"La Divina Commedia"

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Testo

SCHEDATURA DELLE SIMILITUDINI (INFERNO)

I canto
Verso 22-24 : “E come quei che con lena affannata,
uscito fuor del pelago a la riva,
si volse a l’acqua perigliosa e guata,
così l’animo mio, ch’ancor fuggiva,
si volse a retro a rimirar lo passo
che non lasciò già mai persona viva.”

Verso 55-60 :“ E qual è quei che volentieri acquista,
e giugne ‘l tempo che perder lo face,
che ‘n tutti suoi pensier piange e s’attrista;
tal mi fece la bestia senza pace,
che, venendomi ‘ncontro, a poco a poco
mi ripingneva là dove ‘l sol tace.”

II canto
Verso 37-42 : “ E qual è quei che disvuol ciò che volle
E per novi pensier cangia proposta,
sì che dal cominciar tutto si tolle,
tal mi fec’ io ‘n quella oscura costa,
perché, pensando, consumai la ‘mpresa
che fu nel cominciar cotanto tosta.”

Verso 109-112 :“ Al mondo non fur mai persone ratte
A far lor pro o a fuggir lor danno,
com’io, dopo cotai parole fatte,
venni qua giù del mio beato scanno.”

Verso 127-132 :“ Quali fioretti dal notturno gelo
Chinati e chiusi, poi che ‘l sol li ‘mbianca,
si drizzan tutti aperti in loro stelo,
tal mi fec’ io di mia virtude stanca,
e tanto buono ardire al cor mi corse,
ch’io cominciai come persona franca.”

III canto
Verso 25-29 : “ Diverse lingue, orribili favelle,
parole di dolore, accenti d’ira,
voci alte e fioche, e suon di man con elle
facevano un tumulto, il qual s’aggira
sempre in quell’aura sanza tempo tinta,
come la rena quando turbo spira.”

Verso 112-116:” Come d’autunno si levan le foglie
L’una appresso de l’altra, fin che ‘l ramo
Vede a la terra tutte le sue spoglie,
similmente il mal seme d’Adamo
gittansi di quel lito ad una ad una.”

Verso 117 : “Per cenni come augel per suo richiamo.”

Verso 136 : “E caddi come l’uom cui sonno piglia.”

IV canto
Verso1-3 : “Ruppemi l’alto sonno ne la testa
Un grave truono, sì ch’io mi riscossi
Come persona ch’è per forza desta.”

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