David Hume

Materie:Riassunto
Categoria:Filosofia
Download:1428
Data:16.10.2009
Numero di pagine:3
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
david-hume_5.zip (Dimensione: 7.75 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_david-hume.doc     30.5 Kb


Testo

David Hume

Nacque ad Edimburgo il 26 aprile 1711. Dal 1721 al 1725 frequentò il College di Edimburgo.
Si trasferirà prima a Parigi e poi a La Flèche. Ospitò il filosofo francese Rousseau.
Muore il 26 agosto 1776.

Tra il 1739 e il 1740 pubblicò il trattato sulla natura umana, ma fu un fiasco.
Nel 1748 ebbe più successo la Ricerca sull’intelletto umano che in pratica era una forma più semplice e discorsiva del Trattato.

Il suo progetto:
Hume intendeva costruire un nuova modo di pensare perché giudicava fragili i sistemi filosofici allora più accreditati.
Il nuovo modo di pensare partiva dalla conoscenza della natura umana basata sul metodo sperimentale (l’osservazione e l’esperienza).

Hume comincia con l’analisi della percezione.
La percezione comprende tutto ciò che può essere presente nella mente, e si dividono in impressioni e idee.
La differenza tra impressioni e idee consiste nel modo in cui colpiscono la nostra mente.
Le impressioni sono le percezioni che si presentano con maggiore forza alla nostra mente, e sono tutte le sensazioni, le passioni e le emozioni che fanno la loro prima apparizione nella nostra mente.
Le idee sono le immagini delle impressioni e si formano quando pensiamo o ragioniamo.
Ad ogni impressione corrisponde un idea.

La memoria ci permette di conservare le impressioni nella forma originaria nella quale si sono presentate.
L’immaginazione ci aiuta a classificare le nostre idee liberamente, nell’ordine che preferiamo.

Inoltre, tra le idee vi è un principio di associazione, una sorta di attrazione tra le idee, che segue tre criteri:
Somiglianza, contiguità (successione immediata nel tempo e nello spazio) e casualità.

Le idee complesse sono formate da due o più idee, e di queste non si può essere sempre certi in modo assoluto.
Hume dice che si può essere certi solo sulle associazioni di idee basate sulla somiglianza, contrarietà e gradi di qualità, poiché sono relazioni tra idee (come quelle della matematica, di cui si può essere assolutamente certi).

Le relazioni tra dati di fatto sono quelle che non ci forniscono mai un’assoluta certezza della loro verità, ma devono considerarsi soltanto probabili.
Nel caso di idee di spazio e di tempo, di causa ed effetto, di sostanza corporea o spirituale possiamo assumere una conoscenza probabile.

Relazione di causa ed effetto
I filosofi hanno stabilito che è possibile trovare l’esistenza di una causa per tutto ciò che diviene.
Hume invece sostiene che:
1) Non sia possibile derivare da una causa il suo effetto;
2) Che il legame casuale, non è necessario;
3) Che la casualità è frutto della nostra abitudine a collegare un fenomeno ad un altro.
In altre parole, commettiamo l’errore di trasformare il post hoc (dopo di questo) in propter hoc (a causa di questo).

L’abitudine ci spinge a dare ordine alle nostre esperienze, a ripetere sempre gli stessi atti senza alcun intervento del ragionamento.
Hume fa l’esempio della relazione causa-effetto (fuoco-scottatura).

La credenza invece non è altro che un opinione dotata di tanta forza da portarci a darle la nostra approvazione.
Come il pensare che il mondo esterno esiste in modo permanente e continuo, anche quando dormiamo e non ne abbiamo esperienza.

L’io è l’alternarsi di dolori e piaceri, affanni e gioie, passioni e sensazioni.

Per Hume noi non possiamo essere certi di nulla, eccetto le verità matematiche che sottostanno al principio di identità e non contraddizione.
Tutto il resto cade sotto il regno dell’incertezza, o meglio della probabilità.

Hume è interessato al carattere di utilità in vista del quale si agisce.
Secondo Hume, è l’utilità sociale che fonda i sentimenti morali perciò, ad esempio si condanna il furto, la mancanza di lealtà…
La giustizia non deriva da norme assolute, ma dalla necessità di assicurare un’ordinata convivenza civile.

Esempio