Attività fisica e l'anziano

Materie:Tesina
Categoria:Educazione Fisica

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DAL MOVIMENTO ALLO STATO FUNZIONALE
Il movimento è lo stato dell’uomo e la base della sua essenza. La vita umana non può essere concepibile in senso statico; dal battere delle palpebre alla massima velocità in corsa, nel sonno o nella piena attività, l’uomo è in movimento. Questa frase di Kaplan deve essere uno dei pensieri guida di chiunque si occupi di anziani, a livello professionale e non. Purtroppo spesso si reputa più comodo, in modo più o meno palese, che l’anziano sia poco mobile, se non addirittura immobile: a casa, meglio passare il tempo seduto piuttosto che rischiare una caduta; in ospedale, meglio stare a letto che richiedere impegni riabilitativi, strutturali e di organizzazione che prevedano degenti liberi di muoversi.
Alle spalle di questo atteggiamento è il pensiero che, comunque, le capacità fisiche e motorie dell’anziano sono ineluttabilmente destinate a decadere velocemente, fino all’immobilità assoluta, e che quindi una immobilizzazione forzata non possa peggiorare di molto il processo involutivo. Ma un anziano che non si muove è una persona che presto si ammalerà, se malata non è ancora; è una persona che presto vedrà la sua autosufficienza decadere; è una persona che presto diventerà depressa e le cui capacità cognitive crolleranno.
FUNZIONE FISICA ED INVECCHIAMENTO
Concetto base di chi confonde la modifica azione delle capacità fisiche e motorie dell’anziano con una loro irrevocabile decadenza è un presunto “fisiologico” crollo dell’attività fisica legato alla senescenza. Numerosi studi trasversali hanno dimostrato che la forza si riduce con l’età: dopo un massimo raggiunto a circa 30 anni, è stata evidenziata una sua diminuzione di circa il 30-40% all’età di 80 anni; a ciò si accompagna una riduzione della massa muscolare e, mentre la potenzialità metabolica del muscolo non si modifica con l’età, si verifica una riduzione del numero di fibre muscolari, particolarmente delle fibre a contrazione rapida, di tipo 2. Alcuni studi hanno comunque dimostrato che negli anziani la perdita di forza supera la perdita della massa muscolare; ciò può essere attribuibile alla perdita associata di neuroni motori, con conseguente perdita di unità motorie. Infine, studi trasversali hanno più volte dimostrato una riduzione associata all’età, in entrambe i sessi, della quantità di ossigeno consumato durante lo sforzo fisico massimale.
L’integrazione di questi dati a quelli di provenienza epidemiologica fornisce però un quadro qualitativamente diverso, autorizzando a prospettare l’ipotesi che la perdita di forza e di mobilità legata all’invecchiamento sia soprattutto legata ai cambiamenti dell’attività fisica che si accompagnano alla senilità, piuttosto che alle modificazioni metaboliche e strutturali associate all’età. Ad esempio, in uno studio trasversale condotto su operai di un’officina meccanica non è stata dimostrata alcuna riduzione nella forza di presa tra i 20 ed i 60 anni. Ma le maggiori prove che la capacità fisica non vada incontro ad un ineluttabile declino sono fornite dai dati che dimostrano come l’allenamento produca un aumento dello sforzo fisico massimale tra il 10 ed il 30%, un aumento della gittata cardiaca, un aumento tra il 10 ed il 200% della forza, un aumento del 10-20% della massa muscolare. Poiché l’aumento della massa muscolare risulta associato ad un aumento molto più consistente della forza, e considerando che questa può aumentare migliorando sia la funzione muscolare che la funzione nervosa, si ritiene che la quota di incremento non giustificabile dall’ipertrofia possa essere riferita ad una maggiore scarica neuronale, derivante in parte dall’apprendimento di schemi motori.
ATTIVITÀ FISICA, STATO FUNZIONALE, STATO DI SALUTE
Il recupero della forza e di una adeguata funzionalità metabolica e strutturale dell’apparato muscolare conseguente all’allenamento rende quindi possibile affermare che le perdite correlate all’età sono principalmente dovute alla diminuzione dell’attività fisica che generalmente si accompagna alla senilità: sono gli anni di ridotta attività o di inattività a produrre il decondizionamento fisico. Esso, a sua volta, incrementa la riduzione delle capacità di resistenza, forza e flessibilità legata alla senescenza, con conseguente aumento dell’inattività e del decondizionamento, e apre la strada ad un processo che si automantiene, se non viene interrotto da programmi di riattivazione: il decondizionamento peggiora infatti situazioni patologiche, che in precedenza possono anche essere lievi o subcliniche, e che possono limitare ulteriormente il livello di performance. È da ritenersi quindi ormai dimostrato che l’esercizio fisico produce degli effetti fisiologici in grado di determinare la prevenzione o la regressione del processo di compromissione funzionale degli anziani, migliorando lo stato funzionale generale specialmente negli anziani fragili. L’azione dell’esercizio fisico sullo stato funzionale generale e quindi sullo stato di salute si traduce in una migliore omeostasi ed in una maggiore resistenza ai fattori di rischio ed agli agenti patogeni, accompagnandosi ad una diminuzione del rischio di malattia coronarica, ipertensione, cancro del colon, osteoporosi, ad una diminuzione della mortalità e ad un aumento della longevità.
Concludendo, per l'organismo di un anziano, l'attività fisica è di notevolissima importanza. E' fondamentale fare del tempo dedicato all'esercizio fisico, un'occasione per riappropriarsi della consapevolezza della propria esistenza, e, inoltre, fare in modo che esso diventi un importante momento di socializzazione con altre persone. E' importantissimo praticare un'attività motoria o sportiva, meglio ancora se all'aria aperta, frequentare corsi collettivi di ginnastica per adulti o per anziani, con la possibilità di essere guidati da insegnanti di educazione fisica qualificati, che sappiano correggere gli errori di esecuzione o eccessive pretese nei confronti del proprio corpo, suggerendo inoltre l'esecuzione degli esercizi più adatti e quindi quelli più utili al proprio stato di salute.

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