Fichte

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

Voto:

2 (2)
Download:426
Data:07.02.2001
Numero di pagine:3
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
fichte_18.zip (Dimensione: 10.38 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_fichte.doc     68 Kb


Testo

VITA
Johann Gottlieb Fichte nasce a Rammenau nel 1762 in Sassonia. Studia teologia a Jena e a Lipsia e, dopo aver letto e molto apprezzato Kant si reca a Konigsberg per seguirne le lezioni. Nel 1792 pubblica anonimo il saggio di una critica di ogni rivelazione che viene attribuito a Kant, questi è costretto a disconoscerne la paternità dell'opera e a rivelare il nome dell'autore.
La smentita di Kant renderà improvvisamente Fichte famoso.
Nel 1794 viene chiamato ad insegnare all'Università di Jena dove rimane fino al 1799 quando è costretto a dimettersi per alcune accuse di ateismo.
Dunque si trasferisce a Berlino dove conobbe Schlegel. Nel 1810 fu chiamato all'università di Berlino e persino nominato rettore. Morì di colera nel 1814.
Le sue opere più importanti sono:" Dottrina della scienza", "I discorsi alla nazione tedesca", "Lo stato commerciale chiuso".
L'IDEALISMO FICHTIANO
Fichte ritiene che Kant, con la rivoluzione copernicana abbia dato una svolta al processo conoscitivo, cioè abbia dato le basi per costruire un sistema, ma non lo fece.
Proprio per questo Fichte tentò di costruire una "dottrina della scienza" in un sistema che unificasse le tre critiche di Kant, ma Kant non si riconobbe nella "dottrina della scienza" di Fichte che, ponendo l'Io come principio primo e col dedurre da esso la realtà creava l'Idealismo.
Viene riproposto il problema del rapporto tra soggetto e oggetto: secondo Fichte l'oggetto prima è, e poi agisce, mentre, il pensiero, il soggetto, prima agisce e agendo, diventa. Dunque il pensiero si fa agendo.
I. Il primo principio: l'Io pone se medesimo
Per Aristotele, il principio di ogni sapere scientifico era il principio di non contraddizione, nella filosofia moderna e per lo stesso Kant, era il principio d'identità (A=A), per Fichte, invece, il principio d'identità non potrebbe essere vero se non esistesse a priori un principio supremo capace di autoporsi.
Questo è l'Io stesso, che pone se stesso (Io=Io). L'Io in quanto attività libera è assoluta creazione mediante la propria immaginazione produttiva. Da questa condizione segue che l'identità è dinamica e non astratta.
II. Il secondo principio: l'Io pone a sé un non-Io
L'autoporsi dell'Io comporta necessariamente la posizione inconscia di qualcos'altro e quindi la posizione di un non-Io.
Il secondo principio è quindi l'Io pone assolutamente a se, entro se, un non-Io.
Il non-Io è un limite, è la realtà, infatti, nell'Io assoluto, l'Io limitato e il non-Io si oppongono e si limitano reciprocamente.
Questo è il momento della sintesi.
III. Il terzo principio: l'opposizione nell'Io, dell'Io limitato al non-Io limitato
Il terzo momento rappresenta la sintesi: l'Io e il non-Io non si sovrastano, ma l'uno rappresenta la limitazione dell'altro perché dove termina uno, inizia l'altro.
Questo è alla base della sintesi che si riassume nella formula l'Io oppone nell'Io all'Io divisibile, un non-Io divisibile, dove, con il termine "divisibile" intende "terminato". L'attività conoscitiva avviene tra l'Io empirico che tende all'ideale (perché se l'Io conoscesse tutto sarebbe Dio), e il non-Io, cioè la realtà.
L'attività pratica, invece, si fonda sull'aspetto per cui l'Io determina il non-Io, poiché l'Io, per realizzarsi come libertà deve sempre superare i limiti imposti dal non-Io.
Ciò attesta la superiorità della ragion pratica sulla ragion pura.
Entrambe i momenti hanno luogo nell'ambito dell'Io finito, di conseguenza ha luogo un processo per cui, in differente maniera, vengono superati i limiti.
PROBLEMI MORALI
Fichte risolve il problema del rapporto fra il mondo noumenico e fenomenico sostenendo che la legge morale è il nostro essere-nel-mondo-intelligibile; l'azione reale costituisce il nostro essere-nel-mondo-sensibile; la libertà, in quanto potere assoluto di determinare il sensibile secondo l'intelligibile, è l'aggancio dei due mondi: il vero principio di tutto è dunque la libertà dell'Io.
L'uomo realizza il suo compito morale in modo pieno quando entra in relazione con gli altri uomini, la molteplicità di uomini implica il sorgere di molti ideali, e quindi conflitto tra ideali differenti. In questo conflitto, poiché l'ordine morale del mondo è Dio stesso, non può non prevalere colui che moralmente è migliore
La vita comunitaria implica la nascita del diritto, perché in comunità l'uomo deve limitare la propria libertà con il riconoscimento delle libertà altrui.
Il diritto fondamentale dell'uomo è dunque quello alla libertà, il secondo è la proprietà.
Lo stato nasce da un contratto sociale, quindi da un consenso delle volontà degli individui, e deve garantire lavoro a tutti, impedendo che vi siano i poveri. Per raggiungere quest'obiettivo, lo stato può, se necessario chiudere il commercio con l'estero e diventare Stato commerciale chiuso.
Tali posizioni socialistiche, ispirate agli ideali della Rivoluzione francese, mutarono sotto il precipitare degli eventi storici, convincendo Fichte che, solo dal popolo tedesco, militarmente sconfitto e politicamente oppresso e diviso, poteva venire la spinta per il progresso dell'umanità: solo il popolo tedesco riunificato avrebbe potuto compiere tale missione.
2
1

Esempio