La scoperta dell'america

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Testo

Storia
Anno 3° la scoperta dell’america
Il genovese Cristoforo Colombo, al contrario delle convinzioni dominanti dell'epoca,
riteneva di poter arrivare alle Indie navigando verso occidente, convinto che la terra fosse
sferica.
Sostenuto anche dai calcoli del matematico fiorentino Paolo dal Pozzo Toscanelli, che
stimavano il raggio della terra essere molto inferiore di quanto fosse in realtà, Colombo
propose il suo progetto al re di Portogallo, convinto che la distanza da percorrere fosse
solo di tremila miglia, al contrario delle diecimila occorrenti in realtà.
Dopo il rifiuto portoghese, propose il suo progetto ai sovrani spagnoli, incoraggiato anche
dall'amicizia con la regina Isabella di Castiglia, che rimase profondamente impressionata
dalla sicurezza e dalla religiosità di questo uomo, che riteneva che l'oro e l'argento che
avrebbe ricavato dalle terre scoperte sarebbe stato utile per allestire una crociata per
liberare la Terra Santa definitivamente.
Colombo dovette aspettare però dieci anni prima di ottenere una risposta, cioè fino al
1492, anno in cui gli Spagnoli fecero capitolare lo stato arabo dell'Ahlambra, riunendo
tutto il regno di Spagna. Solo allora i sovrani iberici si decisero a fornire al genovese due
caravelle e una nave ammiraglia e soprattutto i fondi per allestire tali navi e l'equipaggio.
Il 3 Agosto 1492 Colombo salpò con la Niña, la Pinta e la Santa Maria verso le Indie.
La traversata durò circa due mesi, molti di più di quanti ne avesse previsti il navigatore
italiano, visto che i calcoli di Toscanelli lo avevano indotto a pensare che la distanza da
coprire fosse molto minore.
La sua fortuna fu però quella di partire da Palos e non dalle Azzorre, isole atlantiche già
esplorate e abitate, perché in questo modo si ritrovò a navigare con gli alisei, venti
equatoriali, in poppa e quindi impiegò meno tempo a completare la traversata. Il 12
ottobre 1492, quando ormai l'equipaggio aveva perso la speranza, le navi avvistarono
terra.
Colombo era sbarcato su una piccola isola dell'arcipelago delle Antille che lui steso
battezzò San Salvador, scoprì poi Haiti e Cuba, ma rimanendo sempre della convinzione di
aver scoperto la parte più orientale dell'Asia e non un nuovo continente. Dal 1493 al 1502
compì altre spedizioni, già la seconda con 17 navi in cui erano imbarcati nobili spagnoli,
artigiani, contadini, preti, ecc.
Vista questa scoperta, Spagna e Portogallo firmarono il Trattato di Tordesillas in cui si
stabiliva che tutti i territori alla destra della raya, cioè di una linea immaginaria tracciata
lungo l'Oceano Atlantico, erano colonizzabili dai Portoghesi, che perciò si assicurarono la
possibilità di continuare il loro monopolio sulla rotta attorno all'Africa; al contrario, alla
sinistra di questa linea, quindi in America, i territori potevano essere colonizzati dagli
spagnoli.
Si delinearono in questo modo i primi due imperi coloniali: quello spagnolo nell'America
centro meridionale e quello portoghese, già presente in Asia e in Africa ma limitato in
Brasile nell'America.
Tornando a Colombo, nel 1504, anno del suo definitivo ritorno in Spagna, venne arrestato
per futili motivi (suo fratello, in sua vece, aveva fatto impiccare un contadino ribelle nel
ducato a lui donato come ricompensa pattuita per le scoperte effettuate) perché si era
fatto molti nemici e la sua protettrice, la regina Isabella, era morta. Morì nel 1506,
dimenticato da tutti, ma la sua scoperta fu di tale importanza che la data della sua
impresa è stata adottata convenzionalmente come l'inizio dell'età moderna, perché i
risvolti per la scienza, la tecnica, la cultura e l'economia furono fondamentali per il loro
progresso.
Atri viaggi furono compiuti verso l’america dopo colombo, ad esempio dall’italiano Amerigo
Vespucci che circumnavigò tra il 1499 e il 1502 l'America in due successivi viaggi e redasse
una cartina molto dettagliata, per questo il nuovo continente venne chiamato America o
Terra di Amerigo.
La conferma che le terre scoperte rappresentassero un continente venne da Vasco Nunez
de Balboa, il quale attraversò lo stretto di Panama via terra e si ritrovò davanti un altro
sterminato oceano, che da lui fu battezzato Pacifico perché appariva molto calmo.
Nel 1519 il portoghese Ferdinando Magellano tentò il giro del mondo via mare, che però
non venne concluso da lui stesso ma dai superstiti della spedizione, tra cui l'italiano
Pigafetta, autore di un celebre diario di questa missione: Magellano, infatti, era morto
durante una sosta di scalo nelle Filippine ucciso durante una rivolta indigena.
Nel 1500 i portoghesi cominciano ad insediarsi nel Brasile, che poteva essere colonizzato
perché si trovava alla destra della raya.
Dalla Spagna molte persone di ogni classe sociale giunsero in America attratti dal mito di
una facile ricchezza e a causa di un aumento demografico in Spagna non sostenuto da
un'eguale disponibilità di risorse.
Preti, contadini, artigiani ma soprattutto nobili in cerca di quel feudo che non avevano
trovato in Europa (i figli cadetti non ricevevano l'eredità della famiglia).
Essi arrivavano con in mano l'autorizzazione del re dell'assegnazione di un encomienda o
di un repartimiento. Il possessore di un encomienda poteva sfruttare una terra assegnata
come il vecchio feudo europeo, poteva quindi imporre tasse o esigere corvées.
Chi aveva un repartimiento poteva invece costringere gli abitanti di zone non comprese in
una encomienda ai lavori forzati.
Di fatto queste autorizzazioni regie non furono altro che una legalizzazione delle
efferatezze commesse dai conquistadores, che erano appunto questi avventurieri, in
genere nobili, venuti a conquistare le terre scoperte per renderle appunto encomiende.
Vanivano armati di tutto punto pronti a sostenere delle vere e proprie guerre.
Sicuramente uno dei più feroci fu Hernan Cortes, che nel 1519, il soli quattro anni, riuscì a
distruggere il regno azteco, che aveva conosciuto una grossa fase di splendore e di
espansione attorno al XIV secolo. Tra il 1524 e il 1526 Fancisco Montejo sottomise i Maya,
popolazione di grande cultura ma ormai in decadenza.
Francisco Pizzarro sottomise tra il 1531 e il 1536 l'impero degli Incas, anch'esso molto
evoluto dal punto di vista tecnologico e scientifico.
Una volta distrutte politicamente queste civiltà, i conquistadores le distrussero anche
fisicamente costringendole a condizioni di vita a dir poco disumane.
Animati dal loro cieco
eurocentrismo, essi non considerarono quelle persone come uomini ma come selvaggi
perché la loro cultura appariva ai loro occhi inferiore a quella europea di cui erano
portatori: per questo vennero imposte agli indios condizioni di vita peggiori anche di quelle
delle bestie da some. Essi erano costretti a lavorare numerose ore al giorno, senza potersi
riposare, ridotti in uno stato di schiavitù e sotto alimentati.
Inoltre le malattie banali che gli europei avevano portato con sé divennero fatali per il loro
sistema immunitario, abituato a ben altre tipologie di virus e batteri (in compenso, gli
europei hanno riportato in patria la sifilide, che allora e fino a quasi tutto il Novecento
risultò incurabile).
Debolezza del sistema immunitario, stress fisico provocarono, assieme alle uccisioni
volontarie dei conquistadores un vero e proprio sterminio degli indios: aztechi si ridussero
da 25 milioni a poco più di un milione, gli abitanti di Haiti da un milione a sessantamila:
Davanti a queste cifre c'è da rimanere impressionati, eppure la Chiesa non si scandalizzò
più di tanto, visto che essa stessa partecipò all'evangelizzazione forzata di questi indios,
che venivano costretti a battezzarsi. Solo nel 1552 ci fu un prima reazione con il frate
domenicano Bartolomé de Las Casas, che denunciò tale sterminio e anzi propose, non
pensando alle conseguenze, di andare a prendere in Africa gli schiavi necessari per il
lavoro in America, visto che gli autoctoni erano per così dire "debolucci".
I reali di Spagna, resisi conto della situazione, promulgarono nel 1542 le Nuove Leggi, con
le quali limitava la libertà concessa agli encomienderos dando agli indigeni diritti simili ai
cittadini di Spagna, istituendo anche dei tribunali per giudicare eventuali altri abusi.
Seppur meritorie, queste leggi non furono ispirate da carità cristiana o civile, ma
semplicemente dall'esigenza di imporre l'autorità della corona su queste terre che
altrimenti sarebbero scappate di mano. Infatti, le condizioni degli indigeni non migliorano
più di tanto, come testimonia de Las Casas.
Le civiltà precolombiane
La più antica di tutte le civiltà precolombiane fu quella dei Maya, insediatasi nella penisola
dello Yucatan, che non costituì mai un impero, ma fu sempre divisa in città-stato
comandate da un re-sacerdote.
Le città erano dei veri e propri centri religiosi, abitati dai
soli sacerdoti e a cui affluivano gli abitanti delle campagne per le cerimonie, i mercati e
l'amministrazione della giustizia.
La cultura dei Maya era molto sviluppata nel campo astronomico, scientifico e matematico
(studi effettati ipotizzano che questa popolazione abbia introdotto l'uso dello zero 700 anni
prima che gli Arabi ne carpissero il funzionamento dagli Indiani).
La storia di questa popolazione si può dividere in due fasi:
Antico impero (III- X sec. d.C.), che terminò con l'acuirsi di una lenta crisi dovuta, si
crede, ad un aumento demografico non compensato dall'aumento di produzione agricola,
e Nuovo Impero, in cui avvenne una sorta di rinascita di questa civiltà, vanificata poi da
guerre civili e da catastrofi naturali nel ‘400.
Gli Aztechi erano originari dell'America Settentrionale, ma si erano insediati nel Messico
centrale a partire dal XIII secolo, e dopo molte resistenze da parte delle popolazioni locali,
che li avevano ridotti a vivere nelle sole alture, riuscirono ad estendere il proprio dominio
su tutto il Messico centrale con Montezuma II (1440).
La società era divisa in clan, che possedevano un quartiere della città, proprie terre e case.
Il consiglio degli anziani amministrava tali risorse, e le assegnavano a chi decidevano loro,
inoltre esso stabiliva anche i vari momenti della vita del clan, a partire da quelli religiosi, di
cui determinava i riti. Anche dal punto di vista politico il clan era l'unità fondamentale: era
riconosciuto re colui che era eletto da un consiglio formato dai singoli membri di ogni clan.
Ma con l'espansione questo popolo perse la sua organizzazione e finì per acquistare una
forma di governo oligarchica, in cui il comando era in mano ad alcuni famiglie che erano
diventate più potenti delle altre.
La religione atzeca contemplava un dio "duale", cioè principio fecondatore e madre
universale genitrice allo stesso tempo che avrebbe dato vita ad altre divinità, così bellicose
che avevano creato e distrutto l'universo quattro volte. Era però necessario ricomporre i
vari odi, e quindi questi dei diedero origine ad un quinto universo, la cosiddetta "quinta
era", che rappresentava quella attuale. Ma questo universo era immerso nelle tenebre, e
solo il sacrificio di due di questi dei permise al fuoco di originare il sole e la luna. Ma i due
astri erano immobili, perciò gli altri dei si sacrificarono per dare loro la vita, cioè il
movimento.
Nel timore che tale soffio vitale di esaurisse gli Aztechi ricorrevano a sacrifici umani volti
ad alimentare tale vitalità.
Gli Incas erano una popolazione che si era insediata sul versante andino occidentale nello
stesso periodo degli Aztechi, dando origine ad un vero e proprio impero, in cui il potere
politico era in mano al solo sovrano, con conseguente limitazione della libertà individuale.
Il re era proprietario di un terzo del territorio, l'altro terzo era del clero, e il restante veniva
distribuito alle famiglie in questo modo: un lotto per ogni figlio maschio, mezzo per ogni
figlia femmina.
Ogni transazione commerciale, ogni nascita e morte erano registrate, ma non sapendo
scrivere, essi usavano per tali registrazioni delle cordicelle con dei nodi.
Il paese era solcato due strade principali, una lungo le Ande (non è facile costruire su una
catena montuosa irregolare e elevata) e una lungo la costa, comunicanti fra loro mediante
strade secondarie.
Questo sistema di comunicazione favoriva da una parte il governo assolutistico del re,
dall'altra i commerci, consistenti soprattutto in prodotti artigianali ed agricoli, in particolare
del gauno, un concime ricavato dagli escrementi di uccelli marini diffusissimi nella costa.
In questo periodo anche Inglesi, Francesi e Olandesi gettarono le basi per il loro
grandissimi imperi coloniali.
Le scoperte geografiche in breve tempo cambiarono radicalmente l'Europa e la sua
economia, apportando conseguenze rivoluzionarie per la nostra storia.

Esempio



  


  1. gabriel

    voglio fare questa tesina