La questione operaia

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QUESTIONE OPERAIA

Fino al IX secolo, il conflitto maggiormente espresso dalla storia era quello tra nobiltà/clero contro la borghesia. Con la rivoluzione industriale, da una parte aumenta il potere della borghesia, dall’altra nasce una nuova classe sociale: il proletariato. Nascerà così un nuovo conflitto tra borghesia e proletariato.
Appartenevano al proletariato coloro che possedevano come uniche ricchezze la prole e la loro forza-lavoro. Il proletariato era a sua volta diviso in classe operaia e sottoproletariato.
Il rapporto tra proletariato e capitalismo era basato su un lavoro salariato. Questo lavoro però non era mai giustamente retribuito, si aveva, infatti, una condizione di sfruttamento. Questa condizione, prolungandosi nel tempo, portò alla nascita di un nuovo conflitto sociale.
Così il proletariato prende coscienza di sé, si organizza e reclama i suoi diritti. Si sviluppa così una vera e propria cultura del proletariato, con le sue ideologie.
• Socialismo utopistico, di Owen, Saint Simon e Fourier.
Questi denunciano lo sfruttamento del proletariato su basi umanistiche ed etiche, quindi non scientifiche. Proponevano modelli alternativi di società, che si rivelarono utopie.
• Socialismo Scientifico, di Marx ed Engels.
Questo tipo di socialismo fu la massima espressione della cultura operaia. Il marxismo è materialistico, ossia sostiene un materialismo storico e dialetto. Secondo Marx, infatti, ciò che muove l’uomo è l’interesse materiale, il bisogno. La storia è dunque mossa da vari conflitti d’interessi tra le diverse classi sociali. Questi, a differenza del socialismo utopico, analizzano in modo scientifico lo sfruttamento del lavoro salariato, grazie alla teoria del plus-valore. Questa teoria argomenta che l’uomo, grazie ai macchinari, produce più di quanto gli serva per riprodurre sé stesso, quindi un plus-valore. Questa produzione in eccesso è presa dal capitalista il quale paga all’operaio solo ciò che gli serve per riprodurre sé stesso e non tutto il lavoro prodotto. Il plus-valore produce dunque uno sfruttamento di tipo strutturale e non comportamentale. Questa è la spiegazione scientifica che viene data allo sfruttamento del lavoro.
Marx sosteneva che la società fosse divisa in due livelli:
• Struttura, l’insieme dei rapporti economici che compongono la società.
• Sovrastruttura, tutto ciò che non riguarda l’economia e che compone la società.
Secondo Marx la sovrastruttura è influenzata dalla struttura, mentre, prima di allora, si era sempre pensato che avesse degli ideali propri. La sovrastruttura è condizionata inevitabilmente dalla struttura, in quanto un mutamento importante a livello economico modifica anche tutti gli ideali e i modi di vivere, i valori e la cultura di una società.
Dalle idee di Marx nacque il programma rivoluzionario marxista. Coloro che ne facevano parte volevano creare una società comunista. Pubblicarono “Il Manifesto” per promulgare le loro idee. Sostenevano l’abolizione della proprietà privata, la statalizzazione e la collettivazione dell’economia. Volevano creare uno stato in cui fossero i proletari a governare. Riuscirono realizzare le loro idee, ma solo per breve tempo. Lo stato che avevano creato si trasformò ben presto in uno stato burocratico. Dopo questo vento il movimento si suddivise in due diversi programmi:
• Massimalista, che voleva continuare a perseguire il comunismo, rovesciando lo Stato.
• Socialista o socialdemocratico, predicava una politica redistributiva, volevano portare delle modifiche al capitalismo.
Esistevano altre due teorie, riguardanti il mercato e l’intervento dello Stato in esso:
• Liberismo o neoliberismo, è la versione economica del liberalismo. Secondo loro si deve lasciare libero il mercato, ovvero lo Stato non deve intervenire. Avevano, infatti, fiducia nelle capacità auto-regolative del mercato. Queste capacità consistevano nella libera azione degli agenti economici, i quali seguivano i principi dell’utilità e della concorrenza, ossia della domanda e dell’offerta. Inoltre secondo loro il mercato elimina tutto ciò che non è produttivo. Con questo processo si ha lo svantaggio di pochi, coloro che sono eliminati, per il vantaggio di molti, in quanto la produzione aumenterebbe. Il progresso porta con sé delle vittime, che devono essere accattate.
• Statalismo o interventismo, secondo questa teoria il mercato non ha forze auto-regolatrici poiché crea dei problemi sociali:
- guasti sociali, l’anarchia porta a un alto livello di conflitti sociali
- redistribuzione, lo Stato deve ridistribuire i soldi ai cittadini e ai servizi, cosa che non può accadere col liberismo.
Infine, il marxismo inspirerà la rivoluzione bolscevica, che andrà a creare una situazione bipolare, dove i due poli saranno rappresentati da USA e URSS. Questa situazione durerà lungo tutto il periodo pre-guerra fredda, guerra fredda e finirà con la caduta del muro di Berlino.

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