La rivoluzione industriale in Inghilterra

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Testo

LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

La rivoluzione industriale ha profondamente modificato il modo di vivere e il mondo stesso, che ha portato ad un ritmo vertiginoso di sviluppo.
Con l’espressione rivoluzione industriale si intende l’insieme di quegli avvenimenti, fondamentali sul piano economico-sociale, e di riflesso anche politico, che stanno alla base della moderna società capitalistica. Gli studiosi individuano nella rivoluzione industriale il fattore che ha profondamente modificato non solo la storia economica, ma anche il modo di vivere e di pensare dell’uomo, imponendo rapporti, dimensioni e ritmi opposti a quelli del passato. Mentre per millenni erano prevalsi la ripetizione e i ritmi lenti, con cambiamenti quasi impercettibili, nell’era capitalistica la trasformazione della società e i mutamenti nella vita economica e sociale sono rapidi e ininterrotti.

LE CAUSE DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

L’avvio della rivoluzione industriale in Inghilterra risultò dalla coincidenza d’un insieme di fenomeni, ciascuno dei quali non avrebbe da solo potuto provocare , ma era determinante perché avvenisse la rottura con il vecchio sistema. La formazione della società industriale in Inghilterra si sviluppò in un periodo relativamente breve, ma necessitò di una lunga fase di preparazione. La prima società borghese si costituì proprio in Inghilterra con le due rivoluzioni del Seicento (1640 e 1688), in seguito alle quali il potere non fu più delle due vecchie classi privilegiate (clero e nobiltà), ma fu accessibile anche alla ricca borghesia mercantile. Sempre nel Seicento, l’Inghilterra aveva conquistato la supremazia sui mari, e nei primi anni del Settecento si era aggiudicata una posizione nel commercio con il mondo coloniale. Il vasto impero coloniale garantì alla nascente industria inglese la possibilità di rifornimento delle materie prime a basso costo, assicurandole anche un mercato di sbocco per i prodotti. Le ingenti ricchezze accumulate in tutta l’Europa occidentale grazie al commercio con le colonie fecero progredire le strutture del credito. Verso la fine del Seicento, Londra divenne il centro del capitale finanziario europeo; e ciò favorì il reperimento dei capitali necessari per avviare gli investimenti. Nelle campagne, l’agricoltura si era liberata radicalmente dai condizionamenti dei vincoli feudali, grazie al processo delle enclosures, che portò alla privatizzazione delle terre comuni, segnando la fine della feudale economia di villaggio.
Alla trasformazione dell’agricoltura fece seguito l’abbandono delle campagne da parte di masse contadine, che costituirono, con gli artigiani, la manodopera a buon mercato per la nascente industria. Il rapido incremento demografico, registratosi fin dai primi anni del Settecento allargò il mercato per l’industria, mettendole a disposizione abbondanza di manodopera, specie donne e bambini.

L’AFFERMAZIONE DELL’INDUSTRIA COTONIERA INGLESE

Al commercio con le colonie e alla rivoluzione demografica è strettamente legato lo sviluppo dell’industria cotoniera inglese. Fino agli inizi del Settecento i manufatti di cotone venduti sul mercato europeo e nelle colonie provenivano dall’India. Quasi sempre, poi, i tessuti di cotone costituivano, sulle coste atlantiche dell’Africa, la merce con cui barattare gli schiavi destinati alle piantagioni americane. Grazie alla materia prima a buon mercato, proveniente dalle colonie americane, l’Inghilterra poté sviluppare una propria industria cotoniera, soppiantando in breve tempo quella indiana. La stessa India, infatti, era diventata, intorno alla metà del secolo, una colonia della corona britannica, e venne invasa dai prodotti inglesi. La sempre maggiore richiesta di prodotti tessili favorì l’introduzione delle nuove macchine. Spesso, le invenzioni avvenute nel corso del Settecento sono state ritenute la causa fondamentale dello sviluppo industriale. In effetti, le continue invenzioni costituirono una conseguenza della necessità di trovare nuovi meccanismi, nuove forme di sfruttamento di energia, nuovi mezzi di trasporto per soddisfare le richieste di un mercato in rapida e continua espansione.
In generale, si è calcolato che in Inghilterra le invenzioni brevettate fossero, agli inizi del Settecento, 12-15 l’anno; intorno alla metà del secolo, 30-40; e, nei primi anni dell’Ottocento, 70-80. Diverse invenzioni favorirono lo sviluppo dell’agricoltura, delle reti stradali e della canalizzazione, ma il campo maggiormente interessato alle nuove invenzioni fu quello industriale, dove grande importanza ricoprì l’invenzione della macchina a vapore, costruita da Thomas Newcomen agli inizi del Settecento e perfezionata poi da James Watt, che ne rese possibile l’utilizzazione nell’industria tessile. In questo ultimo settore la meccanizzazione fu avviata dall’invenzione della spoletta volante a opera di John Kay (1733), che portò al raddoppio della capacità produttiva dei telai. Nel 1764, l’invenzione di una nuova macchina filatrice, la spinning jenny, a opera di James Hargreaves, accrebbe la produttività anche nella filatura. Richard Arkwright, nel 1768, introdusse il filatoio meccanico (frame), azionato da energia idraulica. Nel 1785, Samuel Crompton perfezionò ancora la filatura con l’invenzione della mulejenny. Infine, nel 1793, l’americano Eli Whitney inventò la cotton gin, che separava la fibra di cotone dal seme.

TRASFORMAZIONE DELLA SOCIETA’ INGLESE

Lo sviluppo dell’industria tessile determinò di conseguenza innovazioni negli altri settori industriali, principalmente in quello siderurgico e in quello minerario.
I procedimenti inventati da Abraham Darby e applicati verso la fine del Settecento permisero la sostituzione del carbon fossile (coke) al carbone vegetale negli altiforni, e ciò diede la possibilità di aumentare la produzione del ferro greggio, necessario per la costruzione dei macchinari dell’industria tessile.
Il generalizzarsi dell'impiego dell'energia a vapore, anche nei mezzi di trasporto terrestri e marittimi , verso il 1830, diede un impulso decisivo alla produzione del ferro e del carbon fossile e all'industria meccanica in genere.
L'affermazione della metallurgia moderna favorì il decollo degli altri settori dell'industria, dei quali costituì il supporto indispensabile.
La civiltà moderna diventava in tal modo civiltà delle macchine.
Nel giro di quasi mezzo secolo, il volto dell'Inghilterra era profondamente mutato nel suo aspetto economico, ed era anche totalmente trasformato la sua stessa struttura sociale.
Verso il 1830, la maggioranza della popolazione non era più occupata nell'agricoltura, bensì nell'industria. In pochi decenni, le corporazioni degli artigiani entrarono in crisi e furono travolte. Impossibilitati a reggere il ritmo delle innovazioni tecniche proprie della fabbrica, gli artigiani videro divenire superati e inutili i loro strumenti di lavoro.
Cambiò anche la geografia dell'isola: la costruzione di strade ferrate e la sistemazione di una vasta rete di canali accelerò i trasporti; il fenomeno dell'urbanesimo favorì la formazione di grandi centri urbani , come Londra, Manchester e altre città manifatturiere e commerciali. La possibilità di sostituire il carbon fossile al carbone vegetale liberò la fabbrica dalla necessità di sorgere nelle campagne, nei pressi di boschi. L'attività produttiva si concentrò nelle vicinanze dei mercati e dove i trasporti erano più agevoli. Ciò portò alla formazione di “zone industriali”, nelle quali, attorno alle fabbriche, sorgevano i quartieri della popolazione operaia, composta in prevalenza da veri e propri tuguri (slums). L'industrializzazione mutò la natura stessa delle classi sociali.
Il rapido accrescersi della produzione provocò le prime crisi economiche, con una inevitabile disoccupazione a danno di una classe operaia che aveva quale mezzo di sostentamento soltanto il salario. Gli operai, in contro ciò che consideravano la causa prima della loro miseria, le macchine (luddismo). Nel contrasto tra le classi, il governo si schierò dalla parte della borghesia e, proibì ogni forma di associazione tra gli operai al fine di impedirne sia le rivendicazioni economiche sia le aspirazioni a prendere parte alla lotta politica. Ciò nonostante, il governo non riuscì a impedire il sorgere di associazioni di mestiere (Trade Unions), prime forme di organizzazione del proletariato industriale.

L’AFFERMAZIONE DELL’INDUSTRIA FUORI DALL’INGHILTERRA

Alla fine del Settecento, si può constatare come l’Inghilterra costituisse il solo paese veramente industrializzato in un mondo agricolo, invaso dai prodotti dell’industria inglese. Nella prima metà dell’Ottocento, però, il sistema industriale e il capitalismo superarono i limiti nazionali, imponendosi in Francia, specie durante il periodo napoleonico, in Olanda, in Prussia e, al di fuori del continente europeo, negli Stati Uniti. Tra il 1850 e il 1870, diversi paesi avevano colmato, almeno in parte, lo svantaggio iniziale, e alla fine del secolo quattro potenze industriali dominavano la scena mondiale: Inghilterra, Francia, Germania e Stati Uniti.
Il sistema industriale aveva ormai definitivamente imposto i propri interessi in ogni parte del globo. L’economia di ogni singolo paese, più o meno sviluppato, dipendeva ormai totalmente dall’andamento del mercato mondiale.
Progressivamente, altri paesi sono stati coinvolti nel processo di industrializzazione. Anche nel Terzo Mondo, specie a partire dagli anni Sessanta, sono stati avviati insediamenti industriali (in Brasile, Argentina, ecc.).
Oggi lo sviluppo industriale in un paese può aver luogo soltanto grazie agli investimenti di gruppi stranieri. Le continue innovazioni tecnologiche hanno sempre più allargato la frattura tra i paesi altamente industrializzati e quelli in via di sviluppo.
La fase che stiamo oggi vivendo è stata da molti definita “l’epoca dell’informatica”. I computer stanno rapidamente trasformando non solo il modo di lavorare, ma anche quello di vivere. L’automazione della produzione sta per diventare una realtà, ma il problema che politici, economisti ed esperti del mondo del lavoro, dovranno porsi sarà quello di una classe operaia che si sente superata dalle innovazioni tecnologiche, come accade agli artigiani delle corporazioni al sorgere delle fabbriche nel XVIII secolo.

Esempio



  


  1. sabrine

    la prima rivoluzione industriale in inghilterra