la Rivoluzione Russa

Materie:Riassunto
Categoria:Storia

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Testo

Rivoluzione Russa
Rivoluzione di febbraio: nel marzo del 1917, la rivolta degli operai e dei soldati, provocò la caduta del regime zarista e la formazione di un governo provvisorio di orientamento liberale (presieduto da Georgij L’vov). L’obiettivo era quello di continuare la guerra a fianco dell’Intesa e di promuovere l’occidentalizzazione del paese. Condividevano questa prospettiva:
o Il partito dei cadetti (gruppi liberal-moderati).
o Il partito dei menscevichi (s’ispiravano ai modelli della socialdemocrazia europea).
o Il partito dei socialisti rivoluzionari (interpretavano le aspirazioni delle masse contadine, vogliono uno Stato parlamentare).
Gli unici a rifiutare ogni partecipazioni furono i bolscevichi, convinti che solo la classe operaia, alleata alle masse rurali, avrebbe potuto assumere la guida della trasformazione del paese.
Soviet: al potere legale del governo si era subito affiancato il potere dei soviet (consigli) che agiva come una specie di parlamento del proletariato. L’idea di autorità centrale era quindi tacitamente respinta.
Ritorno di Lenin: nell’aprile del 1917, Lenin, leader dei bolscevichi, rientrò in Russia della Svizzera. Il viaggio era stato possibile dalla copertura delle autorità tedesche che, speravano di indebolire, quanti in Russia si battevano per la prosecuzione del conflitto. Lenin, infatti, credeva che la guerra fosse inutile. Egli diffuse un documento in 10 punti, le Tesi di Aprile, nel quale:
1. Rovesciava la teoria marxista (secondo cui la rivoluzione proletaria sarebbe scoppiata prima nei paesi più sviluppati), ora era la Russia ad offrire le condizioni più favorevoli per la rivoluzione.
2. Dava tutto il potere ai soviet.
3. Si chiedeva la socializzazione della terra.
4. Chiedeva la pace immediata.
5. ….
Questo programma, che si collegava allo stato d’animo delle masse operaie e contadine, consentì al Partito bolscevico di allargare i suoi consensi.
Al tempo stesso si ampliava la frattura con gli altri partiti, che avevano accettato di partecipare alla guerra.
Governo Kerenskij: in agosto il principe L’vov fu sostituito da Kerenskij. Ma il fallimento dell’offensiva contro gli austro-tedeschi e la sua politica personale, gli avevano alienato le simpatie del suo e degli altri partiti.
Colpo di Stato: il comandante dell’esercito Kornilov inviò un ultimato al governo, e Kerenskij reagì facendo appello alle forze socialiste, bolscevichi compresi. Si distribuì quindi armi alla popolazione, incitandola alla rivolta contro Kornilov. Il tentativo di Colpo di Stato militare fu così stroncato, ma ad uscir maggiormente rafforzati furono i bolscevichi.
Rivoluzione d’ottobre: a questo punto i bolscevichi decisero di conquistare il potere con la forza. L’unico dirigente del partito a favore di un progetto insurrezionale contro il governo, fu Trotzkij. Il 25 ottobre, i soldati rivoluzionari e le guardie rosse (milizie operaie armate), circondarono e s’impadronirono del Palazzo d’Inverno, sede del governo provvisorio.
Congresso panrusso dei soviet: si riunirono in un’assemblea a Pietrogrado, i delegati dei soviet. Come suo primo atto il congresso approvò 2 decreti proposti da Lenin, ossia:
a. Una pace giusta e democratica senza annessioni e senza indennità.
b. Che la grande proprietà terriera venisse abolita immediatamente senza alcun indennizzo.
Il nuovo potere tendeva così a garantirsi l’appoggio delle masse contadine.
Governo rivoluzionario: veniva frattanto costituito un nuovo governo rivoluzionario, composto da bolscevichi, di cui Lenin era presidente, chiamato Consiglio dei commissari del popolo.
Opposizione: le altre forze politiche (menscevichi, cadetti e socialrivoluzionari) protestarono vivacemente, ma non organizzarono manifestazioni e preferivano puntare le loro carte sull’immediata convocazione dell’Assemblea costituente.
Assemblea costituente: le elezioni costituirono una delusione per i bolscevichi (che ebbero solo ¼ dei seggi), e un trionfo per i socialrivoluzionari, che si assicurano la maggioranza. Ma i bolscevichi non avevano nessuna intenzione di rinunciare al potere. La Costituente fu quindi immediatamente sciolta, con l’intervento di militari bolscevichi. Questo nuovo atto di forza era coerente con le idee espresse da Lenin, che non credeva alle regole della democrazia borghese, ma riconosceva al solo proletariato, il diritto di guidare il processo rivoluzionario, attraverso i soviet e il partito.
Difficoltà del governo: per i bolscevichi era stato relativamente semplice impadronirsi del potere, ma risultava molto difficile gestirlo perché non potevano contare né sull’appoggio degli altri partiti, né culla collaborazione degli strati sociali più elevati molti dei quali abbandonarono il paese (emigrazione politica).
I leader bolscevichi affermarono di voler procedere alla costruzione di un nuovo Stato proletario, secondo il modello delineato da Lenin nella sua opera “Stato e rivoluzione”. In questo saggio, Lenin riprendeva le idee di Marx sullo Stato, come strumento di dominio di una classe sulle altre e prevedeva che, le masse stesse si sarebbero autogovernate.
Problema pace: Per quanto riguarda la guerra, puntavano su una pace equa, senza annessioni e indennità. Ma questa ipotesi non si realizzò, e i capi rivoluzionari, che non potevano deludere le attese di pace, si trovarono a trattare in condizioni di inferiorità.
La pace conclusa con la Germania il 3 marzo 1918, con la firma del trattato di Brest-Litovsk, fu dunque una scelta priva di alternative.
Le potenze dell’Intesa, considerarono questa pace come un tradimento e cominciarono ad appoggiare le forze antibolsceviche.
Fra la primavera e l’estate del 1918 si ebbero sbarchi di truppe anglo-francesi, queste rafforzarono l’opposizione e alimentarono la guerra civile.
Inizio della Guerra Civile: La prima minaccia venne dell’Est, dove l’ammiraglio zarista Kolciak, assunse il controllo di vasti territori della Siberia. Fu in questa circostanza che lo zar e la sua famiglia furono giustiziati nel timore che fossero liberati dai controrivoluzionari.
Altri focolai di ribellione si andavano sviluppandosi.
Ancora più caotica era la situazione in Ucraina, diventata uno Stato indipendente sotto il protettorato tedesco.
Dittatura rivoluzionaria: intanto il regime rivoluzionario accentuava i suoi tratti autoritari:
• Si era cominciato con la creazione di una polizia politica, la Ceka.
• Fu istituito un Tribunale rivoluzionario centrale, con il compito di processare chiunque disubbidisse al governo.
• Tutti i partiti d’opposizione furono messi fuori legge.
• Fu reintrodotta la pena di morte.
• Arresti ed esecuzioni entrarono nella realtà quotidiana.
• Si procedeva alla riorganizzazione dell’esercito, chiamato “Armata rossa degli operai e dei contadini”. Questo consentì alla Russia bolscevica di combattere i numerosi nemici e le armate bianche (anche perché erano divisi e mal coordinati), comportando la fine della guerra civile.
• Nacquero nuove figure, i commissari politici, con il compito di assicurare la lealtà al governo.
Guerra russo-polacca: proprio nel momento in cui trionfava sui suoi nemici, il regime
bolscevico dovette subire un inatteso attacco dalla nuova Repubblica di Polonia, la quale, insoddisfatta dei confini definiti a Versailles, approfittò della debolezza russa.
La reazione bolscevica fu rapida ed efficace. L’Armata rossa giunse fino a Varsavia, ma una controffensiva polacca, costrinse i russi alla ritirata.
Si giunse nel dicembre del 1920, alla conclusione di un armistizio e quindi alla pace.
La Polonia vide incorporate parte della Bielorussia e dell’Ucraina.
Terza Internazionale
Con la vittoria nella guerra civile, i bolscevichi, avevano compiuto il miracolo di far nascere il primo Stato socialista in un paese profondamente arretrato. Questa era solo una situazione transitoria, infatti il regime comunista avrebbe potuto sopravvivere solo con l’aiuto del proletariato.
Lenin decise di realizzare un progetto consistente nella sostituzione della vecchia Internazionale socialista in una nuova Internazionale comunista (Comintern).
La riunione della Terza Internazionale ebbe luogo a Mosca nel marzo del 1919.
La struttura e i compiti dell’Internazionale furono fissati in un II congresso (Mosca, luglio 1920) a cui parteciparono i rappresentanti di 69 partiti operai.
Fu lo stesso Lenin a fissare le condizioni in un documento in 21 punti; in cui vi si affermava che i partiti aderenti al Comintern avrebbero dovuto:
- ispirarsi al modello bolscevico
- cambiare il proprio nome in Partito comunista
- difendere la causa della Russia sovietica
- rompere con le correnti riformiste.
Agli inizi del 1921 fu raggiunto lo scopo principale del II congresso, ovvero fare della Russia sovietica il centro del comunismo mondiale.
Fu invece mancato l’obbiettivo di convogliare nei nuovi partiti la maggioranza della classe operaia dei paesi più sviluppati. In tutta Europa Occidentale i partiti comunisti rimasero minoritari.
Dal comunismo di guerra alla Nep
Comunismo di guerra: quando i comunisti presero il potere, l’economia russa si trovava in uno stato di grave dissesto, peggiorato dalla rivoluzione e della guerra civile. Per questo a partire dal ’18 il governo bolscevico attuò una politica economica più autoritaria ed energica, basata sulla centralizzazione delle decisioni e sulla statizzazione di gran parte delle attività produttive.
A tal proposito fu incoraggiata la formazione di fattorie collettive (Kolchoz), furono istituite fattorie sovietiche gestite dallo Stato (Sovchoz) e in campo industriale furono nazionalizzati i settori più importanti.
Questa politica fu un totale fallimento e finì con l’alimentare il malcontento di contadini e operai, che diedero vita a vere e proprie sommosse. Nel ’21 a ribellarsi furono i marinai della base di Kronstadt (presso Pietrogrado). Alle richieste dei ribelli, che invocavano elezioni libere nei soviet e maggiori libertà politiche e sindacali, il governo rispose con una dura repressione militare.
Le grandi città si erano spopolate per la disoccupazione e la fame, i raccolti risultavano dimezzati, il commercio privato (formalmente vietato ) fioriva nell’illegalità.
La crisi raggiunse il culmine con la carestia che nel ’21 colpì la Russia e l’Ucraina. Questa rappresentò un duro colpo all’immagine del regime sovietico.
X Congresso: nel marzo del ’21 si tenne a Mosca un congresso del Partito comunista con il quale fu avviata una parziale liberalizzazione nella produzione e negli scambi.
Nep (nuova politica economica): aveva l’obbiettivo principale di stimolare la produzione agricola tramite un temporaneo ripristino della proprietà privata. Ai contadini, si consentiva ora di vendere sul mercato le eventuali eccedenze, una volta che avessero consegnato agli organi statali una quota fissa dei raccolti (imposta in natura). Lo Stato mantenne comunque il controllo delle banche e dei maggiori gruppi industriali. Le conseguenze furono:
• Ripresa produttiva.
• Nascita di un ceto di contadini ricchi (Kulaki).
• Aumento della disponibilità dei beni di consumo.
• Comparsa di una classe di trafficanti, di imprenditori e affaristi (Nepmen).
• Piccole imprese registrarono progressi.
• La grande industria di Stato non migliorò.
• La classe operaia risultò la più sacrificata (salari bassi, grande disoccupazione).
L’Unione Sovietica
Costituzione del ’18: varata durante la guerra civile, proclamava che il potere doveva appartenere unicamente e interamente alle masse lavoratrici e ai loro organismi rappresentativi. La Costituzione prevedeva che il nuovo Stato avesse carattere federale, rispettasse l’autonomia delle minoranze etniche e si aprisse all’unione con future repubbliche sovietiche. In realtà non si fece altro che attuare l’unione della Repubblica Russa con le province dell’ex Impero zarista (Ucraina, Bielorussia, Armenia, Georgia e Azerbaigian).
Costituzione del ’24 (URSS): I congressi dei soviet delle singole repubbliche decisero di dar vita all’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche. La nuova costituzione dell’Urss, comportava di fatto la dittatura del Partito comunista, l’unico del quale fosse consentita l’esistenza.Esso infatti:
• Forniva le direttive ideologiche e politiche.
• Controllava l’opposizione politica con la polizia politica.
• Proponeva i candidati alle elezioni dei soviet.
• Era organizzato secondo criteri di rigido centralismo.
Lo Stato finiva quindi con l’essere governato dal Partito bolscevico.
I bolscevichi si proposero anche di trasformare cultura e valori tradizionali, e il loro sforzo si indirizzo verso:
1. La lotta contro la Chiesa ortodossa: la lotta per la scristianizzazione fu condotta con molta durezza, e l’influenza della Chiesa venne drasticamente ridimensionata.
2. La famiglia e i rapporti tra i sessi:
- Solo riconoscimento del matrimonio civile
- Si semplificarono le procedure del divorzio.
- Legalizzazione dell’aborto.
- Proclamata assoluta parità fra i sessi.
- Condizione dei figli illegittimi fu equiparata a quella dei figli legittimi.
- In generale il governo favorì una liberalizzazione dei costumi.
3. L’istruzione e l’organizzazione della gioventù:
- Istruzione resa obbligatoria fino a 15 anni.
- Si cercò di collegare le scuole al mondo del lavoro, privilegiando l’istruzione tecnica.
- Si ci preoccupò di incoraggiare le nuove generazioni all’iscrizione nell’organizzazione giovanile del partito (Komsomol).
In campo culturale se per alcuni intellettuali comunisti, l’arte “proletaria” doveva andare incontro alle masse, per molti altri, la rivoluzione delle arti doveva consistere nella ricerca di nuove forme espressive. Gli anni ’20 furono una stagione di fioritura delle avanguardie artistiche (poesia futurista, pittura astrattista, primi grandi film…).
Da Lenin a Stalin
Con l’ascesa di Stalin alla segreteria del partito e la malattia di Lenin si scatenò una dura lotta all’interno del gruppo dirigente bolscevico.
Stalin-Trotzkij: il primo scontro ebbe per oggetto il problema della centralizzazione e della burocratizzazione del partito, e degli enormi poteri che si andavano accumulando nelle mani di Stalin.
* Tesi della rivoluzione permanente: secondo Trotzkij, l’Unione Sovietica doveva accelerare i suoi ritmi di industrializzazione e favorire l’estendersi di un processo rivoluzionario (fautore di un continuo sviluppo e di una continua estensione del processo rivoluzionario).
* Tesi del socialismo in un solo paese: Stalin sosteneva che la vittoria del socialismo in un solo paese era possibile e probabile e che l’Unione Sovietica aveva in se le forza sufficienti a fronteggiare l’ostilità del mondo capitalista. Questa teoria, anche se era in rottura con quanto affermato dai bolscevichi, aveva il vantaggio di adattarsi alla situazione reale.
Inoltre l’atteggiamento delle potenze europee, che decisero di riconoscere lo Stato socialista e di instaurare con esso rapporti diplomatici, finì con il rafforzare le tesi di Stalin e provocare la sconfitta di Trotzkij.
Stalin-Zinov’ev & Kamenev: Stalin si sbarazzò anche dell’”opposizione di sinistra” che chiedeva la fine della Nep e l’accelerazione dello sviluppo industriale (a spese degli stati contadini privilegiati).
I leader dell’opposizione furono addirittura espulsi dal Partito e i loro seguaci furono perseguitati e incarcerati.
Si affermava sempre di più il potere personale di Stalin e il suo tentativo di portare l’Unione Sovietica alla condizione di grande potenza industriale e militare.

Esempio



  


  1. serghey puntin

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