Epatiti virali - AIDS

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Testo

EPATITI VIRALI: gruppo di patologie provocate da virus che colpiscono il fegato. Ci sono diversi tipi di epatiti la differenza riguarda il tipo di virus e le modalità di trasmissione. Esse hanno un’alta incidenza nella popolazione di tutto il mondo. Alcuni tipi di epatite possono causare gravi danni anche a distanza di tempo. Indispensabile è la prevenzione. I virus che possono colpire il fegato vengono divisi in virus epatici minori e virus epatici maggiori. I v. e. maggiori comprendono virus epatite A, B, C, D. esiste anche il virus E ma raro in Europa. I virus epatici maggiori danneggiano il fegato alterandone le funzioni. I sintomi comuni sono febbre, astenia, dolori articolari, mancanza d’appetito, difficoltà di digestione. L’ittero, colorazione giallastra alla presenza di bilirubina, è un sintomo specifico e frequente di queste patologie.

EPATITE A: causata dal virus HAV e chiamata epatite infettiva o epidemica. Il virus penetra per via orale e va nell’intestino , poi al fegato dove provoca la degenerazione e la distribuzione degli epatociti. Dal fegato i virus si diffondono in tutta la cavità addominale e vengono poi eliminati con le feci. È l’epatite più frequente nelle aree con condizioni igienico-sanitarie non ottimali. Qui si possono verificare delle epidemie per l’uso di acqua contaminata, bevuta o usata o per l’ingestione di cibi contaminati. Qui la maggior parte dei bambini contraggono la malattia ed acquisiscono un’immunità naturale attiva che dura tutta la vita.
Sintomi: è caratterizzata da un’infiammazione acuta itterica. Talvolta è asintomatica. I sintomi sono inappetenza, nausea, malessere, comparsa di ittero e urine scure. L’incubazione dura 13-45 giorni e la fase sintomatica dura 2 settimane circa. Segue una guarigione spontanea con formazione di IgG che dura tutta la vita. L’epatite fulminante è caratterizzata da febbre alta, dolori addominali, vomito, ittero e sviluppo di encefalopatia epatica fino magari al coma. Il tasso di mortalità di queste è al 45%. È disponibile il vaccino anti e. A efficace dalla prima dose.
Chi vaccinare? I viaggiatori, il personale sanitario, il personale di asili-nido e scuole materne, il personale di alberghi, i militari, i tossicodipendenti, gli omosessuali, i malati epatici cronici, le persone che vivono in comunità chiuse.

EPATITE B: Il virus è a DNA che vive nel fegato e circola nel sangue. È responsabile di un’ infezione è può provocare complicazioni. Il virus ha una struttura a doppia parete costituita dall’involucro interno e dal capside che racchiude DNA virale. Nel sangue l’infezione appare con delle particelle virali come sferette o lunghi filamenti. Una volta entrato nell’organismo raggiunge il fegato dove inizia a riprodursi e si limita ad alterare la funzione ematica sulle cellule epatiche. Può succede che il DNA virale si inserisca definitivamente nel patrimonio genetico diventando patrimonio dei cromosomi della cellula infettata. La fonte di contagio è l’uomo malato ed il portatore sano. Da trasmissione può essere orizzontale, da malato o portatore a suscettibile, o verticale, da madre portatrice a neonato. La trasmissione più frequente è attraverso il sangue. Il virus è presente nei liquidi organici. L’ età maggiormente colpita è tra i 14 e i 24 anni. I sintomi si presentano dopo 2-6 mesi. È sempre presente l’ittero.

EPATITE C: è simile alla B. non è ancora disponibile un’efficace terapia. Le vie d’infezione sono le stesse della B. è diffusa tra i tossicodipendenti e persone che ricevono trasfusioni di sangue. È rischioso anche per gli operatori socio-sanitari. Il quadro clinico è paragonabile al tipo B. Virus presente nel 3% della popolazione. Una volta accertata la presenza del virus bisogna sottoporsi a biopsia del fegato ripetuta dopo la terapia con interferone.

EPATITE D:è provocata dal virus HIV o delta e la sua azione si verifica sono quando nel fegato è già presente il virus dell’epatite B. E’ un virus satellite perché agisce appunto solo in presenza di un altro agente. I virus di cui richiedono la presenza sono chiamati virus helper. I virus satelliti hanno un numero di geni ridotto ed hanno bisogno del codice genetico del virus helper per entrare nel fegato e moltiplicarsi. Quando ci riesce provoca una forma di epatite grave con eventi mortali ed il decesso avviene per la necrosi del fegato.

EPATITE E: trasmessa mediante acqua contaminata. Presente in India, Asia, Africa e America centrale. Il responsabile è il virus dell’epatite E. è possibile individuare anticorpi ma i test sono effettuati solo in laboratori di ricerca.

PREVENZIONE: la prevenzione primaria è differente per l’epatite A che è a trasmissione oro-fecale rispetto a quelle a trasmissione parenterale, sessuale e transplacentare. Per questa patologia la prevenzione primaria interessa le strutture igieniche private e i comportamenti personali. Lavarsi le mani ogni volta che si va in bagno, lavare la verdura, non consumare alimenti a rischio, non consumare cibi crudi dove non ci sono condizioni igienico-sanitarie adeguate, accurata pulizia negli ambienti domestici, disporre sul territorio di una rete idrica e fognaria efficiente. La prevenzione secondaria punta sulla vaccinoprofilassi per soggetti a rischio. In Italia è obbligatoria la vaccinazione contro l’epatite B. l’obbiettivo primario delle vaccinazioni è l’eradicazione della malattia con riduzione di casi di cirrosi epatica e di carcinoma epatico. Non esiste un vaccino per l’epatite D ma l’immunità da quello B protegge anche da questo. Per tutte le forme è obbligatoria la denuncia e l’isolamento, per i famigliari è prevista la sieroprofilassi.

AIDS: giugno 1981 furono diagnosticati negli USA i primi casi di AIDS ma solo dopo 2 anni fu isolato l’agente eziologico. Il virus responsabile fu isolato e chiamato LAV. Robert Gallo isolò l’ HTLV III (HIV). L’AIDS è una malattia infettiva trasmissibile ad alta mortalità che colpisce i linfociti T responsabili del sistema immunitario e espone l’uomo a contrarre infezioni e neoplasie. L’ HIV appartiene alla classe dei retrovirus e ce ne sono 2 tipi: HIV1 e HIV2. Il patrimonio genetico di questo virus è costituito da 2 filamenti identici di RNA legati ad alcune proteine virali compresa la trascrittasi inversa. Alcuni liquidi biologici trasmettono l’AIDS: sangue, sperma, secrezioni vaginali e latte materno. Fino ad oggi sono stati infettati 14 milioni di persone.
CAUSE DELLA SINDROME: l’AIDS è una sindrome, un insieme di sintomi, che è il punto di arrivo di un lungo percorso nel quale l’organismo perde la capacità di difendersi. Il punto di partenza è l’infezione da parte di un virus ad RNA. Dopo aver inserito il suo materiale genetico in quello del linfocita, l’ HIV programma la costruzione di altri genomi virali. I nuovi virus lasciano la cellula parassita per infettare altri linfociti.si crea blocco dell’attività dei linfociti B, ridotta produzione di anticorpi e ridotta azione dei linfociti killer. La fase terminale si chiama AIDS conclamato.
QUADRO CLINICO: ci sono varie fasi:
1) Fase dell’infezione o fase acuta: nelle 2-4 settimane dopo contagio; possono esserci febbre, ingrossamento dei linfonodi, eruzioni cutanee, mal di testa.
2) Fase asintomatica: dopo 2 mesi dall’infezione; il soggetto è sieropositivo (ha anticorpi contro il virus ma non lo proteggono); non c’è nessun sintomo preciso. È infetto per gli altri.
3) Fase linfonodale: Si ha ingrossamento dei linfonodi in vari posti dell’organismo ma condizioni di salute buone.
4) Fase ARC: diarrea, astenia, febbre non troppo alta, dolori addominali, malessere, sudorazione notturna, perdita di peso, ingrossamento dei linfonodi, infezioni di tipo erpetico e dermatiti.
5) AIDS conclamato: la distruzione dei linfociti T è totale ed il soggetto è esposto a virus, batteri e parassiti. Ci sono vari tipi di infezioni che variano da persona a persona. La fase si conclude con la morte.

MODALITA’ DI TRASMISSIONE: mediante la trasmissione del virus dai soggetti ammalati ai sani. L’ HIV infetta i linfociti T4 helper e i macrofagi presenti nel sangue, sperma, secrezioni vaginali, tessuti organici e linfatici e liquidi amniotico, cerebro-spinale, pleurico, pericardio, peritoneale e sinoviale. Le modalità di trasmissione più efficaci sono l’inoculazione diretta nel circolo sanguigno e il passaggio attraverso membrane.
La trasmissione avviene attraverso:
Via ematica o parenterale: tramite aghi, siringhe, strumenti chirurgici a contatto con sangue infetto. Oggi non avviene più perché i derivati del sangue sono sicuri perché subiscono un trattamento che inattiva il virus. Anche le trasfusioni di sangue sono sicure;
Via sessuale: durante i rapporti sessuali completi e non protetti con soggetti infetti;
Via transplacentare: la madre sieropositiva durante la gravidanza o durante il parto trasmette il virus al feto, anche con l’allattamento. Non ci sono casi di trasmissione tramite saliva, urina e sudore. Non ci sono categorie a rischio ma è bene parlare di comportamenti a rischio.

DIFFUSIONE: In Italia i casi di AIDS sono in aumento. Le persone con comportamenti a rischio sono tossicodipendenti, omosessuali maschi, eterosessuali, tossicodipendenti omosessuali, trasfusi e emofilici.

LA PREVENZIONE: l’educazione sanitaria promuove l’adozione di comportamenti responsabili evitando comportamenti a rischio. Bisogna evitare l’utilizzo di siringhe, aghi e ogni strumento a contatto con sangue, utilizzare il monouso; utilizzare guanti in ogni pratica professionale che preveda il contatto con un’altra persona; offrire la disponibilità di siringhe sterili; favorire la pratica della donazione per eliminare il commercio clandestino. Per la trasmissione per via sessuale è importante: eliminare i rapporti sessuali a rischio (occasionali, con sieropositivi e con partner che non rispettano la monogamia), utilizzare i profilattici e educare i giovani al valore della sessualità. Evitare la diffusione di prostituzione. La più importante prevenzione è non emarginare le persone sieropositive o ammalate ma aiutarle a vivere normalmente. La prevenzione secondaria è essenziale per i soggetto a rischio di contagio che sospettino che si sia verificato questo evento e si sottopongono al test. Per favorire questo le analisi sono anonime e gratuite. Il periodo d’incubazione dell’AIDS varia arrivando anche a 10 anni. La diagnosi precoce è importantissima perché allunga le prospettive di vita e permette di utilizzare farmaci efficaci. Tra questi l’AZT che blocca la replicazione virale tramite l’inibizione della trascrittasi inversa.

INFEZIONE HIV DA MADRE SIEROPOSITIVA: il virus può attraversare la placenta fin dall’ottava settimana di gravidanza ma il neonato può contrarre l’infezione anche durante il parto. Le madri sieropositive devono rinunciare all’allattamento al seno. Non sempre il feto viene contagiato, 1 su 4. gli anticorpi materni dopo un po’ di tempo scompaiono e se il bambino non è stato contagiato non ne produrrà di suoi. È difficile alla nascita stabilire se il bambino è sieropositivo. I bimbi sieropositivi vivono circa fino a 6 anni.
PREVENZIONE: in caso di positività di una madre deve essere seguita con attenzione perché gravidanza ad alto rischio; il parto deve avvenire in condizioni protette e sul bambino verrà fatto un controllo specifico.

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