David Hume

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Categoria:Filosofia

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Testo

David Hume
Hume è l’ultimo grande esponente dell’empirismo filosofico.
L’empirismo filosofico è quella corrente che valorizza l’esperienza, la sensazione, e tutto parte dall’esperienza e il soggetto rielabora ciò che viene dalla sensazione in virtù di alcune leggi dell’apprendimento di derivazione aristotelica.
Il metodo dell’empirismo è induttivo sperimentale, il giudizio è sintetico aposteriori perché dopo aver visto, io rielaboro dei giudizi sulla base dei modi con cui l’individuo apprende.
H non è solo un filosofo dell’empirismo, ma è empirista e illuminista.
È legato a quell’illuminismo scozzese che è fondamentale.
E’ importante il rapporto di H con la cultura scozzese perché porta alla sprovincializzazione della Scozia e di Edimburgo. La Scozia era stata da anni sottomessa all’Inghilterra.
Quando Hume pubblicò il trattato sull’intelletto umano, fu un fallimento, tanto è vero che lui dovette riprenderla in mano, suddividerla in varie parti ed allora ebbe un successo immenso.
E’ importante la filosofia di H perché porta ad un processo di sprovincializzazione della cultura e della società scozzese, rappresenta il punto di partenza di tutti coloro che vedono nella Scozia non più un luogo costituito da gente sottomessa che viene dominata dagli inglesi, ma persone che hanno una grande capacità interpretativa e fisica. Inizia a dare identità storica dal punto di vista culturale, a un paese che attualmente è più ricco dell’Inghilterra ma che ha lottato duramente per la propria autonomia.
I punti di riferimento di H sono:
1. L’esperienza di Bacone
2. Il ruolo di Newton
3. Il ruolo di Locke
4. La filosofia di Barcklay
1. Bacone per il ruolo dell’esperienza, per la critica al sapere essenzialilistico e sostanzialistico (Il Nuovo Organo di Bacone rappresentava una rottura nei confronti degli schemi aristotelici). Si ricollega quindi al filone empiristico.
2. Con Newton per il ruolo e il valore della scienza, per il ruolo critico di ogni esperienza, per il ruolo dell’esperimento, per l’ antidogmatismo
3. Con Locke, sebbene lo superi. Condivide il criticismo, il ruolo critico della ragione e dell’esperienza ma critica di Locke il fatto che lui si ponga il problema della sostanza.
H radicalizza ed estremizza ciò che Locke aveva intuito, che non esistono idee innate, che non esiste nessuna sostanza, e che c’era un nominalismo… banco è solo un nome.
Si ricollega quindi al filone empirista e illuminista (si ricollega in riguardo a Rosseau)
Da Aristotele riprende però le leggi dell’apprendimento:
somiglianza, contiguità, successione spazio temporale
(vedi esempio borsa)
Riprende dall’illuminismo in particolare Russeau. R aveva detto: l’uomo nello stato di natura poteva raggiungere il benessere, poteva essere se stesso.
H condivide lo scetticismo sociale di R e anche lo scetticismo storico, il fatto che la società non dia il benessere all’uomo. (H, scozzese, che soffre, che porta sulle spalle soprusi e ingiustizie, non può essere positivo nei confronti della storia, che è fatta dai dominatori, cioè gli Inglesi).
H si rapporta a questa particolare corrente culturale, ma fa una cosa molto importante:
pone in atto nella sua filosofia, il rogo dei libri. Brucia i libri di metafisica. Critica fortemente quella mentalità filosofica malata, dogmatica, legata ai libri di metafisica.
Distingue la filosofia facile e ovvia (quella che parte dall’esperienza, che riflette sulla natura umana, sulla sua etica, sul suo desiderio di felicità e il suo raggiungimento, su quelli che sono gli obiettivi dell’uomo. Non ha bisogno quindi di tante teorizzazioni)
dalla filosofia malata è quella legata alla metafisica, ai dogmatici, legata a coloro che vogliono ricercare le essenze, dei fondamenti ultimi per giustificare ogni cosa (vedi Liebniz e le monadi!)
Per cui, possiamo sottolineare il ruolo fondamentale che riflette H nella formazione del pensiero del positivismo, che riprenderà da H.
Il suo quindi, è un modello antidogmatico, antisistematico, antiessenzialistico.
La sua filosofia critica quindi, fortemente la metafisica. L’esito della filosofia di H, è un esito scettico, riprende da Michelle de Montain.
Lo scetticismo è quella posizione filosofica degli scettici e di Michelle de Montain (che nell’età dell’umanesimo e rinascimento anticiperà Pascal riguardo la condizione umana).
Lo scetticismo di H è di due tipi:
Scetticismo scientifico e scetticismo metafisico.
Riguardo le scienze, lui afferma che nei confronti delle scienze bisogna avere uno scetticismo di tipo moderato, perché le scienze sono progredite, le scienze hanno progresso. La matematica è scienza perché è basata su convenzione, è ideale, non ha nessun rapporto con la realtà.
Riguardo la metafisica, devo attuare uno scetticismo radicale, perché tutto deriva dall’esperienza, che io rielaboro in virtù delle leggi dell’apprendimento.
Questa impostazione di H ha influenzato Kant, che definì H come “colui che lo ha svegliato dal sonno dogmatico”.
Tutto deriva dalla sensazione. Partendo dalla percezione, ho due livelli di conoscenza:
le impressioni, immagini forti che mi vengono dalle cose, dati forti legati all’esperienza;
le idee, le immagini languidite, che mi pervengono sulla base di un ricordo, di un vissuto.
Figurarsi se possono esistere quindi le idee innate per H; il problema delle idee innate non si deve proprio porre. Locke nel momento in cui si è posto il problema, ha dato realtà al problema stesso. Nel momento in cui si ci pone un problema, il problema assume una realtà e un valore, un significato esistenziale. Il problema quindi non va posto per niente.

Le impressioni e le idee si collegano secondo le leggi dell’apprendimento.
Un’altra novità che introduce H, è quella di custom, dolce forza, abitudine.
L’abitudine infatti, sviluppa quella credenza che è anche conoscenza. Questa infatti mi fa interiorizzare le esperienze stesse. Altrimenti con la filosofia di H, si corre il rischio che solo il presente sia il dato legato alla conoscenza.
L’abitudine fa sì quindi che dalla mie impressioni, derivi un’interiorizzazione della conoscenza.
La prima parte del trattato riguarda la conoscenza e le regole che sono alla base di questa.
La seconda parte è la critica alle idee innate e alla sostanza.
Posto che, H, pone a fondamento della sua filosofia uno scetticismo scientifico moderato perché consiste la scienza un progresso e la matematica valida, e posto che le idee sono immagini languidite mentre le impressioni sono immagini nitide della conoscenza, in H ci sono due gradini di conoscenza:
Le relazione fra idee, che hanno il carattere dell’assolutezza, della necessità, legate alla matematica, non hanno nessun rapporto con l’esperienza, sono basati su base convenzionale e sono dei modelli, sono a priori, sono le verità delle matematiche
Le relazioni di fatto, sono legate alla conoscenza empirica, hanno il carattere di provvisorietà, di limitatezza, e sono riconducibili a quel modello di apprendimento di Aristotele. Questa conoscenza empirica che è limitata alla mia impressione, di per sé non mi dà nessun’assolutezza dal tipo conoscitivo, perché Post Hoc non è Propter Hoc. Dire che dopo le 8.30 vengono le 8.31, non significa assolutizzare la successione di istanti, e fare del tempo una dimensione assoluta.
Ma vuol dire che c’è una credenza, una dolce forza, una consuetudine che mi porta a far sì che in virtù delle leggi dell’associazionismo classico, io sono portato a dire che dopo le otto e trenta vengono le otto e trentuno.
Queste leggi dell’associazionismo sono dominate quindi dall’abitudine, da un modello e una credenza che fa sì che io possa stabilire delle relazioni con gli altri ma solo in virtù di questa consuetudine.
H criticherà i fondamenti della metafisica classica, che sono essenzialmente tre:
1.critica l’idea di sostanza, sia materiale sia spirituale;
2.critica l’idea di causa
3.critica l’idea di spazio e tempo come valore assoluto.
Prima di criticare l’idea di sostanza, H critica Locke, perché Locke aveva criticato l’idea di sostanza però con il nominalismo si era dapprima posto il problema e aveva dato comunque una soluzione a questo.
Per H, non esiste una presunta sostanza depositaria in una soggettività chiamata io, perché l’io è solo un fascio di sensazioni, non c’è nessuna sostanza, l’IO è solo un fascio di sensazioni.
Non esiste quindi alcuna sostanza, nemmeno spirituale, alcuna anima o materiale, perché la sostanza materiale è solo abitudine che mi porta ad associare alla parola BANCO il banco.
Non esiste nemmeno l’idea di spazio e tempo come valore assoluto, ha criticato Newton per questo, che ha assolutizzato spazio e tempo, rendendoli dogmatici come universali assestanti.
Infatti è solamente un Post Hoc, non un propter hoc. Che dopo le otto e trenta vengono le otto e trentuno, è solo l’abitudine che me lo porta a dire. Non sono le otto e trentuno che sono causate dalle otto e trenta e le otto e trenta causate da un principio a priori.
Locke a riguardo, ha posto solo l’esperienza. Ma la sua risposta è stata limitata, perché non basta solo l’esperienza, ma bisogna aggiungere per H anche l’abitudine. (Kant affermerà inoltre che spazio e tempo sono forme a priori).
Critica l’idea di causa.
Lanciando la palla A contro la palla B siamo soliti dire che A urtando B, ne causa lo spostamento.
In realtà, l’esperienza ci mostra tre cose:
Lo spostamento di B ha luogo solo quando si verifica un rapporto di contiguità spaziale tra le due palle (quando A è in contatto in B);
Tra il movimento di A e quello di B esiste una successione temporale;
Fino a questo momento, tra A e B c’è sempre stata una connessione costante, è sempre successo così.
Ma, il rapporto di causa non è deducibile a priori.
Infatti a priori non posso stabilire dove si ferma una e dove l’altra si muove, e non è dimostrabile aposteriori perché solo con l’esperienza posso analizzare la percezione attuale e non quella futura.
Quindi, Post Hoc, non è Propter Hoc!
Dopo aver visto un rapporto tra A e B, io non posso dire che sarà sempre così, perché il movimento A causa il movimento B.
Io non posso stabilire quindi la validità di quella prova causale (che nell’antichità di derivazione aristotelica, che dalla catena delle cause mi arrivava ad una causa prima che era Dio).
H critica in particolare le prove sull’esistenza di Dio, quelle aposteriori, basate sul principio di causalità, sulla perfezione… perché pongono relazioni fra due cose di ordine diverso… tra Dio e la perfezione, che è aspirazione dell’uomo;
pongono relazioni fra due piani diversi.
Riguardo la società e la morale, concretamente analizza gli istinti dell’uomo.
Non ci sono obiettivi trascendenti, motivazioni storiche o ideali riguardo lo sviluppo dell’umanità.
Non esiste il concetto di storia come progresso infinito.
Nell’ambito della storia si rimanda ai bisogni, alla concretezza degli obiettivi dell’uomo.
Ugualmente la morale, non ci sono valori etici a priori, la morale è basata sulle norme della convivenza, che pragmatisticamente dovrebbero portare il miglioramento delle condizioni di vita dell’uomo.
H anticipa Popper perché afferma che l’induzione è quel procedimento che dai casi particolari fa inferenze di carattere generali, per cui non può essere valida l’induzione, perché per quanti casi particolari io analizzi, qualcuno può sempre sfuggirmi.
Favorisce la riflessione di Popper perché comincia a mettere in evidenza come non solo come non esista l’induzione come metodo che dal particolare va all’universale, ma non esiste nemmeno un principio di induzione che sarebbe costituito anche questo dai casi particolari.

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