Industria

Materie:Appunti
Categoria:Economia
Download:180
Data:07.01.2002
Numero di pagine:4
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
industria_2.zip (Dimensione: 138.17 Kb)
trucheck.it_industria.doc     162.5 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

L’Industria

A luglio di quest’anno si svolgerà a Genova il “G8”, in altre parole la riunione dei presidenti degli otto stati più industrializzati del mondo.
In questo congresso, si discuterà dei principali assetti industriali che riguardano il “settore secondario”, ecco i principali argomenti che si tratteranno in questa riunione:
Il cardine dell’economia
L’industria è divenuta negli ultimi duecento anni il cardine dell’economia europea. Sviluppatasi inizialmente nei Paesi Ricchi di materie prime e risorse energetiche (Regno Unito, Francia, Belgio e Germania), l’industria si è poi estesa all’intero continente, tanto da divenire l’attività principale.
Attualmente, I Paesi europei sono tra i primi produttori industriali del mondo. Nelle attività industriali è occupato il 30% circa degli addetti ma la manodopera industriale è in progressivo calo, secondo una tendenza dei Paesi più industrializzati.
I comparti industriali più rappresentativi sono costituti dall’ industria elettrica ed elettronica, dall’industria alimentare, dei mezzi di trasporto, dall’industria chimica e dall’industria tecnologica.
Le multinazionali ed il decentramento produttivo
Le multinazionali sono gigantesche imprese industriali e commerciali che operano in più stati: spesso dirigono una rete di filiali estesa su tutti i continenti e hanno centinaia di migliaia di dipendenti diretti, con fatturati superiori al bilancio di diverse nazioni.
Le filiali sono spesso decentrate in paesi poveri dove i costi di produzione sono minori e gli stipendi sono più bassi, fabbricando così prodotti meno cari, ad esempio le multinazionali dell’elettronica hanno investito i loro capitali soprattutto in Asia in particolare in Corea del Sud, Hong Kong, Taiwan e Singapore.
Questi quattro paesi sono stati successivamente chiamati le “Tigri d’oriente” e hanno raggiunto un alto livello d’industrializzazione grazie alle Multinazionali.
Anche in grandi paesi come il Brasile, India o Argentina le principali industri si sono sviluppate inizialmente come basi di decentramento delle aziende americane, giapponesi o italiane; poi si sono ampliate grazie a piccoli imprenditori che producevano beni di consumo locali.
La globalizazione del mercato
Una parte notevole della ricchezza è generata e distribuita all’interno di reti d’imprese che si estendono a livello mondiale. Questo fenomeno, chiamato globalizazione dell’economia, è caratterizzato soprattutto da una fortissima crescita dei legami d’interdipendenza tra i mercati, le imprese, i Paesi. Il processo di globalizazione è determinato dalla rapida evoluzione tecnologica e della diffusione e affermazione di processi produttivi molto innovativi; anche la diffusione, negli ultimi cinquant’anni, delle multinazionali ha contribuito ad avviare questo processo. Le multinazionali sono imprese che operano sul mercato mondiale attraverso unità produttive localizzate in diversi Paesi. La costruzione di una multinazionale richiede investimenti esteri diretti, in altre parole il trasferimento di fattori produttivi (soprattutto capitali) nei Paesi stranieri, dove è svolta gran parte della produzione. La direzione resta invece nel Paese d’origine, insieme alle attività a più alto valore aggiunto (ricerca, progettazione, pianificazione). Le comunicazioni tra la “casa madre” e le unità decentrate avvengono rapidamente e a costi contenuti, grazie ai moderni sistemi di telecomunicazione che consentono la trasmissione delle informazioni in tempo reale.
La progressiva liberazione degli scambi commerciali ha generato un mercato mondiale di massa, che non riguarda solo i manufatti ma anche i capitali e le informazioni. Questo mercato è dominato dalle tre principali potenze economiche attuali: stati Uniti, Giappone, Unione Europea.
Il settore meccanico e siderurgico
Fin dal secondo dopoguerra la siderurgia è stata dominata dalla presenza dello Stato. Nel 1951 fu istituita la Comunità Europea del carbone e dell’acciaio (CECA) per coordinare l’attività siderurgica a livello europeo.
In Italia lo sviluppo industriale avvenne in ritardo quando esso era in crisi per l’eccesso di produzione. Vennero costruiti grandi impianti lungo le coste, in prossimità dei porti che ricevono le materie prime importate (Genova).
La chimica
Il settore chimico è dominato dalla Montedison un’azienda privata, ma la presenza statale è assai rilevante. Grossi errori commessi dagli altri Stati hanno condotto l’Italia al dominio della chimica di base (petrolchimica, carbochimica, acidi, alcali e coloranti), assai inquinanti e con modesto valore.
Sviluppo industriale ed energetico
L’intenso sviluppo industriale richiede rilevanti risorse minerarie ed energetiche, che l’Europa non possiede in quantità tali da soddisfare il suo fabbisogno.
Le principali risorse energetiche europee sono costituite da giacimenti di petrolio (abbondanti nel Mare del Nord, nella Federazione Russa e nel Mar Caspio) e di Gas naturale (presenti nel Mare del Nord e nella Federazione Russa): essi assicurano l’autosufficienza energetica di Paesi come il Regno Unito a la Federazione Russa.
Nel suo complesso, tuttavia, L’Europa deve ricorrere alle importazioni (per Portogallo e Italia, ad esempio, la dipendenza dalle importazioni d’energia sfiora il 90%) dai paesi del Golfo Persico, dall’Africa e, più recentemente dall’Asia centrale.
Le fonti energetiche alternative
Il termine energia pulita indica quella prodotta da fonti energetiche non inquinanti e rinnovabili. L’energia pulita si produce con l’acqua, il vento, il sole e con il calore proveniente dal sottosuolo. Queste risorse sono inesauribili e non inquinano ma purtroppo la nostra capacita di sfruttarla è ancora limitata.
Ad esempio quando trasformiamo i raggi solari in elettricità lo facciamo con resa molto bassa a soprattutto rimane molto difficile trasportare quest’energia.
Queste fonti alternative sono utilizzate in piccole cittadine perché non sono in grado di produrre energia per grandi concentrazioni urbane.
In Danimarca, a Tvind, una località in cui soffia il vento forte per 300 giorni all’anno è stato costruito il più grande mulino a vento del mondo che fornisce elettricità a centoventi abitazioni.

Esempio