Giovani, film dei Mazieri

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Testo

Giovani film dei fratelli Mazieri
Giovani è un film girato a Parma e distribuito in tutta Italia a partire dal 17 Gennaio 2003. A mio modo di vedere non ha un genere ben preciso, ma, come si può dedurre dal titolo, pone in primo piano il mondo dei giovani e soprattutto le loro azioni. Il regista di questo film vuole trasmettere a noi spettatori il suo pensiero nei confronti di questa sezione di popolazione che tanto viene criticata, e per far ciò, racconta la sua vicenda attraverso due ventenni, Matteo (Davide Pasti) e Juliette (Gallianne Palayret), che ribattono pienamente le accuse rivolte ai giovani di oggi. Infatti tutti e due sono costretti a lottare con le unghie e con i denti per abbattere quei solidissimi ostacoli che la vita ha posto ad intralciare il loro cammino. Matteo conduce la sua vita da adolescente, condizionata da quello che è accaduto nella sua infanzia. Fin da quando era bambino infatti è stato costretto a convivere con la malattia di mamma Irene che in un modo o in un altro ha scombussolato la sua esistenza. Oramai raggiunti i vent’anni, è abituato a sentirsi ripetere che sua madre era stata ricondotta nuovamente in ospedale, ma, anche se con grandi sacrifici, tutte la volte che gli si poneva di fronte questo problema, rimaneva ogni minuto vicino a sua madre per sostenerla ed incitarla a tener duro, poiché senza di lei non avrebbe potuto continuare a vivere. In tutte queste sofferenze Matteo non è mai stato abbandonato dagli amici, anzi dall’ amico. Si infatti Ciccio, compagno d’infanzia, ha assistito Matteo in tutti i suoi problemi tanto che insieme a lui matura l’idea di porre fine alle sofferenze della madre iniettandole del veleno. In questa parte del film il regista, così facendo, introduce l’argomento eutanasia e allo stesso tempo il suo pensiero riguardante questa azione. Anche se i due amici tentano di uccidere Irene, sia l’uno che l’altro non riesce a sopportare quest’ immenso sforzo mentale che di conseguenza si riversa in un fallimento. Matteo, anche se non riesce a concepire che sua madre soffra quelle pene così agonizzanti, non ce la fa ad ucciderla poichè in realtà è sempre sua madre. Purtroppo però, dopo lunghe pene, Irene non riesce più a rimanere attaccata a quell’ultimo filo di vita che ancora le rimaneva in corpo, abbandonando definitivamente suo figlio. Da tutte queste cose quindi possiamo capire che Matteo è un ragazzo che ha sofferto molto durante la sua adolescenza ma, al contrario delle cattive voci che generalizzano su tutti i giovani, non si è mai fatto trasportare da cattive amicizie e ha sempre lasciato come primo valore della sua vita l’amore nei confronti di sua madre. Alla storia di Matteo è contrapposta quella di Juliette, ragazza francese venuta in Italia per perseguire i propri studi, che incappa in una maternità, frutto di una storia sbagliata con un professore molto più grande di lei. Convinta di se e forte delle sue decisioni, vuole tenere a tutti i costi il bambino che porta in grembo anche se in futuro questo non potrà possedere un papà come tutti gli altri. Juliette è assistita moralmente soprattutto da una persona che appare poco all’interno del film: Olga, colei che la ospita in casa propria e che la conforta nel suo grandissimo problema. Da lei Juliette, prima di ripartire per la Francia, riceve in dono delle perle non infilate, simbolo per Olga di un amore conclusole malamente, che poi la protagonista, quando riuscirà ad ottenere una tranquillità amorosa e soprattutto interiore, dovrà infilarle per renderle testimone di quella stabilità mentale. Quindi queste storie sono alla stesso tempo due prove di coraggio da parte di due giovani le cui strade si incrociano casualmente all’inizio e si intrecciano nel corso dell’opera. Appena aver concluso di vedere il film, il mio parere su questo era più che pessimo, ma dopo averne discuto in classe, anche per pochi minuti, ho capito il suo vero significato: ribattere le accuse che dicono solamente che i giovani non sanno prendere le proprie responsabilità e hanno sempre bisogno di un genitore che li controlli per non cadere in grossi problemi come quella della droga. Da questo film quindi si può dedurre che il pensiero del regista è contrario a quest’ accusa così infondata e lo fa capire a noi spettatori non mettendo nella scena un ragazzo senza la testa sulle spalle e uno che sa prendere le decisioni, ma due che, anche con grandissime sofferenze, riescono a continuare a vivere riuscendo quasi sempre a fare delle scelte corrette.
Leonardo Perugini

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