni consolatorie per l’uomo (cristianesimo): esso è la rivelazione dell’assenza di ogni fondamento. Da adesso in poi l’uomo dovrà vivere come sospeso nello spazio abissale, l’uomo deve vivere con le sue gioie e con i suoi dolori. Fine delle certezze = Nichilismo: bisogna agire con lo spirito dionisiaco (dire sì alla vita, sfidarla, ubermensch). Zarathustra é un personaggio messo in piedi da Nietzsche come contraltare della figura di Cristo: Zarathustra é il "senzadio", che proprio per questo motivo ha acquistato una nuova leggerezza, può danzare, ridere e rovesciare le vecchie tavole dei valori, in opposizione ai dispregiatori del corpo, ai rassegnati. Zarathustra può dunque completare il suo annuncio profetico in questi termini: "Morti sono tutti gli dèi: ora vogliamo che il superuomo viva." Nietzsche si innesta su un filone di pensiero che possiamo tranquillamente definire vitalistico , volto all'esaltazione della vita e dell'irrazionalismo che la contraddistingue.
Il cristianesimo, religione di rinuncia: N. individua anche nel Cristianesimo (oltre nel Platonismo) il responsabile della decadenza : entrambi mirano a svalutare la nostra esistenza e il nostro mondo. Il Cristianesimo è una religione della rinuncia: rinuncia alla vita, ascetismo, annullamento del mondo sensibile: è un dire no alla vita.
L’oltre uomo (uomo dionisiaco, volontà di potenza)
N. oppone una "trasvalutazione" che darebbe vita alla figura dell'uomo disincantato e consapevole del nulla, eroicamente responsabile della propria finitezza, il superuomo (Übermensch) nato per andare "oltre" l'uomo del presente. Il superuomo afferma la vita accettandone la sofferenza, il dolore e le contraddizioni che l'accompagnano con gioioso (dionisiaco) amore per l'esistenza. L’oltreuomo ama il mondo e la vita e non si vergogna delle proprie passioni: c’è un solo mondo ed è quello terreno, l’uomo è copro e nient’altro. La morale dell’Oltre uomo è la negazione di quella platonica- cristiana della rinuncia: esso ha come scopo la felicità. Al cristiano e kantiano “Tu devi” l’oltre uomo propone “io voglio” . Essenziale nell’Oltre-Uomo è la volontà di potenza. Ogni azione di ogni uomo é dettata secondo Nietzsche da una volontà di potenza, un desiderio irresistibile di acquisire potere per dominare su tutti gli altri: "Ogni volta che ho trovato un essere vivente , ho anche trovato volontà di potenza ; e anche nella volontà di colui che serve ho trovato la volontà di essere padrone . Il debole é indotto dalla sua volontà a servire il forte , volendo egli dominare su ciò che é ancora più debole : a questo piacere , però , non sa rinunciare . E come il piccolo si dà al grande , per avere diletto e potenza sull' ancora più piccolo : così anche ciò che é più grande dà se stesso e , per amore della potenza , mette a repentaglio la sua vita ." ( Così parlò Zarathustra )
Eterno Ritorno e Amor fati: E l'ultimo grande concetto presente in Così parlò Zarathustra è quello di eterno ritorno :
se ci mettiamo nella prospettiva dell'oltreuomo e se quindi sappiamo vivere pienamente la vita, varrà la pena anche decidere di vivere come se la vita dovesse eternamente ritornare, momento per momento. Nella dottrina del tempo lineare, ogni istante distrugge quello precedente, ogni cosa è travolta da quella che viene dopo e quindi se accetto tale dottrina non posso vivere pienamente, perchè so che ogni istante sarà distrutto da quello successivo; nella dottrina dell'eterno ritorno, invece, posso vivere la vita fino in fondo perchè ogni cosa che faccio ha un valore assoluto, poichè si sfugge tempo lineare per cui ogni cosa che si fa viene mangiata (e quindi privata di significato) da quella successiva (il mito di "Cronos", ovvero il tempo, che divora i propri figli). Se l'eterno ritorno viene considerato non come dottrina metafisica, ma come interpretazione, allora il paradosso per cui si entra nel circolo si dilegua: posso decidere di vivere come se ci fosse l'eterno ritorno, desiderando con ardore di rivivere ogni singolo istante della vita per l'eternità ( amor fati ), quasi come se al "no" alla vita di Schopenhauer si sostituisse un "sì" eterno ad essa: " la mia formula per la grandezza dell'uomo é amor fati: che cioè non si vuole nulla diverso da quello che é, non nel futuro, non nel passato, non per tutta l'eternità " ( Ecce Homo ). E così, la fase precedente al nichilismo, quella cioè dei valori morali e di Dio, simboleggia l'eternità, mentre quella del nichilismo passivo, privo di valori assoluti, è il tempo lineare che tutto travolge e nulla ha senso; l'ultima fase, quella del nichilismo attivo, è il divenire continuo che assume valore assoluto e tutto ciò è quanto accade nella dottrina dell'eterno ritorno, la quale fa assumere dignità di assoluto al divenire, tutto fluisce ma in modo circolare. L’oltre uomo vive l’attimo, che è il centro dell’esistenza, senza farsi condizionare dal presente e dal futuro. “L’uomo deve mettersi a sedere sulla soglia dell’attimo”.
Nazismo
Nietzsche, come risulta da alcune corrispondenze, dal suo pensiero ufficiale e dai frammenti pubblicati postumi, non era antisemita e nemmeno nazionalista, anzi giunse spesso a disprezzare il popolo tedesco perché non lo riteneva all'altezza dei compiti che secondo lui avrebbe dovuto svolgere la nuova umanità. L’interpretazione nazista di Nietzsche è stata inventata dalla sorella, la quale non esitò a manipolare i testi del filosofo, pubblicando nel 1906 un libro intitolato La volontà di potenza, in cui il pensiero di Nietzsche assume quella fisionomia anti-umanitaria e razzista su cui farà leva la lettura nazista, che influenzerà la cultura del primo ‘900.
Solo nel secondo dopoguerra è stata rivista tutta l’opera nietzschiana, dando vita all’edizione critica completa delle opere, che dimostrano la totale estraneità del filosofo al nazismo o a tesi simili.

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