L'età del welfare State (1945-1979)

Materie:Riassunto
Categoria:Storia
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Testo

L’età del welfare State (1945-1979)
La svolta keynesiana del New Deal
Roosevelt e il New Deal
Franklin Delano Roosevelt, eletto presidente nel 1932, appartenente al Partito democratico, già nel corso della campagna elettorale aveva ostentato la volontà di fronteggiare la crisi e così, senza trasformare la struttura economica del paese, affrontò la situazione deciso a strapparla al dominio esclusivo dei privati. I primi interventi segnarono la fine dell’assoluto liberismo e l’avvio di un nuovo corso economico (New Deal) caratterizzato da un circoscritto intervento dello Stato. Con la collaborazione di un gruppo di economisti e politici (brain trust) Roosevelt mise a punto un programma di importanti interventi legislativi.
Elementi della politica keynesiana del New Deal
Secondo l’economista John Maynard Keynes, per combattere le tendenze recessive che periodicamente si formano nel mercato, lo stato deve stimolare la crescita della domanda interna, attraverso tre tipi di strumenti:
a) aumento della spesa pubblica a favore delle imprese (commesse statali e lavori pubblici) e dei consumatori (sostegno al potere d’acquisto dei consumatori con l’espansione della spesa sociale);
b) misure di regolamentazione del mercato (tariffe doganali protezionistiche, regolamentazione dei prezzi, dei salari e dei livelli di produzione);
c) misure fiscali e monetarie (tagli alle imposte, variazioni del tasso d’interesse, svalutazioni).
Il New Deal si basò sulle principali voci della tesi keynesiana:
1) aumento della spesa pubblica:
a) commesse statali e lavori pubblici, come i lavori nella valle del Tennesse (Tennesse Valley Authority, TVA) che consistettero nella ristrutturazione di un’area geologicamente degradata e colpita gravemente dalla crisi. Si intervenne con i rimboschimenti e con la canalizzazione dei corsi d’acqua; con l’impianto delle centrali idroelettriche e la graduale industrializzazione del territorio;
b) spesa sociale, con l’istituzione della WPA (Work Progress Administration, 1935), organizzazione che lottò contro la disoccupazione e riuscì ad ottenere l’assegnazione di un salario per ogni provvisoria occupazione offerta dall’amministrazione ai disoccupati, al posto degli umilianti assegni di beneficenza. Il SSA (Social Security Act) istituì un sistema di assicurazioni contro la disoccupazione, l’invalidità e la vecchiaia; inoltre furono riconosciuti per legge i sindacati, aumentarono i salari e diminuì l’orario lavorativo, furono concessi prestiti per l’acquisto delle case e per sussidi di disoccupazione, oltre al varo di un imponente piano di lavori pubblici, facendo si che fossero poste le basi del welfare State;
2) misure di regolamentazione del mercato interno, l’AAA (Agricultural Adjustement Act) offriva agli agricoltori un sistema di crediti e di premi e li invitava a diminuire la produzione per contribuire al rialzo dei prezzi del mercato, mentre il NIRA (National Industrial Recovery Act) proponeva alla imprese codici si comportamento che evitassero gli eccessi della concorrenza e le autorità pubbliche premiavano la loro accettazione; e del commercio estero con tariffe doganali protezionistiche;
3) misure monetarie e finanziarie, si procedette alla svalutazione del dollaro con l’intento di ridurre il volume dei debiti e di rendere più competitive le esportazioni; inoltre venne ristrutturato il sistema creditizio, ponendo sotto controllo la Borsa, il mercato azionario, le banche.
Conseguenze e critiche del New Deal
Nel 1934 si iniziarono a registrare i primi cambiamenti: i prezzi accennarono a risalire e la produzione aumentò notevolmente. Le misure intraprese dal New Deal provocarono critiche sul piano tecnico e politico. Si rimproverava ai pubblici poteri di aver interferito con gli affari e gli interessi privati, violando i principi costituzionali. Nonostante la sentenza della Corte Suprema contro alcuni provvedimenti del governo, le grandi organizzazioni sindacali e l’opinione democratica continuarono ad appoggiare il nuovo piano economico. Tra il 1937 e il 1938, nonostante l’ancora elevato tasso si disoccupazione, la politica del New Deal poteva considerarsi conclusa non soltanto per i successi conseguiti, ma anche perché l’avvento della guerra suscitava nuovi problemi ed esigenze diverse.
Le basi del welfare State
Come visto alcune misure del governo posero le basi del welfare State, bloccando la tradizione liberale individualistica e riconoscendo i diritti sociali dei cittadini. Negli anni seguenti furono realizzati interventi in materia di legislazione del lavoro, di politica sociale, oltre a misure di controllo nei confronti delle grandi aziende.
Il trentennio glorioso e la crisi degli anni ‘70
Il boom del 1945-1973
L’epoca del boom economico
Gli anni tra il 1945 e il 1973 furono caratterizzati da un’espansione dell’economia mondiale a ritmi vertiginosi. La produzione e il commercio mondiale di manufatti crebbero notevolmente come la produzione agricola mondiale. L’espansione del trentennio glorioso riguardò soprattutto i paesi capitalistici sviluppati (Stati Uniti e Canada, Europa occidentale, Australia, Giappone, più tardi Corea del Sud, Hong Kong e Singapore), i quali rappresentavano circa tre quarti della produzione mondiale e più dell’80% dell’esportazione dei prodotti finiti.
Il mondo del capitalismo avanzato aveva attraversato una fase unica della sua storia (trentennio glorioso o il quarto di secolo di Età dell’oro).

Fattori e conseguenze del boom economico
Il boom postbellico delle economie capitalistiche fu favorita da tre fattori:
1) trasformazione dei rapporti tra stato e società, che fu determinata:
a) dall’affermazione di politiche economiche keynesiane;
b) dalla nascita del moderno welfare State;
2) riorganizzazione dei rapporti economici internazionali, che si manifestò:
a) nella nascita di un governo mondiale dell’economia;
b) nella ristrutturazione dell’economia europea;
c) nello sviluppo delle multinazionali;
3) sviluppo delle basi materiali dell’economia mondiale, grazie a:
a) uno straordinario sviluppo demografico;
b) espansione delle fonti di energia a basso costo;
c) una nuova fase di sviluppo tecnologico.
Il boom del trentennio glorioso determinò a sua volta una vera e propria rivoluzione culturale, che si realizzò con l’espansione dei consumi di massa e la diffusione di nuovi stili di vita, nell’ambito della civiltà dei consumi.
Le politiche Keynesiane e il Welfare State
Le Politiche Keynesiane
L’età dell’espansione postbellica fu caratterizzata dalla prevalenza di politiche economiche di orientamento keynesiano che aveva iniziato ad affermarsi all’epoca del New Deal. Lo stato (Eccetto Hong Kong) cominciò ad esercitare un controllo sempre maggiore sulla vita economica, si affermò l’idea di una programmazione economica volta a sostenere lo sviluppo della produzione anche nei periodi di recessione. La programmazione si serviva delle tre leve fondamentali del pensiero keynesiano:
1. L’aumento della spesa pubblica per gli investimenti e i servizi sociali;
2. La regolamentazione del commercio estero, dei livelli di produzione e dei rapporti tra datore di lavoro e salariato;
3. L’impiego dell’imposizione fiscale e delle riserve monetarie per sostenere la crescita
L’intervento dello stato comportò un uso sempre più spregiudicato del deficit spending, il deficit di bilancio divenne una costante di lungo periodo provocando un costante indebitamento pubblico. La tendenza all’espansione economica e all’aumento progressivo della spesa pubblica-determinato dalle spese per il walfare state e negli USA da quelle militari-favorirono ad un aumento della pressione fiscale distribuito con criteri progressivi,permettendo una riduzione delle più macroscopiche disuguaglianze di reddito. Da queste tendenze ne usci un sistema economico capitalistico ristrutturato, un capitalismo sociale un economia mista pubblico-privata che consenti agli stati di procedere più facilmente sulla via della modernizzazione. Si può parlare di una storia di industrializzazione sostenuta, controllata, guidata e gestita dai governi in Europa e anche in Asia.
La nascita del Walfare State
La svolta keynesiana fu associata alla formazione del walfare state (“stato del benessere”, “stato sociale”,”stato assistenziale”). L’espressione walfare state ha assunto due significati diversi:
1. Legato allo specifico settore della legislazione e dell’amministrazione degli stati moderni che si occupa della realizzazione di servizi sociali di primaria importanza. Le prime forme di stato sociale risalgono alla fine del XIX con la Germania di Bismarck.
2. Si intende organico sistema di politiche economiche e sociali la cui affermazione può essere fatta risalire all’azione dei governi socialisti inglesi e scandinavi del dopoguerra (→ 2.1).
Questo modello fu preso poi da altri governi: in Italia realizzato dai governi di centro-sinistra deglia anni ’60-’70; in USA all’epoca di Kennedy (anni ‘60) e del suo successore Johnson.
Laburisti al governo
Con le elezioni del luglio 1945 Churchill vincitore della guerra lascia il posto ai laburisti guidati da Attlee e maggiormente votati. Il ministero Attlee tra il 1945 e il 1951 realizzò importanti riforme di struttura:
• Nazionalizzazione delle ferrovie, delle miniere, delle aziende elettriche, di imprese siderurgiche.
• Fu introdotto un sistema fiscale differenziato secondo i redditi e si garanti l’occupazione.
• Piano nazionale della sanità con cure mediche ed ospedalieri con medicinali gratuiti.
• Nuovo sistema pensionistico
• Costruzione di case popolari e miglioramento del sistema scolastico.
Quella dei laburisti fu una rivoluzione pacifica che dette vita al malfare state. Le riforme non volevano incidere sulla distribuzione del potere: l’80% delle industrie restò in mano ai privati e le imprese pubbliche restarono in mano a piccole oligarchie. Nonostante tutto il paese era uscito dalla guerra indebitato0 con gli USA e gli stati del Commonwealth e anche con l’aiuto del piano Marshall, controllo dei prezzi e blocco dei salari, la produzione ristagnò e nei primi anni cinquanta ci fu una forte inflazione e crescente disoccupazione. Nel 1951 tornarono i conservatori.
Socialdemocratici al governo.
In Danimarca Norvegia e Svezia negli anni del dopo guerra i social democratici al governo attuarono programmi di sicurezza sociale attraverso una politica di perequazione fiscale: si precisava il modello dello Stato assistenziale e si dava avvio al socialismo democratico: lo Stato non abolì la proprietà privata ne sostituì l’iniziativa individuale per non perdere consensi; furono fatti maggiori controlli.
Gli elementi sostitutivi del Walfare State.
Caratterizzato da tre elementi:
a. Affermazione dei diritti sociali dei cittadini (lavoro, scuola, cure…)
b. Un sistema fiscale fondato su imposte progressive col quale si operava il finanziamento della spesa sociale e una parziale redistribuzione del reddito.
c. Un espansione del settore pubblico dell’economia, nel settore dei servizi(assistenz, scuola, sanità, trasporti..) ma anche in quello dell’industria di base
L’espansione della proprietà pubblica ebbe una duplice funzione:
1. Mettere a disposizione dei cittadini e del sistema economico beni essenziali e servizi sociali che l’impresa privata non poteva offrire
2. Difesa dei posti di lavoro nelle fasi recessive (il potere di acquisto dei lavoratori secondo keynnesi)
La realizzazione dei diritti sociali ebbe due funzioni:
1. Serviva a sostenere il potere di acquisto dei redditi medio alti, liberando i cittadini da un oppressiva preoccupazione del risparmio e riducendo le spese private per servizi sociali.
2. Come ha notato il sociologo Dahrendorf, il walfare state comportò il riconoscimento dei diritti sociali come diritti di cittadinanza, riconoscimento che avvenne anche con la giurisprudenza o nelle Costituzioni
Si supera l’idea per cui lo stato sociale significava per la parte più benestante della popolazione intervenire in aiuto di quella meno fortunata. Lo stato sociale diventa strumento per garantire alcuni beni sociali che insieme ai diritti di libertà e ai diritti politici costituiscono lo status di cittadinanza che accomuna tutti gli abitanti di una nazione.
Walfare State e diritti sociali.
La realizzazione dei diritti sociali avvenne con sistemi di politiche sociali e istituzioni pubbliche che possono essere schematizzate in questo modo:
a) Politiche di sviluppo dell’occupazione (→diritto al lavoro)
b) Politiche di sostegno alle famiglie (→diritto alla famiglia)
c) Scuola pubblica obbligatoria e gratuita (→diritto all’istruzione)
d) Sistema sanitario pubblico che garantisce cure gratuite o a bassi costi (→diritto alla salute)
e) Sistema della previdenza (o sicurezza) sociale (→diritto all’assistenza in caso di astensione forzata dal lavoro per malattia, infortuni, invalidità, vecchiaia, disoccupazione involontaria)
f) Leggi sui rapporti di lavoro (→diritti dei lavoratori: libertà di associazione sindacale; diritto di sciopero;diritto a retribuzioni e a orari di lavoro dignitosi; divieto di licenziamento senza giusta causa; diritto alla parità e alla maternità per le donne; divieto di lavoro infantile..)
La riorgnaizzazione dei rapporti economici mondiali
Il governo mondiale dell’economia
Una delle eredità della seconda guerra mondiale fu la rifondazione dei rapporti economici internazionali, promossa e guidata dagli USA. Lo scopo era quello di creare istituzioni che avrebbero svolto a livello internazionale la funzione stabilizzatrice che era stata delle banche nazionali. Questo per evitare il ripetersi di crisi monetarie ed economiche come era successo a partire dal 1929. Con gli accordi di Breton Woods, del luglio 1944 furono create due istituzioni ancora fondamentali nell’economia moderna:
1. Fondo monetario internazionale (FMI): esso deve assicurare la stabilità dei cambi tra le monete, servendosi di una riserva valutaria da cui gli Stati possono attingere in caso di necessità.
2. Banca mondiale: finanzia con prestiti a lungo o medio termine le politiche di sviluppo dei governi nazionali.
L’accordo prevedeva inoltre l’ancoraggio dei valori delle monete dei paesi membri del FMI non solo all’oro, ma anche al dollaro usa, di cui fu garantita la convertibilità in oro fino al 1971.
Nell’ottobre del 1947 fu stipulato il primo di una lunga serie di accordi generali sulle tariffe doganali e sul commercio (Gatt), con l’obiettivo di abbattere il protezionismo. Da questi accordi è scaturita una nuova istituzione economica internazionale, nel 1996:
3. Organizzazione mondiale del commercio (WTO):esso ha il compito di promuovere gli accordi di liberalizzazione del commercio attuati in precedenza con i Gatt.
Alle istituzioni del governo mondiale dell’economia aderiscono la maggioranza degli Stati aderenti all’ONU. A differenza di quest’ultima organizzazione però non tutti gli Stati hanno la stessa influenza. Infatti essa dipende proporzionalmente dal contributo dato alla creazione delle riserve valutarie e finanziare: chi contribuisce di più ha maggiore influenza. Per questo gli Stati Uniti hanno il controllo su queste istituzioni e in forma minore le grandi potenze economiche occidentali.
La rinascita dell’economia europea
La riorganizzazione del sistema capitalistico internazionale ebbe una componente importante nella rinascita dell’economia dell’Europa occidentale, che nel “trentennio glorioso” è diventata una colonna portante del capitalismo, insieme ad USA e Giappone. Questo esito non era scontato poiché la guerra aveva lasciato l’Europa in una situazione economica disastrosa. La produzione era crollata, le fabbriche erano andate distrutte, le vie di comunicazione per gran parte interrotte. Grande promotore della ripresa furono gli Stati Uniti che attraverso il piano Marshall (1948-1952) cercarono di assorbire l’Europa occidentale all’interno del loro sistema economico.
Il Piano Marshall
A partire dal 1947, fu attuato un grande piano di aiuti economici (sottoforma di sovvenzioni e non di prestiti) che prese il nome del Segretario di Stato Gorge Marshall. Queste sovvenzioni erano dettate da un preciso calcolo politico. Gli aiuti infatti costituivano un’importante protezione dalla “tentazione comunista” che poteva attrarre i Paesi europei.
Le sovvenzioni avevano anche un chiaro scopo economico: un’europa economicamente forte avrebbe costituito un grande mercato per le esportazioni USA, oltre che un mezzo per smaltire gli eccessi evitando crisi di sovrapproduzione.
Obiettivamente, qualunque furono i motivi per cui fu promosso il piano Marshall, esso ebbe un effetto benefico sull’Europa occidentale e diede l’avvio ad un grande processo di sviluppo.
Integrazione europea
A partire dagli anni ’50, su iniziativa di Francia e Germania, le politiche di sviluppo furono inserite in una strategia che mirava a trasformare l’Europa in una potenza in grado di competere con gli USA.
La creazione della nuova Germania aveva preoccupato la Francia che decise di legare i due Paesi in modo che non sorgessero più motivi di conflitto. Per questo fu creta la Organizzazione Europea di Cooperazione Economica (OECE, 1948), l’unione di 15 paesi europei per la gestioni delle sovvenzioni del piano Marshall. Seguirono altre organizzazioni europee sorte per la coordinazione della produzione e dello sviluppo, tra cui la CECA, per la coordinazione della produzione di acciaio e carbone.
Nel 1957 sorse la Comunità economica europea (CEE) con gli accordi per l’utilizzo a scopo benefico dell’energia nucleare (EURATOM).
CEE, EURATOM e CECA sono la base di quella che oggi conosciamo come Unione Europea, sorta nel 1999, con funzioni non solo economiche ma anche politiche. Essa è sorta con lo scopo di integrare le singole economie statali e di eliminare gli ostacoli che si sovrappongono alla libera circolazione delle persone, dei servizi e dei capitali in Europa. L’unione Europa fu pensata come alternativa alla creazione statunitense della Nato.
Le multinazionali
La creazione delle istituzioni internazionali, fece da sfondo alla diffusione del capitalismo, che comportò la nascita delle multinazionali, cioè grandi imprese capitalistiche presenti con imprese di produzione in varie parti del mondo, generalmente guidate da managers. Negli anni ’60 e ’70, grazie alle prime forme di liberalizzazione del commercio garantite dai GATT, numerose multinazionali acquistarono un’enorme potere, grazie al loro giro di affari:
➢ General Motors: 24,3 miliardi di dollari
➢ Standard Oil: 15 miliardi
➢ Ford Motors: 14,8
➢ Ibm: 7
Queste cifre erano paragonabili al PIL di alcuni Stati europei di dimensioni medio-piccole:
➢ Svizzera: 18,8 miliardi di dollari
➢ Norvegia: 9,7
➢ Portogallo:5,4
Da questo deriva l’enorme pressione che le multinazionali possono sugli indirizzi economici e politici. Esse cominciarono poi a muoversi nei Paesi del Terzo mondo, con risultati molto vantaggiosi, dato che potevano acquistare materie prime e prodotti agricoli a prezzi molto bassi.
Lo sviluppo delle basi materiali dell’economia
Il boom dell’economia capitalistica
Tra la fine della guerra e la metà degli anni Settanta l’economia capitalistica mondiale, nei paesi altamente industrializzati, ha conosciuto la crescita più impetuosa di tutta la sua storia. Nel giro di venti anni, tra il 1950 e il 1970, la popolazione mondiale è passata da 2,5 a 3,7 miliardi.
Lo sviluppo demografico caratterizzato dall’abbassamento della mortalità, dovuto ai progressi della medicina e alla diffusione delle pratiche igieniche, ha fatto impennare la domanda dei generi di consumo e delle merci in tutti i mercati mondiali. L’industria ha potuto dare una risposta grazie alla grande disponibilità di petrolio, che il mercato offriva a prezzi bassi e costanti, ed in quantità apparentemente inesauribili.
In questo processo la vera novità era costituita dall’adozione del petrolio al posto del carbone. Tra il 1946 e il 1973 l’utilizzazione del petrolio aumentava di otto volte. Sarà infatti l’improvviso aumento del costo del petrolio nel 1973 a segnare un arresto nello sviluppo.
Nuove dimensioni per il progresso umano
La seconda guerra mondiale rivelò ai governi la decisiva importanza delle scoperte scientifiche ai fini del successo militare e dimostrò l’importanza del sovvenzionamento statale nel settore della ricerca. Dopo la guerra il limite delle spese governative per la ricerca scientifica fu segnato soltanto dalle capacità economiche dei singoli paesi.
Nel dopoguerra le scoperte scientifiche e le applicazioni pratiche connesse all’elettronica, alla biologia molecolare, all’esplorazione dello Spazio aprirono nuove dimensioni al progresso umano.
La civiltà dei consumi
La civiltà dei consumi
La conseguenza dell’espansione economica postbellica nei paesi industrializzati fu il miglioramento del livello di vita della popolazione, in particolare delle classi lavoratrici. L’aumento del reddito pro-capite si tradusse in una forte espansione dei consumi privati (da qui società del benessere o civiltà dei consumi).
Le differenze di questa epoca non riguardano solo la crescita dei consumi, ma anche la loro composizione:
• il consumo dei prodotti alimentari (il consumo essenziale) scese a meno di un terzo della spesa globale di un salariato europeo, pur essendo aumentato in quantità e in qualità;
• crebbe la quota destinata all’abbigliamento, alla casa e soprattutto ai beni e servizi considerati non essenziali e in gran parte riservati fino ad allora alle sole classe agiate, quali elettrodomestici, automobili, televisori e spettacoli.
Questo boom dei consumi superflui fu favorito:
1) dall’aumento dei redditi;
2) dal calo dei prezzi di molti beni prodotti in serie e a costi continuamente decrescenti;
3) dall’ampliamento e della razionalizzazione della rete commerciale (si pensi ai supermercati);
4) dalla moltiplicazione dei messaggi pubblicitari, amplificati dai mezzi di comunicazione di massa (il settore della pubblicità determinava la produzione dei beni ed era finalizzato alla creazione di nuovi bisogni ed esigenze).
Le conseguenza
Come risultato di tutto ciò si ebbe la standardizzazione dei modelli di consumo nelle aree industrializzate. Si attenuarono le differenze tra i paesi e si fecero meno evidenti i segni esteriori delle differenze di classe, pur nel permanere di forti squilibri sociali.
La civiltà dei consumi non fece che accentuare e portare a compimento alcuni processi che erano impliciti nella società di massa:
a) il rapido invecchiamento tecnologico di molti prodotti industriali;
b) la spinta alla frequente sostituzione dei beni di uso corrente molto al di là delle necessità imposte dall’usura materiale;
c) il massiccio condizionamento esercitato da un’onnipotente pubblicità (manifesti, inserzioni, spot radiofonici e televisivi), presente sin dalla fine dell’800;
d) una certa tendenza allo spreco (cultura dello spreco), ovvero la sostituzione continua anche dei beni durevoli considerati beni che appagano i bisogni solo momentaneamente; caratteristica diffusa anche fra i ceti medi e fra le stesse classi popolari.

La stagione dei movimenti
Un mondo in movimento
Quadro riassuntivo
Dagli anni ’50 agli anni ’70 le società industriali avanzate furono attraversate da una molteplicità di movimenti di massa che ne modificarono le strutture sociali e gli orientamenti culturali:
1. Movimenti antirazzisti: la lotta contro la segregazione razziale si sviluppò soprattutto negli Stati Uniti e nel Sud Africa:
➢ Movimenti per i diritti civili degli afroamericani (1955-1965) guidati da Martin Luther King
➢ Movimenti separatisti (Black Power, 1965-1968) guidati da Malcom X
➢ Movimento antiapartheid del Sud-Africa (1948-1991) guidato da Nelson Mandela dagli anni ‘60
2. Movimento pacifista: dopo la Seconda Guerra mondiale diviene un movimento di massa contro la corsa agli armamenti e in difesa del diritto all’obiezione di coscienza. Molti personaggi illustri tra cui filosofi e scienziati come Einstein appoggiarono questo movimento. In Italia i punti di riferimento furono Aldo Capitini e intellettuali cattolici come don Lorenzo Milani e padre Ernesto Balducci. Il movimento pacifista divenne davvero di massa quando scoppiò la guerra tra Stati Uniti e Vietnam, che vide una grande mobilitazione in tutto l’Occidente
3. Movimento studentesco: fortemente legato al movimento pacifista e a quello antirazzista, esso si sviluppò nella seconda metà degli anni ’60 nelle università dell’Occidente, raggiungendo il suo apice nel ’68. Questo movimento viene erroneamente chiamato “68”, ma in realtà ebbe inizio negli Stati Uniti nel ’64 e si protrasse fino al ’70.
4. Movimenti degli anni ’70: il movimento studentesco fu la matrice di numerosi altri movimenti basati sull’anticapitalismo e antiautoritarismo:
➢ Femminismo
➢ Movimento di liberazione gay
➢ Antipsichiatria
➢ Movimento dei detenuti
➢ Ambientalismo
Considerazioni sui movimenti postbellici
Possono essere fatte alcune osservazioni riguardo i movimenti di massa e il loro contesto temporale.
1. Movimenti postbellici e Welfare State:
Tutti i movimenti erano accomunati dalla volontà di abbattere le barriere alla democrazia: discriminazioni razziste e sessiste, imperialismo bellicista… Gli effetti di queste lotte per la democratizzazione furono strettamente legati a quelli del Welfare State. A differenza di quest’ultimo, che era un movimento “dall’alto”, guidato da partiti e governi, i movimenti postbellici ebbero una spinta dal basso, dalla popolazione e per questo forse ebbero maggiori risultati. Infatti la globalizzazione neoliberista e neoconservatrice ha cancellato il Welfare State, ma non i risultati ottenuti da questi movimenti.
2. Movimenti postbellici e altri Mondi:
La democratizzazione si incontrò con tendenze simili in molte zone del pianeta. Nel Terzo mondo:
➢ decolonizzazione,
➢ terzomondismo, un movimento per superare l’inferiorità economica, sociale e politica dei paesi colonizzati
Nell’area socialista a partire dalla morte di Stalin (1953):
➢ destalinizzazione della seconda metà degli anni ‘50
➢ rivolte popolari e tentativi di riforma nell’est europeo negli anni 1953-1980
➢ rivoluzione culturale nella Cina maoista (1966-1968).
I collegamenti tra i vari movimenti del mondo furono spesso consapevolmente cercati:
➢ pacifismo occidentale e terzomondismo
➢ movimento studentesco e antimperialismo delle colonie.
3. Rinnovamento religioso:
I movimenti furono preceduti e accompagnati da un profondo rinnovamento delle Chiese cristiane. Nella Chiesa cattolica i cambiamenti iniziarono più tardi rispetto a quella protestante, ma furono più repentini. Il rinnovamento coincise con il Concilio Vaticano II (1962-1965) ed i papati di Giovanni XXIII (1958-1963) e Paolo VI (1963-1978). Molti dei movimenti postbellici ebbero come ispirazione le nuove correnti del pensiero sociale cristiano: Martin Luther King, Lorenzo Milani, Ernesto Balducci

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