Materie: | Appunti |
Categoria: | Biologia |
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Data: | 04.04.2001 |
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Biologia nella tesina
• Breve definizione di clonazione: la clonazione è letteralmente la copia di uno o più esseri viventi a partire da un individuo detto originale. La copia viene effettuata a livello di DNA (il codice genetico che ha ogni essere vivente), e da esso viene costruito il clone ( dal greco Klon, germoglio), cioè l’embrione che viene impiantato in un utero ospite. La clonazione può anche essere riferita alla riproduzione asessuata di alcuni organismi viventi (batteri, alghe unicellulari, protozoi), solo che questa è naturale, mentre la suddetta è artificiale, è cioè l’uomo che produce la vita a partire da individui già adulti.
Come si esegue la clonazione: esistono due tipi di clonazione: la clonazione “classica” e la clonazione definita “splitting”. La clonazione “classica” :ogni cellula è composta da una parete cellulare ed una membrana cellulare, che contengono il citoplasma e il nucleo. Quest’ultimo conserva il DNA, ovvero l’acido De(s)ossiribonucleico, che si può definire la nostra carta d’identità naturale, infatti, è depositario di tutte le informazioni genetiche del nostro corpo (il colore degli occhi, dei capelli, della pelle, la nostra altezza, la forma del nostro naso,…). Per produrre un clone bisogna quindi fotocopiare il DNA di un individuo, ma come?
Il metodo usato dagli scienziati per clonare i famosi animali (le rane del 1952, la pecora Dolly del 1997, le due scimmie e il vitello del 1998, i cinque porcellini del 2000,…) è abbastanza semplice da spiegare:
Si preleva una cellula dall’organismo che si vuole clonare come un uomo, un animale, una pianta
La si enuclea, cioè la si priva di nucleo
Si preleva una cellula uovo da una femmina della stessa specie dell’originale
Si immette il DNA della cellula donatrice, con l’aiuto di potentissimi microscopi e di finissimi capillari vitrei, nell’ovulo, che comincia così a dividersi e a formare l’embrione come in una normale riproduzione. L’uomo è quindi in grado di produrre una nuova vita a partire da una già adulta. La sensazionale scoperta conseguita alla clonazione, però, è un’altra: il nucleo di una cellula adulta, quindi attivo già da parecchi anni, inserito in una cellula uovo, si comporta come se fosse appena nato, cioè ringiovanisce.
Successivamente si sottopone la cellula uovo a scariche elettriche che simulino gli stimoli normalmente formati dagli spermatozoi.
Le cellule donatrici sono spesso prelevate dalla mammella di un essere gravido (probabilmente perché queste si moltiplicano rapidamente in periodo di gravidanza e questo fa sperare ad un comportamento analogo una volta messe in coltura).
Questa tecnica di clonazione, presenta indubbiamente alcuni limiti. Bovini e pecore clonati sono spesso più grandi del normale, ed il trasferimento nucleare non è ancora efficiente. In tutti gli esperimenti di clonazione finora eseguiti, poi, l’1-2% dei cloni è sopravvissuto fino alla nascita e molti altri ne sono morti pochi giorni dopo (la pecora Dolly è il 375 tentativo di clonazione e non è del tutto sana).
La clonazione “splitting”
Con questa tecnica di clonazione i biotecnologi possono produrre la vita suddividendo un embrione molto precoce in due, quattro o otto cellule e ottenendo così da queste altrettanti embrioni uguali tra loro. Lo “splitting” si può trovare in natura quando si formano due gemelli omozigoti. Questa tecnica è molto usata dagli allevatori di bestiame, per produrre animali pregiati. Dopo essere stati suddivisi, gli embrioni, sono inseriti nell’utero di una madre che terminerà la gravidanza. Questa tecnica è detta fecondazione artificiale. Molti preferiscono chiamare questo tipo di clonazione riproduzione embrionale, ma se si fa riferimento al significato di clonazione (copia di uno o più esseri viventi a partire da un originale), non la si può che considerare una vera e propria clonazione.
Breve storia della clonazione
1948: Prime idee di clonazione. In quell’anno la scienziato nazista Hans Lemann aveva proposto di estrarre il nucleo da una cellula uovo e di rimpiazzarlo con un’altra, ma gli esperimenti per fortuna non giunsero a niente
1951: Primi esperimenti di clonazione di rane. I primi animali che furono clonati furono le rane. Agli inizi degli anni cinquanta, due ricercatori inglesi; Robert Briggs e Thomas King, riuscirono a trapiantare il nucleo di una cellula di embrione di rana in un ovulo.
1952: : In quell'anno John Gurdon riesce a trapiantare un nucleo, prelevato da cellule di intestino di girino, in un ovulo. Grazie a ciò la strada del trasferimento nucleare che sta alla base delle tecniche di clonazione, è aperta.
1973: Esperimenti di trapianto di nucleo. All'università di Cambridge fu rimpiazzato il nucleo di una cellula uovo di una rana con quello di un'altra rana, ma l'embrione non riuscì a superare lo stadio di girino.
1982: Si creano TOPI transgenici.Il primo animale transgenico è il topo. In quell'anno la rivista scientifica Nature annuncia la nascita di un topo "dopato" dall'interno. In altri termini, nel suo patrimonio genetico è stato inserito un gene per la produzione dell'ormone della crescita, grazie al quale l'animale poteva crescere molto più del normale.
1984: Vengono copiati animali. Steen Willadsen a Cambridge, in Inghilterra, ottenne cinque pecore tutte uguali suddividendo un unico embrione: è una tecnica che si definisce embryo splitting e riproduce quello che si verifica in natura con la nascita di gemelli identici. Si può comunque considerare una clonazione, anche se non prevede il trasferimento di nucleo: permette, infatti, di ottenere animali perfettamente uguali.
1984: Clonazione con trasferimento nucleare. A Cambridge nasce una pecora ottenuta grazie a un trasferimento nucleare: il nucleo di una cellula embrionale viene trasferito in un ovulo da cui ha avuto origine la gravidanza.
1988: Pecore transgeniche. Dopo i topi, arrivano le pecore di Edimburgo, produttrici, tramite il loro latte, di un enzima umano, l'alfa 1 antitripsina e del fattore IX, e le capre di Boston, fabbriche viventi del tPA, l'inibitore tessutale del plasminogeno.
1994: Quattro vitellini clonati. Nel 1994 nacquero quattro vitellini clonati da un embrione inavvertitamente ibernato.
1997: NASCE DOLLY. I ricercatori del Roslin Institute di Edimburgo riescono a clonare il primo mammifero della storia: la famosa pecora Dolly. Per clonarla prelevano il nucleo di una cellula mammaria di una pecora adulta e lo trasferiscono in un ovulo privato del suo nucleo. Quest'ultimo è stato poi trapiantato nell'utero di una terza pecora che ha dato alla luce Dolly.
1998: Cellule staminali. All'università di Madison, nel Wisconsin, James Thomson riesce a creare le cosiddette cellule staminali dell'uomo. Si tratta di cellule di embrione indifferenziate capaci poi di dare origine ai 210 diversi tipi di cellule che servono a costruire l'organismo umano.
1998: Uomo clonato. Un gruppo di ricercatori coreani dell'università Kyungee di Seul, guidati da Lee Po Yon, affermano di essere riusciti a clonare l'uomo: una clonazione a metà perché non ha portato alla nascita di un individuo. L'esperimento, non pubblicato su riviste scientifiche, è stato interrotto quando l'embrione era formato da quattro cellule.
2000: Cinque maialini clonati. A Blacks burg, in Virginia, sono stati clonati cinque maialini.
2000: Scimmia clonata. La tecnica dell' embryo splitting ha portato alla nascita di Tetra, la prima scimmia clonata.
Chi è in realtà Dolly?
Dolly è di fatto un clone, ma dire chi siano in realtà il padre e la madre, è difficile. Per creare questa pecora, infatti, hanno contribuito:
1. il nucleo estratto da una cellula adulta
2. il citoplasma di una cellula uovo ricevente precedentemente privato del proprio nucleo
3. l’utero di una pecora ospite, che ha cresciuto il piccolo durante la gestazione, fino al parto
L’eccezionalità di questo esperimento, oltre al numero di animali interessato, sta nell’aver utilizzato il nucleo proveniente da una cellula già specializzata, come quella di una mammella.
Ma il merito più grande di Wilmut e colleghi, sta nell’essere riusciti a sincronizzare nucleo e citoplasma cosicché riescano a proseguire assieme lo sviluppo embrionale di una nuova vita. Nonostante ciò, sono sorti molti dubbi e molte incertezze, non si sa ancora, per esempio, se la vita di Dolly sarà uguale a quella di molte altre sorelle o se avrà un invecchiamento precoce; Dolly è il 20-25% più grande rispetto alla madre che ha fornito il DNA.
Infine è doveroso ricordare un’ultima cosa: i mitocondri nel citoplasma hanno un ruolo che non è solo quello di produrre energia, possono procurare dei disordini genetici differenti da quelli ereditabili dal DNA nucleare. Nel caso di Dolly la madre che ha fornito il citoplasma ha donato anche i mitocondri, che di conseguenza sono differenti dal genoma nucleare.
Perciò, si può ancora parlare di “clone perfetto”?
La clonazione umana
Naturalmente la nascita di Dolly è stata immediatamente interpretata come una prova d’autore per la futura nascita di un clone umano. La clonazione dell’uomo era stata già da tempo immaginata come uno degli eventi possibile ed era stata presa in considerazione da biologi ed eticisti. Nel 1972 il prof. Leon Kass…
L'uso terapeutico delle tecniche di clonazione
La clonazione della pecora Dolly nel 1997, avvenuta per fusione di un ovocita enucleato con una cellula somatica prelevata dalla mammella di una pecora adulta di 6 anni e coltivata in laboratorio, ha scatenato un mare di polemiche perché per la prima volta il timore di una clonazione dell'essere umano diventava qualcosa di tangibile.
Quando sentiamo parlare di "clonazione umana", di ingegneria genetica e di manipolazione del genoma umano, ci saltano immediatamente alla mente le immagini di Hitler e dei gerarchi nazisti che, parlando alla folla, innalzavano il mito di una razza superiore a tutte le altre, della necessità di giungere ad una purificazione della razza e, soprattutto, le tremende immagini dell'olocausto e ci viene un istintivo rifiuto verso qualsiasi innovazione nel campo delle bio-tecnologie.
Un atteggiamento di questo genere è però sbagliato, perché le scoperte scientifiche e le innovazioni tecnologiche, anche quelle in un campo come la clonazione, non hanno in sé una connotazione politica: è il loro uso, invece, in un senso piuttosto che in un altro che può avere una connotazione politica.
E' evidente che persino il fatto di poter creare un essere umano geneticamente uguale ad un altro non è in sé un fatto criminale se, ad esempio, vuole essere un modo per ovviare a delle forme di sterilità totale, caratterizzate dalla impossibilità per una persona di produrre gameti, e per garantire ad ogni essere umano la possibilità di esercitare il diritto alla riproduzione, inteso come un diritto fondamentale dell'uomo, mentre lo diventa se esso è finalizzato alla idea folle della creazione di una razza pura. Lo stesso discorso vale per l'ingegneria genetica: le sue tecniche sono senz'altro giustificabili se possono contribuire a debellare le malattie geneticamente trasmesse, ma non lo sono se vengono usate al fine di creare l' "uomo biologicamente perfetto", dove l'idea di perfezione è legata ad una concezione stereotipata dell'essere umano.
Il giudizio sulla positività o la negatività di un determinato uso di una certa tecnica è un giudizio di tipo etico, che investe la visione del mondo di una persona.
E' evidente che ognuno di noi per interpretare la realtà che lo circonda si crea dei parametri di valore assoluti a cui riporta tutto ciò di cui viene a conoscenza e in base a questi parametri giudica in senso positivo o negativo la realtà che lo circonda.
Non c'è nessuno che sfugga alla dogmatizzazione di un sistema di valori, tanto più quando questo ci è trasmesso dalla cultura dominante. Questo comporta che qualsiasi cosa sia vista come estranea a questo sistema di valori debba essere sempre e comunque
criminalizzata. Non meraviglia, quindi, che in un mondo in cui è dominante il sistema di valori ereditato dalla versione cattolica del cristianesimo, che vede nel Dio-creatore un essere dai connotati quasi antropomorfici, che trascende completamente l'uomo e che è "ontologicamente" diverso dall'essere umano - l'uomo per i cattolici è stato fatto a somiglianza di Dio, ma non è della stessa sostanza di Dio e non è nella sua realtà "spirituale" emanazione di Dio, come invece affermato dallo gnosticismo di tutte le tendenze -, le bio-tecnologie più avanzate che sostituiscono l'uomo a Dio nel ruolo di creatore della vita sono sempre e comunque qualche cosa di assolutamente inaccettabile, di blasfemo e di orrendo.
La tradizione umanistica, che mutua il proprio sistema di valori dalla interpretazione gnostico-ermetica della realtà, ci dice, invece, che, dove c'è materia vivente, lì c'è Spirito Divino e dove c'è materia vivente che vive un processo che conduce alla riscoperta parziale o totale della propria natura divina, come nel caso dell'essere umano, lì vi è un cammino che conduce alla perfezione. Non è un caso che nel Vangelo Gnostico di Filippo sia scritto: < < Tu dici: "Lo Spirito è nella carne, e anche questa luce è nella carne". Anche il Logos è nella carne, poiché qualunque cosa tu menzioni, non menzioni nulla fuori della carne. Bisogna risorgere in questa carne, giacché tutto esiste in essa"> > ; Dio, quindi, non è una realtà che trascende la "carne", cioè la materia vivente, che assume le caratteristiche di un essere antropomorfo che, unico, ha il diritto di creare la vita, ma piuttosto una realtà immanente rispetto alla materia vivente, intesa come intrinsecamente divina e dotata della possibilità di "autogenerarsi" e di "autocrearsi".
Non vi è quindi nulla di criminale nel voler perpetuare la vita come quando con la clonazione umana si vuole ovviare a certe forme di sterilità incurabili e si vuole garantire il diritto di ogni essere umano alla procreazione, che poi è un diritto alla vita. Si badi però che questo è l'unico caso che renda ammissibile la clonazione di un essere umano, perché l'uso della clonazione per qualsiasi motivo che sia diverso dall'intervento volto a garantire la riproduzione di persone sterili conduce dritto ad un uso fascista di questa tecnica, cioè all'affermazione di un principio secondo cui la morte di alcuni è il presupposto per la creazione e la affermazione della vita di altri essere umani intesi come biologicamente superiori ai primi. Allo stesso modo, non vi è nulla di scandaloso nel voler cercare di combattere con le tecniche dell'ingegneria genetica l'insorgere di malattie ereditarie che impediscono la conduzione di una vita cosciente e regolare, quando queste tecniche vogliono creare la vita e non negare modi diversi di esistere: il rispetto per la diversità degli individui che soffrono per questo genere di patologie non ci esonera però dal dovere di combattere con ogni mezzo queste stesse patologie.
Un discorso diverso deve essere fatto invece per tutte quelle tecnologie che vogliono servirsi delle tecniche di clonazione per creare embrioni destinati alla morte dopo aver fornito le cellule necessarie alla creazione di organi e tessuti destinati ad essere trapiantati su persone con malattie di qualsiasi genere, perché non è lecito combattere la morte o la malattia di un essere umano, sacrificando la vita di un altro essere umano.
Le cellule dell’embrione prima dell’impianto in utero e le cellule staminali pluripotenti, che si ritrovano nell’organismo umano anche in fasi successive dello sviluppo, hanno, infatti, capacità estesa di autorinnovamento e di differenziazione e si vorrebbe sfruttare tale potenzialità per molteplici finalità terapeutiche sacrificando però gli embrioni da cui vengono prelevate queste cellule. In questo caso, la Chiesa ha ragione: non si può combattere la morte biologica o sociale di un individuo con la morte di un altro individuo.