Tumore ai polmoni

Materie:Tesina
Categoria:Biologia

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Testo

IL TUMORE AI POLMONI
Redatto da
Cecotti Ilaria
Lepre Velia
Trigatti Matteo
INDICE
Il tumore e la sua storia pg. 3
Che cos’è il tumore pg. 3
Il tumore ai polmoni pg. 3
Sintomi pg. 3
Alterazione dell’omeostasi pg. 4
Diagnosi pg. 5
Modalità di cura pg. 6
Effetti collaterali delle cure pg. 8
Modalità di prevenzione pg. 8
Approfondimenti pg. 11
Bibliografia pg. 16
IL TUMORE E LA SUA STORIA
Il tumore (a anche cancro) è un’antichissima malattia,infatti esistono prove che testimoniano che questa patologia è presente dall’inizio della storia dell’uomo. Nel Medioevo si era sviluppato un approccio cosmologico – antropologico, secondo il quale questa malattia a seguito di uno squilibrio, compariva quando uno dei quattro elementi (qualità e fluidi) che componevano il corpo umano predominava sugli altri tre. All’inizio dell’era moderna, con Paracelo, questo tipo di approccio fu sostituito da uno biologico. Questa tipologia imputava la comparsa di una malattia alla posizione e al comportamento degli elementi fissi del corpo umano. Il cambiamento radicale nell’approccio scientifico al cancro lo troviamo nel XIX secolo quando le ricerche di Maric Bichat, Johannes Muller e Rudolf Virchow hanno dimostrato che le alterazioni di cellule e tessuti erano le cause principali di questa malattia. Nel secolo successivo la scienza ha proceduto su questa strada e sono state scoperte e sperimentate con successo molte tecniche sia di cura che di diagnosi.
CHE COS’È IL TUMORE
Si definisce cancro o tumore maligno una crescita incontrollata di cellule cancerose, anomale per forma, dimensioni e patrimonio genetico. Questo ammasso di cellule espandendosi, invade e distrugge i tessuti adiacenti. I fattori di regolazione della crescita sono completamente inibiti (dipendenza dall’ancoraggio e da contatto). Le cellule tumorali possono anche staccarsi dalla massa d’origine e attraverso il sistema circolatorio o linfatico e possono raggiungere altre parti del corpo e dare origine a tumori secondari ( questo processo prende il nome di metastasi).
I tumori possono essere anche benigni ( in tal caso è scorretto parlare di cancro). Essi rimangono localizzati nella sede del primitivo sviluppo senza dar luogo a metastasi. Nella maggior parte dei casi vengono rimossi chirurgicamente e non ricompaiono.
IL TUMORE AI POLMONI
I tumori che hanno origine nei polmoni vengono divisi in 2 grandi categorie:
tumore polmonare non a piccole cellule e tumore polmonare a piccole cellule, a seconda di come le cellule appaiono al microscopio. Ognuno dei due tipi di tumore cresce , si espande e viene trattato in modo diverso.
Tumore polmonare non a piccole cellule: è il più comune e generalmente cresce e si espande più lentamente. Esistono 3 tipi differenti tipi di tumore polmonare non a piccole cellule:
Tumore polmonare a piccole cellule: è meno comune. Cresce e si espande più rapidamente inoltre è più facile che dia luogo a metastasi.
SINTOMI
I più comuni sintomi del cancro al polmone sono i seguenti:
• tosse
• dispensa o respiro difficoltoso
• spossatezza
• dolori al torace, alla spalla, alla parte superiore della schiena, al braccio
• polmoniti e bronchite con frequenti ricadute
• presenza di sangue nell’espettorarto o abbondante emissione di sangue dalla bocca dopo attacchi di tosse
• perdita dell’appetito
• dolori diffusi alle articolazioni
• raucedine
• affanno
• gonfiore del viso o del collo
Sono numerose le persone che tuttavia non presentano sintomi o che hanno sintomi molto vaghi, fino a quando la malattia non ha assunto uno stadio avanzato. Ciò comporta che il tumore venga diagnosticato mediamente tardi ovvero quando ha già assunto una mediocre estensione.
ALTERAZIONE DELL’OMEOSTASI
Le cellule cancerose rispetto a quelle normali presentano delle caratteristiche particolari.
La cellula neoplastica è una cellula ad accrescimento rapido, iperattiva, che si moltiplica in modo eccessivo e scoordinato, che obbedisce a regole sue proprie, a leggi che ne regolano l’accrescimento dei tessuti normali.
Queste cellule si organizzano secondo un modo che ricorda il tessuto in cui sono nate (cancro tipico) o in modo assolutamente differente (cancro atipico).
In un punto preciso dell’organismo, nel tessuto epiteliale, ghiandolare, connettivo, nervoso o vascolare, qualche cellula, sotto un’influenza, per così dire “misteriosa”, subisce la trasformazione cancerosa. Si forma, in fase iniziale, un nodulo canceroso che si infiltra nel tessuto sano, lo comprime, lo distrugge e lo sostituisce. Per via sanguigna e linfatica, le cellule neoplastiche emigrano a distanza e costituiscono qua e là, nuovi focolai o metastasi. La prima alterazione omeostatica è quindi da ricercarsi nel processo di divisione cellulare che viene fortemente alterato dalla riproduzione incontrollata di tali cellule. La causa che determina l’impazzire delle cellule e del loro meccanismo di replicazione è ancora piuttosto misteriosa seconda la medicina ufficiale. La ricerca è riuscita ad identificare alcune cause che lo possono determinare, ascrivibili per lo più a fattori di tipo ambientale, ormonale, chimico e radiante.
Il fattore ambientale è ormai diventato primario; l’organismo umano è, infatti, ormai sottoposto ad uno stress ossidativo senza precedenti causato dall’elevata percentuale di sostanze inquinanti presenti nell’atmosfera, derivanti dalla combustione di idrocarburi (benzine) per uso domestico (autovetture) e per uso industriale. A ciò si sommano le abitudini alimentari e gli stili di vita (fumo di sigaretta, stress) che spesso sono di supporto allo sviluppo delle più svariate patologie a carico dei diversi apparati (cardio-circolatorio, respiratorio, digerente), con cronicizzazione delle stesse e degenerazione cancerogena.
In particolare il fumo da sigaretta provoca notevoli alterazioni nei normali processi biologici che avvengono nel nostro organismo.
Ad esempio il monossido di carbonio , impedisce la normale ossigenazione dei tessuti, in quanto si lega “avidamente” ai globuli rossi ( con un affinità 250 volte maggiore rispetto all’ossigeno) determinando così una continua intossicazione del nostro sangue e dei nostri organi e apparati. Alcuni studi hanno dimostrato inoltre che il PM10 (polveri sottili) contenuto nel fumo, danneggia inesorabilmente la crescita dei polmoni dei più piccoli, impedendo il completamento della loro capacità polmonare.
DIAGNOSI
Uno dei passi più importanti per la diagnosi di un tumore ai polmoni è quello di ottenere un quadro generale dello stato di salute del paziente.
È molto importante sapere se il paziente era od è un fumatore, se ha avuto una storia di esposizioni ad amianto o ad altri fattori di rischio ambientale, se ci sono o ci sono stati in famiglia altri casi di cancro. In tal modo il medico è in grado di dare il giusto peso ai sintomi manifestati ( tosse , spossatezza, dolori al torace ecc…) e di evidenziare un’eventuale predisposizione genetica al tumore ai polmoni.
Dopo una visita medica in cui il medico in genere valuta : tipo di respirazione, gonfiore dei linfonodi situati sul collo e alla base del collo, ingrossamento del fegato o rigonfiamenti dell’addome. Successivamente il medico potrà sottoporre il paziente a uno o più esami diagnostici.
Esami diagnostici non invasivi
Radiografia del torace
Con l’utilizzo dei raggi x si ottiene un immagine bidimensionale che può essere d’aiuto nella localizzazione di un tumore. Se al momento della radiografia sono presenti già molti sintomi , è possibile che il tumore si sia già esteso ai linfonodi o ad altre zone del corpo.
Può accadere che la radiografia non riveli la presenza del tumore, perché troppo piccolo nascosto dietro qualche struttura ( in genere costole o sterno). In questi casi , la radiografia può evidenziare altre alterazioni conseguenti alla presenza del tumore. ( ad esempio la presenza di liquido fra il polmone e la parete del torace oppure dei linfonodi ingrossati)
Tomografia Assiale Computerizzata (TAC) e Risonanza Magnetica Nucleare (RMN)

Questi due esami permettono di ottenere immagini tridimensionali del corpo, e possono pertanto mostrare la dimensione, la forma e la posizione di un tumore.
Attualmente la TAC è considerata il miglior strumento diagnostico per individuare un tumore polmonare.
Tomografia ad emissione di positroni

Si tratta di una tecnica relativamente nuova. Si differenzia dalla TAC e dalle RMN perché riesce a riconoscere cellule che si dividono rapidamente ( come le cellule tumorali) nel contesto di altre cellule che proliferano più lentamente. Questo esame è generalmente utilizzato per valutare se nel torace o altrove sono presenti metastasi.
Citologia dell’espettorato
Se nei bronchi sono presenti cellule tumorali è probabile che alcune di queste si stacchino e vengano trasportate all’esterno mediante l’espettorato.
La citologia dell’espettorato consiste nell’analizzare al microscopio un campione di espettorato e ricercarvi la presenza di eventuali cellule tumorali.
L’espettorato si ottiene tossendo.
Tale esame è utile perché permette di individuare tumori ancora troppo piccoli per essere visibili mediante TAC o risonanza magnetica. Tuttavia non sempre si ottiene espettorato proveniente dalla parte malata del polmone e tale esame non da alcuna indicazione sulle dimensioni e la sede del tumore.
Esami diagnostici invasivi o moderatamente invasivi
Quando la radiografia o la TAC rivelano la presenza di un’area sospetta o se vengono individuate cellule tumorali nell’espettorato, il paziente viene sottoposto ad altri test.
Biopsia
Prelievo di una piccola porzione di tessuto che viene poi analizzato al microscopio. Un ago sottile viene introdotto nel polmone dall’esterno del torace per prelevare campioni di cellule cancerose. Altre volte la biopsia viene eseguita chirurgicamente aprendo il torace in modo da poter rimuovere tutto o in parte, il tumore ed i linfonodi.
La biopsia garantisce la più completa affidabilità diagnostica.
Broncoscopia
Consiste nell’usare un broncoscopio, cioè uno strumento telescopico che permette di vedere all’interno delle cavità naturali del nostro corpo, che in questo caso sono i bronchi. Il broncoscopio è un tubo flessibile che contiene un insieme di fibre ottiche o fibre in vetro che trasmettono la luce nei bronchi in modo da renderli visibili all’occhio dell’operatore. Mediante il broncoscopio, è anche possibile prelevare campioni di tessuto.

Broncoscopia a fluorescenza
È una tecnica diagnostica abbastanza recente. Viene iniettato un colore fluorescente e le cellule tumorali assorbendolo diventano fluorescenti. Se le cellule divengono fluorescenti, ne viene prelevato un campione per verificare se si tratta di cellule tumorali maligne.

Toracoscopia
Metodica invasiva, spesso effettuata in anestesia generale, che permette di arrivare alle pleure e alla superficie del polmone. Il toracoscopio viene inserito nel torace, tramite una piccola incisione della parete toracica.
La più recente tecnica è chiamata VAT ( toracoscopia video assistita)che prevede l’inserimento di una piccola videocamera, utile per osservare la parete toracica.

Toracotomia
Operazione in cui il torace viene aperto per esaminare il polmone. Questo intervento a volte è necessario per diagnosticare il tumore ai polmoni. Solitamente viene effettuato quando lo specialista è abbastanza certo della presenza del tumore.

MODALITÀ DI CURA

La modalità di cura dipende da un certo numero di fattori, tra cui il tipo cancro, la sua estensione, la localizzazione , l’estensione e lo stato di salute del paziente.

Intervento chirurgico
È un’operazione per rimuovere il cancro. Il tipo di chirurgia che il medico consiglia dipende dalla locazione del tumore nel polmone.
Il tumore può essere rimosso assieme ad una parte ( lobotomia) o all’intero polmone (pneumectomia).
Alcuni tumori non sono rimuovibili chirurgicamente per la loro posizione o estensione e alcuni pazienti non possono essere operati per altre ragioni mediche

Chemioterapia
consiste nell’ iniezione per endovena o mediante catetere ( un sottile tubo che viene posizionato in una grande vena e vi rimane fin quando serve) di sostanze che uccidono le cellule che si dividono rapidamente (cellule cancerogene) In pratica interferiscono con il ciclo di divisione delle cellule impedendo loro di dividersi. A volte anche dopo che il tumore è stato rimosso dai polmoni possono continuare ad essere presenti cellule tumorali nei tessuti o in altre parti del corpo.
La chemioterapia può essere utilizzata per controllare la crescita di tali cellule. I farmaci utilizzati nella chemioterapia possono anche essere somministrati per via orale.

Radioterapia
Consiste nel colpire il tumore con un fascio di raggi ad alta energia. Questa radiazione danneggia le cellule tumorali che non riescono più a moltiplicarsi e muoiono. Ciò rallenta o blocca la crescita del tumore.
La quantità di radiazioni utilizzata varia a seconda della dimensione e della posizione del tumore tenendo anche conto del grado di sensibilità del tessuto sano circostante.

Terapia laser
Tipo di terapia che coinvolge l’utilizzo di una sostanza chimica, la quale, iniettata nel sistema circolatorio viene assorbita da tutte le cellule del corpo. Essa tuttavia abbandona le cellule normali e permane in quelle cancerogene per lungo tempo. Il laser, attiva la sostanza chimica la quale uccide la cellula in cui è presente.
Trattamento dei tumori non a piccole cellule
Questo tipo di tumore può essere trattato in diverse maniere. La scelta del trattamento dipende perlopiù dall’estensione, dalla locazione e dall’estensione del tumore. La chirurgia è in ogni caso il modo più comune in cui viene trattato questo tipo di cancro. Radioterapia e chemioterapia possono essere utilizzate per rallentare il progresso della malattia.
Trattamento dei tumori a piccole cellule

Questo tipo di tumore si espande molto velocemente. In molti casi le cellule tumorali hanno già raggiunto altre parti del corpo quando il tumore viene diagnosticato. Quasi sempre si fa ricorso alla chemioterapia. I trattamenti includono anche radioterapia. Solo un piccolo numero di pazienti ricorrono alla chirurgia.

EFFETTI COLLATERALI DELLE CURE

Chirurgia

Il dolore provocato dall’incisione è uno degli effetti indesiderati che si manifestano dopo l’operazione. Normalmente viene controllato somministrando analgesici. Un altro effetto collaterale è lo stress chirurgico che combinato con lo stress da anestesia e degli altri farmaci impiegati durante l’operazione contribuisce ad abbassare le difese immunitarie.

Chemioterapia
Distrugge anche parte delle cellule sane. Gli effetti collaterali dipendono molto dal tipo di farmaci usati ma i più comuni sono : nausea, vomito, perdita di capelli, spossatezza, costipazione, confusione o perdita della lucidità mentale.

Radioterapia

Come la chemioterapia, può distruggere anche parte delle cellule sane oltre che quelle malate. Gli effetti collaterali dipendono molto dalla parte del corpo trattata e dal dosaggio della radiazione ma in generale sono: perdita dell’appetito, bruciore alla gola o all’esofago,irritazione della pelle, stanchezza.
Terapia laser
Rende la pelle e gli occhi sensibili alla luce per 6 settimane o oltre dopo il trattamento I pazienti sono costretti a non esporsi direttamente alle radiazioni solari. Se il paziente deve uscire di casa, deve indossare abiti protettivi e occhiali da sole. Altri effetti collaterali sono: tosse, respiro corto, stanchezza.
MODALITÀ DI PREVENZIONE
La prevenzione primaria dei tumori
La prevenzione primaria mette in opera strategie profilattiche volte a impedire la comparsa del tumore, operando sui fattori di rischio, più o meno noti. La prevenzione primaria comprende due operazioni: l’individuazione dei fattori di rischio, che aumentano la probabilità di ammalare di tumore, e la rimozione di tali fattori. Sul primo versante sono ormai centinaia i cancerogeni individuati con certezza o sufficiente probabilità. La loro eliminazione richiede complessi interventi nell’ambiente di vita e di lavoro e campagne di educazione sanitaria per ridurre o eliminare quei fattori comportamentali più legati al rischio di tumore. Fra questi occupa un ruolo di primo piano il fumo di sigaretta. Circa l’80-90% dei tumori polmonari è legato al fumo, che contribuisce significativamente all’insorgenza anche dei tumori dell’esofago, della laringe, del cavo orale e probabilmente anche della vescica, del pancreas e del rene. Complessivamente il fumo è quindi legato ad almeno un terzo delle morti per cancro nei paesi occidentali. Smettere di fumare determina una riduzione del rischio di tumore, che a 10 anni dalla sospensione eguaglia quasi quello della popolazione generale, senza tenere conto dell’efficacia preventiva sulle altre patologie correlate al fumo (malattie dell’apparato respiratorio e cardiovascolare).
La prevenzione secondaria dei tumori
La prevenzione secondaria si fonda e si identifica con la diagnosi precoce. In questo senso vanno considerate le iniziative di screening nelle popolazioni a rischio. Ultima, ma non meno importante, è l’educazione sanitaria della popolazione, volta a modificare le abitudini di vita più nocive, a mantenere costante la sorveglianza sul proprio corpo consultando prontamente il medico in caso di alterazioni sospette (persistenza di sintomi come tosse, raucedine, cambiamenti delle abitudini intestinali o inspiegabile perdita di peso).
Fumo e tumore ai polmoni
Le sigarette rappresentano la principale causa EVITABILE di morte nel nostro Paese.
Nell’ambito della lotta al tabagismo, oltre le campagne di sensibilizzazione della popolazione, degli amministratori, dei politici, campagne rivolte al mondo scolastico, nelle carceri e tra le Forze Armate, sono state realizzate numerose altre iniziative quali convegni, congressi, seminari, giornate di studio, corsi, incontri-dibattito, tavole rotonde, conferenze stampa e sono stati prodotti manifesti, locandine, opuscoli, monografie, video-cassette e CD.
Un altro importante momento nella lotta al tabagismo è rappresentato dalla Giornata Mondiale senza Tabacco, che ricorre il 31 maggio di ogni anno, un’iniziativa promossa dall’O.M.S. e ripresa dalla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori già da diversi anni.
Smettere di fumare
Iniziare a fumare è una delle cose più inutili e pericolose da fare.
Smettere di fumare, invece, è una delle cose più utili e salutari.
Quando i fumatori iniziano a valutare con quali modalità smettere, spesso si chiedono "Quale è il migliore modo per smettere ?".
Ebbene, non esiste il metodo migliore.
Esiste semmai una forte associazione tra l’intensità del trattamento, la partecipazione ad esso e l’efficacia della cessazione; in generale, più intenso è l’intervento di cessazione e la partecipazione attiva del soggetto, maggiore è il tasso di successo. Alcuni fumatori smettono da soli o con un aiuto molto piccolo. Molti, comunque, desiderano o hanno bisogno di usare uno
specifico e provato programma per smettere di fumare. Di seguito sono descritti alcuni dei più comuni metodi usati per smettere e ne sono discussi alcuni dei vantaggi e degli svantaggi di ognuno.
Metodi di auto – apprendimento
Sono disponibili libri e guide, video, e recentemente materiale su Internet, per aiutarti a smettere da solo. Potresti guardare alcuni di questi prima di decidere quale usare ma probabilmente li troverai molto simili uno all’altro. Il materiale di auto-aiuto può aiutarti a comprendere le tue modalità di fumatore, fissare una data per smettere, resistere alle tentazioni di fumare, pensare ad attività alternative, limitare l’aumento di peso, insegnare a rilassarti e a ridurre lo stress, limitare l’accesso alle sigarette e infine come trattare le eventuali ricadute. I programmi di auto-aiuto sono attraenti per molti fumatori perché offrono riservatezza e flessibilità. Di solito sono disponibili ad un costo basso o addirittura gratuiti. Comunque la loro efficacia è relativamente bassa e meno certa rispetto ai programmi individuali e di gruppo.
Approccio di gruppo
Mentre molti fumatori che smettono lo fanno da soli, molti decidono o hanno bisogno del supporto di un gruppo. Il supporto sociale all’interno dei programmi di gruppo li colloca a parte rispetto agli altri metodi per smettere. Rispetto
alle terapie individuali, nelle terapie di gruppo i suoi appartenenti possono creare un ambiente di supporto-sostegno l’uno verso l’altro che è particolarmente importante nelle fasi difficili della terapia. Il livello
di cessazione ad un anno, in genere, è discretamente alto.
Terapia sostitutiva con nicotina: cerotto e chewin – gum
La nicotina è una droga che crea dipendenza e che si trova in tutti i prodotti del tabacco. I metodi farmacologici hanno l’obiettivo di ridurre la sintomatologia dovuta alla dipendenza fisica anche se non sono in grado
di gestire le difficoltà derivanti dalla dipendenza psicologica. I medici che ti prescriveranno la terapia sostitutiva con nicotina formuleranno un trattamento individualizzato basato sulle tue caratteristiche quali il numero di sigarette
che fumi al giorno, l’anno di inizio dell’abitudine, il grado di dipendenza, ecc. L’uso del cerotto o della gomma alla nicotina va evitato in gravidanza, nell’allattamento e nelle patologie cardiologiche più gravi. Il cerotto
è applicato al corpo e rilascia un continuo flusso di nicotina che, penetrando attraverso la pelle, aiuta a ridurre il bisogno di nicotina. Il cerotto e la gomma alla nicotina hanno mostrato risultati promettenti quando usati
insieme ad un counseling medico o psicologico.
Metodi di condizionamento
I metodi di condizionamento usati per aiutare i fumatori consistono in programmi di stimolazione avversiva il cui scopo è trasformare in estremamente spiacevoli
le sensazioni derivanti dal fumo. Nel complesso le terapie avversive, se non associate a programmi che si occupino della fase di mantenimento, a lungo termine, danno luogo a risultati mediocri. Tra i metodi più usati, ricordiamo:
Fumo rapido Sovraesposizione al fumo Fumo focalizzato Contenimento del fumo Avversione immaginativa Shock elettrico
Fumo Rapido
Il soggetto aspira una boccata ogni sei secondi fino alla fine della sigaretta o fin quando non insorge la nausea. Questo tipo di trattamento spinge il fumatore verso una overdose di nicotina: è assolutamente necessaria la presenza di un medico per la gestione degli effetti collaterali derivanti da questa innaturale modalità di fumo.
Sovraesposizione al fumo
Esistono due metodi: il primo consiste nel soffiare una miscela di aria ricca di fumo caldo e stantio sulla faccia del soggetto; il secondo nello spingere il
fumatore ad aumentare di due o tre volte il numero di sigarette che avrebbe fumato normalmente. A causa dei possibili rischi (effetti collaterali) di questi metodi è necessario che siano condotti sotto la supervisione di un medico.
Agopuntura
Metodo terapeutico consistente nella infissione di aghi in determinati punti del corpo chiamati meridiani (la divisione del corpo in meridiani non è stata accettata dalla medicina ufficiale). Si rifà alla Medicina Tradizionale
Cinese: gli aghi, posizionati in particolari zone del corpo (orecchie, naso, polsi) dovrebbero modificare il desiderio di fumare, riducendolo gradualmente. E’ una procedura relativamente indolore. Le possibilità di smettere con l’agopuntura aumentano se si ripete spesso il trattamento, ma così anche il costo. Ci sono solo pochi dati disponibili sulla efficacia di questo metodo. Una variante dell’agopuntura è l’applicazione, sul bordo esterno dell’orecchio, di una graffetta dorata che, tenuta per un mese, indurrebbe la cessazione del fumo senza conseguenze negative.
APPROFONDIMENTI
Storia del tabacco
Il tabacco fu importato in Europa da Colombo come una moda stravagante e riservata a pochi. Le prime informazioni sull’utilizzo di questa pianta ci arrivano dalle Indie dove veniva annusato, masticato o fumato in pipe di pietra rossastra. Per i Maya e i Pellirossa, bruciare il tabacco possedeva un valore religioso, significava rendere omaggio al Dio dei quattro venti che accendeva il cielo con lampi e nuvole. La prima diffusione a livello diplomatico del fumo fu quando l’Ambasciatore Jean Nicot portò a Caterina de Medici sia le foglie che i semi del tabacco a quel tempo chiamata “Herba nicotina” dal nome di Nicot. In Italia il fumo di tabacco venne introdotto dai Cardinali Santa Croce e Tornabuoni per la prima volta nel 1579. Nella borghesia d’alto rango l’ora del fumo precedette di almeno due secoli l’ora del tè. A partire dal 1600 in Inghilterra poi in Francia e in molti altri paesi l’abitudine del fumo diventa un vero e proprio vizio. In questo periodo, il grande consumo di questa sostanza porta alla formazione dei primi Monopoli. Nel 1650 il fumo era molto di moda , si può avere la conferma di ciò dato che proprio in quell’ anno si ballava “il ballo del tabacco”. Dopo gli uomini con le più alte cariche anche le donne si avvicinarono al fumo, tanto che alcune di loro fondarono l’Ordine della Tabaccheria. Nel 1700 si arrivò ad attribuire al fumo di tabacco capacità medicamentose: era utile a combattere la peste, ulcere, gastriti e polmoniti; sembrava che le piaghe si riducessero dopo essere state affumicate e che le carie dentarie scomparissero miracolosamente; gli epilettici recuperavano l’equilibrio solo dopo aver fumato. Anche i più frequenti dei malori comuni come emicranie, capogiri e nausee venivano curate con il fumo di tabacco. L’origine della prima sigaretta viene fatta risalire alla guerra di Crimea, quando un carico di pipe affondò e i soldati decisero di utilizzare il tabacco arrotolandolo nei contenitori di carta della polvere da sparo. Il vizio del fumo diventò una piaga per la popolazione mondiale nel periodo fra le due guerre mondiali. Durante la seconda Guerra mondiale questo tipo di consumo crebbe ancora con l’ausilio della pubblicità. Da quel momento i fumatori erano in massima diffusione: nasceva il mito dell’uomo duro e della donna in carriera, entrambi fumatori. Solo negli anni ottanta dopo uno studio pubblicato da un giapponese, Takeschi Hirayama, che dimostrava che le mogli di fumatori si ammalavano di cancro anche se non fumavano direttamente, si scoprì che il fumo aveva degli effetti collaterali. L’ultimo decesso eclatante causato da un cancro al polmone è quello di George Harrison, ex Beatle, che riconobbe sempre la propria responsabilità di ex fumatore.
Il fumo passivo
Il problema da inquinamento ambientale da tabacco (ETS: enviromental tobacco smoke) è salito alla ribalta soprattutto negli ultimi 10 anni. Nel 1992 l'Agenzia Statunitense per la Protezione Ambientale (EPA) ha ufficialmente etichettato il fumo passivo (ETS) come carcinogeno per l'uomo di "classe A". I carcinogeni di Classe A sono quelli considerati più pericolosi per i quali non esiste un livello minimo sicuro di esposizione. L'entità dell'esposizione al fumo passivo dipende da alcune variabili come il numero di sigarette fumate, la grandezza dell'ambiente dove si fuma, il livello di catrame, la durata dell'esposizione e la ventilazione dell'ambiente.
Cos'è il fumo passivo?
Il fumo "passivo" (in inglese passive smoke o second hand smoke) è quello che viene inalato involontariamente dalle persone che si trovano a contatto con uno o più fumatori "attivi" ed è il principale inquinante degli ambienti chiusi. Il fumo passivo è la risultanza del fumo espirato dal fumatore attivo (corrente terziaria) sommato al fumo prodotto dalla combustione lenta e imperfetta (400-500°C) della sigaretta lasciata bruciare nel portacenere o in mano fra un tiro e l'altro (corrente secondaria). Si ammette che il fumo passivo sia costituito per 6/7 dalla corrente secondaria e per 1/7 dalla corrente terziaria (fumo espirato dal fumatore). Il fumo passivo è il cosiddetto fumo laterale (sidestream smoke) per distinguerlo dal fumo centrale (mainstream smoke) che rappresenta invece il fumo attivo. Va comunque ricordato che il fumo laterale, essendo diluito nell'aria ambiente rispetto al centrale, ha un minore impatto sul non fumatore.
Fumo Passivo: il problema
E' un problema ubiquitario in quanto gente di ogni cultura e Paese è esposta al fumo passivo (ETS). Questa esposizione avviene giornalmente in condizioni vitali: in casa, al lavoro, sui trasporti pubblici, nei ristoranti, nei bar: in pratica in ogni posto dove c'è gente. Si stima che il 79% degli europei sopra i 15 anni sia esposto al fumo passivo. La Cancer Society of New Zeland riferisce che il fumo passivo è la terza causa di morte nel Paese dopo il fumo attivo e l'uso di alcool.
Fumo passivo: i costituenti
Il fumo passivo, al pari di quello attivo, è un complesso mélange di oltre 4000 sostanze chimiche sotto forma di particelle e di gas. Ricerche di chimica analitica hanno dimostrato che il fumo laterale del tabacco (e passivo per il non fumatore) dà all'inquinamento degli ambienti chiusi significative concentrazioni di nicotina, di irritanti, di tossici e di cancerogeni, da risultare il principale inquinante, peraltro evitabile, degli ambienti chiusi. Sia il fumo attivo che il fumo passivo contengono le medesime sostanze, ma in proporzione diversa. In molti casi purtroppo il fumatore involontario non può evitare di respirare queste sostanze chimiche. Per esempio un barista non fumatore che lavora in un bar poco ventilato può respirare tanto benzopirene e monossido di carbonio (CO) di quanto ne respirerebbe fumando 36 sigarette. Un non fumatore a 50 cm di distanza da una sigaretta accesa può inalare sostanze tossiche in quantità 10 volte maggiore di quella inalata dal fumatore stesso. In pratica circa 2/3 del tabacco fumato è fumo passivo. E' essenziale quindi, per ridurre il rischio legato all'esposizione passiva di fumo di tabacco, arieggiare gli ambienti chiusi il più possibile. Questo accorgimento è sempre utile in presenza di fumatori in ambienti chiusi, anche nelle città più inquinate, visto che numerosi e rigorosi studi hanno dimostrato che l'inquinamento atmosferico è responsabile solo di 1/4 delle malattie respiratorie. Il marker biologico specifico per il fumo passivo di tabacco è dato dalla concentrazione urinaria di cotinina, metabolita inattivo di nicotina. Si calcola che la cotininemia nei fumatori passivi si aggiri su tassi pari all'1-8% di quella presente nei fumatori attivi.
Fumo passivo: i danni
Esistono sostanziali evidenze scientifiche che il fumo passivo è seriamente nocivo per la salute dei non fumatori. Il non fumatore che inala fumo passivo rischia gran parte delle malattie cui è soggetto il fumatore attivo. L'esposizione al fumo passivo è caratterizzata da un effetto dose-risposta. Più intensa e più prolungata è l'esposizione al fumo ambientale, e maggiori sono le conseguenze derivate dalla nocività dell'esposizione.
Questi dati derivanti da studi epidemiologici e confortati da positive prove laboratoristiche, non lasciano spazio a dubbi sul fatto che il fumo di sigaretta è nocivo anche per chi non fuma, soprattutto per bambini e adulti con patologie cardiache e respiratorie. Se il fumo passivo è in definitiva dal punto personale una questione di "rispetto" del non fumatore, dal punto di vista sociale diventa una questione di "diritto" perché la libertà del singolo finisce dove inizia la libertà degli altri. La protezione dei non fumatori quindi è un'azione indispensabile di salute pubblica, essenziale per la salute delle future generazioni.
Il fumo e le donne
Negli anni trenta si focalizza l’attenzione sulle cause del fumo durante la gravidanza . Fu notato che la frequenza cardiaca del feto aumentava nel momento in cui la madre fumava. Si ipotizzò quindi che ciò fosse causato dal passaggio di nicotina attraverso la placenta (Sontag e Fallace , 1935). Il primo studio su larga scala di fumatrici gravide risale al 1957, compiuto da Simpson, il quale dimostrò i vari rischi a cui una fumatrice andava incontro durante la gravidanza.
Dati alla mano si nota che negli ultimi anni sta diminuendo il numero dei fumatori uomini, sia adulti che giovani ma, c’è una netta crescita delle fumatrici. Il fumo provoca seri danni non solo alla salute ma anche alla bellezza. Le rughe compaiono prima, le dita e i denti ingialliscono, i capelli perdono vitalità e lucentezza. Nelle donne il fumo può provocare anche danni alla salute dei loro figli, vittime del fumo passivo delle loro madri.
Le donne fumatrici hanno più difficoltà a rimanere incinta, uno studio ha dimostrato che l’ 11% di fumatrici non sono riuscite ad avere figli negli ultimi cinque anni, mentre la percentuale scende al 5% per le donne non fumatrici. Il rischio di gravidanze extrauterine nelle fumatrici è doppio rispetto alle altre donne. Il fumo di sigaretta causa diminuzione dei livelli di progesterone, da ciò consegue una maggior difficoltà nell’annidamento dell’ovulo fecondato nell’utero alterandone la maturazione. Studi condotti negli anni sessanta e studi più recenti, sottolineano un più alto numero di aborti spontanei nelle fumatrici rispetto alle non fumatrici. Dopo il quarto mese di gravidanza il fumo della madre ha conseguenze sul nascituro come: diminuzione dell’altezza , deficit mentali e comportamentali, aumento dell’incidenza di affezioni broncopolmonari e a lungo termine aumento del rischio di cancro. Le fumatrici sono maggiormente esposte alla dismenorrea, al cancro al collo dell’utero, menopausa e osteoporosi precoce. Le fumatrici che utilizzano contraccettivi orali, il rischio di crisi cardiache, ictus, flebotrombosi ed embolie è più elevato in particolare dopo i 40 anni. Inoltre la nicotina altera l’equilibrio endocrino centrale della donna, che porta alterazioni del ciclo ovulatorio.
Per i bambini i cui genitori sono dei fumatori, attraverso il fumo passivo il rischio di bronchiti, broncopolmoniti o otiti è doppio rispetto al resto dei bambini figli di genitori non fumatori. Molti studi dimostrano anche che nei bambini i cui genitori sono fumatori la frequenza e la severità di attacchi di asma aumenta e inoltre hanno un ritardo nello sviluppo polmonare nei primi anni di vita. Nel sangue dei figli fumatori è stata rilevata la presenza di nicotina, che può provocare dipendenza, e molte altre sostanze cancerogene contenute nelle sigarette. Il fumo può provocare danni al feto, infatti in molti casi si è registrato un aumento del battito cardiaco , causato dal monossido di carbonio e nicotina introdotti nell’organismo dalla madre. Rispetto ai figli di donne non fumatrici, la percentuale di decessi parinatali, e nascite di bambini ipotrofici (sottopeso) è molto più alta e frequente nelle donne fumatrici. Molti studi dimostrano lo stretto legame tra fumo e danni cutanei. La perdita del colorito naturale della pelle è causato dai componenti tossici contenuti nella sigaretta assorbiti sistematicamente. L’ atrofizzazione dei capillari sotto pelle è responsabile della cuperose e l’aumento della cellulite. Le rughe compaiono precocemente a causa della perdita di tono delle fibre elastiche. Le rughe compaiono soprattutto nel contorno delle labbra e degli occhi. Questo processo di invecchiamento precoce della pelle è molto lento, bisogna attendere alcuni anni per notare lo “smoker’s face” ( viso del fumatore) che si evidenzia soprattutto dopo i 40 anni . I danni provocati dal fumo riguardano anche i denti, i quali appaiono anneriti, giallastri e opachi a causa della formazione di placca e tartaro. Si sono riscontrati danni anche a livello dei capelli, secondo un’analisi del 1996 pubblicata dal British Medical Journal, il fumo è causa diretta della comparsa precoce dei capelli bianchi e della perdita degli stessi. Le sostanze ossidanti del fumo si introducono nella matrice cheratinica (la quale costituisce il capello) e causano la perdita di lucentezza e consistenza dei capelli. Se una fumatrice si espone al solo questi danni aumentano sei volte di più rispetto alle non fumatrici.
Composizione del fumo di tabacco
Il fumo che si sprigiona dalla combustione delle sigarette, dei sigari e dal tabacco da pipa, contiene sostanze sia allo stato di gas che in forma di polveri.
Queste ultime sono molto fini: hanno un diametro di 0.22 micron che consente loro di raggiungere i bronchioli e gli alveoli polmonari.
Fra le 4.000 sostanze diverse presenti nel fumo (di cui circa la metà si formano nel processo di combustione) quattro gruppi sono particolarmente dannosi per l’organismo.
1) Nicotina
2) Monossido di carbonio
3) Irritanti e ossidanti
4) Cancerogeni
Nicotina
sostanza alcaloide naturale, la cui percentuale media nel tabacco di sigaretta è 1-2%.
È sicuramente l’elemento che maggiormente determina assuefazione.
L’assorbimento di tale sostanza da parte del fumatore varia a seconda che il fumo venga o meno inalato.
Il fumatore che inala assorbe il 95% della nicotina, se non inala l’assorbimento è circa la metà.
La nicotina è anche un eccitante, viene assorbita a livello polmonare, entra nel circolo sanguigno e raggiunge i principali organi bersaglio (ghiandole surrenali, fegato..) e il cervello in 8/10 secondi. Nel cervello modifica la trasmissione degli impulsi nervosi attivando funzioni celebrali legate all’attenzione, alla concentrazione e all’umore; inoltre viene favorito il rilassamento e si determina la riduzione di stress.
Dopo l’effetto eccitante iniziale, provocato dal rilascio di neurotrasmettitori come l’adrenalina, segue un momento di depressione che spinge ad accendere nuovamente una sigaretta, per mantenere costante il livello di nicotina nel corpo. È così che si crea la dipendenza.
Monossido di carbonio
La quantità di monossido di carbonio che si sprigiona dalla combustione di una sigaretta è di circa 20 mg, e non viene trattenuta da nessuno dei comuni filtri.
Il CO è una sostanza , molto tossica per il sangue e le fibre muscolari specie del cuore. È un gas che ha una speciale affinità con l’emoglobina ( circa 200 volte maggiore di quella che ha l’ossigeno con l’emoglobina e combinandosi con essa forma a carbossiemoglobina.
Ciò comporta che essendoci meno emoglobina libera nel sangue, meno ossigeno sarà trasportato alle cellule e dei vari tessuti.
Si ha una degenerazione adiposa dei vasi e la loro calcificazione, la pelle invecchia precocemente, i capelli sono più deboli e il rendimento fisico cala.
Irritanti e ossidanti
il fumo contiene sostanze irritanti come: acido cianidrico, formaldeide, ammoniaca, biossido ci azoto, immediatamente dannose per l’apparato respiratorio. Tali sostanze agiscono specialmente sulla mucosa di rivestimento dei bronchi e particolarmente su quelle cellule provviste di ciglia deputate alla pulizia che impediscono l’entrata nel polmone alle polveri, ai germi e alle sostanze tossiche in genere. Vengono così ostacolati i meccanismi di difesa dei polmoni, si favoriscono infezioni perché gli organi sono più esposti e indeboliti. Se l’azione irritante continua può venire alterato il normale processo di rinnovamento cellulare dei polmoni. La continua azione irritante del fumo finisce per provocare tosse , eccessiva secrezione di muco e, con il passare del tempo anche patologie croniche come bronchite cronica ed enfisema polmonare. I primi sintomi di questi effetti dannosi sono proprio la tosse e il catarro che il fumatore accusa
Nel gruppo delle sostanze irritanti vanno inclusi anche gli ossidanti e i radicali liberi che sono in grado di pirossidare, cioè di invecchiare le mucose bronchiali e di determinare la progressione della bronchite cronica verso l’enfisema.
Cancerogeni
Altre sostanze importanti sono le sostanze cancerogene. Alcuni esempi sono: nitosamine, formaldeide, amine aromatiche, idrocarburi aromatici policiclici, composti radioattivi (polonio 210, radon), benzeni. Sono sostanze che a livello delle vie respiratorie e delle mucose oro-farigee possono trasformare le cellule normali in cellule cancerose. Ciò avviene nel seguente modo:
Quando un fattore esterno si inserisce nel normale meccanismo di controllo che regola la divisione cellulare, si parla di mutazione; una cellula mutata è una cellula diversa dalle altre, capaci di produrre cellule sempre uguali a se stessa. Non tutte le cellule mutate sono tumorali. Una cellula tumorale si differenzia da una cellula normale per la maggior frequenza nel ritmo di crescita., In questo complesso meccanismo si inseriscono gli agenti cancerogeni ambientali che possono essere chimici, fisici e biologici. Nel fumo di sigaretta sono contenuti questi agenti. La stessa irritazione cronica favorisce l'istaurarsi di un possibile processo tumorale a lento sviluppo e perciò subdolo e inizialmente nascosto.
Legge Antifumo
Il divieto di fumo nei locali chiusi, previsto dalla legge 3/03, andrà in vigore dal prossimo 10 Gennaio 2005.
Da tale data sarà proibito fumare in tutti i luoghi chiusi ad eccezione di:
• quelli privati non aperti ad utenti o al pubblico;
• quelli riservati ai fumatori e come tali contrassegnati, e dunque attrezzati con idonei impianti di ventilazione e di ricambio dell’aria.

I pubblici esercizi potranno scegliere due strade:
1. Vietare del tutto il fumo nei propri locali;
2. Adeguarsi a quanto prevede la legge dotandosi di spazi differenziati e ventilati per i fumatori.

Nel primo caso occorrerà semplicemente esporre dei Cartelli con la dicitura “Vietato Fumare”, il riferimento alla Legge 3/03, il riepilogo delle sanzioni per i trasgressori e l’indicazione delle Autorità preposte per il controllo, la vigilanza e la irrogazione delle sanzioni stesse.

Nella seconda ipotesi le indicazioni per l’allestimento di aree destinate ai fumatori sono di due tipi:
• indicazioni relative alla struttura;
• indicazioni relative agli impianti.

Per quanto concerne la struttura occorre che la superficie riservata ai fumatori sia inferiore alla metà della superficie complessiva aperta al pubblico e destinata alla somministrazione, con esclusione quindi delle cucine, dei magazzini ed altro. In sostanza non dovrà superare il 50% della superficie riservata ai non fumatori. noltre tale area dovrà essere delimitata da pareti a tutta altezza su quattro lati in modo da costituire un locale separato e non costituire passaggio obbligato per i non fumatori o per i dipendenti per l’accesso ai servizi o verso locali accessori (magazzino, cucina ecc.)
Infine dovrà essere dotata di ingresso con porta a chiusura automatica e fornita di adeguata segnaletica luminescente.

Infatti, in caso di guasto all’impianto di ventilazione, occorre che un cartello luminoso con la scritta “VIETATO FUMARE PER GUASTO ALL’IMPIANTO DI VENTILAZIONE” si accenda automaticamente in sala. Per quanto concerne invece gli impianti i locali per fumatori dovranno essere dotati di idonei mezzi meccanici di ventilazione forzata. L’aria di ricambio adeguatamente filtrata e all’ingresso del locale indicato il numero massimo di persone ammesse, in base alla portata dell’impianto. Inoltre tali locali dovranno essere mantenuti in depressione rispetto alle zone circostanti così che l’aria non sia riciclata, ma espulsa all’esterno attraverso idonei impianti e funzionali aperture. Un impianto realizzato in osservanza a norme tecniche vigenti prima dell’entrata in vigore della legge antifumo non è dunque necessariamente un impianto idoneo in quanto le specificità introdotte dalla nuova legge, per le zone fumatori, sono molto più stringenti di quelle precedenti.

Per quel che concerne le sanzioni ricordiamo che esse vanno:
• da 25,00 a 250,00 Euro per chi fosse sorpreso a fumare in una zona in cui vige il divieto;
• da 50,00 a 500,00 Euro per chi fuma dove è vietato, accanto a donne in stato di gravidanza oppure vicino a bambini fino a 12 anni;
• da 200,00 a 2.000,00 per i proprietari dei locali che non rispettano la nuova normativa dimenticandosi di applicare gli appositi cartelli con il “Divieto di fumare”.

Per quanto riguarda l’aspetto del controllo, in attesa di una circolare del Ministero della Salute in via di definizione, un recente comunicato ministeriale afferma che a vigilare sulla corretta applicazione della legge saranno comunque sempre i NAS, fermo restando che le diverse Regioni potranno indicare ulteriori autorità incaricate dell’accertamento delle infrazioni.
BIBLIOGRAFIA
www.lungcancer.org
www.nonfumatori.it
www.legatumori.it
www.chirurgiatoracica.org
www.alcase.it
www.medhunt.org
www.ilsapere.it
www.ministerosalute.it
www.cancer.gov
www.cancerabout.com
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