Materie: | Tesina |
Categoria: | Arte |
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Testo
La Facciata della Chiesa di
Santa Maria del Fiore
Claudia Lippi
La facciata della cattedrale di Firenze, opera dell’architetto fiorentino Emilio De Fabris, è in stile neogotico basilicale.
Il neogotico è lo stile architettonico che ebbe notevole diffusione nel XIX sec. con riprese delle forme proprie dell’architettura gotica., stile medioevale contraddistinto dall’uso generale dell’arco a sesto acuto, dalla volta a crociera costolonata e esternamente dall’arco rampante e dal pilone che lo sostiene. Il neogotico ripropone gli elementi architettonici e le invenzioni tecniche tipiche dello stile gotico, tutti protesi sulle verticali: contrafforti e archi rampanti, timpani e pinnacoli, guglie e torrette sono regolati da una logica che è l’espressione della medesima tensione che regge le strutture interne.
La prima pietra della nuova cattedrale fiorentina fu posta l’8 settembre del 1296, festa della natività della Vergine per volere di una Signoria popolana, la quale affidò l’incarico della costruzione al sommo scultore e architetto Arnolfo di Cambio , dedicandola, poco più’ tardi, al nome dalla Madonna e della Città e chiamandola “Santa Maria del Fiore”. Alla sua morte , Arnolfo aveva già dato forma alla nuova cattedrale, non solo nella facciata per la quale scolpi’ varie statue. Per vari anni dopo la morte di Arnolfo la Repubblica fiorentina fu occupata in avvenimenti politici che portarono a lotte interne e a ingenti spese di denaro pubblico, con la conseguenza che il proseguimento della fabbrica del Duomo fu sospeso. Nel 1358 si rinnovarono le attenzioni per la facciata, anche a livello cittadino, tanto che i Capitani di Orsanmichele, si offrirono di contribuire economicamente alla sua realizzazione. Triste fu il destino di questa facciata che anche buona parte del Quattrocento lasciò negletta. Ma non fini’ il VX sec. che nuovamente si tornò ad interessarsi della facciata e nel 1490 è la prima volta che i documenti parlano di rifare la facciata incompiuta della Cattedrale, conformandosi al nuovo stile del Monumento e del tempo. Ma l’esecuzione della facciata fra quelle proposte al concorso fu risparmiata da Lorenzo de’ Medici che consigliò di rimandarla a tempi più maturi. Successivamente fu indetto un nuovo concorso su volontà del Granduca Francesco I, ma anche questo non ebbe miglior esito di quello del 1491, e le ragioni della non realizzazione della facciata di Buontalenti sono anche da attribuirsi non tanto alla morte del granduca promotore , quanto alla diversità dei pareri espressi dagli artisti nella scelta del modello , nonché alle solite lotte spietate concorrenziali sorte tra di loro. La Cattedrale di Firenze ebbe solo nel’800 la sua facciata. In questa epoca di moti risorgimentali, si risvegliò anche l’idea del completamento del Duomo di Firenze e, dopo 5 secoli, in cui si distrussero e ricostruirono facciate , finalmente, si poté concludere un capitolo della storia dell’architettura fiorentina. I tre concorsi per la facciata nei decisivi anni 60 dell’Italia appena unita vedono la partecipazione delle massime personalità nel campo dell’arte e della critica. I concorsi furono una specie di prova del fuoco per il movimento neogotico italiano. Il nuovo promotore fu, questa volta, il presidente dell’accademia delle Belle Arti di Firenze Giovanni degli Alessandri che , nel 1822, incaricò il giovane architetto fiorentino Silvestri di eseguire un progetto per la facciata della cattedrale. Nel contempo erano nate aspre polemiche perché, senza bandire un concorso, era stato dato incarico ad un solo architetto di redigere il progetto della facciata. Ecco che vari architetti si affrettarono a dar forma alle loro idee, fra questi De Fabris produsse il suo progetto. Nel 1858 fu decisivo il parere del Granduca che optò per il concorso pubblico. Il concorso, la cui scadenza era fissata per maggio 1860, fu bloccato dagli importanti avvenimenti politici che seguirono ..la guerra contro l’Austria proclamata dalla Francia e dal regno di Sardegna; qualche giorno più tardi si formò un governo provvisorio con a capo Ricasoli. Dopo l’annessione di Emilia e Toscana al Regno di Sardegna, si ritornò sulla questione della facciata. Le sperimentazioni vertevano soprattutto sul monocuspidale o sul tricuspidale, ritenuti inadatti dalla commissione del concorso. Il bando per il secondo concorso, che fissava la scadenza della consegna all’aprile 1864, non dava nessuna indicazione per forme o coronamenti. Questo fu vinto da De Fabris, ma ciò suscitò giudizi contrastanti. Ecco che fu bandito nel 67 un nuovo concorso, il quale vide anch’esso la vittoria di Emilio De Fabris e la conseguente sollevazione di discussioni e polemiche. Marcucci presentò due progetti: uno cuspidale e l’altro basilicale. I disegni del Marcucci furono esclusi dall’esame collettivo della commissione che li inserì’ fra quelli non adatti al Duomo. Nel progetto tricuspidale è evidente la derivazione della struttura da Orvieto. I ricchi pilastroni e pinnacoli di quella cattedrale sono semplificati da Marcucci, dotandoli di una decorazione che si ispira al campanile. Il portale centrale, che deriva dal duomo di Siena, ospita un gruppo di altorilievo. La galleria orvietana è sostituita da una serie di fasce orizzontali, la cuspide maggiore è meno acuta. L’opinione pubblica era divisa e i risultati dei concorsi facevano sospettare che la vittoria del De Fabris potesse dipendere da una fortuita prevalenza di giudici al tricuspidale e per di più da stranieri. Come è testimoniato da un discreto numero di studi eseguiti nel tentativo di migliorare alcuni particolari del progetto, De Fabris svolse un intenso lavoro di perfezionamento seguendo in parte le indicazioni della commissione del terzo concorso. Il De Fabris si occupò immediatamente della provvista dei marmi servendosi delle cave di Prato e di Siena e Grosseto. Una grave malattia lo colse nel ’78 ma i lavori, accuratamente predisposti, proseguirono sotto la direzione di Del Moro, eletto ufficialmente in aiuto, che, alla morte del De Fabris, si disse tricuspidalista e si domandò cosa avrebbe capito il pubblico della prova nella quale sarebbero stati presentati i 2 sistemi di De Fabris. Si deliberò comunque l’esperimento e la pittura di due tele con i due sistemi di coronamento da esporle contemporaneamente allo scoprimento della facciata. Nel 1883 fu sistemato dal lato del campanile il coronamento orizzontale, dall’altro lato pinnacoli e cuspidi. Molti giornali riportarono la stranezza del fatto che un’opera cosi’ studiata dipendesse da un giudizio popolare. La prova con i due sistemi scatenò una serie di polemiche in quanto non a tutti piacque la scelta obbligata fra i due sistemi. Non fu solo per volere popolare che le cuspidi ebbero la peggio: molti critici e artisti si espressero in favore del basilicale. Similmente a molti progetti, nella facciata è presente un’impronta gotica, in particolare modo negli elementi ogivali sulle porte e nelle eleganti bifore, che si ispira al Duomo di Orvieto e a quello di Siena. In modo evidente deriva dalla chiesa senese il portale centrale sormontato da cornice e dalla chiesa umbra il rosone centrale.
(Duomo di Orvieto: la costruzione secondo il progetto arnolfiano venne condotta avanti fino al 1308, ma già’ forse prima di quell’anno si era pensato ad una facciata diversa da quella concepita da Arnolfo, se risale a tale epoca un disegno su pergamena (progetto monocuspidale) che ci presenta un progetto aspirato in parte a Giovanni Pisano e soprattutto nella zona superiore alle grandi cattedrali gotiche francesi. L’autore di questo disegno è probabilmente Ramo di Paganello, capomaestro del duomo orvietano.
Duomo di Siena: dedicato all’Assunta, intorno al 1290 Pisano aveva costruito la parte inferiore della facciata, mentre dopo circa un secolo Giovanni di Cecco, palesemente ispirandosi alla facciata del Duomo di Orvieto, completava la parte superiore del prospetto principale caratterizzato dal rosone centrale e dal coronamento tricuspidale)