DIRITTO

Materie:Riassunto
Categoria:Diritto
Download:362
Data:25.05.2005
Numero di pagine:33
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
diritto_5.zip (Dimensione: 63.67 Kb)
trucheck.it_diritto.doc     266.5 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

IMPRENDITORE (nuovo capitolo)
E’ imprenditore il soggetto che esercita professionalmente una attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o servizi.
E’ impresa l’esercizio di qualsiasi attività diretta alla creazione di utilità economiche.
IMPRENDITORE AGRICOLO
E’ imprenditore agricolo chi esercita una delle seguenti attività:
1. Coltivazione del fondo.
2. Selvi coltura.
3. Allevamento di bestiame.
4. Altre attività connesse.
Per quanto riguarda le prime tre si intendono le attività dirette alla cura e allo sviluppo di un “ciclo biologico”.
Si reputano connesse per la quarta le attività dirette alla manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione che abbia ad oggetto i prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o dell’allevamento degli animali, le attività dirette alla fornitura di beni o servizi e le attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e forestale.
IMPRENDITORE PICCOLO
Sono piccoli imprenditori i coltivatori diretti del fondo, gli artigiani, i piccoli commercianti e coloro che esercitano un’attività professionale organizzata prevalentemente con il lavoro intellettuale e/o manuale proprio e della propria famiglia. Il capitale da lui investito deve essere minore rispetto al proprio lavoro.
Il piccolo imprenditore non è soggetto ai tre obblighi propri dell’imprenditore medio-grande:
1. Non deve tenere le scritture contabili.
2. Non fallisce e non è soggetto alle procedure concorsuali.
3. Non deve iscriversi nel registro delle imprese, e se lo fa si iscrive in una sezione speciale e la sua iscrizione ha funzione di semplice pubblicità.
N.B. – Anche l’imprenditore agricolo ha lo stesso trattamento dell’imprenditore piccolo.
IMPRESA FAMIGLIARE
E’ impresa famigliare quella in cui collaborano il coniuge, i parenti entro il terzo grado e gli affini di secondo grado.
IMPRENDITORE ARTIGIANO

I requisiti dell’impresa artigiana sono:
1. Deve trattarsi di un’attività svolta personalmente o professionalmente dal titolare il quale deve svolgere prevalentemente il lavoro.
2. Può avvalersi di dipendenti purché non superino il limite massimo (18 per l’impresa che non lavora in serie, 9 per l’impresa che lavora in serie, 8 per l’impresa di trasporti, 10 per l’impresa di costruzioni edili).
In materia di artigianato vige la potestà legislativa delle regioni.
IMPRENDITORE COMMERCIALE
Sono imprese commerciali:
1. Le imprese industriali volta la produzione di beni o di servizi.
2. Imprese intermediarie con funzione intermediaria.
3. Imprese per il trasporto terra, aria, acqua.
4. Imprese bancarie, imprese assicurative e imprese ausiliare delle precedenti (impresa di agenzia: spedizione).
STATUTO DELL’IMPRENDITORE COMMERCIALE
L’imprenditore commerciale è soggetto a una serie di regole che sono:
1. Obbligo dell’iscrizione nel registro degli imprenditori commerciali.
2. Obbligo di regolare la tenuta di scritture contabili.
3. E’ soggetto alle procedure concorsuali.
4. Può avere speciali poteri di rappresentanza dei collaboratori.
CAPACITA’ DI ESSERE IMPRENDITORI
Possono essere imprenditori tutti quelli che hanno la capacità di agire. In alcuni casi mediante l’autorizzazione del tribunale e previo potere del giudice tutelare e sentito il curatore è consentito:
1. Il minore emancipato possa esercitare un’impresa commerciale.
2. Che un’impresa venga continuata dai genitori o dal tutore di un minore emancipato o inabile.
INCOMPATIBILITA’ CON L’ESERCIZIO DI UN’IMPRESA COMMERCIALE
Sono incompatibili le cariche di magistrato, ambasciatore, console, impiegati civili dello Stato, ufficiale delle forze armate, notai, avvocati.
OBBLIGO DI REGISTRAZIONE
L’impresa commerciale deve essere iscritta nell’ufficio del registro delle imprese, del luogo dove si stabilisce la sede principale entro 30 giorni dall’inizio dell’attività.

OBBLIGO DELLA TENUTA DELLE SCRITTURE CONTABILI
Sono esclusi dalla tenuta delle scritture contabili i piccoli imprenditori. Sono scritture obbligatorie:
• Il libro giornale
• Il libro giornale degli inventari.
Le altre scritture contabili che siano richieste dalla natura e dalle dimensioni dell’impresa.
LIBRO GIORNALE
Deve indicare giorno per giorno le operazioni relative all’esercizio dell’impresa.
LIBRO DEGLI INVENTARI
Si redige all’inizio dell’esercizio e successivamente ogni anno.
I libri contabili devono essere numerati progressivamente in ogni pagina e qualora se è necessario il bollo è devono essere bollati in ogni foglio.
Le scritture devono essere conservate per 10 anni, perché sono documenti e quindi hanno effetto di prova.
L’AZIENDA (nuovo capitolo)
L’azienda è il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa. I beni componenti l’azienda si dividono in:
BENI MOBILI
Sono detti beni mobili: veicoli, attrezzature, macchinari.
BENI IMMOBILI
Sono detti beni immobili: i capannoni, gli edifici.
BENI MATERIALI
Sono detti beni materiali: gli edifici, gli impianti, le macchine.
BENI IMMATERIALI
Sono detti beni immateriali: la ditta, l’insegna, il marchio, l’avviamento, le creazioni d’ingenio, i brevetti.
Avviamento: ha particolare attitudine a produrre reddito e profitti che deriva dall’ubicazione, dall’organizzazione e dalla fiducia di cui gode presso la clientela.
TRASFERIMENTO DELL’AZIENDA
Effetti del trasferimento:
1. Divieto di concorrenza che dura 5 anni.
2. Successione nei contratti.
3. Successione nei crediti.
4. Successione nei debiti.
SEGNI DISTINTIVI DELL’AZIENDA
Sono detti segni distintivi dell’azienda: la ditta, l’insegna, l’emblema, il marchio.
Ditta: è il nome sotto il quale l’imprenditore esercita l’impresa.
Insegna: è il segno distintivo dei locali, in cui l’imprenditore svolge la sua attività.
Marchio: segno distintivo dei prodotti e dei servizi dell’imprenditore.
L’avviamento: è la capacità dell’imprenditore di fare utile profitto. (aumentare giro d’affari)
L’avviamento dipende da un elemento soggettivo, capacità dell’imprenditore di ampliare la sua ditta e di stare aggiornato con le esigenze degli acquirenti , aumentando e diversificando i vari servizi.
L’avviamento dipenda da un elemento oggettivo : è l’ubicazione dell’azienda.
TRASFERIMENTO DELL’AZIENDA
L’azienda è trasferibile nei seguenti modi:
1. La vendita.
2. Contratto d’affitto.
3. Usufrutto.
4. Donazione.
5. Lascito testamentario.
CREDITI E DEBITI DELL’AZIENDA
I crediti passano automaticamente al nuovo imprenditore.
I debiti passano al nuovo imprenditore, ma il vecchio ne rimane comunque responsabile se non viene liberato dai creditori.
LA SOCIETA’ (nuovo capitolo)
Società: quando l’attività di impresa viene esercitata in forma collettiva, vuol dire che si è dato vita ad una società.
Per costituire una società è necessario un contratto (non sempre in forma scritta) in base al quale una o più persone conferiscono beni o servizi per l’esercizio in comune per un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili.
Le classificazioni delle società sono:
1. Società semplice.
2. Società in nome collettivo (s.n.c.).
3. Società in accomandita semplice (s.a.s.).
4. Società operazioni accomandita (s.p.a.).
5. Società in accomandita operazioni (s.a.p.).
6. Società in responsabilità limitata (s.r.l.).
La società in responsabilità limitata comprende altri due tipi di società che sono detta società mutualistiche:
1. Società cooperativa.
2. Società di mutua assicurazione.
Secondo il grado di autonomia patrimoniale si dividono in società ad autonomia perfetta e società ad autonomia imperfetta.
Hanno autonomia patrimoniale perfetta le società che hanno persona giuridica, cioè un proprio patrimonio distinto e nettamente separato da quello delle persone fisiche che ne fanno parte. Dove manca il riconoscimento della persona giuridica, l’autonomia patrimoniale risulta imperfetta cosicché se accade che il patrimonio della società non sia sufficiente a soddisfare i creditori di questa, i soci sono tenuti a rispondere con il loro patrimonio personale.
AUTONOMIA PATRIMONIALE PERFETTA
Società operazioni.
Società in accomandita operazioni (a eccezione degli accomandatari).
Società a responsabilità limitata
Società cooperativa.
Società di mutua e assicurativa.
AUTONOMIA PATRIMONIALE IMPERFETTA
Società in nome collettivo.
Società in accomandita semplice.
SOCIETA’ SEMPLICE
La società semplice è la forma più elementare di società riservata all’esercizio di attività non commerciali. E’ denominata semplice, perché non è soggetta a forma speciali. L’atto costitutivo può essere concluso verbalmente e persino tacitamente (eccetto quando si tratta di beni immobili).
AUTONOMIA PATRIMONIALE IMPERFETTA
L’amministrazione della società spetta a ciascun socio.
SOCIETA’ COMMERCIALE
SOCIETA’ A NOME COLLETTIVO
E’ il tipo di società nella quale tutti i soci rispondono solidalmente e illimitatamente per le obbligazioni sociali. E’ la tipica società di persone, formata generalmente da un numero ristretto di soci legati di solito da reciproca fiducia.
L’atto costitutivo deve avere la forma dell’atto pubblico o delle scritture private autenticata da un notaio. Entro 30 giorni l’atto costitutivo deve essere depositato per l’iscrizione a cura degli amministratori presso l’ufficio del registro e delle imprese nella cui circoscrizione è stabilita la sede sociale. E’ stabilita espressamente un “divieto di concorrenza” (il socio non può senza il consenso degli altri soci esercitare un’attività in concorrenza con quella della società).
L’amministrazione della società spetta diligentemente a tutti i soci, ma può essere affidata anche a uno di essi. La responsabilità dei soci ha le seguenti caratteristiche:
1. Solidarietà
2. Illimitatezza
3. Sussidiarietà
SOLIDALMENTE
Ciascun socio risponde per l’intero ammontare, e di conseguenza il creditore può rivolgersi a uno qualsiasi dei soci per ottenere quanto gli spetta salvo poi “l’azione di regresso” verso gli altri soci.
ILLIMITATA
Il creditore sociale può procedere all’escussione (riscuotere) di tutto il patrimonio del socio, perché questi risponde delle obbligazioni sociali con tutti i suoi beni presenti e futuri.
SUSSIDIARIA
Il creditore sociale non può pretendere il pagamento dal socio se non dopo l’escussione del patrimonio della società.
SOCIETA’ IN ACCOMANDATA SEMPLICE
Il tipo di società si nella quale i soci accomandatari rispondono solidalmente e illimitatamente per le obbligazioni sociali e gli accomandanti rispondono limitatamente alla quota conferita.
I soci accomandatari sono gli amministratori della società e quindi possiedono abilità personali e attitudine all’attività commerciale.
I soci accomandanti che dispongono invece di liquidità, ma non sono in grado o non vogliono gestire attività imprenditoriali finanziano la società e sono soci di capitale.
L’atto costitutivo deve avere la forma dell’atto pubblico o della scrittura privata autenticata da un notaio. Questo tipo di società a 2 tipi di autonomia patrimoniale:
1. Imperfetta per gli accomandatari.
2. Perfetta per glia accomandanti.
Gli accomandanti non possono compiere atti di amministrazione e per loro vige il cosiddetto “divieto d’immistione” cioè d’ingerenza negli affari degli accomandatari. Gli accomandanti possono però controllare l’amministrazione.
SOCIETA’ OPERAZIONI
“Nelle società operazioni per le obbligazioni sociali risponde soltanto la società con il suo patrimonio”
A) Hanno autonomia patrimoniale perfetta quindi hanno personalità.
B) I creditori dei soci non hanno quindi alcun diritto sul patrimonio della società, ma possono far valere le loro azioni sulle loro azioni.
C) La responsabilità di tutti i soci si manifesta limitatamente alle quote conferite.
D) Le quote di ciascun socio sono le azioni.
E) Chi detiene il potere all’interno delle s.p.a. è il cosiddetto gruppo di comando (pochi azionisti dispongono di pacchetti azionari sufficienti per consentire la guida effettiva e il potere della società).
F) L’amministrazione spetta solo ad alcuni soci o addirittura a persone esterne alla società.
GLI ORGANI DELLA SOCIETA’ S.P.A.
1. L’assemblea è l’organo deliberativo.
2. Gli amministratori sono l’organo direttivo ed esecutivo.
3. Il collegio sindacale è l’organo di controllo della gestione sociale.
4. Il controllo contabile
5. Il sistema dualistico o monastico.
L’ASSEMBLEA DEI SOCI
L’assemblea dei soci è un organo deliberativo con il quale si manifesta la volontà della società. Può essere di due tipi: ordinario e straordinario.
L’assemblea ordinaria per esempio approva il bilancio, nomina e revoca gli amministratori ecc..
Quella straordinaria viene convocata ogni qualvolta gli amministratori ne fanno richiesta, delibera sulle modifiche dello statuto, sulla nomina, sulla sostituzione dei liquidatori e sull’aumento o diminuzione del capitale sociale.
GLI AMMINISTRATORI
Gli amministratori sono l’organo direttivo ed esecutivo della società, provvedono alla gestione sociale attuando le deliberazione dell’assemblea, possono essere soci o non soci. L’amministrazione può essere effettuata da una o più persone. Quindi si parla di amministratore unico o di consiglio di amministrazione, che sceglie tra i membri un presidente.
Lo statuto può subordinare l’assunzione della carica di amministratore al possesso di speciali requisiti: di onorabilità, professionalità. Gli amministratori devono adempiere i loro doveri con diligenza richiesti dalla natura dell’incarico. Essi sono solidalmente responsabili verso la società dei danni derivanti dall’inosservanza di tali doveri.
COLLEGIO SINDACALE
Il collegio sindacale è l’organo di controllo della gestione sociale. A il compito di esercitare una “vigilanza” di carattere permanente sull’attività degli amministratori. I sindaci sono necessariamente dei revisori contabili e sono 3 o 5. Hanno la funzione di controllare gli amministratori dal punto di vista legittimo e non dal merito.

L’AZIENDA (nuovo capitolo)
L’ATTIVITA’ ECONOMICA
E’ l’insieme di azioni che l’uomo compie per procurarsi e utilizzare beni e servizi che necessitano al fine di soddisfare i propri bisogni.
L’attività economica è costituita da cinque fasi:
1. La produzione.
2. Lo scambio.
3. Il consumo.
4. Il risparmio.
5. L’investimento.
LA PRODUZIONE
La produzione comprende tutte quelle operazioni che sono necessarie per creare nuovi beni o aumentare il valore di quelli già esistenti.
La produzione si distingue in:
a) Diretta.
b) Indiretta.
DIRETTA
La produzione diretta consiste nella trasformazione fisica dei beni. Es.: attività agricola, attività industriale.
INDIRETTA
La produzione indiretta consiste nel trasferimento dei beni nello spazio o nel tempo. Es.: importare arance in Svezia, vendita di petrolio in Italia.
Le attività produttive sia diretta che indiretta si svolgono in tre settori:
1) Primario (agricoltura).
2) Secondario (industria).
3) Terziario (produzione di servizi).
4) Territorio avanzato per quelle attività molto specializzate (finanziarie).
ATTIVITA’ DI SCAMBIO
L’attività di scambio consiste nel trasferire la merce da un soggetto ad un altro in cambio di moneta e avviene sul mercato.
Dal punto di vista economico il mercato è un insieme di scambi relativi ad una certa merce. Nel mercato avviene l’incontro tra la domanda e l’offerta di ciascun bene.
DOMANDA
E’ la quantità di bene che i consumatori sono disposti ad acquistare ad un certo prezzo. Graficamente la curva della domanda di un bene è inversamente proporzionale al suo prezzo.
OFFERTA
E’ la quantità di bene che l’imprenditore, produttore è disposto a cedere sul mercato ad un certo prezzo.
Graficamente la curva dell’offerta è direttamente proporzionale al prezzo del bene.
Nel mercato le due curve dovrebbero incontrarsi e quando questo accade si viene a determinare il prezzo di equilibrio.
ATTIVITA’ DI CONSUMO
L’attività di consumo consiste nell’utilizzare i beni ed i servizi per soddisfare i bisogni.
IL RISPARMIO
Il risparmio consiste nell’accumulare una parte di beni prodotti per impiegarli in futuro.
L’INVESTIMENTO
L’investimento sono tutte quelle operazioni con le quali l’azienda in particolare, si procura i mezzi necessari alla produzione.
L’AZIENDA E I SUOI ELEMENTI ESSENZIALI
L’azienda è un’insieme di beni e di persone che ha come scopo principale quello di soddisfare al meglio i bisogni umani.
L’azienda per esistere necessita di alcuni elementi essenziali:
1) I beni economici che vanno a costituire il patrimonio aziendale che sono i beni di consumo e in beni strumentali.
2) Le persone che operano nell’azienda e danno un contributo fisico, intellettuale nonché un contributo di idee e di iniziative.
3) La coordinazione economica tra i beni questi due elementi siano fra loro ben coordinati al fine di evitare inutili sprechi.
4) Le operazioni sono tutte quelle attività che ogni azienda deve svolgere per realizzare i propri obbiettivi.
5) Il fine, lo scopo dell’azienda consiste nel soddisfare al meglio i bisogni umani.
L’AZIENDA COME SISTEMA APERTO
L’azienda opera necessariamente con l’ambiente a lei esterno, per tanto deve conoscere e tener presente le caratteristiche fisiche, legislative, socio culturali, fiscali, ed economiche.
LE AREE FUNZIONALI DELL’AZIENDA
Poiché l’attività aziendale è molto complessa, nelle aziende medio grandi è praticamente impossibile che una sola persona riesca ad avere una competenza specifica di ogni settore. Ecco allora che il sistema aziendale viene suddiviso in aree, così chiamate:
1. Le aree tecnico operativo.
a) Area degli approvvigionamenti.
b) Area produttiva.
c) Area di marketing (vendita, pubblicità).
d) Area della ricerca e dello sviluppo (ricerche tecnologiche, studi di nuovi prodotti o nuovo tecniche di produzione).
2. Le aree ausiliarie.
a) Area del personale (gestione del personale, dalla ricerca, addestramento, formazione, contestazioni).
b) Area finanziaria: si occupa dei finanziamenti e degli investimenti.
c) Area di informazione e controllo: raccoglie tutti i dati provenienti dalle singole aree funzionali per elaborarli e tradurli in informazioni utili all’azienda. Controlla che gli obbiettivi aziendali vengono raggiunti.
LA CLASSIFICAZIONE DELLE AZIENDE
In base alla funzione economica che svolgono si distinguono in aziende di produzione e tra queste ricordiamo le imprese di produzione dirette e indirette, e le aziende di consumo chiamate anche aziende di erogazione.
In base al fatto che l’imprenditore sia una persona fisica o una persona giuridica si distinguono:
1. Aziende individuali.
2. Aziende in forma di società.
SOGGETTO GIURIDICO ED ECONOMICO DELL’AZIENDA
Soggetto giuridico: è la persona fisica o il gruppo di persone fisiche che rispondono delle obbligazioni assunte dall’azienda.
Soggetto economico: è la persona o il gruppo di persone che dirigono e controllano l’azienda.
SOCIETA’ DI PERSONE
Società
Soggetto giuridico
Soggetto economico
Azienda individuale
L’imprenditore – Il titolare dell’azienda
L’imprenditore
Società semplice
Tutti i soci (generalmente)
I soci con la maggior quota
Società in nome collettivo (s.n.c.)
Tutti i soci
I soci con la maggior quota
Società in accomandita semplice (s.a.s.)
Rispondono illimitatamente i soci accomandatari e limitatamente alla quota conferita gli accomandanti
I soci accomandatari
SOCIETA’ DI CAPITALI
Società
Soggetto giuridico
Soggetto economico
Società operazioni (s.p.a.)
Società con il suo capitale e patrimonio
I soci azionisti di maggioranza
Società in responsabilità limitata (s.r.l.)
Società con il suo capitale e patrimonio
I soci con la maggior quota di capitali
Società in accomandita operazioni (s.a.p.)
Società con il suo capitale e patrimonio, qualora non bastasse gli accomandatari intervengono col loro proprio capitale
Sono gli azionisti di maggioranza
I GRUPPI AZIENDALI
Il gruppo aziendale è costituito da più aziende ciascuna delle quali è un distinto soggetto giuridico. Il soggetto economico invece è unico per tutte ed è rappresentato dalla società capogruppo.
STRUTTURA ORGANIZZATIVA DELL’AZIENDA
L’organizzazione aziendale studia le regole, le procedure di come impiegare al meglio le persone nell’azienda, cioè come ripartire in modo razionale il lavoro fra le stesse. In base alle capacità fisiche e mentali, ciascun lavoratore dovrà svolgere dei compiti specifici. Tali compiti vengono aggregati in mansioni; ogni mansione viene attribuita ad una persona che ricopre una posizione. Più posizioni costituiscono gli organi aziendali. Gli organi a loro volta si suddividono in semplici (es.: il direttore generale, amministratore unico).
La posizione che occupano gli organi all’interno dell’azienda può essere studiato utilizzando tre diversi criteri:
1. criterio verticale
2. criterio orizzontale
3. criterio temporale
CRITERIO VERTICALE
In base a tale criterio gli organi formano una piramide gerartica; al vertice abbiamo gli organi volitivi. In posizione intermedia si trovano gli organi operativi, che eseguono materialmente le operazioni aziendali.
N.B. – Tutti questi organi dipendono dalla posizione che occupano nella scala gerartica, hanno un potere decisionale anche se tale potere viene a ridursi man mano si scende nella scala gerartica.
POTERE DECISIONALE
Organi volitivi
Assemblea dei soci
Organi direttivi
Dirigenti
Organi operativi
Capo ufficio, capi reparto, impiegati, operai
Questi tre organi vengono chiamati organi di linea da non confondersi con gli organi di staff i quali non hanno nessun potere decisionale e hanno lo scopo di offrire consulenza, supporto agli organi di linea. Es.: la consulenza di un avvocato.
CRITERIO ORIZZONTALE
In base a tale criterio, la divisione del lavoro opera tra organi aziendali che si pongono sullo stesso livello gerartico. Tale divisione può essere attuata secondo diversi sottocriteri:
1. Criterio per funzione - In base al quale la divisione del lavoro avviene tenendo conto delle diverse funzioni aziendali, cioè operazioni della stessa natura vengono raggruppate in una medesima funzione e sotto il controllo di uno stesso direttore.
DIREZIONE GENERALE (organo volitivo)
Direzione degli approvvigionamenti
Direzione di produzione
Direzione di vendita
Direzione del personale
Questo criterio è utilizzato nelle imprese medie che realizzano un solo specifico prodotto.
2. Criterio di prodotto - In aziende dove la produzione è diversificata, le operazioni che riguardano un certo prodotto vengono raggruppate in una sola “divisione” che di fatto è una mini impresa nell’azienda.
DIREZIONE GENERALE (organo volitivo)
DIVISIONE – A –
Auto utilitarie, direzione, approvvigionamento, direzione di produzione, direzione di vendita,…..
DIVISIONE – B –
Veicoli generali, direzione, approvvigionamento, direzione di produzione, direzione di vendita,…..
DIVISIONE – C –
Camion, direzione, approvvigionamento, direzione di produzione, direzione di vendita,…..
DIVISIONE – D –
Camper, direzione, approvvigionamento, direzione di produzione, direzione di vendita,…..
Questo criterio viene attuato da aziende che hanno una grande diversificazione produttiva, i costi quindi sono alti proprio, perché sono molti gli organi che nell’azienda operano. Il vantaggio sta nel potersi concentrare al meglio su un singolo prodotto, soddisfacendo le esigenze dei consumatori.
3. Criterio per il numero dei lavoratori – In base a questo criterio gli organi operativi vengono composti in base al numero della forza lavoro disponibile; è però necessario che i lavoratori siano perfettamente sostituibili e che quindi abbiano le stesse competenze e capacità. Si utilizza questo criterio per formare le squadre di operai.
4. Criterio per aree geografiche – Viene applicato quando l’azienda opera in luoghi diversi. Es.: filiali di banche, agenzie assicurative, catene di supermercati.
In base a tale criterio i compiti e le funzioni vengono raggruppati in scala regionale o nazionale o addirittura su scala internazionale.
Si creano quindi delle piccole aziende in grado di adattarsi al mercato nel quale operano.
CRITERIO TEMPORALE
Gli organi sono caratterizzati da un differente grado di stabilità. Si possono così distinguere gli organi permanenti che svolgono la loro funzione per un tempo indeterminato e gli organi temporali che scadono al raggiungimento di un dato obbiettivo.
RAPPRESENTAZIONE DELLA STRUTTURA ORGANIZZATIVA E GRAFICA
Una volta che l’azienda ha scelto il tipo di struttura organizzativa d’applicare al suo interno deve provvedere a farla conoscere alle persone in essa operanti; ecco qui la necessità di rappresentare formalmente la struttura aziendale. A questo scopo vi sono diversi strumenti:
1. Funzionigramma descrivono in modo analitico tutte le funzioni svolte da ciascun organo aziendale.
2. Gli organigramma forniscono una visione immediata e sintetica degli organi operanti in azienda, delle relazioni che vengono ad intrecciarsi tra loro e del grado di sviluppo della struttura aziendale. Dagli organigramma si individuano gli organi di linea e gli organi di staff non che le funzioni spettanti a ciascuno.
3. I mansionari forniscono una descrizione dettagliata dei compiti e delle mansioni attribuite ad ogni organo. Ci sono poi le norme procedurali che indicano in quale sequenza i vari organi devono svolgere una certa attività.
I DIVERSI TIPI DI STRUTTURA ORGANIZZATIVA
Le aziende, in base alle loro caratteristiche, devono scegliere la struttura organizzativa più rispondente alle proprie esigenze. Vi sono tre modelli:
STRUTTURA PLURIFUNZIONALE
Questa è la più diffusa e la più facile da attuare. Viene adottata da quelle aziende che realizzano prodotti della stessa specie e che non operano in molti mercati. Questa struttura prevede la la suddivisione dell’attività degli organi direttivi in base alle diverse funzioni aziendali. Cioè ogni direttore è incaricato di occuparsi di una specifica funzione aziendale.
DIREZIONE GENERALE (organo volitivo)
ORGANI DIRETTIVI
DIRETTORE ACQUISTI
DIRETTORE PRODUZIONE
DIRETTORE MARKETING
DIRETTORE PERSONALE
DIRETTORE RICERCA E SVILUPPO
ORGANI OPERATIVI
STABILIMENTO “ A “
STABILIMENTO “ B “
RICERCA DI MERCATO
PUBBLICITA’ E PROMOZIONE
PUNTI DI FORZA
• In questa struttura si determina un elevato livello di specializzazione per funzioni ed un elevato livello di efficienza, perché ogni direttore di area viene ad occuparsi soltanto di una singola funzione aziendale.
• Non si creano conflitti di competenza, perché il potere di ogni direttore funzionale è ben definito.
PUNTI DI DEBOLEZZA
• L’elevata specializzazione dei singoli direttori può determinare una difficoltà di coordinamento tra le varie funzioni; vi è cioè il rischio che ogni direttore si muova come vuole.

STRUTTURA MULTIDIVISIONALE
Per quelle aziende che hanno una produzione diversificata e che operano in diverse zone o aree geografiche viene adottata la struttura multidivisionale, la cui caratteristiche fondamentale è di suddividere l’azienda in vari settori chiamati divisioni. Ogni divisione è incaricata di realizzare determinati obbiettivi, vi sono così divisioni per prodotti, per aree geografiche, per clienti, ecc….
Ogni divisione diviene all’interno della azienda, una piccola impresa.

PUNTI DI FORZA
• C’è una maggiore attenzione riguardo ai singoli prodotti, rendendo in questo modo l’azienda più competitiva.
• E’ una struttura flessibile che si adatta facilmente alle variazioni di mercato.
PUNTI DI DEBOLEZZA
• Ci sono maggior costi di gestione, perché c’è una duplicazione degli organi.
• Si possono determinare dei conflitti tra le divisioni qualora l’azienda assegni maggiori risorse ad una divisione rispetto alle altre.
STRUTTURA A MATRICE
La struttura a matrice è per quelle imprese di grandi dimensioni che operano per progetti, realizzando prodotti singoli, ma complessi. Es.: il traforo di una montagna, la costruzione di uno stadio, ospedale, viene adottata la struttura a matrice.
Si tratta di una struttura mista, basata su un duplice criterio per funzione ed il criterio multi divisionale. C’è per tanto una doppia linea di comando: in senso orizzontale le direzioni di funzione con i rispettivi direttori di area, in senso verticale le direzioni di divisione con i responsabili per progetto.
PUNTI DI FORZA
E’ una struttura che ha la massima flessibilità, derivante dalla possibilità di gestire le risorse umane a seconda delle necessità operative dei vari progetti. In oltre la formazione e la professionalità del personale sono molto alte, perché i dipendenti sono abituati ed addestrati a passare da un progetto ad un altro.
PUNTI DI DEBOLEZZA
Questa struttura ha una gestione molto complessa, perché la duplice linea di comando può determinare conflitti tra i responsabili di funzioni e quelli di progetto.
LA CRESCITA AZIENDALE E LO SVILUPPO ORGANIZZATIVO
L’azienda decide di adottare un modello organizzativo piuttosto di un altro, comporta una valutazione attenta delle sue caratteristiche, in particolare delle sue mansioni.
Durante la sua vita l’azienda può passare da una struttura elementare tipica delle piccole imprese individuali, ad una struttura multidivisionale, propria delle grandi aziende.
Si possono così evidenziare quattro fasi di sviluppo organizzativo:
1. Struttura elementare in cui tutto il potere decisionale è nelle mani del titolare. Non c’è per tanto una struttura gerartica.
2. Struttura plurifunzionale, tipica delle aziende che crescono, in cui il titolare delega una parte del suo potere e crea organi direttivi specializzati per funzioni.
3. Struttura multidivisionale, viene adottata quando l’azienda aumenta il numero dei prodotti da realizzare, oppure i canali di distribuzione.
4. Struttura divisionale, viene adottata da gruppi aziendali nazionali e multinazionali. Questa struttura è tipica di quelle aziende che invece di creare delle divisioni autonome al loro interno, acquistano aziende già operanti sul mercato dalle quali sfruttano le conoscenze tecnologiche e la buona immagine maturata tra i consumatori. Si creano così i gruppi aziendali.
I MECCANISMI OPERATIVI
L’azienda, dopo che ha scelto la propria struttura organizzativa, deve procurarsi tutta una serie di strumenti, chiamati meccanismi operativi, capaci a far operare concretamente la struttura stessa, cioè a farla funzionare.
SISTEMA DI INFORMAZIONE
Innanzitutto all’azienda serve un sistema d’informazione capace di raccogliere, elaborare i singoli dati per trasformarli in informazioni da indirizzare ai soggetti che ne hanno bisogno. Le informazioni possono essere di tre tipi:
1. Quelle provenienti dall’ambiente esterno dell’azienda, che possono riguardare l’andamento del mercato e della situazione economica del paese.
2. Quelle che la stessa azienda indirizza al suo interno e che hanno per oggetto tutto ciò che accade all’interno della sua struttura.
3. Quelle che l’azienda indirizza al suo interno. Es.: le informazioni ai clienti che danno un’immagine dell’azienda e dei suoi prodotti, oppure il bilancio.
Affinché un sistema informativo sia efficiente è necessario che abbia alcune caratteristiche:
1. Deve assicurare a ciascun responsabile di area le informazioni utili e necessarie per la giuda ed il controllo della propria attività.
2. Le informazioni devono essere corrette affidabili e tempestive.
3. Il sistema informativo non deve essere eccessivamente costoso.
SISTEMA DI COORDINAMENTO DELLE ATTIVITA’ SVOLTE DA CIASCUN ORGANO
Sulla base di questo sistema ogni unità organizzativa deve svolgere la propria attività, tenendo conto di uno scopo unitario, cioè ogni organo non può fare ciò che desidera, ma la sua attività deve sempre essere ricondotta ad un fine comune. Quindi il coordinamento rappresenta l’insieme delle attività collegate tra loro, poste in essere per garantire una conduzione unitaria dell’attività d’impresa. La funzione di coordinamento spetta alla direzione generale, la quale per svolgere al meglio tale funzione deve conoscere gli obbiettivi raggiungibili da ogni organo, non che le procedure e i metodi di lavoro delle varie unità organizzative.
SISTEMA DI PIANIFICAZIONE
Un ulteriore sistema operativo è quello di pianificazione, di programmazione e di controllo gestito attraverso il quale vengono fissati gli obbiettivi aziendali di breve e lungo periodo, non che le strategie per raggiungerli.
SISTEMA DI GESTIONE DEL PERSONALE
Questo sistema consente all’azienda di procurarsi, attraverso la ricerca e la selezione il personale necessario allo svolgimento della propria attività; personale che l’azienda provvedere direttamente o indirettamente a formare, ad addestrare e amministrare attraverso una valutazione delle prestazioni svolte da ciascun soggetto.
SISTEMA DI STILE DI DIREZIONE
Ciascuna azienda adotta un proprio stile di direzione, cioè il modo in cui i dirigenti e i capi si comportano nei confronti dei loro subordinati. Si possono individuare due stili:
1. Lo stile autoritario caratterizzato dal potere assoluto nelle mani dei dirigenti senza alcuna forma di consultazione con i subordinati.
2. Lo stile partecipativo, caratterizzato dal fatto che anche i suddetti possono collaborare alla fase di scelta e di decisione.
LE OPERAZIONI DI GESTIONE
La gestione di una azienda comprende tutte le operazioni strettamente collegate tra loro, compiute per raggiungere gli obbiettivi aziendali prefissati. Le operazioni di gestione variano secondo la diversa natura dell’attività aziendale. Nelle aziende di produzione si individuano quattro fondamentali attività:
1. Il finanziamento.
2. L’investimento.
3. La trasformazione tecnica ed economia dei beni.
4. Lo scambio.
IL FINANZIAMENTO
Le operazioni di finanziamento servono all’azienda, perché si abbiano a procurare le risorse e i mezzi monetari da impiegare nella propria attività. Quando si chiede un finanziamento, rivolgendosi a una banca, a una società di finanziaria, ai risparmiatori e agli stessi finanziatori, inizialmente vi è un’entrata di denaro in azienda; poi quando il finanziamento viene rimborsato vi è un’uscita di denaro dall’azienda.
INVESTIMENTO
Una volta che l’azienda si è procurata il denaro, deve provvedere ad impiegarlo nell’acquisto dei fattori produttivi, che sono: i beni di consumo, i beni strumentali, i servizi ed in fine le prestazioni dei propri dipendenti. Le attività d’investimento comportano da subito un’uscita di denaro.
LA TRASFORMAZIONE TECNICA ED ECONOMICA DEI BENI
I fattori produttivi acquistati dall’azienda diventano successivamente oggetti di trasformazione tecnico ed economica, in modo da ottenere dei prodotti finiti da destinare alla vendita.
LO SCAMBIO
In fine con le operazioni di scambio l’azienda procede alla vendita di tutto ciò che è il risultato della trasformazione. In questo modo l’azienda recupera i capitali precedentemente investiti.
Tutte le operazioni di gestione devono seguire un preciso programma, stabilito dalla direzione aziendale, di conseguenza le operazioni di gestione sono soltanto quelle volute e preordinate.
FATTI INTERNI ED ESTERNI DI GESTIONE
Vi sono operazioni di gestione che pongono l’azienda a contatto con altri soggetti economici, ciò avviene con le operazioni di funzionamento, d’investimento e di scambio. Vi sono invece operazioni di gestione che si svolgono solo all’interno dell’impresa; così l’attività di lavorazione delle materie prime, l’assemblaggio… Solamente i fatti esterni di gestione danno luogo a flussi reali. Le entrate e le uscite finanziarie possono essere di due tipi:
1. Entrate e/o uscite di denaro.
2. Sono gli aumenti e/o le diminuzioni nei crediti e nei debiti: esempio in caso di acquisto di merci con pagamento differito sorge un debito nei confronti dei debitori, viceversa in caso di vendita di merci con riscossione differita sorge un credito verso i clienti.
PATRIMONIO AZIENDALE
L’azienda deve avere a disposizione un certo patrimonio per svolgere la propria attività. Il patrimonio è l’insieme dei beni che l’azienda ha a disposizione in un dato momento, per esempio in una azienda di produzione, il suo patrimonio è costituito da: fabbricato, macchinari, automezzi, scorte di materie prime, prodotti finiti, crediti verso i clienti, denaro in cassa e danaro in conti correnti. Il patrimonio può essere studiato sotto due aspetti:
1. Aspetto qualitativo che esamina la natura e le caratteristiche dei vari beni che compongono il patrimonio medesimo.
2. Aspetto quantitativo, che cerca di determinare il valore monetario del patrimonio.
ASPETTO QUALITATIVO
Nel patrimonio aziendale rientrano innanzitutto gli investimenti che a loro volta si suddividono in:
A. IMMOBILIZZAZIONI, così chiamate quei beni che rimangono in azienda per periodi medio-lunghi e che sono impiegati in più processi produttivi: macchinari, impianti, fabbricati, marchio, brevetti.
B. DISPONIBILITA sono quei beni che rimangono in azienda per periodi brevi e sono consumati in un solo processo produttivo: materie prime, combustibili, prodotti finiti, disponibilità liquide di denaro.
Distinzione tra A e B dipende a volte dal tipo di attività svolte dall’azienda, perché per esempio i PC sono disponibilità per l’azienda che li producono, ma sono immobilizzazioni per le aziende che li acquistano per lavorarci.
I FINANZIAMENTI
Fanno parte del patrimonio aziendale anche i finanziamenti che si distinguono in due categorie:
FINANZIAMENTI DI CAPITALE PROPRIO O CAPITALE DI RISCHIO
Sono quelli forniti dal proprietario o da proprietari (soci) dell’azienda. Sono anche quelli che provengono da utili realizzati dalla stessa azienda e reinvestiti nella medesima impresa, anziché essere distribuiti tra i soci (autofinanziamento). Questi capitali rimangono vincolati in azienda per tempo indeterminato, non comportano un obbligo di remunerazione e sono a pieno rischio.
FINANZIAMENTI DI CAPITALE DI TERZI O CAPITALE DI CREDITO
Sono quelli provenienti da chi concede prestiti all’azienda in cambio di un interesse. Possono essere a breve termine quando non superano i 12 mesi, a medio termine quando da 1 anno a 5 anni, a lungo termine superiore ai 5 anni. Questi capitali devono essere rimborsati ad una scadenza determinata, comportano l’obbligo della remunerazione sottoforma d’interessi e sono soggetti a rischio d’impresa in modo illimitato, cioè solo dopo che tutto il capitale proprio è stato assorbito.
ATTIVITA’ – PASSIVITA’ – PATRIMONIO NETTO
Studiare il patrimonio aziendale dal punto di vista quantitativo vuole dire attribuirgli un valore monetario: secondo questo aspetto gli investimenti diventano elementi attivi o attività che sono tutti i fattori produttivi a disposizione dell’azienda in un dato momento. Il totale delle attività costituisce il patrimonio lordo aziendale.
I finanziamenti invece diventano elementi passivi o passività, ma soltanto quelli di capitale di terzi. Le passività possono essere consolidate quando si tratta di debiti a medio lungo termine e correnti quando si tratta di debiti a breve termine. Se le attività sono maggiori delle passività le differenze tra attività – passività da il patrimonio netto aziendale (N).
Se le attività sono in questo caso minori delle passività la differenza tra le attività – passività da il deficit patrimoniale (D).
Tutte le attività, le passività e il patrimonio netto di un’azienda possono essere rappresentate in un prospetto chiamato situazione patrimoniale. Tra queste voci si creano possibili relazioni nel corso della vita dell’azienda.
PRIMA FASE
L’azienda si sta costituendo e generalmente parte con finanziamenti di capitale proprio.
A = N P = 0 (A = attività; N = patrimonio netto; P = passività)
SECONDA FASE
L’azienda comincia ad ingrandirsi e le necessita altro denaro che richiede a terzi.
A > P A = P + N
TERZA FASE
L’azienda fa delle operazioni sbagliate, subisce quindi delle perdite che vanno man mano a ridurre i mezzi propri.
A = P N = 0
QUARTA FASE
L’azienda continua a subire perdita che vanno a consumare tutta la sua ricchezza. In tale situazione essa non è più in grado di far fronte ai debiti futuri.
P > A A + D = P (D = deficit)
I RISULTATI DELLA GESTIONE
La gestione dell’azienda può essere osservata sotto tre aspetti:
1) ASPETTO TECNICO in base al quale si studiano tutte le fasi del processo produttivo, cioè tutti i fatti interni di gestione.
2) ASPETTO FINANZIARIO in base al quale si studiano le variazioni finanziarie che possono essere attive o passive a secondo che comportino un aumento o una diminuzione di mezzi finanziari disponibili. Esempio: variazioni finanziarie attive sono: aumento della disponibilità liquida, aumento crediti, di munizioni debiti. Per le variazioni finanziarie passive è l’opposto.
3) ASPETTO ECONOMICO sulla base del quale si studiano i costi e i ricavi. Il costo è il valore monetario dei fattori produttivi utilizzati dall’azienda e da lei acquisiti mediante scambi monetari o creditizi. Il ricavo invece rappresenta il valore monetario dei beni venduti e/o dei servizi erogati. La somma di tutti i costi supportati dall’azienda e dei ricavi forma il reddito aziendale che rappresenta il risultato dell’attività produttiva svolta dall’impresa. Se i ricavati sono maggiori dei costi c’è un’utile, viceversa se i costi sono maggiori dei ricavi c’è una perdita. L’azienda si trova in uno stato di equilibrio economico quando, considerato un periodo di tempo non breve, la somma dei ricavi conseguiti copre il totale dei costi sostenuti ed in più c’è un adeguato margine di utile.
L’ANDAMENTO CICLICO DELLA GESTIONE AZIENDALE
L’azienda non svolge un ciclo produttivo alla volta, ma in un dato momento svolge più cicli che possono essere all’inizio, oppure in una fase avanzata. Nell’attività aziendale si possono individuare tre tipi di cicli:
1. Il ciclo tecnico che inizia con l’utilizzo dei fattori produttivi e termina quando si ottengono i prodotti o si forniscono i servizi.
2. Il ciclo economico che inizia con il sostenimento dei costi per l’acquisto dei fattori produttivi e termina quando si ottengono i ricavi dalla vendita dei prodotti o dei servizi.
3. Il ciclo finanziario o monetario che inizia con l’uscita di denaro dovuta all’acquisto dei fattori produttivi e si conclude con l’entrata di denaro legato alla vendita.
A volte i due cicli, quello economico e quello finanziario coincidono quando i pagamenti e le riscossioni avvengono nello stesso giorno, a volte invece tra di loro si determina uno sfasamento, perché vi sono dilazioni di pagamento.
COINCIDENZA DEL CICLO ECONOMICO E DEL CICLO FINANZIARIO

Acquisto (costo) CICLO ECONOMICO Vendita (ricavo)
Il 15/02/05 Il 15/03/05
Pagamento (uscita monetaria) CICLO FINANZIARIO Riscossione (entrata monetaria)
SFASAMENTO DEL CICLO ECONOMICO E DEL CICLO FINANZIARIO

Acquisto (costo) CICLO ECONOMICO Vendita (ricavo)
Il 15/02/05 Il 15/03/05 Il 15/04/05 Il 15/05/05

Pagamento CICLO FINANZIARIO Riscossione
(uscita monetaria) (entrata monetaria)
EQUILIBRIO FINANZIARIO ED ECONOMICO
Per una corretta gestione dell’azienda l’imprenditore deve raggiungere due diversi equilibri che sono:
1. Equilibrio finanziario che si determina quando le entrate sono maggiori o uguali alle uscite, cioè l’azienda è in grado di far fronte con le proprie entrate agli obblighi di pagamento.
2. Equilibrio economico che si determina quando i ricavi sono maggiori o uguali ai costi con un margine di profitto che deve essere una remunerazione adeguate per il lavoro che l’imprenditore svolge nella sua azienda e per il rischio che corre.
A differenza dell’equilibrio finanziario, l’equilibrio economico è più importante da raggiungere, perché consente di migliorare anche l’eventuale squilibrio finanziario.
IL REDDITO AZIENDALE
Il risultato economico di gestione è il reddito che si calcola facendo la differenza tra costi e ricavi. Il reddito può essere calcolato in ogni momento della vita aziendale, ogni mese, ogni anno. E’ opportuno per l’imprenditore determinare il reddito ad intervalli periodici così poter controllare i risultati ottenuti durante lo svolgimento della sua attività economica.
La vita aziendale viene suddivisa in periodi amministrativi, chiamati esercizi, ognuno dei quali ha la durata dell’anno solare.
Il reddito di esercizio è il risultato economico dall’azienda in un dato periodo amministrativo.
LE AREE DI GESTIONE
Nella gestione aziendale si possono individuare diverse aree:
1. Gestione caratteristica: che comprende le operazioni tipiche dell’impresa, i costi e ricavi riguardanti la produzione e la vendita dei prodotti.
2. Gestione accessoria: che comprende le attività non legate alla produzione; esempio: l’azienda possiede beni immobili e li affitta, il ricavato che ottiene è accessorio.
3. Gestione finanziaria: che comprende gli oneri finanziari (esempio: interessi passivi verso le banche) e i proventi sempre finanziari (esempio: interessi attivi su titoli che l’azienda ha acquistato).
4. Gestione straordinaria: che comprende i costi e i ricavi che derivano da operazioni eccezionali di gestione. Esempio: risarcimento da parte di assicurazioni.
5. Gestione fiscale: che comprende i costi pagati per le imposte e le tasse.
LE ECONOMICITA’ DI GESTIONE E L’ANALISI DEI COSTI
(NUOVO ARGOMENTO PER PROSSIMA VERIFICA)
Affinché l’azienda sopravviva deve raggiungere l’equilibrio economico. Perchè sia raggiunto tale equilibrio l’impresa deve osservare tre principi economici, che sono:
1. L’efficienza che consiste nella capacità dell’azienda di ridurre al minimo il rapporto tra le risorse impiegate e i risultati ottenuti. Si tratta in pratica di evitare inutili sprechi dimezzi a disposizione.
2. L’efficacia che consiste nella capacità dell’azienda di raggiungere obbiettivi decisi dalla direzione generale.
3. La flessibilità che consiste nella capacità dell’azienda di adattarsi velocemente e senza eccessivi costi ai cambiamenti del mercato.
Per raggiungere maggiori livelli di economicità le imprese stanno adottando programmi di qualità totale diretti a soddisfare al meglio le esigenze del cliente, di fornirgli ogni momento la soluzione dei suoi problemi.
LA CLASSIFICAZIONE DEI COSTI
Studiare l’economicità delle aziende vuol dire esaminare in modo approfondito i costi di gestione. Questi possono essere classificati in diversi modi; le distinzioni più importanti sono quelle tra i costi di gestione. Questi possono essere classificati in diversi modi; le distinzioni più importanti sono quelle tra: costi diretti e costi indiretti che serve per determinare il costo totale del prodotto e quindi il suo prezzo di vendita e tra i costi fissi e variabili che serve a determinare quanti prodotti l’impresa deve vendere per coprire almeno tutti i costi.
COSTI DIRETTI E INDIRETTI
I costi diretti sono quelli che possono essere attribuiti in modo oggettivo ad un dato prodotto. Esempio: il costo delle materie prime.
Si parla invece di costi indiretti quando non è possibile misurare in modo oggettivo la quantità di fattore produttivo consumata per ottenere un dato prodotto. Esempio: il costo dei macchinari, l’energia elettrica, canone d’affitto.
COSTI VARIABILI E INVARIABILI
La distinzione si basa sulla relazione tra costi e volume di produzione. Sono costi variabili quelli che variano al variare del volume di produzione. Esempio: i costi delle materie prime.
Sono invece costi fissi quelli che l’imprenditore deve comunque sostenere anche in caso di calo della produzione o addirittura in caso di produzione pari a zero. Esempio: canone d’affitto, polizze di assicurazione, quota d’ammortamento.
In fine ci sono i costi semi variabili che sono composti da una parte fissa e da una parte variabile. Esempio: energia elettrica, bolletta del telefono.
COME SI DETRMINA IL COSTO DEL PRODOTTO
(IN UN’IMPRESA INDUSTRIALE)
Allo scopo di determinare il prezzo di vendita di un prodotto , è necessario calcolarne il costo. Per determinare il costo finale del prodotto occorre procedere a sommare i costi dei singoli fattori produttivi in un certo ordine. Man mano che si aggiungono i costi dei fattori produttivi si ottengono le configurazioni di costo.
La prima configurazione si chiama COSTO PRIMO ed è il risultato della somma dei costi diretti di natura industriale.
La seconda configurazione si chiama COSTO INDUSTRIALE ed è dato della somma del costo primo più i costi indiretti sempre di natura industriale.
La terza configurazione si chiama COSTO COMPLESSIVO ed è dato dalla somma del costo industriale più i costi di natura non industriale. Esempio: i costi finanziari, amministrativi, commerciali, ecc..
La quarta configurazione si chiama COSTO ECONOMICO TECNICO ed è dato dalla somma del costo complessivo più gli oneri figurativi sostenuti dall’imprenditore per il rischio d’impresa che è a suo carico e per il proprio lavoro.
I CALCOLI DI CONVENIENZA ECONOMICA
L’imprenditore deve avere una buona conoscenza dell’andamento dei costi per poter calcolare la convenienza economica della sua gestione aziendale. Deve sapere il numero dei prodotti che devono vendere per non andare in perdita. Questa analisi si chiama del punto di pareggio, punto in corrispondenza del quale il volume di produzione (Q) e la vendita sono tali che i costi eguagliano i ricavi totali. Per determinare questo punto di pareggio si possono percorrere due vie.
La prima via è la VIA ALGEBRICA
COSTI TOTALI = RICAVI TOTALI
COSTI TITALI sono dati dai COSTI FISSI più i COSTI VARIABILI
CCOSTI VARIABILI = CV
I RICAVI TOTALI sono dati da QUANTITA’ DI PRODOTTI venduti per il PREZZO UNITARIO
COSTI FISSI = CF
QUANTITA’ = Q
PREZZO UNITARIO = P
COSTO VARIABILE = CV
FORMULA
CF + Q * CV = Q * P
CF = Q * P – Q * CV
CF = Q * (P – CV)
CF
Q = ------------ FORMULA FINALE
(P-CV)
Quantità minima di beni prodotta e venduta necessaria, perché i ricavi totali abbiano a coprire i costi totali.
La seconda via è quella grafica del diagramma della REDDITIVITA’

IL MARGINE LORDO DI CONTRIBUZIONE
E’ un indicatore che serve a valutare la convenienza economica facendo la differenza tra i ricavi ottenuti dalla vendita del prodotto e i costi variabili sostenuti per realizzarlo. Tale margine indica quindi l’ammontare dei ricavi rimanenti per capire i costi fissi e consente di individuare i prodotti che per l’azienda sono più redditizi e che per tanto sono da spingere sul mercato. L’azienda dovrà privilegiare la produzione e la vendita di qui beni prodotti che presentano un margine maggiore.
LA PIANIFICAZIONE STRATEGICA
Per gestire con efficienza l’azienda i manager devono avvalersi di sistemi di pianificazione, di programmazione e di controllo di gestione, con cui definire gli obbiettivi da raggiungere e valutare il loro grado di realizzazione. Con la pianificazione, l’azienda definisce gli obbiettivi di medio e lungo periodo (3 - 5 anni) e le strategie per raggiungerli, predisponendo i mezzi materiali, personali e finanziari necessari. Le strategie di pianificazione possono essere di due tipi:
A) Strategie di concentrazione, quando l’azienda decide di agire in un solo settore.
B) Strategia di diversificazione, quando l’azienda intende competere in più settori e mercati.
Tutti gli aspetti studiati nella pianificazione vengono raccolti in un documento chiamato piano pluriennale.
L’attività di programmazione invece consiste nel fissare obbiettivi di breve periodo, normalmente riguardano un solo periodo amministrativo (1 anno). Le fasi di una pianificazione strategica possono riassumersi in quattro fasi:
1. Nella prima fase, si deve analizzare l’ambiente nel quale opera l’azienda, ad esempio si deve guardare la stabilità politica – economica e sociale delle nazioni in cui opera l’impresa.
2. Nella seconda fase, si devono individuare quelle variabili dalle quali dipende il successo dell’azienda nel mercato, ad esempio investire nella ricerca e nello sviluppo, oppure nell’immagine dell’impresa sul mercato.
3. Nella terza fase, si devono definire gli obbiettivi di medio e lungo periodo.
4. Nella quarta fase, si devono formulare le strategie per raggiungerli.
IL CONTROLLO DI GESTIONE
E’ un processo attraverso il quale i direttori d’azienda si assicurano che quanto predisposto nell’attività di pianificazione e di programmazione si stia realizzando in modo tale da consentire il raggiungimento degli obbiettivi prefissati. Il controllo di gestione è quindi un processo continuo; si controllano i risultati ottenuti, si definiscono i nuovi obbiettivi, si eseguono le correzioni necessarie e si effettua un nuovo confronto. Un valido strumento nel processo di controllo di gestione è il budget; documento espresso in termini quantitativi e monetari in cui vengono definiti gli obbiettivi da raggiungere nell’esercizio futuro e le risorse necessarie per conseguirli. Non viene costruito un unico budget generale, ma tanti quanti sono i settori dell’azienda. I budget settoriali vengono poi riuniti nel budget generale, questo ultimo composto va al budget economico che riepiloga tutti i costi e i ricavi, da quello finanziario, in cui è riassunto l’aspetto finanziario dell’azienda e quello patrimoniale.
L’ANALISI DEGLI SCOSTAMENTI E IL RPORTING
Gli obbiettivi prefissati nei vari budget devono essere confrontati con i risultati effettivamente realizzati, allo scopo di individuare le cause e le responsabilità di eventuali scostamenti tra quanto è stato prefissato e quanto realmente ottenuto.
Nella analisi degli scostamenti si deve capire la causa della variazione, individuare, se è possibile, il responsabile, capire perché non è intervenuto e determinare quali sono gli interventi correttivi necessari. I risultati ottenuti durante questa analisi sengono scritti in un apposito documento chiamato reporting. Nel redigere il reporting si devono seguire alcuni principi:
1. Innanzitutto il sistema di reporting deve fornire a ciascun dirigente soltanto le informazioni che riguardano la sua attività.
2. Le informazioni date dal reporting devono essere tempestive, così da poter intervenire prontamente con gli interventi correttivi necessari.
3. In questa analisi gli errori devono essere ridotti al minimo.
4. Questo sistema deve avere comunque un costo contenuto per l’azienda.
LE RILEVAZIONI AZIENDALI
Con il termine rilevazione si intende quel complesso di criteri e strumenti attraverso i quali esaminare, studiare e rappresentare i dati relativi ai fenomeni aziendali. La rilevazione deve raccogliere ed elaborare i dati necessari al fine di prevedere come sarà lo svolgimento della gestione aziendale futura, così da poter valutare in anticipo l’economicità di gestione.
La rilevazione in oltre deve controllare l’attività di gestione, confrontare i risultati ottenuti con gli obbiettivi prefissati. In fine la rilevazione deve rappresentare i risultati finali così da valutare il grado di raggiungimento degli obbiettivi di medio e lungo termine. Tutte le rilevazioni vengono raccolte in scritture che costituiscono la contabilità aziendale.
Alla base delle scritture vi sono i documenti originari che vengono rielaborati in sede di rilevazione, allo scopo di fornire informazioni utili ai soggetti interessati. Le scritture possono distinguersi in: contabili, quando utilizzano il conto come strumento di rilevazione. Esempio: la contabilità di cassa, quella con le banche, quella di vendita, ecc…
Vi sono anche le scritture extracontabili che utilizzano strumenti diversi dal conto come grafici, tabelle, indici, ecc… Vi sono anche scritture cronologiche, che rilevano i dati in ordine di data, in fine vi sono le scritture obbligatorie, come il libro giornale, il libro degli inventari, il registro iva.

1

Esempio