STORIA SECONDO NOVECENTO

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Testo

IL BIPOLARISMO, L’ORGANIZZAZIONE DEI DUE IMPERI
Con la fine della seconda guerra mondiale l’Europa perde indubbiamente la posizione dominante, solo l’Unione Sovietica usciva dalla guerra in una posizione di grande prestigio militare e politico; le sue armate, insieme a quelle anglo-americane, avevano sconfitto il regime nazista. Essa rimaneva l’unica a potersi contrapporre all’altra grande potenza, gli USA, ormai egemoni al posto dell’Inghilterra.
Entrambe avevano dimensioni più continentali che nazionali e una struttura politica federativa.
Le due superpotenze si facevano anche portatrici di due visioni ideologiche contrapposte, quella americana, legata al modello della democrazia liberale, al liberismo economico e al pluralismo politico; quella sovietica, sostenitrice del modello collettivistico, fondato sul partito unico.
Tale contrapposizione trasformerà la carta geopolitica mondiale, dando vita ad un sistema bipolare, blocco comunista, con URSS, paesi dell’est europeo e Cina comunista; blocco occidentale, con i paesi europei che fanno capo all’egemonia statunitense.
Entrambi i blocchi si organizzarono economicamente, politicamente e militarmente.
Gli Usa si fecero promotori della creazione di nuovi organismi internazionali, atti a tutelare la stabilità mondiale.
Nel 1945 nasce l’ONU, a cui aderirono 51 paesi. Obiettivo dell’ONU è dirimere diplomaticamente i dissensi fra gli Stati. Si basa sull’Assemblea generale, composta da tutti gli stati membri,e il Consiglio di sicurezza, composto da cinque potenze, aventi diritto di veto Francia, Inghilterra, Usa, URSS(oggi CSI) e Cina, fino al 1975 solo l’isola di Formosa, perché in Cina vi era il regime comunista. Il Consiglio è composto anche da altre 10 potenze elette biennalmente.
Nel 1944, grazie agli accordi di Bretton Woods, nasce il Fondo Monetario Internazionale, atto a mettere a disposizione dei paesi una riserva valutaria mondiale, per assicurare sicurezza agli scambi.
Gli Usa acquisivano così un ruolo economico egemone a livello mondiale
Nel 1949 nasce il Patto Atlantico fra Gran Bretagna, Francia, Italia, Portogallo,Belgio,Olanda, Lussemburgo,Norvegia, Danimarca, Islanda, Usa, Canada. Nel 1951 aderiscono Grecia E Turchia, nel 1955 la Germania Federale. La NATO è un’organizzazione politico-militare permanente.
Il blocco orientale si organizza attraverso il Patto di Varsavia nel 1955, alleanza militare sotto totale controllo sovietico e il COMECON, nel 1949, patto di mutua assistenza economica, che pone sotto la direzione sovietica le economie dei Paesi a democrazia popolare e determina la più totale subordinazione della crescita economica dei paesi satelliti.
In risposta al Piano Marshall l’unione sovietica crea il Cominform, organismo centralizzato di informazione e collaborazione fra i partiti comunisti.
IL PIANO MARSHALL
Nel 1947 gli Stati Uniti varano un piano economico, che non mirava solo a coprire le necessità immediate, ma ad una ricostruzione globale delle economie europee. Il Piano Marshall permise in pochi anni a Francia, Inghilterra,Germania e Italia di riprendersi dalla crisi e di ricostruire. Il presidente americano Truman offrì il piano Marshall anche ai paesi dell’est europeo, che dovettero rinunciare per volere dell’Unione sovietica.
Il motto di Truman era CHI VOTA COMUNISTA VOTA CONTRO IL Piano Marshall, e così l’aiuto economico assumeva anche la funzione di egemonia politica nei confronti di chi aveva usufruito degli aiuti monetari.
Il Piano diveniva inoltre strumento di propaganda anticomunista, che ebbe larga diffusione negli Usa, grazie al senatore Mc Carthy.
Il maccartismo, definito così il movimento dal nome del senatore, si avvalse di radio e televisione per fare propaganda anticomunista. La classe operaia, la piccola borghesia e le masse rurali erano decisamente anticomuniste. Molte persone e anche personaggi dello spettacolo e della politica vennero accusati e denunciati di essere filocomunisti, e per questo allontanati, fra questi Charlie Chaplin. Il maccartismo rispondeva e dava voce alla tendenza isolazionista, presente in America fin dall’inizio del ‘800 e ribadita subito dopo la prima guerra mondiale.
Nel 1954, con l’accusa contro il presidente Eisenhower, Mac Carthy scompare totalmente dalla scena politica.
I due blocchi separarono il mondo con una vera e propria CORTINA DI FERRO fra occidente, contraddistinto da regimi politici parlamentari, sistemi economici liberistici, dialogo politico, giornali, mezzi di comunicazione; ed oriente, privo di democrazia, di organi parlamentari, di libertà di stampa, di opinione e di religione.
La Cortina di ferro viene concretizzata con l’erezione del Muro di Berlino nel 1961, che pone la Germania federale sotto l’egida degli Usa e la Germania democratica, sotto l’egida dell’Unione sovietica.
LA GUERRA FREDDA
La definizione dei due blocchi porta inevitabilmente a conflitti, ad una guerra non guerreggiata, una guerra fredda, in cui le parti si affrontano minacciandosi , incutendosi timore o indirettamente, fornendo armi ad altri Stati.
La guerra fredda o di Deterrenza (impaurire l’altro stato con massiccio acquisto di armi nucleari) inizia nella conferenza di Potsdam nel 1945, quando Truman annuncia a Stalin l’esistenza della bomba atomica. Stalin sperimenta la bomba atomica nel 1949, pur sostenendo l’ideologia della COESISTENZA PACIFICA, e accusando gli Usa di essere guerrafondai.
La guerra fredda e la coesistenza pacifica non servono a eliminare completamente le guerre tradizionali, ma solo a limitarle nella portata e nella dimensione.
I due blocchi si affrontano nelle guerre di periferia, ai margini del mondo. Le tre guerre più importanti sono la guerra di Corea, del Vietnam e del Golfo.
La guerra fredda terminerà teoricamente con la caduta del muro di Berlino nel 1989e effettivamente con l’intesa NATO-RUSSIA, nel 2002.
GUERRA DI COREA E RIANSCITA DEL GIAPPONE
Nel 1945 la Corea viene liberata dai Sovietici dall’occupazione giapponese, che durava dal 1910, e viene divisa al 38° parallelo indue stati: Corea del Nord, sotto un governo comunista, e Corea del Sud,con un governo nazionalista, sostenuto dagli Usa.
La guerra scoppia nel 1950, con l’invasione della Corea del Sud, da parte della Corea del Nord, sostenuta dall’Unione sovietica e dalla Cina di Mao.
I Russi e gli Americani, consapevoli dell’espansione che avrebbe potuto avere tale conflitto, lo mantennero nelle dimensioni locale.
Nel 1953, con un armistizio, si conclude la guerra e si mantengono i confini esistenti prima.
Dalla guerra di Corea trasse vantaggio il Giappone, che servì da base militare agli statunitensi e ricevette commesse militari per circa due miliardi e mezzo di dollari, con cui accellerò la sua ripresa economica.
Gli Americani, che prima consideravano il Giappone nemico,subito dopo il conflitto sentirono la necessità di conservarlo come amico.
Con un trattato di pace nel 1951 si pose fine al regime di occupazione americana.
Il Giappone , recuperata l’indipendenza, dette inizio ad una ricostruzione vertiginosa, tanto da divenire un forte colosso economico, oggi più che mai competitivo in ambito mondiale.
Dagli anni ’50 riprende la collaborazione con la Cina. La complementarietà fra le strutture economiche dei due paesi li ha portati ad una stabilità economica senza confronti.
Il Giappone è avanzatissimo dal punto di vista tecnico-industriale, ma dispone di un mercato interno ristretto; la Cina invece, arretrata tecnologicamente, dispone di numerose materie prime e di un vasto mercato.
GUERRA DEL VIETNAM
Il Vietnam, già appartenente all’Indocina Francese, era stato occupato dai Giapponesi, durante la seconda guerra mondiale.
Con la fine del conflitto i Francesi tentarono di ridurre nuovamente il Vietnam a colonia, ma la resistenza della popolazione li costrinse ad abbandonare le loro pretese. Nel 1954 i rappresentanti di Francia e Vietnam firmarono a Ginevra un armistizio, che riconosceva l’unità e l’indipendenza del Vietnam, ma rimandava l’unificazione effettiva del paese. Il Vietnam rimaneva così diviso in due stati al 17° parallelo.
Gli accordi di Ginevra non furono però riconosciuti dagli Usa, che si impegnarono sostenere dei governi fantoccio, insediati da loro nel sud del Vietnam.
Non si può determinare precisamente la data di inizio, perché effettivamente la guerra inizia lentamente e gradualmente, ma si dipana come uno degli atti più atroci della storia.
La Repubblica Nord-vietnamita, guidata da Ho Chi-minh , dall’Unione sovietica e dalla Cina popolare, si scontra con il Vietnam del Sud, appoggiato dagli Americani.
Malgrado le apparenze, non si trattava di una guerra fra due stati ma di una guerra civile per la liberazione nazionale, infatti le popolazioni del sud combattevano contro il governo e contro le forze militari statunitensi, attraverso un forte movimento di resistenza (Vietcong).
Questa guerra divenne ben presto impopolare e odiosa al resto del mondo e agli stessi Americani.
Nel 1973 a Parigi venne firmato l’armistizio con cui il Vietnam otteneva la propria indipendenza e la propria unità, sotto un governo comunista.
DECOLONIZZAZIONE E NEOCOLONIALISMO
I due decenni successivi alla seconda guerra mondiale sono gli anni in cui si realizza la decolonizzazione in Asia e in Africa, con modalità diverse, violente o pacifiche. Il processo è facilitato dall’indebolimento dei Paesi Europei,usciti dalla guerra con un ruolo politico assai diminuito. A questa generale debolezza dell’entità Europa, si aggiunge l’ostilità americana al dominio coloniale diretto, ostilità di radice ideologica, perché gli Usa erano stati una colonia, e di radice economico-politiche, poichè gli Usa volevano indebolire la sfera di influenza europea.
Favorevole alla decolonizzazione era anche l’Urss, in quanto essa rappresentava la possibilità di uscire dai confini europei.
Sullo scenario africano, asiatico e mediorientale si giocarono quindi non solo i destini dei Paesi soggetti a dominio coloniale, ma anche della spartizione mondiale fra le due grandi potenze.
Negli anni ’30 del 1900 si erano già formati in queste zone movimenti di liberazione, miranti però all’integrazione con i paesi dominanti, ma dopo il conflitto mondiale essi si posero come obiettivo l’indipendenza.
D’altra parte erano ormai impossibili da mantenere le forme di dominio economiche e politiche, erano costose da gestire, per l’amministrazione, l’apparato di controllo, e inadeguate economicamente al prevalere ovunque di economie liberistiche.
Le proposte di unificazioni fra madrepatria e colonia fallirono per tutti, tranne che per l’Inghilterra, che aveva coltivato da molti decenni la crescita nelle sue colonie di una classe dirigente locale in grado di subentrare a quella inglese e aveva praticato da tempo l’indirect rule, cioè una forma più mediata di dominio, trasformatosi in partecipazione indipendente al blando sistema federale del Commonwealth. Questa linea favorì il passaggio a forme di governo indipendenti e lasciò, con il ritiro delle amministrazioni coloniali, un’eredità di infrastrutture e di attività economiche, cosa che non avvenne dove il dominio coloniale si era realizzato sotto forma di sfruttamento selvaggio.
Il passaggio all’indipendenza delle colonie è stato definito storiograficamente e politicamente NEOCOLONIALISMO, SOSTITUZIONE DEL VECCHIO MODELLO DI COLONIA POLITICAMENTE ED ECONOMICAMENTE SUBORDINATA ALLA MADREPATRIA.
Il Neocolonialismo è una colonizzazione più selvaggia di quella precedente, in quanto rende le ex colonie incapaci di auto-gestirsi in ogni campo,prive di una direzione politica e di una classe dirigente valida. Il neocolonialismo in effetti determina un’ulteriore dipendenza e subordinazione, ma soprattutto rende tali territori l’immondezzaio del mondo capitalistico.
Intorno agli anni ’50 si diffonde il termine TERZO MONDO per delineare i paesi di Africa, Asia e America latina.
L’espressione mirava a distinguere queste zone dal Primo mondo, mondo europeo e nordamericano industrializzato, e dal Secondo mondo, cioè i paesi comunisti a economia pianificata.
Tale definizione inoltre si ricollegava direttamente al concetto di non-allineamento, cioè di una politica autonoma da quella dei due blocchi, che permettesse a questi paesi uno sviluppo indipendente e autonomo, politica lanciata alla Conferenza di Bandung, in Indonesia , nel 1955, da India, Egitto,Indonesia e Jugoslavia.
Il termine Terzo Mondo sembrava definire questi paesi come un’area specifica, caratterizzata da un progetto di sviluppo autonomo, qualitativamente diverso da quello europeo.
La nuova realtà ha cancellato la definizione di Secondo mondo e ha trasformato il Terzo mondo in paesi in via di sviluppo,PVS,DIVERSI FRA LORO SOTTO OGNI PUNTO DI VISTA.
E’ però emerso il Quarto Mondo, a designare i paesi in cui non vi è alcuna possibilità di sviluppo, perché mancano le strutture primarie.
E’ inutile sottolineare che la presenza di Terzo e Quarto mondo sono determinanti e necessarie per il sistema capitalista, che continua, al di là delle espresse volontà di azzerare i debiti, a promuovere scambi ineguali.
I paesi sottosviluppati esportano infatti nei paesi industrializzati le proprie materie prime a basso prezzo e importano dai paesi industrializzati i prodotti finiti a prezzi elevati. Il neocolonialismo non ha favorito l’equilibrio mondiale, ma lo ha volontariamente alimentato.
Nel 1947 ottiene l’indipendenza l’India, divisa però in due stati, L’Unione Indiana a maggioranza islamica e il Pakistan, nato in questa occasione, a maggioranza induista.
La Francia concesse l’indipendenza al Vietnam e All’Algeria.
L’AMERICA LATINA
L’America latina, comprendente l’America Meridionale,quella Centrale e il Messico, presenta caratteristiche assai diversificate per la molteplicità di etnie, culture, lingue e distribuzione territoriale. Sono però accomunati dalla povertà, non legata ad una vecchia struttura agraria in disfacimento, ma alla città e alle BIDONVILLES.
Una povertà che è stata accentuata dalla modernizzazione e dall’industrializzazione, che hanno creata una forbice fra ricchi e poveri.
La povertà in America latina è stata sovente attribuita al suo altissimo tasso di incremento demografico, che sfiora quello considerato tipico di un’esplosione demografica, dovuta ad un alto tasso di natalità, ad una diminuzione del tasso di mortalità infantile, dalla mancanza di emigrazione.
L’inurbamento ha determinato il passaggio dalla miseria rurale a quella delle bidonvilles.
Le risorse agrarie e minerali non mancano, ma l’America latina è totalmente dipendente dall’America per l’importazione di prodotti finiti e per il bisogno continuo di capitali stranieri.
L’America latina è inoltre stata teatro nel secondo dopoguerra di sommosse, colpi di stato e dittature.
Nel 1973 un colpo di stato in Cile ha determinato al caduta del presidente Allende e l’instaurazione del dittatore Pinochet.
Nel 1959 a Cuba prende il potere Fidel Castro, una sua prima riforma agraria determina l’ostilità americana. Nel 1961 dopo nuove misure di nazionalizzazione, lo scontro con gli Usa si indurisce e Castro decide di unirsi al blocco sovietico. Stati Uniti e Cuba rompono le loro relazioni, mentre l’Unione sovietica si impegna a comprare lo zucchero prodotto da Cuba, aggirando l’embargo imposto dagli Usa.
Nel 1961 scatta il piano della BAIA DEI PORCI, attuato dall’America sotto la presidenza Kennedy, per far sbarcare gli esuli cubani, addestrati dalla CIA, per riconquistare l’isola.
Gli esuli non trovarono alcuna appoggio nella popolazione e furono distrutti dall’esercito cubano.
DALL’URSS AL CSI
Gli anni che vanno dal 1945 alla morte di Stalin, nel 1953, sono quelli in cui il potere di Stalin si trasforma sempre più in una sorta di meccanismo di distruzione di ogni forma di opposizione all’interno dello stesso partito comunista, di chiunque incorresse nello sfavore o nel sospetto del dittatore e in cui si succedono purghe ed epurazioni.
In Russia, distrutta dal secondo conflitto,gli sforzi non vanno alla ricostruzione del tessuto connettivo della società, ma alla repressione, all’accentramento del potere, al potenziamento dell’industria pesante e in particolare degli armamenti.
Con la morte di Stalin nel 1953, viene varata una parziale amnistia e un addolcimento del codice penale. Iniziava il processo di destalinizzazione, mentre acquisiva sempre più potere KRUSCEV.
Kruscev riabilita Tito, a capo della Jugoslavia e stringe alleanza con Belgrado, bollata da Stalin come socialfascista. Il nuovo capo inoltre abbandona la linea monolitica della gestione dei rapporti con i paesi socialisti. Era ormai tempo di attuare un rapporto di alleanza che tenesse conto della diversità della scelte di ciascun paese.
Il XX Congresso del partito comunista , nel 1956, sancì il potere di Kruscev, che denunciò la concezione autocratica del potere di Stalin, le violazioni della legalità, i processi falsificati, le deportazioni, l’insicurezza e il terrore. In politica interna si avviò una liberalizzazione, cauta e graduale, iniziava il disgelo, si riduceva la centralizzazione e si addolciva l’economia socialista.
Molti paesi, come la Germania Est, la Romania, la Bulgaria, l’Albania scelsero la strada dell’immobilismo.
Nel 1956 in Ungheria si verifica una rivoluzione, repressa nel sangue dall’armata rossa.
La politica di Kruscev portò anche ad un conflitto fra Russia e Cina. Pechino non condivideva le direttrici del XX Congresso né il riavvicinamento alla Jugoslavia. Il conflitto non nasceva solo da una diversa interpretazione del comunismo, ma dal conflitto per la supremazia all’interno del blocco comunista. La rottura aperta tra Mosca e Pechino si raggiunse nel 1963, dopo la firma del trattato antinucleare tra i sovietici e gli americani, che i cinesi considerarono un cedimento all’imperialismo statunitense. Ciò inoltre implicava l’impossibilità dell’estensione dell’arma nucleare ai Cinesi.
Nel 1965 Albania e Romania scelgono di avvicinarsi a Pechino e di staccarsi da Mosca.
Nel 1964 il Comitato centrale del Pcus costringe alle dimissioni Kruscev, accusandolo di usare il potere in modo troppo autoritario e personale e di aver commesso numerosi errori in campo politico ed economico, sale al potere Breznev.
Nel 1968 scoppia la rivoluzione in Cecoslovacchia, placata dall’arrivo delle truppe del patto di Varsavia. In seguito alla destalinizzazione in Cecoslovacchia si era realizzata una progressiva liberalizzazione politica, che aveva determinato una trasformazione interna al partito comunista. Sotto la guida di Dubcek inizia la PRIMAVERA DI PRAGA, i mesi in cui avvennero discussioni, progetti di riforma, manifestazione di opinioni. Il contagio si estese alla Polonia. Il progetto che Praga proponeva era mantenere l’alleanza con Mosca, nella direzione di un socialismo aperto al pluralismo politico ed economico. Tale programma fu interpretato da Mosca come una minaccia e per questo venne attuata una vera e propria invasione della Cecoslovacchia, che tornò alla situazione iniziale.
Tra gli anni settanta e gli anni ottanta il partito comunista mantiene un potere totale , che investe ogni campo.
Il partito si regge in maniera rigidamente gerarchica, secondo il centralismo democratico proposto da Lenin. I membri dirigenti godevano di grandi vantaggi, mentre le notizie erano diffuse dall’organo ufficiale del partito PRAVDA, e quindi manipolate.
La società allora era proprio come l’aveva descritta Orwell in 1984, una società STRATIFICATA. Grandi erano le differenze fra gli iscritti e i membri del partito, fra i cittadini e i funzionari.Una società basata sull’immobilismo, senza incentivi di cambiamento. Il surplus esiste ma è destinato a determinate classi sociali, quindi non utilizzato per il progresso economico o l’incentivazione del lavoro.
Il settore privilegiato è l’industria bellica, tanto che negli anni settanta l’Unione sovietica supera l’America.
L’UNIONE SOVIETICA DI BREZNEV
Con Breznev si attenua la critica a Stalin, viene anzi riabilitato e termina quindi l’età del disgelo. Cresce la repressione del dissenso, aumenta il numero dei confinati nei Gulag, cresce la repressione nei paesi a democrazia popolare. Si assiste però anche ad una ripresa della guerra fredda, con l’invasione dell’Afghanistan nel 1979, a cui l’America risponde con un temporaneo congelamento della stipula degli accordi antinucleari. Mosca mirava a rendere l’Afghanistan totalmente dipendente da sé, un paese estraneo al blocco sovietico, evento nuovo nel panorama internazionale. Con la morte di Breznev nel 1982, il processo di dissoluzione del blocco comunista è già iniziato, stimolato dall’elezione di Wojtyla al soglio pontificio. Giovanni Paolo II stimola le forze cattoliche nel blocco sovietico e il suo sostegno fu determinante per la creazione in Polonia di un sindacato cattolico libero, SOLIDARNOSC,guidato da un ex operaio Walesa. Malgrado la repressione attuata da Jaruzelski e la soppressione di Solidarnosc, il movimento rivoluzionario era ormai in atto.
GORBACEV
Nel 1985, dopo due brevi presidenze di Andropov e di Cernenko, venne eletto Gorbacev, un uomo nuovo, che si rese immediatamente conto della crisi economica determinata dalla centralizzazione e dall’immobilismo e della crisi politica, sancita dalla sconfitta in Afghanistan.
Diventava urgente il problema delle riforme, di riformare il comunismo. Lo sforzo primario è rivolto al rinnovamento tecnologico, cosa che finisce per acuire invece che rallentare la crisi economica. L’aver raggiunto il punto di non ritorno dette la scossa necessaria al cambiamento di corso.
L’unica soluzione era di passare ad un’economia di mercato, osteggiata dal ceto burocratico dirigente, per il fatto che tale passaggio determinava necessariamente lo svuotamento di potere del vecchio ordine politico e l’avviamento alla democratizzazione politica.
Gorbacev intraprese, coraggiosamente e sostenuto da pochi, questa via.
Tale politica prese il nome di PERESTROJKA,RINNOVAMENTO. In giro di pochi anni si assistette alla distruzione o al forte ridimensionamento della polizia politica, all’affermazione della democratizzazione, di elezioni libere su lista unica, all’abolizione della censura, grazie all’introduzione della GLASNOST, TRASPARENZA, BUROCRATICA E DI INFORMAZIONE.
Il nuovo corso politico attuato da Gorbacev dette inizio a nuovi rapporti fra Usa e Urss, nel 1987 viene firmato un accordo per lo smantellamento degli euromissili e inizia il ritiro delle truppe sovietiche dall’Afghanistan.
Nella nuova atmosfera emersero però anche problemi gravissimi, che il vecchio autoritarismo aveva risolto con la repressione. Primo fra tutti il problema delle molte nazionalità comprese nell’Unione sovietica, che miravano ad ottenere l’autonomia, soprattutto i Paesi Baltici, Estonia, Lituania , Lettonia, e Cecenia.
Solo la Cecenia non riuscirà ad ottenere l’indipendenza, perché produttrice di petrolio. Mosca si rifiuta di perdere “L’Arabia dell’Est” e ciò scatena una guerra civile, che è in atto tutt’ora.
In Ungheria e in Bulgaria si crea un governo socialista, in Romania democratico e la Cecoslovacchia si scinde in Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca.
La politica di Gorbacev si concretizza effettivamente nel 1989 con la caduta del Muro di Berlino, la barriera fra i due blocchi, che determina l’unificazione della Germania. Attraverso un plebiscito si sancisce l’unificazione in Unione Cristiano Democratica sotto la presidenza di Kohl. Nella Germania orientale viene avviato un vasto programma di ristrutturazione e privatizzazione dell’industria, cosa che determinò un forte aumento della disoccupazione e una crescita dell’inflazione.
L’unificazione di fatto fu difficile, in quanto i Tedeschi occidentali consideravano arretrati quelli orientali e si sentivano superiori a loro, vennero anche prodotti serial televisivi, in cui si metteva in ridicolo l’arretratezza della Germania orientale.
Nel 1991 venne sciolto il Patto di Varsavia, mentre il prestigio di Gorbacev cresceva all’estero e diminuiva notevolmente all’interno. Proprio nel 1991 un gruppo di ministri, generali e burocrati tentò di impadronirsi del potere, facendo arrestare Gorbacev; il golpe fallì in quanto il Parlamento russo si oppose al tentativo di restaurare la dittatura comunista.
Cresce intanto il prestigio di Boris Eltsin, incitatore del popolo alla resistenza nel momento del golpe. Malgrado l’intervento di Eltsin, Gorbacev viene totalmente esautorato; il partito comunista, considerato responsabile del golpe viene messo fuori legge in gran parte delle repubbliche, l’Urss si scioglie.
Nasce la Csi, Comunità degli Stati Indipendenti, e sempre nel 1991 Gorbacev si dimette e per la prima volta sono indette le elezioni presidenziali. Eltsin è il primo presidente eletto, l’uomo nuovo, capace di iniziare pacificamente il trapasso alla democrazia e all’economia di mercato, ma ciò non fu affatto facile, soprattutto perché il potere del presidente cominciò fin da subito a logorarsi.
Nel 1992 viene varato un programma di rapida liberalizzazione dell’economia, quando in effetti i tempi non erano maturi e necessitavano di un graduale passaggio, dal momento che mancava la struttura fondamentale per l’avvio al capitalismo, la classe borghese.
Eltsin inoltre si trovò ad affrontare la Mafia russa, la criminalità organizzata prosperata proprio grazie alla crisi delle strutture statali e ai turbamenti inevitabili del trapasso all’economia di mercato.
Nel 1999 Eltsin si dimette e diviene presidente Putin, che concretizza il programma di occidentalizzazione ,ideato da Gorbacev e si avvicina all’America e all’Europa. Solo nel 2002 l’intesa NATO-Russia pone effettivamente fine alla guerra fredda e ha reso la Russia una potenza europea, alleata del blocco occidentale.
GLI STATI UNITI
Il dopoguerra rappresenta per gli Stati Uniti un periodo di straordinaria crescita economica e prosperità, dal 1947 cresce la popolazione e il prodotto interno lordo. Si afferma l’american way life, basato sul consumismo, che si diffonde in tutto il blocco occidentale.
La meccanicizzazione della produzione porta all’ampliamento del mercato e alla diffusione di prodotti standardizzati.
La televisione, i supermercati e i luoghi di divertimento diventano simboli di benessere, di libertà e di democrazia.
Nel 1960 inizia l’età di Kennedy, che promuove l’immagine di un’America attiva come gendarme del mondo, aperta a sostenere la lotta dei Paesi in via di decolonizzazione e pronta a combattere la povertà e il sottosviluppo, in modo che gli Stati Uniti entrassero in concorrenza con l’influenza comunista nel Terzo mondo.
Gli Stati Uniti sarebbero apparsi come la NUOVA FRONTIERA, la difesa della libertà contro disuguaglianza, povertà e oppressione.
Tale politica in effetti non si realizzò mai, per la poca forza e l’inefficacia del presidente, a cui veniva inoltre rimproverato l’intervento a Cuba, nella Baia dei Porci, nel 1961.
Con l’erezione del Muro di Berlino diminuisce ancora di più il prestigio dell’America, ormai di fronte ad un’Unione sovietica in grande espansione spaziale.
Nel 1962 scoppia la crisi dei missili, una crisi che fece rimanere con il fiato sospeso il mondo, in attesa dello scoppio di una guerra nucleare.
La Russia di Kruscev installò a Cuba una batteria di missili e li puntò sugli Stati Uniti. In effetti i missili sovietici a Cuba erano stati preceduti dai missili americani in Turchia, al limite dei confini fra i due blocchi.
Era in gioco però , più che la sicurezza il prestigio delle due superpotenze, entrambe desiderose di mostrarsi vincitrici. La situazione si risolse tramite un compromesso e con la messa al bando degli esperimenti nucleari.
Nel 1963 Kennedy veniva ucciso a Dallas, a lui successe Johnson, ricordato come il Presidente della guerra del Vietnam.
Nel 1968 Johnson si ritirò e gli successe Nixon, anticomunista, ma convinto di dover cambiare strategia internazionale. Nominò consigliere per la sicurezza Kissinger, che introdusse notevoli cambiamenti in politica estera. Egli concepì i rapporti internazionali in termini di stabilità, quindi il mantenimento delle due aree , sovietica e americana, ma anche l’accordo fra gli Stati dei due blocchi.
Un primo passo importante fu il riavvicinamento alla Cina comunista e la stipulazione degli accordi SALT sugli armamenti e sugli scambi commerciali e sul riconoscimento dei confini stabiliti. Allo stesso tempo Kisssinger osteggiava qualsiasi processo democratizzazione in America Latina.
Nel 1973 si verifica l’IMPEACHEMENT, per l’accusa rivolta al presidente Nixon e al suo entourage di usurpazioni di potere durante le elezioni, si aprì una commissione di inchiesta e cominciò a ventilarsi la possibilità di un’incriminazione. Nixon si dimette nell’agosto del 1974. Per tre anni ricopre la presidenza Ford e nel 1977 la presidenza tocca a Carter. Distensione e disarmo sono gli elementi chiave su cui si muove la politica di Carter. L’America cominciano a giocare un ruolo importante di mediatrice fra Israele e Egitto e raggiunge la pace di Camp David. Stringe un nuovo accordo sullo smantellamento degli armamenti con l’Unione sovietica.
Carter è però anche il Presidente che appoggia la dittatura sandinista in Nicaragua e si attira l’ostilità iraniana, dove intanto si era instaurato il regime dell’ayatollah Khomeini. L’invasione russa dell’Afghanistan seppellisce definitivamente la politica di distensione, promossa dagli Usa e mette in evidenza la debolezza della politica di Carter. Nel 1980 diviene presidente il repubblicano Regan.
I cardini della politica di Regan sono due: gestione economica liberista e l’ attacco al Welfare State da una parte e la lotta contro il mondo comunista dall’altra. Libertà economica e libertà politica erano strettamente connesse. Per Regan il mondo comunista era un vero e proprio impero del male, con cui non era possibile trattare in nessun modo, diveniva quindi priorità assoluta sostenere tutte le forze che lottavano contro il comunismo.
Venne bombardato Gheddafi nel 1986 a Tripoli, perché favorevole al terrorismo e venne inviata una flotta nel Golfo Persico.
Fra l’ ’85 e l’ ’87 l’avvento di Gorbacev determinò un avvicinamento fra le due superpotenze.
Nel 1988 viene eletto Bush, che prosegue la politica estera del suo predecessore, accredita la Russia di Eltsin, con cui si accorda per un’ulteriore riduzione degli armamenti.
Lo stesso FMI elargisce prestiti per far aderire al WTO sia Russia che Cina.
Dopo la Guerra del Golfo e il crollo dell’Unione sovietica, l’America di Bush appariva vincente sul piano internazionale, ma nel paese un decennio di politica repubblicana aveva portato alla crescita della disoccupazione e della povertà, del deficit e delle tasse. Molti economisti sostenevano che era iniziato il lento declino dell’economia americana.
Nel 1992 viene eletto Clinton, che realizza alcune innovazioni sia di sostanza sia di immagine, chiamando delle donne a posizioni di potere e prendendo posizione contro le discriminazioni per sesso e razza.
In politica estera Clinton, preso atto della fine della guerra fredda, mira a far assumere agli usa il ruolo di paese guida del mondo. Mantiene alto il suo sostegno alla Russia di Eltsin, interviene come mediatore nel conflitto arabo-israeliano, interviene in Bosnia e in Kosovo. La rielezione di Clinton nel 1996 è però favorita dalla ripresa economica, favorita dalla difficoltà del Giappone. In effetti Clinton raccoglie i frutti della politica liberista dei suoi predecessori.
Nel 2000 viene eletto il repubblicano Bush junior, che abbandona completamente la politica diplomatica di Clinton, chiudendo l’America in un isolamento “prezioso”, che le farà acquisire un nuovo nemico: IL MONDO ARABO.
LA CHIESA E IL MONDO CONTEMPORANEO
Il radiomessaggio di Pio XII nel 1944, segna la fine dell’ostilità della chiesa nei confronti della democrazia, manifestata agli inizi del ‘900. Tale cambiamento di indirizzo era determinato dall’esperienza dei regimi totalitari e dall’avanzata del comunismo. La democrazia liberale e i suoi principi appariva il partner ideale nel nuovo sistema mondiale, post-bellico.
Ma è soprattutto Giovanni XXIII a trasformare l’atteggiamento della Chiesa nei confronti della modernità.
L’atto decisivo è la convocazione del Concilio Vaticano II nel 1962, continuato poi sotto il pontificato di Paolo VI fino al 1965.
Il Concilio risponde alla stanchezza nei confronti di un cristianesimo attestato su una ferma opposizione ad ogni cambiamento, aprendosi a nuove forme di collegialità del corpo episcopale, ad un’inedita importanza ai laici, all’uso delle lingue nazionali nella liturgia al posto del latino, pur insistendo sull’autorità del Papa e sul celibato ecclesiastico.
Con il Concilio Vaticano II la Chiesa cattolica accetta il principio di libertà religiosa.
Determinanti sono anche le due encicliche MATER ET MAGISTRA, del 1961 e PACEM IN TERRIS, nel 1963.
La prima è in riferimento al colonialismo, o meglio al neocolonialismo, che non ha conferito libertà ma ha determinato un nuovo e peggiore sfruttamento; viene considerato inoltre come uno dei motivi fondamentali delle tensioni internazionali.
La seconda si esprime in merito al Comunismo,non avversato ma riconosciuto come una filosofia diversa dal cristianesimo, errante dalla verità cristiana, ma forse non in errore.
Questa definizione cerca di far breccia nell’Europa dell’est, in nome della pace mondiale, ma in effetti la Chiesa è totalmente schierata con il blocco occidentale.
Dopo il Concilio sarebbe dovuta sorgere una giornata di sole per la Chiesa,ma essa non aveva fatto i conti con la diffusione delle teorie marxiste presso le classi meno agiate e presso i giovani, che sia avviavano verso l’era della contestazione.
Cominciano ad essere criticati i rapporti fra Chiesa e regimi politici e il suo tacito assenso nei confronti della situazione del Terzo mondo.
L’avvento del Boom economico genera inoltre libertà comportamentali a cui la Chiesa non riesce a porre un freno.
Gli anni ’70 sanciscono il distacco totale fra morale cristiana e morale quotidiana, nel 1974 in Italia vi è il referendum sul divorzio e nel 1978 quello sull’aborto,entrambi introdotti.
La Chiesa vive un momento di crisi forte, che la allontana sempre di più dal mondo contemporaneo, in cui la morale cattolica non può più essere sufficiente per fare scelte di vita.
Nel 1978 sale al soglio pontificio Giovanni Paolo II, un polacco che rende la Chiesa un’istituzione di carattere mondiale. I numerosi viaggi del Papa ampliano il raggio d’azione dell’istituzione ecclesiastica, ormai disponibile a operare all’interno delle istituzioni mondiali, tanto da essere spesso considerata un partner affidabile. L’apertura del Papa nei confronti delle altre religioni, fa apparire la Chiesa meno cristallizzata sulle posizioni di un tempo. Questo però non significa che la Chiesa sia più intransigente, anzi l’intransigenza è aumentata per dimostrarsi non cedevole a compromessi contrari agli evangelici principi cristiani. La Chiesa moderna ha scelto una strada difficile, quella del volontariato, del dialogo, dell’apertura, senza arretrare sulle sue posizioni, dimostrando così ai giovani un volto gioviale ma fermo e per questo punto di riferimento sicuro.
Malgrado il Papa in occasione del giubileo del 2000 abbia chiesto perdono per gli errori commessi dalla Chiesa in passato, la Chiesa rimane la coscienza critica di un mondo problematico e spesso indifferente.
IL FONDAMENTALISMO
Il termine fondamentalismo è stato usato per la prima volta agli inizi del XX secolo negli Stati Uniti per indicare le correnti protestanti, che si dichiaravano ostili al mondo moderno in nome dei fondamenti della fede. Questa denominazione è stata estesa alle due altre religioni monoteistiche, ebraica e musulmana, per indicare dapprima movimenti religiosi, poi politici e sociali.
In ambito ebraico il fondamentalismo è diventato un partito politico, intollerante verso ogni modello diverso dal loro,il loro modello è lo Stato Teocratico, uno stato in cui l’autorità politica è esercitata dal potere religioso. Per affermare il loro modello i fondamentalisti ricorrono alla violenza.
Il fondamentalismo islamico mira a ripristinare il legame simbolico fra Stato e religione, fra etica religiosa e governo pubblico, nega pertanto la moderna separazione tra i due elementi importata nei Paesi Arabi dal mondo occidentale.
Questi movimenti rivendicano una rottura culturale con le logiche della modernità secolare, alle quali imputano tutte le disfunzioni delle società del Terzo Mondo, dalle ineguaglianze sociali al dispotismo, dalla disoccupazione endemica alla corruzione generalizzata.
IL ‘68
Negli anni ’50-’60, il mondo industrializzato vede un enorme incremento della frequenza in tutti gli ordini di scuole.
Non è solo effetto del baby boom, ma di scelte di governo,;l’istruzione viene ora considerata una delle forme più importanti di servizio sociale, le famiglie investono nella scuola, si aumenta l’obbligatorietà scolastica e si annulla la differenza fra gli indirizzi lavorativi e quelli di formazione culturale.
A tutto ciò non si accompagna un rinnovamento di metodi e di programmi, la cultura accademica e poco attraente e la scuola appare più un luogo di socializzazione che un luogo di formazione.
All’inizio degli anni ’60 cominciano le prime contestazioni, prima per il diritto allo studio e per gli sbocchi professionali, poi contro il mondo dei padri , che ha tradito gli antichi valori di democrazia.
Nel 1964, con l’assassinio di Kennedy e l’impegno crescente nella guerra del Vietnam, si ha la prima occupazione nell’università di Berkeley in California.
Nell’università si diffonde ben presto l’anti-autoritarismo, una critica feroce alla società , alla famiglia e alla scuola, per la rigidezza dei contenuti culturali e per la relazione docenti-studenti. Si contesta contro gli esami e i tradizionali meccanismi di rappresentanza.
Nasce l’assemblea studentesca e la didattica auto-gestita.
A partire dal 1966-67, con un picco nel 1968 l’occupazione si diffonde in tutti i paesi del blocco occidentale, a fare da collante è la protesta contro la guerra del Vietnam.
Ovunque gli studenti leggono Marcuse, ascoltano Dylan e nel loro linguaggio divengono termini base:soggettività, solidarietà, uguaglianza, libertà.
In Gran Bretagna il movimento degli studenti, piuttosto debole, resta ancora più separato, nasce il fenomeno dei Punk, mentre in Europa circola il libretto rosso, contenete i discorsi di Mao.
Gli studenti ben presto si resero conto che di fronte alla loro intransigente resistenza e di fronte alle bombe molotov, la polizia indietreggiava, mentre anche i governi cominciavano pensare ad una serie di riforme , che tenessero conto delle richieste dei giovani, promotori di un rinnovamento da tempo necessario.
La repressione comunque non mancò, sfociando in molte occasioni in vera e propria violenza, malgrado i movimenti studenteschi sia in Italia che in Germania si uniscono ai movimenti operai.
Studenti e operai in Francia si uniscono dando vita al famoso MAGGIO FRANCESE, a cui De Gaulle rispose con un accordo con i sindacati e con un vistoso aumento salariale. Si chiudono gli scioperi e si attua una riforma scolastica.
La fine del Maggio francese spinge gli altri movimenti di contestazione a percorrere la via delle fabbriche, secondo l’ideologia marxista. I militanti scelgono di confluire in partiti di sinistra o anche la via del terrorismo.
I movimenti studenteschi si formano in Italia dopo la riforma del 1963, con cui la scuola media si unifica e scompare quella dualità formativa, che segnava una netta distinzione di classe.
Si afferma immediatamente dopo l’università di massa, gli iscritti si moltiplicano ed è proprio nelle università che germoglia la contestazione; centri propulsori sono l’università di Milano, Torino e Roma.
L’opposizione degli studenti italiani è rivolta essenzialmente al PCI, ormai parlamentarizzato e al modello di modernità dell’Italia del benessere. Si denuncia la cultura borghese.
Nel febbraio del ’68 tutte le università sono occupate da giovani dai capelli lunghi, con vestiti trasandati, con gonne cortissime.
Ogni tabù borghese viene attaccato attraverso i comportamenti e il modo di vestirsi.
Il primo reale scontro è a Roma, a cui seguono feriti e arresti.
L’anno scolastico è bloccato, nasce il sei politico.
Alla contestazione si devono accostare al nascita del movimento femminista e degli omosessuali.
Nel 1969 gli studenti si uniscono ai metalmeccanici, la loro protesta da frutti consistenti: si ottengono le 40 ore settimanali, lo statuto dei lavoratori e una carta dei diritti.
I sindacati ottengono grande potenzialità.
Il sessantotto degli studenti è stato come il 1848, una rivoluzione fallita, il sistema infatti regge e così il comunismo, la massificazione, le forme della politica, svanisce il sogno universalista e terzomondista.
Il ’68 ha determinato inoltre una nuova coscienza delle libertà e stili di vita più aperti, una diminuzione di rispetto verso lo stato e di dipendenza dalle ideologie politiche e religiose. Dal punto di vista politico il ’68 ha creato nuovi focolai di conflitto nell’occidente e nell’est europeo, nei rapporti fra uomini e donne fra neri e bianchi, fra giovani ed adulti.
Non si deve inoltre dimenticare la nascita nel ’70 di movimenti terroristici in Italia e in Germania.
La conferenza ONU antimafia
Con Tangentopoli e il processo Andreotti,cade a poco a poco la Mafia, COSA NOSTRA di Totò Riina, non solo grazie alla magistratura,ma per la diserzione degli UOMINI D’ONORE, stanchi delle continue guerre a cui il capo li spingeva. L’eliminazione di Riina non ha posto fine al sistema mafioso,lo ha anzi rinnovato e reso invisibile. Scomparsi gli uomini più noti, la CUPOLA ha continuato indisturbata a riorganizzarsi e a reinserirsi nel mondo globalizzato.
Dalla fine degli anni ’90 la mafia ha smesso inoltre di essere considerata un fenomeno circoscritto all’Italia, per questo l’ONU ha ritenuto fondamentale creare una rete globale di lotta alla mafia, organizzazione criminale senza confini.
Nel 2000 Palermo, centro per eccellenza mafioso, è divenuta il centro della lotta alla mafia, non solo italiana, ma internazionale.

IL PROCESSO ANDREOTTI
27 MARZO 1993
Vengono inviate al Senato 246 pagine,dove si accusa Andreotti di CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE MAFIOSA.
I magistrati sono convinti che il loro non è solo un sospetto.Guida il tutto Giancarlo Caselli.Il 16 aprile Balduccio Di Maggio racconta del bacio fra Totò Riina e Andreotti.Il senato dà quindi autorizzazione a procedere.
Di Maggio diviene il simbolo stesso del processo ad Andreottti,il testimone oculare per eccellenza,colui che riassumeva in sé le accuse di altri 50 pentiti.
Il “fuoriclasse” del pentitismo conferma l’incontro Andreotti-Riina. Lo ha fatto senza incertezze,senza tentennamenti.
Un bacio,anzi due,uno sulla guancia destra,uno su quella sinistra.
Di Maggio è un animale a sangue freddo,l’unico pentito che non si scompone dinanzi al frenetico incalzare delle domande della difesa.
Due anni dopo quando torna davanti ai giudici Di Maggio però arranca,non sente o non capisce le domande,sembra che non voglia rispondere.
Intanto Di Maggio è tornato in libertà e ha riorganizzato la sua Cosca mafiosa.
Intercettate le sue telefonate dalla polizia, viene arrestato di nuovo e il pentito perde di credibilità.
1994
Le carte processuali si arricchiscono di nuovi particolari.
Parla Gioacchino Pennino,medico e contatto fra i Corleonesi e la politica.
Si parla per la prima volta di un vassoio d’argento,presunto dono di Andreotti alla figlia di Nino Salvo.Regalo mai trovato.
Questo elemento porta i PM a credere che Andreotti conosceva i Salvo. Andreotti nega tutto.
21 MAGGIO 1994
La procura di Palermo cambia il capo d’accusa contro Andreotti, non più concorso esterno in associazione mafiosa ma ASSOCIAZIONE A DELINQUERE SEMPLICE E DI STAMPO MAFIOSO.
1995
Andreotti viene rinviato a giudizio. A settembre nell’aula Bunker si incontrano Andreotti e Caselli.
1998
Balduccio Di Maggio viene arrestato.
1999
Requisitoria dei PM Lo Forte e Scarpinato.
Vengono chiesti 15 anni di reclusione per Andreotti.
Per sei mesi la parola passa alla difesa che mette in dubbio la credibilità di Di Maggio.
Andreotti ribadisce di non conoscere i Salvo.
23 OTTOBRE 1999
Andreotti viene assolto perché il fatto non sussiste.
La bufera si abbatte su Caselli e Violante(Presidente della Camera) che avevano voluto ad ogni costo il processo,basandolo esclusivamente sulle dichiarazioni dei pentiti,pentiti che si contraddicevano e che continuavano ad uccidere sotto protezione. Inoltre le rivelazioni dei pentiti non erano mai state verificate,né riscontrate.
Cadono gli dei con la toga,finisce l’era dei giudici e quella dei pentiti.
VIOLANTE PREIDENTE NEL ’93 DELL’ANTI-MAFIA
CASELLI STATEGA DELL’INCHIESTA
LO FORTE RACCOGLIE IN USA LE “VERITA’” DEL BOSS BUSCETTA
SCARPINATO PILASTRO DELLA PUBBLICA ACCUSA
Buscetta definisce Andreotti l’entità,l’essere supremo,il punto di riferimento nazionale di Cosa Nostra,il suo ruolo preciso a Roma è quello di “aggiustare” i processi in Cassazione:La cosa che sta più a cuore a Cosa Nostra.
I Boss si rivolgono ai cugini Salvo,questi contattano Lima,Lima controlla Andreotti,Andreotti contatta Carnevale,presidente della prima sezione penale della Cassazione.
Carnevale però,stranamente,resta fuori dal processo.
Buscetta afferma inoltre che Mino Pecorelli,redattore e direttore di OP(Osservatorio Politico)è stato ammazzato per ordine di Bontade e Badalamenti su richiesta dei Salvo per fare un favore ad Andreotti.
Il Generale Dalla Chiesa,infatti,aveva trovato certe carte scritte da Aldo Moro,durante la prigionia delle BR,compromettenti per Andreotti.
Dalla Chiesa prima le aveva nascoste,poi passate a Pecorelli,che minacciava di pubblicarle.
Secondo Buscetta il caso Dalla Chiesa e Pecorelli sono intrecciati,poi però non parlerà più di ciò,addirittura negherà di averlo detto.
Caselli,a differenza di Falcone,segue la scia di ogni affermazione dei pentiti,senza mai prendere veri e reali provvedimenti.
Quando Falcone aveva scoperto collusioni fra Carnevale e mafia,lo aveva rimosso dal suo posto al momento giusto,senza accuse di corruzione.Falcone inoltre aveva già verificato che Andreotti non risultava fra gli invitati,al matrimonio della figlia di Nino Salvo.
A sua volta Balduccio Di Maggio continua a parlare del bacio fra Andreotti e Riina e quindi torna libero. Vengono intercettate telefonate in cui rassicura il padre sul fatto che nessuno lo accuserà dei delitti commessi,perché altrimenti racconterà che gli sono state estorte false rivelazioni su Andreotti.
Brusca(stretto collaboratore di Riina) afferma che a lui non risulta il bacio fra Andreotti e Riina. Brusca sostiene la sua posizione con fermezza e mette sull’avviso i giudici di Palermo sul fatto che Di Maggio,malgrado pentito,si sta riorganizzando e sta uccidendo.Invece di verificare le sue affermazioni i giudici accusano Brusca di calunnia.
Il processo di Andreotti intanto si trascina fra Palermo e Perugia.
Buscetta scrive:”Non ci possono essere tre o quattro procure a interrogare un pentito.Aveva ragione ancora una volta Falcone a immaginare una procura nazionale, una vera super-procura. Con la morte di Falcone una storia è finita.Ora bisogna scrivere un’altra storia.”
PERCHE’ UN PROCESSO A PALERMO E UNO A PERUGIA?
Andreotti avrebbe dovuto essere processato a Roma,avrebbe potuto essere giudicato dal tribunale dei ministri.Menti raffinate però escogitano un duplice inghippo.
1)Trasformano l’accusa in concorso esterno in associazione mafiosa sic et simpliciter,ciò perché inizialmente i rapporti con la mafia toccavano anche il campo legislativo.
2)Andreotti avrebbe favorito la mafia non in quanto membro del governo e del Parlamento,ma in qualità di capocorrente.
In Sicilia la corrente andreottiana era guidata da Salvo Lima,che faceva favori alla mafia in cambio di voti,facendo intervenire Andreotti da Roma,quando era necessario.
Quanto all’omicidio Pecorelli,non era stato un omicidio di Cosa Nostra,ma un omicidio personale di Bontade e Badalamenti, un favore speciale fatto da i due mafiosi ad Andreotti.
Per questo i due processi non potevano essere unificati,quello per omicidio avrebbe oscurato quello per associazione mafiosa.
Neppure il processo Pecorelli poteva restare a Roma,perché un nuovo gruppo di pentiti,quelli della Banda della Magliana aveva accusato di complicità nel delitto il senatore Claudio Vitalone,magistrato in aspettativa.
Dovendosi giudicare un magistrato di Roma e non potendo un magistrato essere giudicato nel distretto di competenza,il processo è finito a Perugia,il distretto più vicino.
IL processo di Perugia è diventato un doppione di quello di Palermo e si è perso per strada il movente dell’accusa.
Andreotti a Perugia afferma che i due diversi memoriali di Moro,inerenti la sua attività illecita,sono identici.
Cade anche questo movente. Ne viene cercato un altro negli assegni dati da Andreotti al Patron del Cantagiro per organizzare una manifestazione canora per la propaganda della DC.
Andreotti smonta anche questo movente e afferma che non aveva capito che Pecorelli si riferisse a quegli assegni,visto che Pecorelli parlava di assegni per 2 miliardi,i suoi ammontavano a meno di 150 milioni
25 SETTEMBRE 1999
Andreotti viene assolto a Perugia.
Palermo afferma che a Perugia i pentiti parlavano per de relato (per sentito dire),quelli di Palermo avevano visto con i loro occhi.
Ma sia Badalamenti che Buscetta affermano che determinate dichiarazioni,firmate sui verbali da Caselli e altri 7 magistrati,non sono mai state fatte.
Buscetta,dopo l’assoluzione a Perugia,sostiene dunque che l’omicidio Pecorelli era stato commesso da Cosa Nostra,ma non aveva mai detto che era stato perpetrato per opera di Andreotti.
Caselli non ha mai smentito ciò.
Secondo Andreotti non c’è mai stato un vero complotto ma una suggestione che ha messo in moto tutto il processo.
I MOTIVI DELL’ASSOLUZIONE
PROVE INSUFFICIENTI:La prova della responsabilità penale dell’imputato è risultata insufficiente,contraddittoria e in alcuni casi del tutto mancante.
RAPPORTO CON I SALVO: Per il Tribunale Andreotti risulta aver rapporti con i Salvo ma non per adesione al sodalizio mafioso.
COSA NOSTRA: Non possono ravvisarsi condotte di sostegno all’associazione mafiosa nell’atteggiamento tenuto dal senatore Andreotti nei confronti della criminalità organizzata.
INCONTRI MAI AVVENUTI: Il tribunale ha ritenuto non provati gli incontri con i Boss Bontade,Santapaola e Greco.
IL BACIO CON RIINA:Riguardo al bacio c’è un insanabile contrasto tra le fonti di prova e palese contraddittorietà.
AMICIZIA CON SINDONA E LIMA: Con entrambi Andreotti aveva rapporti di amicizia e non di stampo mafioso.

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