Introduzione e canto I

Materie:Appunti
Categoria:Dante

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Testo

La Divina Commedia rappresenta una delle opere più importanti non solo di Dante, ma di tutta la letteratura italiana. Essa nasce in un momento in cui il poeta, provato dalle vicende politiche della sua città e dalla triste e malinconica condizione di esule a cui era costretto, ha una visione pessimistica e apocalittica della vita e del mondo, ma nella quale comunque rimane un barlume di speranza. Il suo viaggio nell’oltretomba rappresenta non solo la purificazione di un uomo, che ad un certo punto della sua vita si ritrova smarrito in un mondo i cui valori fondamentali si sono perduti, ma un tentativo di divenire esempio e portavoce del messaggio di Dio nei confronti dell’umanità. Ed è proprio così che si apre il I canto e l’opera. Dante racconta di essersi smarrito in una “selva oscura” che sta a rappresentare il peccato, e di aver perso la via del bene. Questa selva lo terrorizza, lo angoscia, ma riesce ad uscirne, ed intravede un colle luminoso che lo rincuora e lo rassicura, tanto che quando si volta a riguardare la selva, si paragona ad un naufrago che osserva il mare in tempesta, incredulo di essere vivo. Ripreso il cammino, si portano davanti ai suoi occhi tre fiere, una lonza, un leone e una lupa, che rappresentano allegoricamente tre peccati: la frode, la violenza e l’incontinenza e che gli impediscono di proseguire. In suo soccorso appare Virgilio, identificazione della cultura e della ragione umana, che Dante stima al punto di eleggerlo sua guida attraverso i mondi dell’Inferno e del Purgatorio, e spirituale, nella redenzione e nella purificazione della sua anima. Ed è proprio tramite le parole del “maestro” che Dante, in questo canto, profetizzerà la venuta di un “veltro” (di cui non sembra possibile un’identificazione con un personaggio storico o religioso) che riuscirà ad eliminare l’insaziabile lupa, grazie alle doti della sapienza, dell’amore e della virtù.

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