Approfondimenti di storia dell'arte

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Testo

ARTE PALEOCRISTIANA A CREMONA
Non è documentato con certezza l'epoca dell'affermazione del nuovo credo Cristiano a Cremona. Nel 451 è comunque accertata la presenza di un vescovo, Giovanni di Cremona, che in tale anno partecipò al Sinodo di Milano. Di questa primitiva Chiesa danno conferma alcune scoperte archeologiche avvenute nei primi decenni del nostro secolo.
Sotto alla Cappella Sacra Spina del Duomo e sotto il cortile del Terrazzo sono stati trovati mosaici pavimentali datati tra la fine del IV e all'inizio del V secolo d.C.. Si può quindi ipotizzare che già in tale periodo esistesse in Cremona una Basilica Paleocristiana, sorta all'esterno delle mura romane nella zona di collegamento della Via Postumia con la città.
CREMONA PRIMA DEL MILLE
I secoli, caratterizzati dall'invasione di genti germaniche, costituiscono per Cremona un periodo oscuro. Si può supporre che la città abbia subìto il predominio degli ostrogoti già dalla fine del V secolo.
Nel 568 d.C. subì, con la venuta dei Longobardi, una nuova tragica aggressione. Ancora, nel 603 d.C., assediata dal re Agilurfo, viene rasa al suolo.
La dominazione longobarda, destinata a durare fino all'VIII secolo, lasciò un'impronta duratura soprattutto nella toponomastica e nei caratteri della popolazione.
Nella cripta della Chiesa di S.Michele sono conservati cinque capitelli di fattura longobarda, decorati ad intrecci geometrici e con figurazioni simboliche.
Nel 774 d.C. i Franchi sostituirono, in Italia, il dominio longobardo. In questo periodo rinasce a Cremona la vita politica. Particolare importanza assume la figura del Vescovo, dati gli stretti legami intercorrenti fra la Chiesa e lo Imperatore. Anche una scuola, istituita a Cremona, assume notevole importanza perché dotata di una ricca biblioteca.
Rinasce dalla fine del IX secolo l'attività dei mercanti cremonesi, favorita dall'esistenza di un porto fluviale sul Po.

L'ETÀ COMUNALE A CREMONA
Nell'XI secolo Cremona mette in discussione il suo rapporto con l'Imperatore rifiutandosi di versare il suo contributo annuale, consistente in una palla d'oro.
Nel 1081 la città viene assediata dal figlio dell'Imperatore che, dopo inutili tentativi per sottometterla, volle risolvere a situazione con un duello. La sfida vide vincitori i cremonesi, rappresentati da Giovanni Baldesio. Una statua del XII secolo, posta presso lo scalone del palazzo comunale, ricorda tale episodio. Baldesio e sua moglie Berta Zoli sono identificati con due personaggi raffigurati sotto il portico della Cattedrale.
Dal XVI secolo un braccio reggente una sfera d'oro, compare nello stemma cittadino. Enrico V, nel 1114, conferma i privilegi concessi ai cremonesi.
A partire dal XII secolo si contrapposero due frazioni:
- La città VECCHIA, cioè i militi, col diritto di partecipare attivamente alla vita politica;
- La città NUOVA (cittànova) costituite da un borgo esterno alla cerchia muraria, popolato da ceti emergenti, ma ancora privi di diritti politici.
Nel 1256 viene costruito un palazzo di Cittànova in contrapposizione con quello comunale.
I MONUMENTI DELLA PIAZZA MAGGIORE
L'affermazione del Comune costituì la premessa per un rinnovamento che ebbe il suo fulcro nella costruzione della Cattedrale. La Cattedrale romanica fu iniziata nel 1107, ma solo dieci anni dopo un terremoto sconvolse l'edificio. La struttura venne più volte rimaneggiata fino ad assumere la forma attualmente leggibile nel XIII secolo.
L'impianto romanico si rivela nelle massicce campate della navata centrale. La volumetria interna è articolata dalla presenza di una vasta cripta nella zona absidale. Vi è inoltre, sopra le navate laterali, un grande matroneo.
Nel XIII secolo, la cattedrale subì una radicale trasformazione, consistente nell'innesto di un transetto di carattere gotico, il cui braccio settentrionale venne completato nel 1288, quello opposto nel 1342. Risalgono alla fase più antica (1107) i profeti collocati sugli stipiti del portale maggiore, che richiamano lo stile bizantino. Un secondo gruppo di sculture, che ornava originariamente le mensole del portale, richiama invece la lezione di Wiligelmo con un'espressività più schietta e realistica. Altre figurazioni scultoree di poco posteriori al 1200 sono, invece, attribuibili ad una personalità artistica vicino all'Antelami.
Accanto alla Cattedrale sorgeva, nel XIII secolo, un Terrazzo alleggerito nella parte superiore da ampie bifore e quadrifore gotiche, coronato da una ghirlanda ottagonale su due livelli terminante in una guglia.
Di fronte alla Cattedrale si allineano i due monumenti più significativi dell'età medievale:
- La Loggia dei Militi;
- Il Palazzo Comunale.
Eretto nel 1206 con il piano inferiore aperto in porticati e il piano superiore occupato da una vasta sala consigliare, subì già, nel 1245, interventi di rinnovamento e ampliamento. Il Palazzo dei Militi completò nel 1292 la grande piazza.
Approfondimento redatto da Bresciani Umberto
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LA COLONNA TRAIANA
Le colonne vengono usate dai Romani anche come monumenti, per ornamento della città; non più quindi con funzione di sostegno di pareti o volte, ma con un chiaro valore simbolico: la colonna si trasforma quindi in monumento commemorativo di grandi imprese imperiali.
La colonna più famosa dell'arte romana e quella eretta per commemorare le imprese dell'imperatore Traiano (perciò è detta Colonna Traiana).
La Colonna Traiana e una colonna di marmo alta più di 35 metri con un diametro di 6 metri circa, posta nel Foro di Traiano, allo interno del Foro Romano (il centro politico e commerciale di Roma). Alla base, di forma quadrangolare, si trova una cella ove furono poste le ceneri dell'Imperatore, mentre in alto vi era originariamente una statua dello stesso Traiano, sostituita nel 1587 con una immagine bronzea di San Pietro.
La colonna aveva funzione funeraria e celebrativa insieme: funeraria perché alla base si conservavano i resti dell’imperatore, celebrativa perché i bassorilievi scolpiti, che la ricoprono interamente, salienti dal basso verso l'alto, celebrano le sue imprese, in particolare le 2 vittorie da lui conseguite nel 101-102 e nel 105-106 contro i Daci, una popolazione barbara che abitava il territorio corrispondente all'attuale Romania.
All'interno della colonna, una scala a chiocciola permetteva di salire fino alla terrazza posta in cima, e di apprezzare la mole degli enormi lavori voluti dall'imperatore per costruire il foro, che porta anch'esso il nome del "principe". La colonna Traiana è la prima colonna coclide, cioè con la scala interna fatta a chiocciola e il fusto con decorazione spiraliforme; fu quindi dal punto di vista tipologico, una novità assoluta.
Il fusto è formato da 17 rocchi di marmo greco, sui quali, a opera montata, fu eseguito il rilievo, che si svolge in 23 giri per circa 200 metri di lunghezza. A mano a mano che sale, la striscia figurata cresce in altezza, per contrastare l'effetto ottico della distanza; cosi, viste dal basso, tutte le fasce appaiono uniformi.
Il grande complesso di bassorilievi, è il più grande capolavoro della scultura romana, e si presenta ancor oggi in eccellente stato di conservazione. Non se ne conosce l'autore, ma si sa che il progettista dell'intera area e degli edifici del Foro di Traiano fu il grande architetto Apollodoro di Damasco: è quindi probabile che le sculture spettino a lui o, al massimo ad uno, o più, dei suoi collaboratori.
I rilievi, che contengono più di 2500 figure e rappresentano almeno 150 episodi delle 2 guerre daciche, condotte oltre il Danubio e le Alpi Transilvaniche sino ai Carpazi orientali, non lasciano dubbi sul fatto che l'esecuzione dei disegni e la supervisione delle maestranze siano da attribuirsi a un unico, grande artista, il cosiddetto Maestro della Colonna Traiana.
Egli fu per Traiano ciò che Fidia fu per Pericle: l'interprete del sentimento etico-politico di un'epoca e al tempo stesso il creatore di un linguaggio formale nuovo. Un linguaggio che rappresenta il punto d'arrivo di una cultura artistica ormai pienamente padrona di tutti i mezzi espressivi elaborati nel corso della sua tradizione. Il naturalismo ellenistico, il realismo della ritrattistica e dei rilievi storici, in parte anche alcuni caratteri dell'arte popolare: tutto questo contribuì a formare lo stile pittoricistico rapido e lampeggiante di questi rilievi scarsamente plastici, fatti di forme appiattite che sembrano sciogliersi nella luce e nell'aria. Minuziose descrizioni di avvenimenti e figure si alternano a motivi allegorico-mitologici. Tutti gli spazi sono riempiti, tutto sembra animato da un'intensa energia vitale. Ma è importante notare come lo artista abbia voluto trasmettere - a maggiore gloria del principe e del potere romano - anche un senso di profonda umanità e giustizia, di pietas, di rispetto per il nemico vinto: nelle immagini di Traiano non vi è mai adulazione né esaltazione.
Le sculture della colonna (che narrano le vicende delle 2 guerre di Traiano contro i Daci) iniziano dal basso "srotolandosi", è il caso di dire, a spirale e senza interruzioni lungo tutto il fusto della colonna; al centro, tra la prima e la seconda guerra, vi è la figura della Vittoria Alata che scrive su uno scudo il nome di Traiano: evidente simbolo della gloria dell'imperatore vittorioso.La narrazione è attenta e scrupolosa, e corrisponde ai fatti storici così come noi li conosciamo: vediamo i Romani passare il Danubio su un ponte di barche e costruire fortificazioni, Traiano celebrare i sacrifici rituali, parlare alle truppe; vediamo le battaglie, l'opera di soccorso ai feriti, la conquista dei villaggi nemici, la resa degli avversari. Sempre, appare un Traiano deciso, ricco di personale carisma, un "comandante" cui l'esercito è obbediente e devoto: ma anche il capo dei Daci, Decebalo è visto come un grande ed eroico guerriero, cui va tributato l'onore delle armi: i Romani vincono su un grande avversario.
Lo stile di questo straordinario ciclo scultoreo è caratterizzato da un forte realismo: si riconoscono le fattezze di Traiano, e di alcuni suoi collaboratori; lo scultore è attento a descriverci i luoghi dove si sono svolti i fatti, ad esempio il Danubio, oppure a sottolineare taluni aspetti delle vicende (il disboscamento, la costruzione di fortificazioni, l'incendio di villaggi, ecc...), con mano felice ed attenta ai particolari.
Approfondimento redatto da Bresciani Umberto
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IL COLOSSEO

"Fino a quando esisterà il Colosseo, Roma esisterà. Quando il Colosseo crollerà, crollerà anche Roma e, con essa, il mondo intero."
Questa profezia fu annunciata nell'VIII secolo d.C., quando ormai sull'antico anfiteatro Flavio era calata l'oscurità nel Medioevo e gli splendidi, cruenti spettacoli che avevano affascinato generazioni di Romani non erano che un ricordo.
L'Anfiteatro Flavio, o Colosseo, è il più grande e il più insigne dei monumenti romani, considerato attraverso i secoli come l'emblema della Roma pagana, il simbolo dell'eternità dell'Urbe, una città che aveva conquistato il mondo e formato una grande civiltà.
Il nome Colosseo, con cui lo si cominciò a definire sin dal Medioevo, secondo alcuni deriva dall'imponenza della sua mole, secondo altri invece dal Colossus Neronis, la colossale statua di Nerone (la più grande mai costruita in bronzo, oggi distrutta), che in origine si trovava nel vestibolo della Domus Aurea e che Adriano fece trasportare nei pressi dell'anfiteatro.
Sorge alla convergenza del Colle Palatino, del Celio e dell'Esquilino, in un'area paludosa che precedentemente aveva fatto parte dell'immensa Domus Area neroniana. Fu il maggior edificio adibito a spettacoli dell'antichità, nonché il più grande anfiteatro della storia antica. Per costruire questo enorme edificio si impiegarono più di 100.000 metri cubi di travertino.
Il Colosseo deve la sua primitiva denominazione di anfiteatro Flavio agli imperatori, appunto, della dinastia Flavia (dal 69 al 96 d.C.), per impulso dei quali fu iniziato e compiuto: la costruzione fu ordinata dall'imperatore Vespasiano nel 72 d.C., e fu inaugurato nell'80 d.C. dal figlio Tito Flavio. Domiziano gli aggiunse l'ultimo ordine di gradinate.
I lavori cominciarono appunto nel 72 d.C., e poiché la zona prescelta era quella occupata dal laghetto della Domus Aurea, il primo problema fu quello di prosciugare il terreno. Il sistema fognario che si costruì fu così perfetto che il Colosseo non ebbe mai, nel corso della sua lunga vita, cedimenti dovuti ad infiltrazioni d'acqua nelle fondamenta.
L'anfiteatro (cioè il doppio del teatro greco che era a pianta semicircolare e che era adibito a spettacoli tragici) ha una forma ellittica, vale a dire una forma quasi circolare chiusa. Rispetto al teatro greco, di cui rappresenta un logico svolgimento, presenta la differenza di avere un perimetro doppio per la ripetizione del semicerchio ed inoltre di presentarsi liberamente spaziante nell'aria (il teatro greco si presentava invece appoggiato alla collina quale naturale sostegno). In effetti in questa costruzione, come in altre di notevole valore, abbiamo il predominio assoluto della linea curva, che i Romani derivarono dagli Etruschi, ma che seppero sfruttare per l'acquisizione di un nuovo e più grandioso e solenne senso spaziale.
Con questo grandioso monumento si ebbe veramente la possibilità di poter far fronte a tutte le esigenze, sia di spettacolo, sia di spettatori.
Sconosciuto resta l'autore, anche se si attribuisce l'ideazione e la costruzione all'architetto Rabirio.
I diametri della cavea sono di m.188 e m.156, quelli dell'arena m.77 e m.47. La sua altezza era di circa m.57. La costruzione ellittica ha il perimetro esterno di m.527. Fu costruito in laterizio rivestito, in tutte le sue parti visibili, in pietra tiburtina, data la non molto grande distanza dalle cave di travertino, e in tufo, mentre i gradini erano in parte marmorei.
Si calcola che oltre 68.000 persone potessero trovare posto a sedere e 5.000 in piedi; uno dei problemi dell'architetto fu perciò quello di svuotare rapidamente e senza incidenti la cavea e costruì per questo scopo 80 vomitòria, cioè grandi scalinate d'uscita: grazie a queste scalinate anche quando il Colosseo era del tutto pieno il pubblico poteva lasciare l'edificio in circa 3 minuti.
In cima all'edificio correva una striscia libera, dove stavano appostati gli arcieri pronti a colpire le belve che fossero fuggite.
Quattro erano gli ingressi in corrispondenza degli assi principali; quello settentrionale, l'unico conservato, era l'ingresso principale e portava alla tribuna imperiale, collocata al centro del lato settentrionale.
Attraverso le 80 arcate del piano terreno, mediante scalinate si accedeva ai vari settori della cavea (spazio destinato agli spettatori): il pubblico non si disponeva a proprio piacimento, ma secondo regole precise, che dovevano servire a sottolineare il diverso ruolo che ogni classe sociale rivestiva nella società romana:
- il maenianum summum, o alta cavea, cioè la parte più alta delle gradinate, con gli ultimi gradini in legno, destinata alla plebe;
- il maenianum secundum, o media cavea, più basso, destinato alle fasce medie della popolazione;
- il maenianum primum, o bassa cavea, destinato alle cariche militari dello stato;
- il podium, destinato ai magistrati e ai senatori (le più alte cariche politiche); esso ospitava anche i palchi speciali, in marmo, dell'imperatore, delle sacerdotesse e dei dignitari di corte.
Sui gradini superstiti alcune iscrizioni indicano ancora oggi le categorie a cui erano riservati.
I diversi meniani erano separati tra loro da corridoi anulari, in senso orizzontale, detti praecinctiones. In senso verticale invece le divisioni fra meniano sottostante e sovrastante, venivano denominate baltei ed erano attuate per mezzo di muri. Su questi ultimi erano aperte numerose porte che, assieme ai vomitoria, servivano per l'accesso all'interno dell'anfiteatro.
L'arena, cioè la parte centrale del Colosseo, dove si svolgevano i giochi, era sorretta da un tavolato semicircolare, oggi perduto, che copriva un complesso sistema di sotterranei, dai quali potevano emergere le belve feroci e i gruppi di gladiatori. Era possibile, per mezzo di un complesso sistema idraulico, perfino far affluire le acque nel bacino dell'anfiteatro, trasformandolo in un lago per le finte battaglie navali (naumachiae). Vi era anche una speciale camera dove si portavano i combattenti morti o feriti, chiamata spoliarium. Un alto muro completamente liscio (per evitare che le bestie potessero arrampicarsi), protetto da una cancellata metallica, circondava l'arena in tutta la sua estensione e preservava dai pericoli delle bestie i gradini più bassi, dove siedevano i personaggi più autorevoli (cavalieri e senatori). Al momento dello spettacolo veniva fissata inoltre una robusta rete di protezione sormontata da zanne di elefante. Botole e pozzi mettevano in comunicazione l'arena con i sotterranei.
Ma nel Colosseo, oltre a battaglie navali e lotte fra gladiatori, avvenivano anche fatti ben più cruenti: infatti qui vennero suppliziati i primi cristiani, essendo in quei tempi la religione cristiana ancora contraddicente con le leggi dello stato. Pertanto, tutti coloro che erano stati condannati come appartenenti a tale culto e a cui era stata inflitta la pena di morte, venivano uccisi in questa arena, fornendo agli spettatori romani un nuovo svago e nuove emozioni. Essi venivano gettati nell'arena e abbandonati agli animali affamati che, tuttavia, non essendo abituati a cibarsi di carne umana, spesso si limitavano a mutilare i corpi senza finirli completamente. La morte sopraggiungeva poi, lenta e atroce, per dissanguamento. Il Colosseo perciò rappresentò un luogo di divertimento ideale che richiamava molto spesso una folla enorme da tutta la città e da quelle vicine.
Riassumendo, i principali spettacoli che ebbero luogo all'interno furono:
- i ludi gladiatori, cioè le lotte tra gladiatori, o tra gladiatori e bestie. A seconda del tipo di lotta e del modo di affrontarla i gladiatori avevano armi ed attrezzature diverse: vi erano, ad esempio, i retarii armati di tridente e di una rete con cui dovevano avviluppare l'avversario ed ucciderlo, i samnites con scudo e spadino. Chi usciva vincitore da questi scontri all'ultimo sangue diventava il beniamino del pubblico, riceveva ricchi premi e godeva di una larghissima popolarità. Non solo: poiché egli era, in genere, uno schiavo, un prigioniero di guerra o un criminale, spesso la sua abilità sull'arena gli fruttava anche la libertà.
- le venationes, cioè spettacoli di caccia. Erano condotte dai bestiari, cacciatori professionisti armati di una lunga lancia accuminata, che affrontavano ed abbattevano qualunque tipo di animale.
- le naumachie, cioè battaglie navali.
L'esterno del Colosseo è composto da quattro ordini sovrapposti, separati da cornicioni, così suddivisi:
- al piano terra 80 semicolonne con capitelli tuscanici (variazione etrusca del capitello dorico);
- al primo piano 80 semicolonne con capitelli ionici;
- al secondo piano 80 semicolonne con capitelli corinzi;
- all'ultimo piano un ambulacro coperto interno che è costituito esternamente da un muro pieno, con 40 finestre, scandito da lesene (semicolonne a fusto piatto) con capitelli corinzi.
La parte ultima della facciata, l'attico, era sormontata da statue oggi scomparse.
Era inoltre stato allestito un complesso sistema composto da 240 pali, sostenuti da una serie di mensole fissate all'ultimo piano, che reggevano le funi e i teli del velarium, un enorme telone che riparava i romani dal sole o dal cattivo tempo. Le funi del velarium erano fissate a terra a particolari sostegni.
Tra gli importanti spettacoli che si tennero nel Colosseo, famoso risulta quello dell'inaugurazione che durò 100 giorni e durante il quale perirono oltre 5.000 belve e qualche centinaio di gladiatori.
Celebri sono stati anche i giochi in occasione del primo Millennio della Fondazione di Roma, che si tennero nel 249: vi combatterono oltre 1.000 coppie di gladiatori e si sterminarono oltre 200 fra elefanti, tigri, alci, leoni, iene, giraffe, asini, cavalli selvatici, zebre ed ippopotami.
Nel 442 l'edificio subì i danni del terremoto e nel Medioevo venne sfruttato come una miniera di travertino.
Una galleria sotterranea collegava il Colosseo con il Ludus Magnus, principale caserma e luogo di addestramento dei gladiatori, situata immediatamente ad est.
Più volte restaurato nell'antichità, l'anfiteatro fu in uso fino al secolo VI. Occupato come fortezza di famiglia dai Frangipane (secc. VI-XI), fu poi abbandonato.
Nel 1590 fu elaborato da Domenico Fontana, nell'àmbito del piano urbanistico voluto da Sisto V, un progetto secondo il quale il Colosseo si sarebbe dovuto trasformare in una filanda di lana con annesse abitazioni per gli operai. Il progetto non fu realizzato per la morte prematura del pontefice.
Nel 1707 fu elaborato da Carlo Fontana un progetto per la trasformazione del Colosseo in un Foro destinato a ospitare una chiesa a pianta centrale. Nel secolo precedente Gian Lorenzo Bernini aveva già concepito un progetto analogo, e anche più tardi non mancarono proposte e studi di riadattamento dell'edificio.
"Taccia Menfi il miracolo barbarico delle piramidi; i Babilonesi cessino di vantare le loro mura; non si glorino gli Ioni effeminati per il gran tempio di Diana non sia vanto di Delo l'ara irta di corna, i Carii non portino alle stelle il mausoleo d'aerea struttura: ogni altra costruzione non regge al confronto dell'anfiteatro Flavio e la Fama nei secoli futuri parlerà solo di quest'opera."
(Marziale, Liber de spetaculis, I, 1)
Approfondimento redatto da Bresciani Umberto.
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