La Resistenza in Italia nella seconda guerra mondiale

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Testo

La Resistenza
I sogni dei partigiani sono rari e corti, sogni nati dalle notti di fame, legati alla storia del cibo sempre poco e da dividere in tanti: sogni di pezzi di pane morsicati e poi chiusi in un cassetto. I cani randagi devono fare sogni simili, d'ossa rosicchiate nascoste sotto terra. Solo quando lo stomaco è pieno, il fuoco è acceso, e non s'è camminato troppo durante il giorno, ci si può permettere di sognare una donna nuda e ci si sveglia al mattino sgombri e spumanti, con una letizia come d'ancore salpate" (Il sentiero dei nidi di ragno)


La Resistenza è la lotta vittoriosa condotta nel corso della seconda guerra mondiale, in tutta l'Europa occupata, contro le truppe nazifasciste.
Nei vari paesi essa rivestì caratteristiche comuni, sia pur tra considerevoli differenze: si trattò di una lotta popolare, i cui combattenti erano, in prevalenza, contadini e operai; fu una spontanea rivolta contro l'invasione straniera, che, in coscienze rimaste sin allora inerti, destò la forte volontà di difendere la propria terra; in molte nazioni assunse l'aspetto di una guerra civile contro i collaborazionisti.
Espressione della ribellione morale contro l'oppressione nazista, la Resistenza coagulò sotto i suoi ideali forze politicamente molto differenti quando non opposte: dai progressisti ai conservatori, dai liberali ai comunisti, dai repubblicani ai socialisti. Tuttavia, in quasi tutti i paesi occupati, la maggioranza dei partigiani era comunista, il che fornì alla Resistenza un aspetto di rivolta sociale che adombrava una soluzione di tipo sovietico: fu questa la ragione per cui l'Unione Sovietica appoggiò ovunque i partigiani che per la medesima ragione, non erano invece del tutto graditi agli anglo-americani. La guerra popolare coincise così con gli interessi delle grandi potenze, senza il cui aiuto, d'altra parte, difficilmente avrebbe potuto trionfare: mentre gli Alleati, il cui obiettivo rimaneva peraltro quello di sconfiggere il nazismo, miravano a non rafforzare l'Unione Sovietica, quest'ultima aveva la stessa mira nei confronti degli Stati Uniti.
La Resistenza fu dunque un fenomeno europeo: soltanto in Germania non ebbe praticamente luogo, tranne che per l'importante episodio del fallito attentato contro Hitler del 20 luglio 1944.
L'ingresso in guerra dell'Italia nella seconda guerra mondiale avvenne il 10 giugno 1940 con Mussolini convinto che la guerra stesse per finire.
Un politico italiano, Pietro Nenni disse che il nostro paese era entrato in guerra male e per decisione di Mussolini, in quanto l'opinione pubblica era decisamente tiepida se non passiva di fronte all'evento.

Nenni disse che l'Italia era entrata in guerra senza ragione, senza scusa perchè anche se la Germania avesse vinto l'Italia sarebbe rimasta il suo paese satellite, senza onore perchè colpì alle spalle la Francia.
All'interno del nostro paese il regime fascista era sempre meno popolare e iniziò a vacillare già nel marzo 1943 a causa di alcuni clamorosi scioperi che partirono da Torino, nel luglio dello stesso anno gli Alleati (Stati Uniti, Inghilterra) sbarcarono in Sicilia; pochi giorni dopo, tra il 24 e il 25 luglio durante una seduta notturna del Gran Consiglio Fascista, Dino Grandi non diede fiducia a Mussolini che decise di dare le dimissioni; il re ascoltò le sue dimissioni, le accettò ma subito dopo lo fece arrestare e mandare alla prigione del Gran Sasso.
Il nuovo governo fu affidato al generale Badoglio che il 3 settembre firmava la resa senza condizioni (giorno dello sbarco alleato in Calabria) a Cassibile dal generale Castellano. La notizia non è resa immediatamente nota, in quanto Badoglio cerca di ottenere l’invio a Roma di forze aviotrasportate, per sottrarre il governo e la corte ai tedeschi, che hanno già preso posizione nelle zone strategicamente più importanti per il controllo della penisola. Gli aeroporti romani sono però sotto il controllo tedesco e, visto il ritardo di Badoglio nel comunicare la resa, essa viene fatta annunciare alla radio dal generale Eisenhower, l’8 settembre 1943. Il governo e la corte fuggono dalla capitale alla volta di Ortona e di lì a Brindisi.

Foto 1 Nenni e Togliatti
Foto 2 Generale Badoglio e il Re

Lasciano però senza istruzioni e senza informazioni i reparti dell’esercito italiano, che se in gran parte si disgregano, in diversi casi si impegnano in battaglia. Tragica è la fine delle truppe dislocate fuori d’Italia: in questo senso è significativa la vicenda del presidio dell’isola di Cefalonia che, dopo un’eroica resistenza contro i tedeschi, viene decimato.
Il 1° ottobre i tedeschi si ritirano a nord di Napoli, distrutta dai bombardamenti, dopo che la città è insorta contro di essi. Hitler, sentendosi tradito, diede ordine di attuare l’”Operazione Alarico”, dichiarando l’Italia territorio di guerra occupato dalle forze germaniche. Il 12 settembre Mussolini viene liberato da Campo Imperatore (sul Gran Sasso) dove era segregato e portato a Monaco, dove annuncia la nascita di un governo fascista repubblicano nei territori occupati dai tedeschi, la Repubblica sociale italiana, o Repubblica di Salò. Il 15 settembre fu annunciato che "Benito Mussolini ha ripreso oggi la suprema direzione del fascismo in Italia" e che Pavolini era il segretario "provvisorio" del Partito fascista repubblicano. La sera del 18 settembre la radio fece udire agli italiani quella inconfondibile voce, ora appannata dall'abbattimento e dalle frustrazioni, che enunciò i quattro punti sui quali si sarebbe fondata l'attività dello Stato che Mussolini intendeva instaurare: 1)Riprendere le armi a fianco della Germania, del Giappone e degli altri alleati; 2)Preparare la riorganizzazione delle Forze Armate attorno alle formazioni della milizia;3) Eliminare i traditori; 4) annientare le plutocrazie parassitarie e fare del lavoro, finalmente, il soggetto dell'economia e la base infrangibile dello Stato.
Il 13 ottobre il governo Badoglio, insediato a Bari, dichiara guerra alla Germania, e l’Italia viene riconosciuta dagli alleati come «cobelligerante».
Nel momento in cui le divisioni tedesche occupano l’Italia Centro-settentrionale ha inizio anche la Resistenza italiana.

Foto 3 Manifesto fascista antipartigiano
Sul piano politico essa è diretta dal Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) il quale fu costituito a Roma, in un alloggio di via Adda, alle 14,30 del 9 settembre del 1943 e affidato alla guida di Ferruccio Parri. Esso aveva il compito di coordinare tutte le formazioni partigiane, suddivise in Brigate:le “GARIBALDI”(costituito da comunisti che rappresentavano circa la metà del movimento armato di liberazione nazionale), le “GIUSTIZIA E LIBERTA’”(costituito dagli appartenenti al Partito d’Azione guidato da Ugo La Malfa), le “MATTEOTTI”(formato da socialisti guidati da Pietro Nenni), le “AUTONOME” (con democristiani guidati da Alcide De Gasperi e liberali). I presenti approvarono una dichiarazione che diceva:


"Nel momento in cui il nazismo tenta di Restaurare in Roma e in Italia il suo alleato fascista, i partiti antifascisti si costituiscono in Comitato di Liberazione Nazionale per chiamare gli Italiani alla lotta e alla resistenza e per riconquistare all'Italia il posto che la compete nel consesso delle libere nazioni".


Il CLN non potè, nella fase d'avvio della sua esistenza assicurare nulla: e non fu, almeno inizialmente l'elemento propulsore dei primi nuclei ed episodi di ribellione alla dominazione nazista e alla rinascita fascista, che si svilupparono per germinazione spontanea. Ci furono due tipi diversi di Resistenza, originati da circostanze molto dissimili: al sud la popolazione insorse contro i tedeschi in ritirata che, ripiegando passo passo sotto l'incalzare degli anglo-americani, bloccati poi a Cassino sulla Linea Gustav, compivano le loro ultime vendette e distruzioni. Al Nord la ribellione si sviluppò in tutt'altro ambiente, e per altre motivazioni. Chi prese fin dall'inizio la via della montagna sperava sicuramente in un epilogo rapido della guerra. Nei nuclei di Resistenza che si andarono via via aggrumando è possibile rintracciare in una fase iniziale sia gli sbandati che, non avendo alternativa, divennero partigiani, sia uomini o ragazzi animosi che operarono una scelta consapevole. Non pensavano, nè gli uni nè gli altri, che la lotta sarebbe durata venti mesi: ma sapevano che la lotta ci sarebbe stata. La Resistenza prese poi un'altra strada, perchè cominciavano ad affermarvisi nuclei e capi animati da una ben definita ideologia. Non tutti però, particolarmente tra i giovani, avevano la forza morale e intellettuale per compiere la scelta tra le due Italie che si scontravano nella guerra civile. Moltissimi giovani rispondevano spontaneamente alla chiamata alle armi della Repubblica fascista: era una generazione, nella sua maggioranza, formata dal regime di Mussolini nell’ignoranza politica e frastornata dalla propaganda (vedi figura 3), che inseguiva le parole d’ordine di un male interpretato onore nazionale, nel culto del duce e contro la “cricca monarchica” rea del tradimento dell’8 settembre. Gli avvenimenti più importanti di questo primo autunno della Resistenza furono estranei alla lotta armata, ma ebbero con essa una stretta connessione. Venne anzitutto realizzato un legame, ancora embrionale, tra i comandi dei "ribelli" e gli alleati anglo-americani, inoltre ci fu lo sciopero generale che fermò molte industrie, a cominciare dalla Fiat, e che infranse il sogno Mussoliniano di riconciliarsi con la classe operaia.
La lotta si articolò in modo diverso in città e in montagna. In città agivano i GAP (Gruppi di Azione Patriottica), nuclei di due o tre persone che tenevano i collegamenti con i combattenti, diffondevano la stampa clandestinamente e operavano azioni di sabotaggio. Alle formazioni in montagna era affidata la lotta armata: compito dei partigiani era impedire gli spostamenti delle colonne tedesche di camion o treni che trasportavano militari, armi, munizioni, viveri, predisponendo su strade, ponti, rotaie, le cariche di esplosivo. Il sabotaggio concerneva anche le linee telefoniche e telegrafiche, i depositi e così via. Se nel settembre del '43 si calcola che i partigiani fossero 4.000, sei mesi dopo erano già 35.000. Ai rifornimenti di armi, munizioni, medicine, viveri, pensava la popolazione civile, il cui aiuto fu determinante; dopo i primi tempi, anche gli
Alleati provvidero con lanci aerei.
Le reazioni della Gestapo furono atroci: dalle torture ai partigiani arrestati (anche grazie a infiltrati e spie), alla decimazione ("10 italiani x 1 tedesco"), alle devastazioni, agli incendi, alle violenze di ogni genere, gli uomini di Kappler, Peiper, Reder e Kesselring si distinsero per la ferocia.



A metà novembre 1943 a Verona era successo un fatto drammatico: Pavolini annunciò la morte del commissario federale di Ferrara e per rappresaglia in poche ore 84 persone accusate genericamente di antifascismo furono uccise. Altri esmpi per rappresaglia li abbiamo a Boves dove venne bruciato l'intero paese e a Marzabotto dove furono massacrati i 1830 abitanti.Finirono presto, con queste stragi, l'illusione di alcuni fascisti che si potesse arrivare a una riconciliazione degli italiani. La guerra civile dettò la sua legge sanguinaria, i GAP colpirono sempre più audacemente nelle città, i tedeschi e i fascisti risposero sempre più crudelmente. Ma intanto gli Alleati risalivano la penisola: Napoli fu la prima città a insorgere (le Quattro giornate: 27-30 settembre 1943) scacciando i tedeschi.

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Nel regno del sud si riorganizzò la vita politica democratica ma rimaneva un problema molto importante da risolvere a causa dei forti contrasti tra il re e Badoglio da una parte e il CLN dall’altra, oltre che all’interno del CLN stesso, in particolare riguardo alla collaborazione con Badoglio e casa Savoia, i quali portarono quasi alla spaccatura. La crisi viene risolta col ritorno del leader comunista italiano Palmiro Togliatti da Mosca che, con la cosiddetta svolta di Salerno (marzo 1944), propone di riconoscere l’autorità del re e del governo Badoglio, e di rinviare la soluzione della “questione istituzionale” alla fine delle ostilità, in cambio il re accettò di lasciare a suo figlio Umberto il ruolo di Luogotenente del Regno poichè lui non era ancora compromesso con il fascismo. La via era quindi sgombra per la formazione del nuovo governo, detto dell'esarchia perchè includeva democristiani, comunisti, socialisti, azionisti, liberali, demolaburisti. Il 12 maggio 1944 la colossale macchina militare alleata soverchiava di gran lunga quella tedesca e fu liberata Roma, ma il trionfo fu oscurato, dallo sbarco in Normandia che, avvenuto a distanza di poche ore, soffocò l'eco della campagna d'Italia. Il movimento partigiano iniziò a diventare molesto nell'aprile del '44: la lotta si dilatò e diventò ancora più crudele. I Gap agivano nelle città con pochi uomini, al massimo qualche decina nei centri maggiori, che prendevano di mira i tedeschi e i fascisti, colpivano e scatenavano le rappresaglie, rischiavano la vita e pagavano, sovente, con la vita. Avevano per comune denominatore una determinazione implacabile e una forte carica di ideologia e di fanatismo. In questa spirale di odio si inserì un episodio che divise anche l'antifascismo: "l'esecuzione" di Giovanni Gentile. Il filosofo siciliano fu uno degli ingegni più lucidi della cultura italiana, fascista fervente, autore della riforma della scuola, ma non ci fu nessuna partecipazione sua, nè morale nè tanto meno materiale, ad atti di repressione.
Il 22 marzo furono fucilati al Campo di Marte cinque partigiani: i gappisti deliberarono di rispondere al terrore con il terrore, si appostarono il 16 aprile, alle 13,30, nei pressi di Villa Montaldo al Salviatino, dove Gentile abitava. Gli esecutori della sentenza si accostarono all'auto tenendo sottobraccio dei libri, come fossero studenti, Gentile abbassò il vetro e fu colpito a bruciapelo mentre uno gridava: "Non uccido l'uomo ma l'idea".
Altro avvenimento che diede scalpore alla coscienza civile, e lo pongono tuttora agli storici è la Strage delle Fosse Ardeatine: il problema è di un giudizio sulla legittimità morale dell'attentato, sulla ammissibilità della rappresaglia, sulla responsabilità personale di chi volle l'attentato e di chi volle la rappresaglia.
L'attacco al reparto tedesco che ogni pomeriggio, puntualmente, percorreva Via Rasella, in pieno centro di Roma, era stato preparato da un Gap comunista con scrupolosa cura: furono collocate due bombe- l'una da dodici chili di trirolo, l'altra da sei-, in una via laterale si appostarono altri due partigiani pronti a segnalare l'arrivo dei tedeschi, l'esplosione avvenne alle 15,30 del pomeriggio e fu apocalittica, seguita poi da raffiche di mitra. Trentadue soldati tedeschi rimasero sul terreno insieme a un bambino e a sei civili italiani, che per fatalità erano in quei pressi. Hitler, avvertito al suo quartier generale, dispose che fosse raso al suolo un intero quartiere, e che venissero passati per le armi cinquanta italiani per ogni morto tedesco, poi vi fu una sorta di patteggiamento e fu accettata la proporzione di dieci a uno. Anche includendo tutti gli ebrei possibili Kappler, il maggiore delle SS cui toccava il compito di trovare gli ostaggi, non trovò più di 223 nomi ma con molta fatica l'orribile "piano" fu raggiunto. Si decise di ammassare tutti quei corpi nelle cave di Pozzolana sulla Via Ardeatina, eseguita l'operazione l'ingresso sarebbe stato fatto saltare, trasformando le cave in una fossa comune. I prigionieri furono fatti entrare cinque alla volta, convinti che lì si stesse avviando al lavoro forzato in Germania, e finiti con colpi alla nuca, alle 8 di sera del 24 marzo tutto era finito.
Due sono i fatti certi: il primo è che non vi fu alcun invito delle autorità tedesche perchè gli autori materiali dell'attentato si costituissero. Il secondo è che i Gappisti non potevano pensare che la strage, progettata ed eseguita mentre si negoziava per proclamare Roma città aperta, e rivolta contro un reparto non impegnato nei combattimenti, restasse senza conseguenze per gli sventurati, ebrei e non ebrei, che erano in mani fasciste e naziste. Perduta Roma i tedeschi dovettero retrocedere fino alla Linea Gotica, era così chiamata una serie di robuste posizioni che per una lunghezza di 320 Km tagliava la penisola da Viareggio sul Tirreno a Rimini sull'Adriatico. Anche la sorte di Badoglio come Capo del Governo era segnata, i rappresentanti dei partiti gli avevano fatto sapere che doveva andarsene e far posto a Ivanoe Bonomi. Il 22 giugno a Salerno, i ministri tennero il loro primo consiglio e a metà luglio il Governo fu autorizzato a insediarsi a Roma.


Tra il luglio e l'agosto del 1944 la Resistenza intensificò la sua attività, liberando anche Firenze All'Italia del Nord toccò un altro, duro inverno. Inascoltato rimase il proclama del generale britannico Alexander che invitava i partigiani a tornarsene a casa. In dicembre si arrivò a un accordo, per cui gli Alleati riconoscevano il movimento partigiano ma questo si sottometteva alla direzione angloamericana e si impegnava ad accettare la decisione del comando militare alleato per il dopoguerra. Continuava intanto la lotta partigiana: quando i partigiani riuscivano a liberare un territorio sufficientemente vasto, là si fondava una libera repubblica: in Val d'Ossola, in Carnia, nella città di Alba.
Nel marzo del 1945 le sconfitte subite da Hitler su tutti i fronti rianimarono le speranze. Scioperi vennero indetti a Milano, Genova, Torino e in tutto il Piemonte. Il 20 aprile Bologna fu liberata dai partigiani. Il 24 il C.L.N. ordinò ai cittadini di insorgere: il giorno dopo vide la liberazione di Torino (vedi filmato) e di Milano (vedi foto 5).

Foto 4 Gruppo di Partigiani

All'inizio dell'ultima primavera di guerra la Germania era divorata dai cingoli sovietici e anglo-americani, Adolf Hitler nel suo Bunker era il condottiero di una guerra virtualmente già finita, e impartiva ordini ad armate non più esistenti. L'entrata in vigore del cessate il fuoco fu fissata al 2 maggio, ma i tedeschi del fronte italiano avevano già smesso da giorni di combattere contro gli Alleati. Mussolini nelle prime ore pomeridiane del 25 aprile lasciò la Prefettura su una macchina di rappresentanza per incontrare a Milano una delegazione del Comitato di Liberazione nazionale Alta Italia (CLNAI): uno del CLN avvertì che ai fascisti poteva essere concessa solo la resa incondizionata, e che i termini di essa dovevano essere accettati entro due ore. Le forze fasciste si sarebbero dovute concentrare nel triangolo Milano-Como-Lecco. Mussolini e i suoi si congedarono promettendo di dare una risposta entro un'ora. Poco dopo le 8 di sera ci si decise a telefonare in Prefettura per sapere la risposta del Duce, ma Mussolini era già partito. Consultandosi con i suoi fidi il Duce decise che convenisse porsi sotto lo scudo tedesco e una nuova colonna armata si avviò. Poco prima dell'abitato di Musso, l'automezzo di testa fu bloccato da uno sbarramento dei partigiani: Mussolini fu indotto dai tedeschi a indossare un pastrano da caporale e un elmetto, era una mascherata che doveva consentirgli di passare indenne l'ispezione.Uno dei partigiani, Giuseppe Negri, incuriosito dall'atteggiamento di un massiccio tedesco che se ne stava accasciato in un angolo, volle vederlo e riconobbe Mussolini. I capi della Resistenza, in particolare i comunisti , socialisti e azionisti, avevano un assillo: impedire che il Duce cadesse nelle mani degli Alleati poichè si pensava che fosse più giusto che Mussolini morisse per mano di italiani che per mano di stranieri. Mussolini fu ucciso alle 16 e 10 del 28 aprile 1945. A liberazione avvenuta, gli Alleati mantennero in vita per qualche tempo la Linea Gotica come "cordone sanitario" ed elemento di distinzione tra le due Italie: ossia tra due società, due economie, e due ambienti politici che avevano vissuto, per molti mesi, esperienze diverse, in qualche modo opposte. La guerra finì e con essa la Resistenza: si calcola che i partigiani caduti o giustiziati siano stati circa 30.000; le vittime civili dei nazifascisti 10.000; i deportati in Germania per ragioni razziali 40.000.

Esempio



  


  1. lorenzo

    Tema su "cosa serve per essere felici?"

  2. adele

    ruolo italia nella seconda guerra mondiali leggi raziali in italia la situazioni degli ebrei in italia campi di concentramento

  3. Università degli Studi di Milano

    sto cercando gli appunti o la relazione su tema storico della Resistenza.

  4. partigiano

    ottimo per quanto riguarda l'aspetto storico-contestuale, inoltre è di una pesannte attenzione l'analisi del periodo interessato