San Clemente

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SAN CLEMENTE

La basilica è dedicata a Clemente, terzo pontefice della storia, che secondo la leggenda dopo esser stato esiliato in Crimea fu gettato nel Mar Nero legato a un'ancora. La basilica originaria, costruita nel 385, fu distrutta nel 1084 dai Normanni. Fu riedificata nel 1108 da Pasquale II° sulle due chiese precedenti, che vennero riportate alla luce nel 1857. L'aspetto attuale della struttura fu conferito tra il 1713 e il 1719 da Carlo Stefano Fontana. Basilica Superiore L'ingresso è formato da un protiro del XII° secolo che immette in un quadriportico con colonne ioniche. La facciata tardo-barocca è opera di Carlo Stefano Fontana Pianta interna: a forma basilicale Navate: tre con absidi Presbiterio: sopra la cripta è collocato il tabernacolo sostenuto da quattro preziose colonne di pavonazzetto. Catino absidale: grande mosaico di scuola romana del XII° secolo raffigurante il 'Trionfo della Croce'. Sotto il mosaico 'Cristo, la Vergine e gli Apostoli' affresco ridipinto nel XIV°. Navata centrale: nel soffitto 'Gloria di S.Clemente', affresco di Giuseppe Chiari [1719] Alle pareti, sopra il cornicione: a destra 'Storie di S.Ignazio' a sinistra 'Storie di S.Clemente' affreschi eseguiti da Pier Leone Ghezzi, Giovanni Odazzi, Sebastiano Conca Al centro della navata è disposta la 'Schola Cantorum' del XII° secolo 1° cappella a destra: di S.Domenico, scene del santo attribuite a Sebastiano Conca A destra del presbiterio: monumenti di Giovanni Francesco Brusati scolpito da Luigi Capponi [1485] e del cardinale Bartolomeo Roverella scolpito da Giovanni Dalmata e aiuti. Cappella terminale di sinistra: 'Madonna del Rosario tra i Ss.Domenico e Caterina' di Sebastiano Conca [1714] e 'Madonna con Bambino e S.Giovannino' di Jacopo Zucchi.
Lungo la parete sinistra monumento del cardinale Antonio Venier attribuito all'ambiente di Isaia da Pisa. Sul lato sinistro: Cappella di S.Caterina, con gli affreschi di Masolino da Panicale, sua unica testimonianza romana, realizzati per il cardinale Branda Castiglioni tra il 1428 e il 1431 con la collaborazione di altri artisti, tra cui, forse, Masaccio. All'interno storie della vita di S.Ambrogio e di S.Caterina. Basilica Inferiore
Si raggiunge dalla sagrestia attraverso una scala decorata da frammenti di sculture provenienti dalla basilica del IV° secolo. Sul nartece s'intravede un affresco del IX° e due del XI° mentre lungo le pareti si alternano altri affreschi risalenti al basso ed alto Medioevo con scene della vita di Cristo. STORIA E ARTE

La comprensione della storia sociale dell'arte è fondamentale per poter comprendere e collocare ciò che vediamo in un contesto critico, in cui storia, filosofia ed arte camminano insieme. Il primo passaggio che modifica il significato dell'arte nella Chiesa come luogo di culto avviene dalla trasformazione della basilica paleocristiana in chiesa medioevale. Nel passaggio dall'alto al pieno medioevo, l'arte perde difatti la sua rigidezza e il suo impaccio, ma conserva il suo carattere profondamente religioso e spiritualizzato, e resta anche in seguito l'espressione di una società tutta pervasa dal cristianesimo e organizzata in modo solenne e composta. Ma la visione propria del Medioevo non è comunque il risultato del periodo precedente: l'arte paleocristiana infatti, non aveva ancora nulla della trasparenza dello stile romanico e di quello gotico. La spiritualità del paleocristianesimo in realtà era ancora quel generale, vago spiritualismo che aveva caratterizzato il paganesimo. Le forme dell'arte paleocristiana sono significative solo in senso psicologico, non metafisico: sono espressionistiche, non divinatorie. I grandi occhi sbarrati dei tardi ritratti romani esprimono una vita psichica intensa, intellettuale e affettiva; ma questa vita psichica è senza sfondo metafisico e in sé non ha nulla a che fare col cristianesimo. L'arte paleocristiana supera l'incertezza formale e l'impaccio solo dopo l'editto di Milano del 313 d.C, con Costantino che riconosce il Cristianesimo, quando diventa l'arte ufficiale dello stato e della corte, degli ambienti aristocratici e colti. Ora, in opere come il mosaico absidale di Santa Pudenziana, essa riacquista quell'armonia di cui ancora prima non voleva sentire parlare, ostile com'era al sensualismo classico. L'idea che soltanto l'anima è bella, e il corpo, come ogni cosa materiale, non è degna e contaminata, viene respinta, dopo il riconoscimento del Cristianesimo, almeno per un certo periodo di tempo. La Chiesa, divenuta potente e ricca, fa rappresentare Cristo e i discepoli in aspetto solenne e dignitoso. L'ideale cristiano non cambia però nel suo aspetto esteriore ma nella funzione sociale dell'arte. Per l'antichità classica, l'opera d'arte aveva un valore prevalentemente estetico, per il Cristianesimo essa ha un significato completamente diverso. Così nel Medioevo niente è superfluo: non c'è una scienza e un'arte che siano indifferenti alle fede. Anzi l'arte è lo strumento più prezioso per l'opera educativa della Chiesa, rivolta al popolo incolto che non riesce a comprendere i ragionamenti astratti e che per capire ha bisogno di una figurativa che gli trasmetta valori, principi, significati morali. I metodi compositivi e le forme provengono dall'Impero Bizantino e su questi, più tardi, avverrà quell'evoluzione stilistica che intrapresa da Cimabue condurrà a Giotto e al fermento innovativo della scuola fiorentina. Un passaggio importantissimo, da cui nasce la storia della pittura italiana ed europea. L'arte bizantina rappresenta Cristo come un Re, Maria come una Regina; l'uno e l'altro indossano vesti preziose, e siedono freddi, inespressivi e distanti sul loro trono. Gli angeli assistono e formano processioni severamente ordinate. Tutto è grande e possente, ogni elemento umano, soggettivo, è soppresso. Un rituale intangibile vieta a quelle figure di muoversi liberamente, di uscire dalle file, di volgere lo sguardo. L'uso dei colori è semplice, chiaro, distinto: tutto è contenuto in forti contorni ininterrotti, in colori puri, senza gradazioni. Alla fine del Duecento e al principio del Trecento, Giotto porterà così quell'innovazione pittorica che modificherà per sempre le forme e lo stile. Avviene un processo che si concreta, di fatto, nella progressiva liberazione dalla dominante cultura bizantina, ed è affrettato dal fatto che questa cultura ha ormai esaurito le sue possibilità di sviluppo, allo stesso modo che l'impero d'Oriente ha concluso il proprio ciclo storico e si avvia ineluttabilmente alla fine. Il processo è graduale e si compie a livelli diversi. Il processo di superamento della figuratività bizantina, avviene, in Toscana, ad un livello intellettuale più elevato che certamente è in rapporto con l'intensa, agitata vita religiosa suscitata dalla propaganda degli ordini religiosi. Il problema di fondo, di una riforma strutturale del fatto pittorico, si pone con Cimabue: la sua linea si tende in curve elastiche, sensibilizza a tal segno le zone di colore che separa, da esigere il termine medio di una variazione chiaroscurale, di una permeazione luminosa. Come nel suo Crocifisso, dove più che una forma umana idealizzata, [tipica della pittura bizantina] il Cristo è una trama spaziale che si configura come una forma umana. Ecco che Gesù nella pittura si fa uomo e ci trasmette la sua sofferenza, nel suo volto intravediamo le sue sensazioni. E' la grande rivoluzione filosofica che condurrà progressivamente alla diversificazione rappresentativa dell'iconografia cristiana e che avrà in Firenze il suo centro di sviluppo. Gli artisti introducono così, opera per opera, elementi innovativi, che rendono i personaggi religiosi e spirituali sempre più intensi, profondamente più vicini allo spettatore, più verosimili e reali. Un processo naturalistico che avrà il suo culmine con Leonardo, la sua armonia estetica con Raffaello, il senso del quotidiano con Caravaggio e che s'interromperà con il Barocco, nella seconda metà del 1600, quando si evade verso un'iconografia estatica, dominata da una luce soprannaturale, ai confini tra terreno e cielo. La raffigurazione del tema religioso, dal Barocco in poi, inizia a diminuire per un radicale cambiamento che avviene all'interno della società. Nel 1700 nascono e si affermano le prime vere e proprie forme di borghesia capitalistica capaci di dare vita a propri modelli di organizzazione civile e culturale. Nello stesso tempo l'Europa è investita dal fermento scientifico e dallo sviluppo del pensiero Illuminista, che nega l'esistenza di idee innate nella mente umana affermando che le nostre cognizioni sorgono dall'empirismo, ovvero dall'esperienza, ponendo le promesse del deismo, una religione personale. Nella metà del '700 si realizza nella cultura il distacco definitivo col mondo della tradizione, e l'intellettuale, l'artista, si trova così in una situazione in cui, divenuto autonomo, è invitato a contribuire allo sviluppo di modelli artistici nuovi. Ma l'autonomia dell'arte non coincide però con la raffigurazione della realtà bensì dell'affermazione dell'estetica, di una natura che tende ad essere abbellita, di una pittura incapace di suscitare emozioni e sentimenti poiché anche il senso del bello, come il buono, è fatto coincidere con il piacevole e l'utile. E' un'arte estremamente raffinata, sottesa di implicazioni intellettualistiche, in cui tutto diviene regola, annientando la genialità individuale, tipica del Rinascimento.

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