Il potere educativo dello sport

Materie:Tesina
Categoria:Educazione Fisica
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Testo

I.T.C. – I.T.P.A “Gadda-Rosselli” GALLARATE
IL POTERE EDUCATIVO
DELLO SPORT
Prof.ssa Giuliana BOSSI
Tesina presentata da:
Erika SCHINZEL
Matr. Nr. 5979
- INDICE -
Introduzione………………………………………………………………… 1
1. L’ Unione Europea e lo sport…………………………………………….. 1

2. EYES 2004: ( European Year of Education through Sport)…… 2
2.1 Gli obiettivi…………………………………………….. 2
2.2 Le modalità di realizzazione dell’EYES……………….. 2
2.3 I soggetti coinvolti……………………………………… 3
2.4 I risultati ottenuti……………………………………….. 3
3. I valori educativi dello sport…………………………………… 4
3.1 La disciplina e il valore delle regole……………………. 4
3.2 La sopportazione della sofferenza……………………… 5
3.3 L’amicizia………………………………………………. 5
3.4 Saper vincere e saper perdere…………………………... 6
4. I rischi del troppo agonismo……………………………………. 6

INTRODUZIONE
Nell’antichità lo sport era un’attività che metteva a dura prova le capacità fisiche dell’atleta, un mezzo di interazione, un modo per riunire persone diverse sotto un’unica passione. L’importanza sociale dello sport si è consolidata nel corso del tempo e il potere di trasmissione di determinati valori si è evoluto in modo rapido, soprattutto grazie all’avvento dei mezzi di comunicazione e della tecnologia. Nella società moderna, dove si è a contatto con persone provenienti da paesi diversi, con culture, tradizioni ed usanze dissimili dalle nostre, lo sport rappresenta un elemento di coesione. In un’epoca dove si esalta l’individualità esiste ancora un modo per apprendere il rispetto dell’altro unitamente alla piena coscienza di sé.
1. L’U.E. E LO SPORT
Un europeo su tre pratica regolarmente un’attività fisica, esistono più di 600.000 club sportivi nel territorio comunitario ed il 62% degli europei è favorevole ad un esplicito riferimento nella Costituzione Europea riguardo la dimensione sociale, educativa e culturale dello sport. Questi dati fanno pensare a quanto esso sia radicato nel tessuto sociale e quali conseguenze ciò comporti anche a livello economico e nel campo dell’istruzione, tanto che in molti lo hanno definito come “uno dei fenomeni sociali europei più significativi nel corso del XX secolo”. L’ importanza dello sport è testimoniata anche dall’attenzione da parte di istituzioni come l’Unione Europea e l’UNESCO, che ne hanno fatto il tema principale di numerosi incontri e riunioni (Trattato di Amsterdam del 1997, Relazione di Helsinki del 1999 e il Consiglio europeo di Nizza del 2000). Un aspetto ampiamente approfondito dall’ U.E. è l’utilizzo dell’attività sportiva come strumento di educazione ed ha approvato un piano ad ampio spettro che prevedeva due principali iniziative: la proclamazione del 2004 come “Anno Europeo dell’Educazione attraverso lo Sport” e, grazie allo svolgimento nello stesso anno delle olimpiadi di Atene, una campagna di sensibilizzazione attraverso il sapiente uso dei mass media.
2. EYES 2004: ( European Year of Education through Sport)
Con lo slogan “Move your body, stretch your mind” l’Unione Europea ha voluto concentrare l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema del valore pedagogico e di formazione dello sport, organizzando manifestazioni in tutta Europa.
2.1 Gli obiettivi
Le finalità dell’ EYES sono state:
• Sensibilizzare le organizzazioni educative e quelle sportive al lavoro in comune;
• Utilizzare i valori offerti dallo sport per lo sviluppo di capacità non solo fisiche, ma anche sociali;
• Incoraggiare il confronto e il dibattito sul tema dell’integrazione attraverso le attività sportive;
• Promuovere la mobilità degli studenti organizzando eventi sportivi extrascolastici in un ambiente pluriculturale;
• Lottare contro il carattere sedentario della popolazione studentesca;
• Considerare i problemi legati alle carriere sportive troppo precoci e a carattere eccessivamente competitivo.
2.2 Le modalità di realizzazione dell’EYES
Le modalità di realizzazione di questo ambizioso progetto sono state:
• Organizzazione di incontri, conferenze e manifestazioni;
• Organizzazione di azioni di volontariato in occasione dei giochi olimpici e paraolimpiaci di Atene;
• Campagne di informazione e di promozione per la diffusione dei valori educativi dello sport;
• Collaborazione con i mass media;
• Realizzazione di indagini e relazioni;
• Concessione di un apporto finanziario di iniziative a livello transnazionale, nazionale, regionale e locale.
2.3 I soggetti coinvolti
La comunicazione degli obiettivi e delle iniziative è avvenuta in modo diretto ed è stata rivolta a tutti i residenti della Comunità europea, con differenziazioni a seconda delle diverse categorie di popolazione. Tra esse figurano:
• Gli studenti e i loro genitori
• Il personale didattico
• I dirigenti delle organizzazioni didattiche
• I dirigenti delle organizzazioni sportive
2.4 I risultati ottenuti
L’ Anno Europeo dell’Educazione attraverso lo Sport è stato un grande successo. Sono state portate a termine 185 iniziative, sia di portata comunitaria (ossia con la partecipazione di più di otto paesi), sia in ambito nazionale, regionale e locale. Sono stati in particolar modo apprezzati i progetti sui temi “Lo sport ti colora la vita”, “Crescere insieme attraverso lo sport” e “Educazione-Sport: i valori senza frontiere”. I dettagli e i risultati del progetto EYES sono contenuti nel CD-rom “Final Records” realizzato dalla Commissione Europea. Nel cd sono anche contenuti gli interventi di Viviane Reding, commissario europeo dell’istruzione e della cultura nonché patron dell’iniziativa, unitamente ad esperienze e testimonianze di stelle dello sport internazionale.

3. I VALORI EDUCATIVI DELLO SPORT
Lo sport nelle sue molteplici forme ha effetti positivi sulla personalità, ed esercita un’enorme influenza soprattutto su bambini ed adolescenti. Tra gli insegnamenti più utili che l’attività fisica può infondere: la disciplina, la sopportazione della sofferenza e della fatica, l’amicizia, la tolleranza, il rispetto, il senso dello “stare bene”, l’equilibrio della mente.
3.1 La disciplina e il valore delle regole
La disciplina va intesa non come insieme di regole fine a stesse, ma come una serie di comportamenti che portano al raggiungimento di un equilibrio fisico e mentale, una sorta di “disciplina personale” che sta alla base dei successi. Infatti un atleta che deve affrontare una gara importante evita eccessi di qualsiasi natura, mantenendo sane abitudini per poter avere una prestazione al massimo delle sue possibilità. Sono proprio le abitudini che migliorano la nostra perseveranza, e temprano anche gli eccessi emotivi. Questo è molto importante, perché molti atleti si affidano alla sola carica emotiva, magari impegnandosi oltre le loro possibilità, ma solamente fin quando questa ventata di entusiasmo termina, non comprendendo l’importanza della costanza del tempo. La disciplina, inoltre, porta l’atleta ad ascoltarsi e a conoscere i propri limiti, i propri ritmi, e a modulare gli sforzi; raggiungendo un buon grado di controllo del proprio carattere, utile per la crescita della persona. Per quanto riguarda le regole, invece, molti genitori si chiedono se sia meglio impartire un’educazione rigida oppure lasciare che i figli diventino arbitri di sé stessi. Non esiste una risposta valida per tutte le situazioni, perché bisogna valutare il grado di maturità e di responsabilità acquisito, nonché la capacità critica e quella di autoregolarsi, ma in ogni situazione favorire l’inserimento in un contesto sportivo può avere effetti positivi su più fronti. Questo però non deve essere visto come una costrizione, altrimenti si otterrebbero i risultati opposti a quelli sperati.
3.2 La sopportazione della sofferenza
Per ottenere buoni risultati in ambito sportivo, soprattutto negli sport a lunga durata, bisogna saper gestire i momenti difficili, sopportando la fatica. Inoltre spesso non si ottengono i risultati sperati in un tempo breve, ed è perciò necessario non fermarsi al primo ostacolo. Tenacia, determinazione, e sopportazione della sofferenza, quindi, vanno di pari passo nell’allenamento. Una volta che l’atleta ha appreso queste tre qualità riesce a trasferirle anche al di fuori dello sport, come ad esempio nei rapporti familiari, con gli altri, nello studio, ecc…; luoghi in cui sono sempre presenti possibili delusioni o frustrazioni che dobbiamo saper gestire e sopportare senza farci schiacciare.
Soffrire significa anche accettare e sopportare i cambiamenti, e questo è molto importante al giorno d’oggi, dove il mondo del lavoro richiede mobilità o rapidi cambiamenti di mansioni. Bisogna però partire dalla consapevolezza che la sofferenza è una fase transitoria, e che passato questo momento si disporrà di nuovi livelli di organizzazione, di conoscenza, o di sensibilità, che ci consentiranno di essere più adeguati in altre situazioni. Infine, saper soffrire fa riscoprire il gusto della conquista delle cose, utile soprattutto nelle giovani generazioni, dove si è abituati ad ottenere tutto subito e senza fatica perdendo tappe importanti della crescita personale
3.3 L’amicizia
I giochi di squadra offrono spunti interessanti per parlare di amicizia; un tema che riguarda molto da vicino bambini ed adolescenti, perché le relazioni sociali che si intraprendono nella fase di crescita condizionano fortemente il modo di rapportarsi con gli altri nel futuro. Tra i membri di una squadra è facile trovare dei punti in comune, in quanto si condividono degli interessi, primo tra tutti lo sport. A volte invece accade il processo inverso, ossia che sono le amicizie al di fuori dell’ambito sportivo la motivazione per inserirsi in una squadra. In ogni caso si creano delle forti relazioni non solo tra chi vive lo sport in prima persona, ma anche tra chi lo vede “dall’esterno”, come ad esempio tra i sostenitori della squadra e tra i genitori dei ragazzi.
All’inizio e alla fine di ogni gara gli allenatori invitano i propri atleti a compiere gesti di amicizia con gli avversari. Ciò è di primaria importanza, in quanto si placa la tensione accumulata nei momenti più difficili della competizione, ci si abitua a considerare l’avversario con più umanità e non solo come un “nemico da battere”, ma, al contrario, come uno strumento che mette in continua discussione la nostra preparazione, uno stimolo a dare sempre di più.
3.4 Saper vincere e saper perdere
Molto spesso i giochi di squadra comportano inequivocabilmente un vincitore e un perdente ed assistiamo ad atteggiamenti vittimistici o, viceversa, eccessivamente esuberanti tanto da risultare quasi irrisori nei confronti degli avversari. Un atleta dovrebbe innanzitutto comprendere che non è il risultato in sé che conta, ma COME ci si è arrivati; è la preparazione e il perfezionamento delle proprie capacità che dovrebbe essere fonte di gioia, prima della sconfitta dell’avversario. Sotto quest’ottica la sconfitta risulta più utile, poiché ci sprona a rivedere le nostre tecniche, ad analizzare meglio il modo in cui abbiamo giocato, o semplicemente è un altro punto di partenza per iniziare un nuovo tipo di allenamento che ci renda migliori nei nostri punti deboli.
4. I RISCHI DEL TROPPO AGONISMO
Lo sport, purtroppo, presenta anche degli aspetti negativi nel caso in cui l’atleta non ne capisca i valori. Se l’unico scopo è la vittoria le partite diventano il solo momento di reale verifica delle capacità. I ragazzi si sentono sempre sotto pressione, sia per la paura di un possibile fallimento, ma anche per il timore di deludere chi punta su di loro, come i genitori o gli allenatori. Lo stress porta nella maggior parte dei casi ad un abbandono dell’attività sportiva, preceduto da un periodo di demotivazione, e sarà difficile reinserire il giovane atleta nel mondo dello sport in futuro. Gli allenatori hanno il compito di non rendere troppo pianificato l’esercizio, privilegiando i momenti in cui l’esercizio è soprattutto gioia di muoversi e di stare con gli altri, e dare a tutti la possibilità di testare le proprie abilità sul campo. Gli atleti, invece, devono evitare di sentire i successi dell’avversario come una minaccia o, viceversa, i propri successi come un pretesto per dar vita a processi di emarginazione.

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